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Autore: Arwen297    14/03/2015    3 recensioni
Una ragazza dell'alta società alle prese con un ambiente soffocante e di cui non si sente parte. Un ragazzo come tanti che per guadagnarsi da vivere corre in corse clandestine e non.
Cosa riserverà loro il destino? Niente...o forse tutto.
Presente coppia Seiya/Michiru
Avevo iniziato a pubblicare questa storia tempo fa, sotto altro titolo. Ora l'ho ripresa in mano, modificato alcuni capitoli nel loro contenuto e ne ho uniti altri.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Haruka/Heles, Mamoru/Marzio, Michiru/Milena, Seiya, Usagi/Bunny | Coppie: Haruka/Michiru, Mamoru/Usagi
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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Note dell'autrice: Cari lettori mettetevi comodi perché questo è il capitolo più lungo che abbia mai scritto. Ringrazio chi recensisce e chi ha messo la mia storia tra le seguite e le preferite. Se avete voglia fatemi sapre che ne pensate, pareri e scommesse su come evolverà la trama sono sempre ben accetti.


3^Capitolo: Il concerto

Erano passati tre giorni da quando Seiya si era stabilito per l’estate a villa Kaioh, i due ragazzi non avevano potuto trascorrere moltissimo tempo insieme per via dei preparativi che tenevano impegnata Michiru in vista dell’imminente concerto.

Il bel bruno si limitava ad osservarla da lontano studiando ogni minimo particolare e ogni piccolo cambio di umore della ragazza, nel tentativo di trovare un qualcosa che la interessasse per riuscire a far breccia nella fortezza che aveva retto intorno a se la violinista. Non si capacitava in fatti dello stato d’animo di lei, quando suonava diveniva un’altra assisteva ad una metamorfosi. Una metamorfosi che al contrario di quella di Franz Kafka era bellissima.

Signorina ha deciso il repertorio per il concerto?” la voce dell’insegnate interruppe i pensieri di lui, mentre il prezioso strumento veniva delicatamente tolto dalla sua custodia per essere accordato prima del suo utilizzo. La ragazza si limitò ad osservare per qualche istante l’uomo sulla sessantina che aveva davanti e che la seguiva fin da piccola: era basso e grassottello con due iridi color cioccolato che facevano capolinea da dietro un paio di lenti rotonde. Il capo era glabro e lucido, i baffetti bianchi adornavano il suo viso rotondo e segnato dall’età.

Porto il solito repertorio, non sono ancora sicura delle nuove composizioni” mormorò la ragazza quasi senza porre molto attenzione alla questione. Quello non era l’ennesimo concerto, quello era l’ennesima volta in cui i suoi genitori la mettevano in mostra quasi fosse un fenomeno da baraccone, un cucciolo di cane ammaestrato, una tigre sofferente a tratti rabbiosa che però si piega come un giunco sotto gli ordini del suo addestratore senza spezzarsi. Questo era lei.

Se vuole posso darci un’occhiata” le chiese il maestro.

Non si scomodi non le porterei comunque non so se al pubblico piacciono”Sia mai che faccia fare brutta figura ai miei genitori. Concluse lei iniziando ad accordare lo strumento, prima della lezione quotidiana. Senza accorgersi che Seiya si era allontanato dalla stanza diretto in una delle vie principali a comprare qualcosa che, era sicuro, l’avrebbe tirata su di morale. O almeno sperava.



***



Il sole di mezzodì gli aveva dato il buongiorno dopo una notte passata in giro per la città in macchina, dalla quale si era ritirato alle quattro come d’abitudine. Aveva intenzione di accompagnare Usagi al concerto della Kaioh a qualsiasi costo, per questo la notte precedente aveva chiesto alle sue amiche di prestargli la quota necessaria a raggiungere la cifra per acquistarne due. L’importo eccessivo non gli importava e loro sapevano che li avrebbe restituiti appena avrebbe corso nella sua prima gara della stagione quello stesso Settembre come aveva sempre fatto, sapevano quanto lui fosse legato alla sorella, ergo avevano preso appuntamento per vedersi. Setsuna e Hotaru erano da sempre le sue migliori amiche, anche loro di buona famiglia, forse anche migliore della sua, ma per niente con la puzza sotto il naso e proprio come lui rappresentavano le pecore nere delle loro rispettive famiglie. Si diresse direttamente in cucina dove sua mamma gli aveva già preparato la colazione, sua sorella si era già cambiata e non indossava più il suo pigiama rosa.

