UN DIO CHE CADE
Lo so dimentico di
credere
sei uno spettacolo da vendere
30 giugno
1995
Sotterranei
Il
ragazzo sedeva scompostamente sulla poltrona nera, la più vicina al camino, la
sua preferita, da quando Lucius gli aveva detto che l’aveva sempre amata per la
sua comodità.
Fissava
con insistenza le catene che pendevano dal soffitto gotico della sala,
arrugginite e scricchiolanti, riflettevano il tremolare delle torce lungo le
pareti, uniche fonti di luce nella gelida tana dei serpenti.
Era solo,
la rabbia del bambino doveva infine fare i conti con la razionalità dell’ adulto.
Da molto,
forse troppo, non udiva il tonfo dei bauli gettati in un angolo della Sala
Comune, cosicché gli elfi potessero meno agevolmente trasportarli all’ Espresso.
Sorrise mestamente,
una sottile piega che subito cedette il passo ad un’espressione corrucciata.
Era stata
una sua idea complicare la vita a quegli inutili esserini.
Alla fine
del secondo anno, quando gli era stato riferito che Dobby e Potter avevano
umiliato il padre, aveva proposto al resto di Slytherin quello sciocco, inutile
dispetto, nella speranza di sentirsi meglio.
Non per
un solo istante aveva dubitato del sincero applauso che era echeggiato nella
stanza quando, ancora minuscolo, era salito su un tavolo, gli occhi brillanti di gioia maligna ed un sorrisino sornione che
tanto bene i suoi compagni, i suoi “amici”, avevano imparato a conoscere ed a
rispettare. Almeno apparentemente.
Le infide
spire del senso di colpa lo attanagliarono per un istante, ma vennero subito rinchiuse in un anfratto del cuore, come da
sempre gli era stato insegnato.
- Fuori dai
piedi stupido scimmione, non ho bisogno della tua ridicola compassione -
- Draco…-
- Cos’è, non capisci nemmeno
quando non ti voglio intorno?! Vattene ad abbuffarti con il
tuo compare, magari stavolta creperete d’infarto! Due pesi in meno per
l’umanità -
Tiger aveva chinato mestamente il
capo, fissandosi le scarpe, evidentemente ferito.
- Come vuoi Malfoy –
Lui e Goyle si erano allontanati,
guardandolo di sottecchi con comprensione, che lui, troppo preso dalla furia,
troppo ferito, aveva interpretato erroneamente.
- FUORI! –
le immagini terribili
di un'uccisa umanità
Scosse
velocemente il capo, scacciando la tristezza.
Sciocco,
aveva allontanato i suoi unici amici, proprio come il giorno
prima aveva perso la sua ragazza.
- Draco muoviti, fa qualcosa, non puoi rimanere sempre qua sotto, ti fa male –
- Non mi rompere Pansy, non voglio
uscire –
- Ma… - La mora l’aveva guardato
negli occhi, cercando di trovarvi una qualche traccia di fragilità, di affetto, qualunque cosa.
Lui invece l’aveva osservata con
sufficienza, lo stesso sguardo che riservava sempre alla Weasley o alla
Granger.
- Non è giusto,
non puoi continuare a fare così, io, Tiger, Goyle, non ti abbiamo fatto
nulla, non è colpa nostra se…-
Troppo tardi si era
accorta di aver pronunciato parole sbagliate nel momento sbagliato.
- Se
cosa, razza di sgualdrina da due soldi?! Se gli altri
non mi parlano più, se le altre famiglie ci hanno depennato dalla lista dei
viventi? Sai cosa ti dico , brutta stupida? Riprenditi
pure il tuo nome ed i tuoi soldi, perché sono le uniche cose che mi interessavano –
Pansy era indietreggiata fino al
muro, mentre ricacciava indietro le lacrime, ferita nell’orgoglio, raggirata e
tradita.
- Non è vero, tu
menti, sei solo arrabbiato, è comprensibile, è un periodo orribile per
te -
Lui non le aveva
risposto, aveva voltato il capo verso il muro, immobile e triste.
