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Autore: Shainareth    13/03/2015    3 recensioni
Rise, divertito da quella prospettiva. «Dai, lascialo a me», mi pregò in tono infantile, passandomi un braccio dietro le spalle e scuotendomi leggermente per enfatizzare la complicità che ci legava. «Tu hai già Nathaniel.»
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alexy, Armin, Dolcetta, Kentin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RIVALITÀ




«Ho una proposta», esordì d’un tratto Alexy, seduto sulla panchina del parco insieme a me. Ce ne stavamo lì a goderci l’ombra degli alberi e una bibita fresca, comprata poco prima al chiosco vicino.
   Le vacanze estive erano appena cominciate e il caldo di inizio luglio sembrava volerci risucchiare ogni energia vitale. Più in là, a correre e schiamazzare su un campetto da basket da strada, Armin e Kentin che, per puro orgoglio virile, stavano sfidandosi a chi di loro fosse più bravo nei tiri a canestro. Non avevo idea di come fosse cominciata quella storia né mi interessava scoprirlo; spesso meno mi immischiavo nelle loro faccende, meglio era. Soprattutto perché, il più delle volte, la logica degli uomini e quella delle donne fanno volentieri a cazzotti. L’unica cosa che mi lasciava perplessa era l’insolita attività fisica a cui aveva deciso di dedicarsi un tipo pigro come Armin.
   «Che tipo di proposta?» domandai, volgendomi a guardare Alexy con curiosità.
   «Dividiamoceli», dichiarò senza tanti preamboli, facendo cenno in direzione dei due ragazzi.
   Sapevo già dove volesse andare a parare, ma questo non mi impedì di rispondere: «Impossibile. Armin è tuo fratello.»
   «Appunto per questo», insistette Alexy, sorridendo sornione. Bevve un sorso di limonata e tornò a parlare. «Te lo lascio, hai la mia approvazione.»
   «Non la voglio», gli assicurai, sospirando con fare teatrale. «Piuttosto, ti darò battaglia fino alla morte.» Come se fossi stata davvero convinta che lui avrebbe potuto essere un degno rivale in amore. Per carità, Alexy era un bel ragazzo, allegro, simpatico e a modo; solo che… aveva messo gli occhi sulla persona sbagliata. A Kentin piacevano le donne, ma a lui sembrava non voler entrare in testa. Se non altro, potevo riconoscergli di avere buon gusto in fatto di uomini.
   Rise, divertito da quella prospettiva. «Dai, lascialo a me», mi pregò in tono infantile, passandomi un braccio dietro le spalle e scuotendomi leggermente per enfatizzare la complicità che ci legava. «Tu hai già Nathaniel.»
   «Io non ho Nathaniel», replicai con stizza. Ma per che diavolo di motivo tutti erano convinti che io potessi essere interessata a lui?! Certo, era innegabile che in passato c’era stata della simpatia, ma ormai le cose erano cambiate da un pezzo e chiunque, persino il cane di Castiel, avrebbe capito che al centro dei miei pensieri c’era un altro ragazzo. «Non cercare di farmi ammettere cose che non esistono.»
   «Mi hanno raccontato che durante la corsa d’orientamento hai fatto coppia con lui», fu la frecciata di Alexy, che continuava a sorridere.
   «Mi era stato chiesto di decidere fra lui e Castiel», gli spiegai, per nulla intimorita dalle sue insinuazioni. Quella scelta mi era stata imposta non soltanto dai professori, ma anche e soprattutto dall’istinto di sopravvivenza. «Con uno riesco a parlare in modo civile, con l’altro rischio puntualmente di prendermi a parolacce. Traine le tue conclusioni.»
   «Lysandre è un bel ragazzo», buttò lì Alexy, dopo qualche attimo di silenzio. Aveva deciso di cambiare strategia, quel disgraziato. «È alto, elegante, un perfetto gentiluomo.»