Haru hai voglia di andare al mare oggi?” la bionda dai buffi codini si voltò speranzosa verso di lui, era da tantissimo, forse anche troppo che non passavano un pomeriggio insieme. E lei ne sentiva decisamente il bisogno.

Usa- chan non ho voglia oggi, ma se vuoi andiamo a comprare una cosa insieme” rispose lui nel tentativo di non farsi rovinare i piani della giornata da parte della sorella, la sorpresa sarebbe riuscita lo stesso.

Ok allora vengo con te, cosa devi comprare?” chiese con una curiosità evidente che le illuminava i suoi grandi occhi blu. Mentre la madre delle due puliva la tazza in cui il biondo aveva consumato il suo cappuccino, sopra al quale come abitudine metteva una spolverata di cacao in polvere, prima di recarsi al lavoro.

E’ una sorpresa” rispose lui,osservando la madre che aspettava che il loro discorso finisse “Devi dirmi qualcosa mamma?” chiese pochi istanti dopo.

Si, ho preparato gli onigiri per pranzo oggi e altre pietanze al riso, come ad esempio gli arancini, te ne occupi tu di riscaldarle se necessario Haruka?Io tra un’ora inizio il turno e non ci sono a pranzo oggi” gli rispose la donna togliendosi il grembiule che si era messa per proteggere il completo nero che indossava. Era sempre elegantissima soprattutto quando si recava al lavoro. Un’eleganza che pian piano Usagi stava facendo sua se pur con diverse modifiche specialmente nel genere di abiti che preferiva. Un attimo dopo Yukiko fece nuovamente la comparsa in cucina con la borsa sulla spalla per dare un bacio ad entrambi i frutti dell’amore che l’aveva legata al marito e uscì fuori di casa.

Lo sguardo del motociclista si posò su una foto molto piccola che la madre aveva sempre tenuto su una mensola della credenza, erano insieme ai loro genitori: Yukiko aveva dei capelli biondi piuttosto lunghi con dei bellissimi occhi azzurri che aveva tramandato alla figlia, il viso leggermente ovale e l’espressione felice di chi ha coronato il suo sogno d’amore. A fianco a lei c’era Kaito capelli neri e occhi verdi come il biondo, volto mascolino e forse leggermente spigoloso; in quella foto indossava la sua tuta da moto preferita che Haruka a distanza di anni custodiva ancora gelosamente, avrebbe voluto poterla indossare ma il suo fisico era troppo diverso da quello del padre e gli sarebbe stata troppo larga. Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di riportare indietro suo padre, soprattutto per la sorella, decise tuttavia che fosse opportuno cacciare via quei ricorrenti tristi pensieri con tutte le insicurezze che essi comportavano.

Che dici mangiamo? Io alle tre ho appuntamento con le mie due amiche, mi piacerebbe non fare tardi” chiese poi alla sorella dopo aver osservato che l’orologio segnava quasi le dodici.

Si ok, allora io preparo la tavola” esclamò allegra la ragazzina, il tavolo aveva la forma di un semplice quadrato in legno che all’occorrenza poteva allungarsi in modo tale da poter sistemare comodamente sei persone. La cucina anch’essa era in legno. Il tintinnare delle posate che Usagi posava sul piatto fu interrotto da un messaggio arrivato proprio sul cellulare della quattordicenne che si affrettò a spegnere la suoneria e a leggerne il contenuto arrossendo vistosamente agli occhi del fratello.

Cos’è hai gli spasimanti?” buttò li ridendo il motociclista, solo per il gusto di far diventare ancora più rossa la già imbarazzatissima sorella.

Ehm..ma no…cosa dici Haru…sono troppo piccola per queste cose” rispose lei arrossendo ancora di più “ehm.. forse magari, potrei andare già a prepararmi per uscire” mormorò tentando di togliersi da quell’impaccio.

Usa ma se sei già vestita” rispose l’altro foderando il suo sorriso sghembo. Vedere la sorella così impacciata per una semplice domanda lo divertiva ancora di più.

Ehm.. si hai ragione…mangiamo?” chiese la ragazzina, non vedeva infatti l’ora di uscire con lui, un evento del genere succedeva veramente raramente d’Inverno quando lui era troppo impegnato con le gare nei week and e lei con la scuola durante la settimana. Lei odiava la scuola, odiava la Matematica e ogni volta che doveva studiarla la fatica era paragonabile a quella di un parto trigemellare . Afferrò affamata tre onigiri e li depose nel suo piatto mentre guardava la televisione.