Forse incoraggiata dal suo
silenzio, gli si era avvicinata, poggiando la mano delicata sul suo braccio,
come tante volte aveva fatto, per cinque anni, quando
perdeva una partita o veniva umiliato dalla Granger.
Si era
irrigidito, la mano si era mossa con furiosa velocità verso la guancia
della sua ragazza, rifiutando lei ed il suo affetto sincero.
si accendono sconvolgono
negli occhi fanno fuori dio
un dio che cade
Faceva un gran caldo, sentiva l’eco di risate ed applausi provenire dalla Sala
Grande. Una nuova vittoria per Potter e compagni.
Potter
Harry. Harry Potter.
Sfregiato.
Gryffindor. Vincente.
Gli aveva
rovinato la vita, e neanche se ne rendeva conto.
Non fino
in fondo.
Non
capiva il sistema, le sue regole, non sapeva cosa significava consacrare la
propria vita a qualcuno di più grande . Deporre la
propria anima dinnanzi al proprio Dio, respirare solo per compiacerlo, vivere
per amarlo. Per essere amato.
stasera aspettavo il miracolo
qui davanti a me
un dio che cade
Lucius
Malfoy, Bellatrix Lestrange, avevano adorato l’Oscuro Signore, ed entrambi erano divenuti oggetto di culto, di totale devozione per
qualcun altro.
Draco per
suo padre, Rodolphus per sua moglie.
Suo zio
però aveva potuto seguire la consorte sino all’Inferno, mentre a lui non era
stato concesso.
Eppure
l’avrebbe fatto.
Si
rendeva conto di essere uno stupido bambino in crisi, un lattante incapace di
camminare con le proprie gambe, però ne era certo.
Si
sarebbe fatto rinchiudere ad Azkaban, torturare, baciare, se avesse potuto rimanere con suo
padre.
Qualunque
cosa.
nel cielo cercavo il miracolo
del dio invisibile
- Papà? –
- Cosa
c’è Draco? –
- Papà, che cos’è questa? –
Il bimbo aveva sollevato la
maschera argentata che aveva trovato nella libreria di noce che occupava
un’intera parete dello studio paterno, nel grande
maniero scozzese in cui vivevano da tempo immemorabile i Malfoy.
Il padre gli si era avvicinato, si
era inginocchiato, portandosi alla sua altezza, ed aveva preso con delicatezza
la maschera dalle sue piccole mani pallide.
- E’ una cosa importante per me,
Draco. MOLTO importante.
Il bambino si era imbronciato,
specchiandosi nelle iridi argentate, adombrate da rimpianto, dal rimorso e
dalla colpa.
- Più importante di me e la mamma,
papà? -
L’uomo l’aveva guardato stupito,
poi aveva rimesso la maschera al suo posto e l’aveva preso in braccio.
- Non c’è nulla di più importante
di te e la mamma, Draco – Gli aveva scompigliato i
capelli candidi, sorridendo al suo sguardo adorante.
Bugiardo.
abbracciami puoi difenderci
se sei il mio angelo non nasconderti
proteggimi tradiscimi
santifica la falsità
ispirami illudimi
regalami una verità
un dio che cade
Le
lacrime gli pizzicarono gli occhi, le gambe erano
intorpidite.
Tentò di
sorridere al pensiero di cosa avrebbe detto Lucius se l’avesse visto in una
simile posizione, lui che gli aveva dato un’educazione ineccepibile.
Dalle
labbra, ferite e sanguinanti, sfuggì un singhiozzo,
poi un altro ed un altro ancora.
Incapace
di fermarsi, si raggomitolò nella sua
poltrona e pianse disperato, la caduta del suo Dio.
stasera aspettavo il miracolo
qui davanti a me
un dio che cade
nel cielo cercavo il miracolo
del dio invisibile
30 giugno
1995
Hogwarts
Express
Guardava le foreste lasciare il posto alla piatta campagna inglese,
nuvole cariche di pioggia seguivano il treno, livide e minacciose nonostante la stagione.
Non aveva
trovato una sola carrozza libera. Sembrava proprio che il treno traboccasse
studenti quel giorno.
