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Autore: _Nalushka_    13/03/2015    0 recensioni
E' passato un po' di tempo e tanto amore da quando Michele ed Elisa hanno intrecciato le loro esistenze, in " Sotto la pioggia e dentro il tuo cuore". Nella loro nuova quotidianità Michele troverà una felicità speciale, semplice, come premere il pulsante di una macchina fotografica.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I'll rock your soul

 

I'll rock your soul

 

 

 

[You're holding my hand

I'm holding your life

and I feel like I'm one with You.

All I want is to rock your soul]

 

 

 

C'è una luce speciale oggi, al parco. Cammino piano, assaporando la dolce carezza che il sole continua a concederci anche se è già inverno. La sensazione di leggerezza che mi accompagna riesce ad annullare il peso dei libri nella borsa e mentre mi dimentico dell'enorme quantità di pagine da studiare per la prossima sessione d'esami non riesco a trattenere un sorriso. Raddrizzo la schiena e lascio che una felicità liquida mi scaldi il cuore. Sembro scemo. Sono scemo. E mi scappa una risata strana al pensiero che mi occupa la testa da stamani.

Ti sconvolgerò l'anima, mi hai detto, scoccandomi un sorriso radioso prima di scendere dal letto e correre via da me. Sciocca Elisa, me l'hai già sconvolta, un anno fa. Non potresti fare di più, visto che sono passati trecentossessantacinque giorni dal momento in cui mi hai accolto con le mie cicatrici nella tua vita e non mi hai più lasciato andare. Non c'è stato un secondo in cui i tuoi capelli non mi abbiano sconvolto l'anima, occupandomi la visuale del tuo viso meraviglioso con quei ricci dal sapore speziato. O i tuoi occhi. O il tuo sorriso. O quella dannata macchina fotografica che tiri sempre fuori anche quando vorrei solo sprofondare nel calore dei tuoi abbracci. Tu, tu mi hai sconvolto l'anima.

Il parco è meraviglioso. Se tu fossi qui, mia fotografa impazzita, inclineresti il capo facendo dondolare i riccioli neri. Ingrandiresti gli occhi tuoi immensi, bui come una notte estiva priva di inganni o nuvole, e lasceresti vagare la mente in cerca dell'immagine perfetta. Ti dimenticheresti di me, per l'attimo che concedi al tuo cervello di recepire l'ispirazione e creare, con un semplice click, un'altra delle tue incredibili opere in bianco e nero. Il vento prenderebbe una nuova forma, smuovendo quelle foglie lassù, e la tua immagine parlerebbe della brezza invernale, della luce del sole che come una benedizione divina continua a far brillare vividi i colori della natura. E tu sei l'unica che io conosca a saper dar voce a tutto questo miracolo con una sola, unica, foto. Sei una specie di dea, io l'ho sempre saputo. O uno splendido folletto. Rido di nuovo, e faccio girare un signore che sta leggendo il quotidiano su una panchina. Non mi interessa, giudichino pure. Io ho la mia dea - folletto a cui pensare. Se riporto alla mente quello che ero poco prima di conoscerla, stento a riconoscermi. Sono così lontano dalla distruzione che mi circondava, dal grigiore spento che si appigliava alla mia esistenza. La mia vita prima di Elisa si è persa totalmente, disciolta sotto un incantesimo che ancora mi avvince e mi fa sentire... vivo.

Sei già a casa, il cancello  è aperto come sempre. Eppure le persiane sono chiuse ed è impossibile che tu abbia deciso di impedire a questa luce straordinaria di invaderti l'appartamento. Ne hai di stranezze tu, ma quando riconosci la bellezza, quella vera, la vuoi tutta per te. Mi avvicino alla porta e suono al campanello. Non vieni ad aprirmi? Mi stai turbando. Non è da te. E' successo qualcosa? Panico. All'improvviso il panico mi stringe le vene, impedendo al sangue di viaggiare come deve e sento il gelo che mi afferra alla gola. Busso forte e chiamo il tuo nome, ma mente provo a spingere il portone quello stranamente non fa resisenza. Si apre senza lamenti, in un soggiorno vuoto e in penombra, illuminato soffusamente da mille candele sparse per la stanza. Il profumo è intenso e spalanco gli occhi. Ti chiamo. Dove diavolo sei? E mentre mi avvicino alla luce tremolante delle fiammelle, le noto. Foto. Fotografie sparse su ogni superficie piana che non sia il pavimento. Immagini di me, di noi, si sovrappongono come a cercare di richiamare ognuna la sua parte nella vita che abbiamo costruito insieme nell'ultimo anno. Mi sento perso. E' tutto così immenso. Passo la mano debole sulle nostre emozioni, scostandole per poter riempirmi gli occhi di tutto, di tutti i ricordi meravigliosi che ci legano. Questo qui è il parco, dove ci siamo conosciuti, scontrati, innamorati. Questo è il panorama che si vede dal terrazzo di camera tua, lo stesso che vediamo insieme tutte le sere prima di addormentarci abbracciati. Adori fotografare solo paesaggi eppure con me hai sempre fatto eccezioni. Centinaia di eccezioni, a giudicare dalle innumerevoli immagini di me, da vicino, da lontano, mentre guardo altrove, mentre sono perso in contemplazione di qualcosa, mentre rido, mentre fisso l'obiettivo e sorrido... Sento due braccia sottili che mi circondano da dietro e mi rilasso istintivamente.