Il motociclista dal canto suo osservava la sorella, osservava quanto fosse cresciuta e quanto il suo corpo fosse cambiato nonostante la sua giovane età, si stava trasformando lentamente in una donna, e ben presto avrebbe preso anche lei la sua strada. E lui ben sapeva quanto gli uomini potessero essere attirati dal fisico e usarla solamente per quello, soprattutto nel giro che lui stesso frequentava e da cui voleva tenere a debita distanza la sorella, non perché ci fosse droga, o almeno nel suo gruppo non ve ne era e anche se ce ne fosse stata sua sorella non si sarebbe sicuramente fatta trascinare dai pareri altrui perché la conosceva fin troppo bene, e nonostante la perdita del padre era cresciuta con un carattere forte e determinata ma allo stesso tempo dolce e estroverso.  Alla televisione passò nuovamente la notizia del concerto che ci sarebbe stato l’indomani sera e nascose a stento un sorriso quando la sorella guardava affascinata le scene che ritraevano la sua beniamina, occhi che però tradivano un po’ di tristezza per la mancata possibilità a vederla dal vero. Tristezza che grazie a lui sarebbe stata presto dimenticata. Finito di mangiare si fece un buon caffè.

Lavi tu i piatti che sono già le tredici e devo ancora prepararmi?” chiese lui finendo di bere il liquido nero nella minuscola tazzina, domanda alla quale l’altra rispose semplicemente annuendo prima che il ragazzo si alzasse diretto in camera. Scelse gli abituali jeans, una maglia rossa a maniche corte piuttosto aderente e afferrò la sua giacca in pelle nera nel caso che si rinfrescasse l’aria nel tardo pomeriggio e poi si infilo come era solito fare i Rayban tra i capelli,due spruzzate della sua colonia preferita e si diresse verso la sala dove la sorella lo stava aspettando. La bionda indossava dei pantaloncini bianchi a metà coscia e una camicetta rosa così come i nastri che coprivano i fermagli degli odango per una questione puramente estetica, come poté notare lui si era messa un sottile strato di lucidalabbra.

Sei pronta?”

Prontissima vado a prendere la borsa in camera e arrivo subito” rispose lei correndo nella loro stanza per afferrare la borsa e il suo portafoglio. La borsa era bianca e piuttosto capiente, decorata da pietre trasparenti di svariati colori su un fianco: verdi, fucsia, lilla, gialli, arancioni era insomma una borsa allegra, elegante ma anche sportiva. Quando tornò nell’ingresso scorse la figura del ragazzo nel corridoio con la schiena appoggiata contro il muro del piano che scriveva qualcosa sul telefonino.

Eccomi!!!!” disse allegra prima di girarsi e chiudere la porta blindata con le chiavi, subito dopo i due si diressero alla macchina parcheggiata in garage.



Erano le due in punto quando giunsero sul luogo dove Haruka aveva appuntamento con le sue due amiche, che come scoprirono erano già li sedute sui rispettivi motorini.

Usa tu rimani in macchina faccio subito e poi andiamo a prendere quella cosa che ti ho detto ok?” chiese voltandosi verso la sorella.

Ok” rispose lei sorridente, voltandosi poi verso il marciapiede per salutare le due brune che di rado vedeva a casa. Era da quando il fratello le aveva detto che doveva farle una sorpresa che si interrogava su cosa potesse essere, da sempre le odiava: non perché non le piacessero ma piuttosto per l’attesa. Proprio per questo fin da piccola odiava il Natale e il Compleanno. Si mise a cercare di origliare i discorsi che avvenivano poco lontani dall’abitacolo nel tentativo di capire di cosa si poteva trattare.

Buongiorno Ruka” lo salutò Setsuna, vestita come sempre elegantemente anche se erano le tre di pomeriggio.

Giorno, be allora potete aiutarmi si? Usagi ci tiene veramente molto, hanno trasmesso nuovamente alla televisione che domani ci sarà il concerto e si insomma…” mormorò lui.

Certamente, non ti preoccupare appena puoi tanto sappiamo che li restituisci quindi non ci sono problemi figurati, quanto ti serve?” le chiese Hotaru. La sorella dell’amico le stava particolarmente simpatica, anche se lui non voleva che si facesse vedere in piazza alla sera con loro semplicemente per proteggerla dai bulletti tipo il Boss.

Tremila yen*, ma non vi sentite in obbligo ragazze veramente” disse lui, forse un tantino in imbarazzo.