   Feci spallucce con noncuranza. «Invitalo ad uscire, se ti piace.»
   Mi rispose con una pernacchia, spostando il braccio e lasciandomi andare per ripicca. «Dai, che ti costa?» Risi con fare isterico, alzando gli occhi al cielo, ma non replicai, preferendo concentrarmi sul sapore dolce del mio tè alla pesca. «Guarda che sono di gusti difficili, io!» ricominciò Alexy, imbronciato come un bambino. «Finirò per non trovarne un altro che mi piaccia così tanto!»
   Sospirai, riflettendo sull’eventualità di proporgli di chiedere direttamente il parere di Kentin, ma proprio quando stavo per farlo, ecco che quest’ultimo e Armin fecero una pausa e, scherzando e prendendosi in giro a vicenda, trotterellarono nella nostra direzione con l’intento di concedersi una lunga bevuta. Quando si avvicinarono, il calore ed il sudore dei loro corpi ci investì in pieno e, ridendo, fingemmo di scacciarli via a pedate per impedirgli di impestarci le narici con il loro odore; tutto quello che ottenemmo furono due magliette inzuppate e puzzolenti contro la faccia. Gridai come una femmina isterica, scrollandomi di dosso quella di Kentin, mentre Alexy si limitò a fingere di vomitare e di buttare lontano la T-shirt di suo fratello.
   «Guarda che ci sono decine e decine di ragazze che pagherebbero fior di quattrini, per poter annusare il sudore del loro beniamino», affermò Armin con convinzione, facendoci ridere di nuovo. «L’ho letto tempo fa su internet.»
   «Nessuna persona sana di mente lo farebbe», ribattei, nauseata all’idea di dovermi indebitare per una cosa del genere. Amavo Kentin, eppure la sua maglietta era talmente da strizzare che faticavo a reggerla con la punta delle dita. Lui fu abbastanza magnanimo da riprendersela per liberarmi dall’ingrato compito di tenergliela da parte. In compenso, fu anche abbastanza dispettoso da stravaccarsi al mio fianco e da attirarmi verso di sé, costringendomi a soffocare un urletto disgustato: era bagnato fradicio e, per di più, tremendamente appiccicoso. Tentai di allontanarlo, ma mi bloccò entrambi i polsi con una sola mano, impedendomi di spingerlo via e facendoci ridere tutti.
   «Sul serio, non sapete quanta gente feticista e malata ci sia in giro», riprese Armin, afferrando una bottiglietta d’acqua e scolandone il contenuto per metà, prima di accucciarsi sui talloni per riposarsi qualche minuto. «Quasi quasi», riprese dopo un attimo, trattenendo a malapena il divertimento, «più tardi apro un sito e ci piazzo in vendita gli oggetti usati da noi del liceo. Magari riusciamo a raggranellare dei soldi per qualche progetto futuro. Una bella gita al mare, per esempio.»
   «Quale masochista comprerebbe i calzini usati da voi due, in questo momento?» fu la più che legittima domanda che si pose Alexy, la cui fronte corrucciata manifestava tutta la propria perplessità al riguardo.
   «Non lo so, ma se vuoi, quando torniamo a casa ti regalo i miei», propose Armin, scrollando le spalle con aria di sufficienza. «Ma solo perché sei mio fratello.»
   «No, grazie», ribatté l’altro, fingendo di nuovo di avere un conato.
   «Piuttosto, a che punto siete, voi due?» chiesi, tanto per capire come si stesse evolvendo la sfida personale tra Armin e Kentin.
   «Vinco io, ovviamente», si vantò il secondo, che quel giorno aveva deciso di infastidirmi fino in fondo, poiché mi rubò la lattina di tè che reggevo fra le ginocchia e la vuotò in un sorso solo.
   Armin sbuffò, ignorando l’insulto che lanciai al nostro amico per ciò che aveva fatto. «Non è equilibrata, come partita.»