Appoggiato
alla ringhiera che lo separava dal vuoto, alzò gli occhi verso il cielo,
sperando ardentemente che non piovesse, la tettoia non l’avrebbe
protetto dall’acqua.
Controllò
l’orologio, erano le sei del pomeriggio, suo padre si trovava ad Azkaban da
settantadue ore esatte.
Non
poteva nemmeno andare a trovarlo, il protocollo non lo permetteva, le apparenze
non lo permettevano, come sua madre gli aveva ricordato sette
giorni prima, mentre osservava silenzioso il suo thè raffreddarsi,
seduto ad un tavolo in un bar poco frequentato.
madre nostra
regina dell'amore guerriera nella luce
Sua madre
in quegli ultimi giorni infernali aveva perso anche quel poco colore che aveva.
La sua bellezza non ne aveva risentito, per il mondo
era sempre la solita Narcissa Malfoy, fredda ed altera, eppure agli occhi
dell’amato figlio, così simile ad un giovane Lucius di tanti anni prima, non
era riuscita ad indossare una convincente maschera di sicurezza ed
indifferenza, come aveva avrebbe dovuto fare, per il bene d’entrambi.
- Ricordati, Draco. Non potrai
parlargli, non potrai scrivergli, non potrai nemmeno vederlo-
Il ragazzo aveva alzato di scatto
il capo, furioso.
-Parli come se l’avessero già
condannato. Il processo è fra tre giorni, non c’è ancora nulla di certo -
Narcissa aveva scosso il capo,
impreparata ad affrontare la situazione.
- Sai benissimo come funziona,
anche se non ufficialmente, tuo padre è già in carcere -
- Andremo almeno al processo,
mamma? –
Le lacrime silenziose di Narcissa
erano state sufficienti.
L’arrivo
di una mezza dozzina di gufi reali lo distrasse dai suoi pensieri. Uno, che
riconobbe essere di sua madre, si posò sulla ringhiera. Stupito, slegò
l’edizione straordinaria del Daily
Prophet, che recava in prima pagina la notizia dell’ arresto
di Ludmilla ed Oscar Parkinson, catturati dai Dissennatori alle tre di quel
pomeriggio in Galles. Pur sapendo che era vile e meschino, rise, come non
faceva da tempo.
la felicità ha un suono impercettibile di
silenzio che si arrotola
aiutaci a raccoglierla come rose da recidere
e non lasciarci scivolare in un tuono che precipita
ma dolcemente innalzaci
Si voltò,
mentre la porta che dava sulla carrozza di coda si apriva silenziosamente.
- Ciao
Draco -
Il
ragazzo diede un biscottino al gufo e si sedette, la schiena appoggiata alla
ringhiera arrugginita e le ginocchia al petto.
Non si
ritrasse, quando sentì i capelli corvini di Pansy sfiorargli il volto e le
lacrime della ragazza bagnargli la camicia.
senza vento senza peso senza fine colpe che si
disintegrano
senza vento senza peso senza fine verso il sole
****************
Avevo questa one-shot in mente da qualche giorno, da quando ho
riletto l’ultima parte de l’ Ordine della
Fenice. La scena in cui Draco incontra Harry, prima che quest’ultimo esca,
mi ha dato da pensare.
Mi sono
chiesta cosa potesse provare Draco, se il suo piccolo universo, il suo regno,
fosse in fin dei conti immutato. Pansy centra sì e no,
anche se sono convinta che tra i due in fondo ci sia un affetto sincero, che va
al di là del dovere e del prestigio di facciata.
La
canzone è di Gianna Nannini, s’intitola un
Dio che cade. Non definirei la fanfiction propriamente una song-fic, infatti il testo rispecchia relativamente il contenuto della
storia, però mi è sembrata un’idea carina ^^.
I nomi
dei genitori di Pansy naturalmente sono pura fantasia,
anche perché non mi pare che la Rowling li abbia mai scritti in qualche libro.
Questo è
il risultato delle mie elucubrazioni.
Ditemi
che ne pensate. (Chi lascerà un commento avrà la mia eterna gratitudine ^^)
Sybelle.