O non ti preoccupare figurati, te ne diamo la metà, in due fanno la quota che ti serve ok?” chiese Setsuna.

Va benissimo, grazie” rispose l’altro sorridente, loro si che erano delle vere amiche c’erano nel momento del bisogno in quel momento così come in passato e soprattutto ci sarebbero state in futuro in eventuali momenti difficili che gli sarebbero presentati davanti nel corso della vita. “Avete degli impegni per oggi? Altrimenti potreste venire con me e Usagi non penso che le date fastidio” buttò li lui, passandosi le dita tra i capelli.

No è da tanto che non uscite insieme stai pure con lei al massimo ci vediamo stasera al solito posto” le disse la bruna dai lunghi capelli, prima di passare il prestito al giovane imitata dalla loro amica. “E poi io devo studiare sai dovrò pure finire l’università un giorno o l’altro non trovi?” detto questo si infilò nuovamente il casco in testa e girò la chiave nel motorino che si accese immediatamente, poco dopo anche la più piccola tra le due la imitò.

Allora a stasera se ci sei Ruka” gli disse Hotaru.

Vedrò cosa posso fare ragazze mal che vada ci si vede nei prossimi giorni…e grazie ancora” rispose lui riconoscente abbassandosi gli occhiali a coprire gli occhi verdissimi prima di avviarsi verso la sua macchina.

Usagi in macchina appena vide le amiche del fratello partire cambiò immediatamente posizione per non dare l’impressione che stesse origliando, e fece finta di mandare un sms con il telefono.

Scrivi al tuo spasimante?” la voce del ragazzo la fece sobbalzare e arrossire nel medesimo momento, reazione che provocò una risata in lui.

Haru smettila con questa storia” rispose lei piccata gesticolando moltissimo come tutte le volte che si sentiva agitata per la situazione “ dove mi porti?” chiese poi dopo un attimo di silenzio.

Ora lo vedrai da sola” rispose lui uscendo dal parcheggio e immettendosi in una delle strade che portavano verso il mare e nella zona del teatro, oltre che in quella residenziale dove abitavano le persone alto locate. Usagi osservava incuriosita le abitazioni davanti a se, in quella zona della città infatti era capitata veramente molto di rado, e come tutte le cose nuove la incuriosivano, all’inizio del lungo mare fino circa alla traversa da cui erano sbucate vi erano Hotel lussuosi e palazzi del loro stesso livello, sull’altra metà della passeggiata che dava sulle spiagge invece vi era la zona delle ville, una più bella dell’altra. Davanti a lei sfilavano edifici dei più disparati ordini e stili architettonici. Alcune di esse erano in puro stile giapponese, altre erano modernissime ma ugualmente stupende. L’attenzione della ragazza però si focalizzò su una struttura che conosceva molto bene perché l’aveva vista più volte dal telegiornale e anche dal vero in passato, i loro genitori erano soliti portare lei e colui che guidava al suo fianco a vedere spettacoli e musical. Il teatro di Kyoto era una struttura molto moderna, era di nuova costruzione e divideva gli spettacoli con il Kabuki che era esattamente dall’altra parte della città nell’entro terra. L’edificio del Concert Hall** invece era stato costruito su una lingua di terra che si allungava sulla baia cittadina, aveva una forma esemplare, la struttura che definiva il volume del teatro sembrava come una collina moderna bianchissima su cui spiccava una grandissima vetrata d’ingresso, il tetto di questa collina però formava due ali parallele che si alzavano verso il cielo, poco distante dall’edificio centrale, ma abbastanza vicino da essere percepito come una struttura unica dall’occhio umano si ergeva una figura curva simile ad una falce di luna, che presentava sulla curvatura più bassa dei fari che a prima vista sembravano quelle luci che si usano in bagno per illuminare lo specchio sopra ai lavandini. La ragazzina ne rimase affascinata chiedendosi come potesse reggersi in piedi una struttura del genere. Si rese conto che era proprio li che erano diretti, ma ancora non ne capiva il motivo. Sapeva solo dalla televisione che il giorno dopo, alle nove e mezza avrebbe suonato all’interno di quella meraviglia la Kaioh, ma non le risultava che facesse un concerto gratis pomeridiano. E allora cosa stavano andando a fare li?

L’auto si fermò a pochi metri dall’entrata del teatro, e Usagi fece l’atto di scendere.