"Una volta ti portai un'unica foto e ti dissi che era ciò che vedevo di te. Ciò che mi piaceva di te. Dopo un anno ti mostro ciò che vedo ora in te. Ciò che amo e di cui non posso più fare a meno."

Si sposta, mentre ancora non riesco a connettere il cervello al corpo e sento il cuore pronto ad esplodere. E' davanti a me, con la luce danzante delle candele a dorarle la pelle candida del volto emozionato, gli occhi così scuri che sembrano pozze infinite di dolcezza fusa. A guardarla così, così felice, morbida e dorata sembra davvero un essere magnifico, ultraterreno. La mia piccola dea. Una fotografa che non ha percezione di quanto sia bella e viva, di quanto io la ami. Lentamente le faccio scivolare un dito sulla pelle di velluto della guancia, scostandole un riccio di carbone.

"Resta qui. Ferma".

Lascio che la borsa mi scivoli dalla spalla mentre corro al piano di sopra e armeggio con lo zainetto in cui tiene sempre la sua Nikon preferita. Con dita tremanti la accendo e scendo rapidamente, per non perdere il momento. Il suo sguardo si posa subito sulla preziosa parte di lei che tengo in mano e noto la leggera ombra di panico che le oscura gli occhi. Rido della sua espressione e le gote le si tingono di quel rossore magnifico che mi ha sempre fatto perdere la testa. Prima che lei possa ritrarsi la inquadro e scatto. Lo schermo digitale riesce a riprendere bene il viso della mia Elisa, mentre i capelli neri risultano una immensa nuvola sfocata. Per essere la mia prima foto sono soddisfatto. Elisa si avvicina per prendermi la Nikon e rido mentre l'acciuffo e la tengo stretta tra le mie braccia. Sospendo la protesta delle sue labbra con un bacio, e la sento rilassarsi. Aspiro una boccata del suo profumo e capisco che c'è riuscita. Mi ha di nuovo stravolto l'anima. Le porgo la macchina fotografica.

"Questa sarà sempre la mia preferita".

La vedo sorridere e scuotere la testa, mentre ripone al sicuro il suo tesoro.

La prendo tra le braccia e lascio che i suoi occhi scrutino i miei. Mille, miliardi di volte. Niente ombre, né paure, mai.

"Ti amo", le dico, in un sussurro roco. E lascio che decine e decine di foto ci circondino mentre ci buttiamo sul divano a vivere un altro pezzetto della nostra vita.

 

 

 

 

 

 

N.d.A.

Salveeee!

Ebbene, qualche giorno fa stavo ripensando ai lavoretti che mi hanno soddisfatto di più e, sinceramente, la storia di Elisa e Michele è tra le mie creazioni preferite. Le loro vicende mi erano così care che all’improvviso ho sentito una forte nostalgia, come se non vedessi da mesi i miei più cari amici. L’unico modo per porre rimedio era tornare a pensare… cosa poteva essere successo dopo che finalmente si erano trovati? E’ stato un richiamo particolare, ad immergermi in sentimenti forti ma allo stesso tempo semplici ed è nella loro semplicità che trovo una bellezza mozzafiato. Dopo mesi senza alcuna pubblicazione, mi volevo divertire di nuovo con questa piccola one shot. Per chi non conoscesse la storia di Michele ed Elisa, beh, non vi rimane che andare a cercarvi “Sotto la pioggia e dentro il tuo cuore”, e spero che conquisti voi come ha conquistato me. Se poi avete tempo e buon cuore mi farebbe piacere leggere quello che pensate J.

 

 

   
 
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