   «Mica è colpa mia se ti spompi subito», lo stuzzicò l’altro, sordo al mio ordine di andare immediatamente a comprarmi un’altra lattina di tè per ripagare quella che aveva finito, per di più senza il mio permesso. «È la naturale conseguenza di starsene seduti tutto il giorno dietro a una consolle.»
   «Non è vero», intervenne Alexy, prendendo apparentemente le difese di suo fratello. «Spesso Armin ci gioca anche in piedi», aggiunse poi, facendoci scoppiare di nuovo a ridere.
   «Ecco», sbottò Armin, levando gli occhi al cielo con aria melodrammatica, «ho pure il tifo contro. Nessuno che mi appoggia. È ovvio che io stia perdendo, non sono motivato.»
   «Prima che arrivaste, stavo cercando di fare opera di persuasione su di lei, ma è più testarda che mai», mi accusò Alexy, incrociando le braccia al petto ed inalberando un’espressione offesa.
   «Per convincerla a fare cosa?» fu la più che giustificabile domanda che seguì quell’affermazione.
   Lui rise ed io agitai una mano a mezz’aria con fare infastidito. «Lasciatelo perdere, dice un sacco di sciocchezze.»
   «Torniamo a massacrarci sul campo?» propose allora Kentin, pronto a rimettersi in piedi.
   «Di già?» borbottò Armin con una smorfia di dolore. «Non potremmo riprendere… che so?, domani? O magari tra una settimana. In fondo le vacanze sono appena cominciate e ora abbiamo tutto il tempo del mondo.»
   «Mamma mia, che pigrone…» lo presi bonariamente in giro, ricavandone uno sguardo infastidito.
   «Vacci tu, a giocare sotto al sole cocente, con questo pazzo scatenato», ribatté lui, piccato.
   «Se torniamo subito in campo», iniziò il pazzo scatenato in questione, «domani giocherò con te a Guitar Hero per tutto il pomeriggio.»
   Armin lo guardò con occhi nuovi. «Affare fatto, amico.» Quindi, con uno sforzo notevole contro la propria volontà, si rimise in piedi. «Quello è il mio campo: ti straccerò, puoi scommetterci», dichiarò risoluto.
   Kentin si alzò, restituendomi la lattina vuota con un sorriso intenerito. «Dopo ti offro un gelato, promesso», mi assicurò, allontanandosi con Armin per concludere la sfida lasciata in sospeso.
   «Ehi, offrine uno anche a me!» protestò Alexy, visibilmente invidioso delle attenzioni che l’oggetto dei nostri desideri aveva per me.
   «Fattelo comprare da tuo fratello», rispose l’altro, senza tanti giri di parole.
   «Ehi!» si risentì Armin, dandogli scherzosamente una spallata.
   E mentre loro ricominciavano a giocare, prendendosi ancora in giro a vicenda come due bambini troppo cresciuti, rivolsi ad Alexy un sorrisetto soddisfatto e tornai a divorare con gli occhi la figura di Kentin che, tendendo i muscoli delle spalle e delle braccia, stava indossando di nuovo la sua maglietta scura.
   Per ripicca, Alexy atteggiò la linea della bocca in un’espressione trionfante e, incrociando le braccia dietro alla nuca e poggiando la caviglia della gamba destra sul ginocchio di quella sinistra, affondò la stoccata finale. «Ridi, ridi…» cominciò in tono rilassato. «Intanto, non sei tu quella che ha accesso allo spogliatoio maschile della scuola.»
   Touché. Chinai il capo, sconfortata all’idea che, nonostante tutto, le visioni migliori di Kentin doveva averle senz’altro lui.












Continuo a "studiare" i gemelli, chiedendomi se non stia combinando seri guai con la loro caratterizzazione...
Intanto, vado avanti e ringrazio i lettori, ma anche chi commenta e inserisce le mie shot fra le preferite/da ricordare/seguite. :*
Buona serata!
Shainareth





  
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