No Usa aspettami qui torno subito, non ci metterò più di un quarto d’ora promesso, e poi andiamo in centro, ti offro qualcosa da mangiare in pasticceria” disse il biondo ben sapendo che sua sorella a sentire la parola pasticceria perdeva il lume della ragione: amava i dolci più di qualsiasi altra cosa. Si diresse quindi verso l’ampia vetrata, l’interno del teatro era in legno rossiccio ma molto moderno anch’esso, in perfetta armonia con l’esterno. Al banco delle informazioni e delle prenotazioni vi era una ragazza che avrà avuto circa ventisette anni, dai capelli rossi e gli occhi castani, il viso cosparso di lentiggini.

Buon pomeriggio signore posso esserle utile?” chiese gentilmente.

Buon pomeriggio a lei, ci siamo sentiti ieri via email, e ho bloccato due biglietti per il concerto di domani sera di Michiru Kaioh, sa la violinista. Sono qui per saldare il conto e ritirarli” rispose lui foderando uno dei suoi bellissimi sorrisi che sapeva far sciogliere qualsiasi esponente del sesso femminile. La ragazza arrossì visibilmente.Niente male la ragazza. Si ritrovò a pensare.

Certo può dirmi il suo nome per favore?” disse lei cercando di mantenere a freno gli ormoni che il solo sguardo magnetico del ragazzo scatenavano dentro di lei.

Haruka Ten’o” rispose lui appoggiandosi sul bancone con non curanza e passandosi nuovamente le dita tra i capelli. Mentre osservava meglio quel teatro.

Ha prenotato due posti in Platea Gold giusto?” chiese la signorina.

Esattamente” rispose lui senza girarsi neanche a guardarla.

Ok ho mandato in stampa i biglietti, paga in contanti mi sembra di aver capito giusto?”

Giustissimo, quanto le devo?” chiese lui.

Tremila e cento yen come accordato via email”

Ok” rispose lui prendendo il portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans “Tenga, può contarli ma sono giusti” appena controllò l’importo ricevuto dal biondo la fanciulla consegnò lui una busta con l’intestazione del teatro contenente i biglietti del concerto. “Arrivederci”

Arrivederci Signor Ten’o”

Haruka era impaziente di giungere alla macchina per vedere l’espressione e soprattutto la reazione della sorella nel leggere ciò che c’era scritto sui biglietti, la trovò seduta fuori dall’automobile su una dei muretti presenti vicino all’ingresso all’ombra di un grande albero.

Be allora? Posso sapere cos’hai comprato mentre andiamo in pasticceria?” chiese sua sorella su di giri alzandosi e andandole incontro senza minimamente immaginare il regalo che lui stava per farle.

Certamente testolina buffa, prima però guarda un po’ cosa c’è qui dentro” rispose lui porgendole la busta. Usagi afferrò la busta con lo sguardo di chi non ci stava capendo niente, la voltò e vide l’intestazione del teatro, stampato su di essa con un inchiostro bordeaux e recante l’’immagine dello stesso con scritto sotto in uno stampatello molto elegante, forse Times New Norman, o qualcosa di molto simile, in corsivo. Ma cosa mai avrà combinato? Si chiese mentre voltava nuovamente la busta per aprirla. Dentro vi erano due strisce quasi perfettamente sovrapposte bianche e lucide, da un lato spiccava una chiave di violino nera intrecciata con delle rose color fucsia, lesse ciò che vi era scritto affianco a quel disegno così simile ad uno stemma:

Michiru Kaioh in concerto

Concert Hall Kyoto

Ore 21:30 Mercoledì 30 Giugno

Posto 23 terza fila Platea Gold”

Gli occhi di Usagi si illuminarono e guardò il biondo con gli occhi luccicanti prima di piombargli addosso e abbracciarlo. Haruka la strinse forte.

Grazie Haru…grazie di cuore.. ti voglio bene” gli disse con gli occhi lucidi.

Lui la fissò: ecco cosa gli piaceva della sorella, la sua genuinità anche nelle emozioni dovute alle cose più semplici e insignificanti, era convinto che chiunque avesse conquistato il cuore della ragazza che aveva tra le braccia sarebbe stato molto fortunato.

Che facciamo? Stiamo qui fino a domani sera?” le chiese lui, la biondina alzò lo sguardo verso di lui in adorazione. “Non dovevamo fare un salto in pasticceria?” la ragazza fece si con la testa continuando a guardare i biglietti che stringeva tra le mani, le sue amiche sarebbero sicuramente morte d’invidia a saperlo. E tutto questo grazie ad Haruka. Seguì il motociclista verso la macchina, pronta a mangiarsi un grosso krapfen nella pasticceria più rinomata della città Kyoto, avrebbe preso quello e un buon frappe alla nocciola.

