HILF
MIR FLIEGEN
Komm
und hilf mir fliegen…
Ho
visto un angelo questa notte e per un attimo ho rivisto quella luce...
Mi
ha trasmesso vibrazioni così forti da provocarmi brividi
caldi lungo la
schiena.
Per
quel breve istante mi sono sentita a casa.
In
quel momento ho pensato:
“Dove
sei? Sono qui! Cercami. Aiutami a volare. Prestami le tue ali...
Riportami a
casa...” rendendomi conto di aver già sentito
quelle stesse parole in una
canzone.
Parlava
per me. Ne sentivo le dolci note nelle orecchie. Quegli accordi
malinconici...
Quella
voce dolce che conosceva esattamente le mie sensazioni.
E
lo vedevo accanto a me, quel ragazzo. Anche lui si è
smarrito tra le pieghe dei
suoi ricordi.
Ha
viaggiato a lungo, si è spinto fino ai confini del tempo per
allontanarsi
sempre più da immagini che fanno male...
Ma
più si allontana, più desidera averle vicine.
Sfiorarle con le sue dita fredde
mentre cerca di trovarne il calore ormai dimenticato. Voleva solo
andarsene e
poi ritornare indietro, e forse fuggire di nuovo un giorno se ne avesse
sentito
la necessità...
Ma
ora non sa più chi è e il suo cuore è
una gabbia buia da cui non riesce ad
uscire.
Non
riesce a sentire. C’è solo silenzio dentro e fuori
di lui e lo sta lentamente
uccidendo ferendo le sue orecchie e la sua lucidità.
Ricorda
quando accanto a lui tutti mentivano, illudendolo...
Ma
anche lui sta vedendo quell’angelo di fronte a noi e come me,
per un istante,
ha ritrovato la luce che cercava...
“Komm und hilf mir fliegen…”
chiede
a quella luminosa creatura.
Alle
parole dell’angelo crederà, sa che non gli
mentirà.
Accanto
a sé ha risentito il calore dimenticato, ha capito che non
è solo là fuori, ma
non sa più come tornare.
Vuole
tornare a volare ma per farlo ha bisogno del suo aiuto, delle sue ali.
“Le
scambierò questa stessa notte con tutto ciò che
possiedo” offre malinconico.
L’angelo
gli sorride enigmatico.
Distante.
Come
se la strada che il ragazzo dovesse prendere fosse proprio
lì, accanto a lui,
ma non riuscisse a vederla.
E
il ragazzo piange, chiuso in quel silenzio che non riesce ad abbattere.
E
il suo dolore è così straziante per il mio cuore.
Mi
inginocchio accanto a lui.
“Provo
le stesse sensazioni anche io” sussurro abbracciandolo,
sperando che capisca
anche se non può sentire. E’ così
fragile ma ricambia l’abbraccio stringendomi
forte e sento il calore che riesce a trasmettermi fino in fondo al
cuore.
Chiudo
gli occhi abbandonandomi alla sua stretta, lo sento sorridere contro il
mio
petto.
Una
luce ci avvolge.
Mi
sveglio, sono sola.
L’angelo
non c’è più e anche il ragazzo
è scomparso. Ha trovato la strada, ora riesce a
vederla, lo so.
Ora
sente e sa chi è...
Vedo
ancora l’ombra di quel sorriso aleggiare sulle sue labbra.
E
io riuscirò a tornare?
Vorrei
solo un abbraccio in cui sprofondare...
Le
uniche ali di cui davvero ho bisogno per volare...
Qualche nota prima di lasciarvi.
Questo piccolo racconto è nato da un sogno che ho fatto una notte circa due mesi fa. Ho risentito molto l’influenza dell’atmosfera della canzone dei Tokio Hotel “Hilf mir fliegen” (letteralmente: Aiutami a volare), da cui la storia stessa prende il nome. Anche la frase Komm und hilf mir fliegen è sempre tratta dalla stessa canzone, è significa Vieni e aiutami a volare.
Con il suddetto scritto ho partecipato al concorso “DA TOKIO A BERLINO”, indetto dal sito La Compagnia del libro in collaborazione con il Goethe Institut e la casa discografica Universal.
Grazie per essere giunti fino a qua!
Non sapete quanto significa per me essere finalmente riuscita a scrivere dopo lunghi mesi di silenzio ^_^