La pasticceria “Cioccolato e Chantilly” si ergeva al centro della via principale di Kyoto, il nome dell’insegna sembrava fatto interamente di cioccolato con lo sfondo dai toni pastello, gli stessi toni delle glasse più dolci e vellutate. Sotto di essa vi era la vetrina, ogni giorno era abbellita da una torta diversa, il quel momento ve ne era una con il pan di spagna di cioccolato guarnita con la panna e le fragole, accanto vi erano innumerevoli pasticcini, biscotti e scritte di cioccolato bianco, al latte e fondente. All’interno il locale era suddiviso in due stanze: in quella principale i muri erano color salmone, il bancone del colore di legno del medesimo colore del cioccolato, qui i visitatori potevano ammirare le deliziose composizioni del pasticcere che necessitavano di un frigo: crostatine alla frutta, bignè alla crema e al cioccolato ricoperti di glasse colorate. I due superarono la porta scorrevole in vetro decorata da svariati dolci che separavano la stanza principale da quella dove vi erano i tavoli. Anche in questa, i colori dominanti erano quelli pastello, i tavoli erano in legno color cioccolato e le sedie color pan di spagna. Per loro fortuna trovarono un tavolo libero e ben presto la ragazza che prendeva le ordinazioni arrivò a chiedere l’ordine.

Haruka si limitò a una fetta di torta al cioccolato con la panna e le fragole, mentre la sorella ordinò come aveva deciso al teatro un krapfen alla crema e il frappe alle nocciole. Si sentiva la ragazza più felice del mondo.

***

Finì le lezioni di musica che erano le quattro di pomeriggio, come abitudine aveva avuto solamente un’ora di stacco per il pranzo, era la prassi da seguire nei giorni prima di un concerto, secondo i coniugi Kaioh era necessario correggere eventuali sbavature nell’esecuzione, ma lei come del resto il suo maestro sapevano benissimo che di sbagli non ve ne sarebbero stati affatto. Quei brani li sapeva a memoria, primo perché li aveva composti e secondo perché ormai erano due anni che li suonava nel suo repertorio e le dita sulla tastiera del violino si muovevano senza che lei pensasse realmente a ciò che stava facendo. Ripose il prezioso strumento nella sua custodia dopo aver pulito la cassa armonica dalla resina che aveva perso l’archetto mentre suonava e che poteva rovinarla.

La prossima lezione è fissata per Giovedì giusto?” chiese la ragazza.

Si signorina” rispose l’insegnante, mentre riordinava tutti gli spartiti che aveva portato per il solfeggio, anche se la sua allieva dopo ben dieci anni non aveva più nessuna difficoltà a leggerli.

Allora a Giovedì, arrivederci” detto questo si avviò verso la sua camera a poggiare la roba utilizzata durante le ore pomeridiane di lezione, pronta ad affrontare il concerto del giorno dopo, agitazione? Assolutamente no, nervoso per essere messa in mostra dai suoi genitori per pavoneggiarsi con tutti i presenti si. E molto anche. Arrivata in camera sua si diede una veloce aggiustata ai capelli raccogliendoli in un chignon piuttosto morbido che lasciava qualche ciocca libera di caderle sulle spalle, si lavò poi il viso e prese il quaderno sul quale era solita compiere i disegni sui fogli ruvidi che poi avrebbe colorato con i pastelli. Si diresse verso il giardino dove tre giorni prima avevano pranzato con i coniugi Kou e si sedette nel chiosco in riva al piccolo lago che adornava il giardino e si guardò intorno in cerca di qualche spunto, i suoi occhi blu si posarono sulla fontana nel centro del laghetto e sulle carpe koi che nuotavano placidamente sotto il pelo dell’acqua. Iniziò a disegnare proprio la fontana, lo specchio d’acqua e i fiori che apparivano dietro di essi, la matita lasciava tratti sicuri e leggeri sul foglio, e man mano ciò che era davanti a lei prendeva vita sulla superficie cartacea. I suoi genitori non c’erano erano usciti subito dopo pranzo e sarebbero arrivati dopo cena.

Sera” sobbalzò quasi, a sentire la voce di Seiya dietro di se così all’improvviso e soprattutto così vicina al suo orecchio, come da manuale un rossore diffuso si impadronì delle sue guance, un brivido la percorse. Michiru ma cosa ti prende? Dacci un taglio è il solito pallone gonfiato non lo vedi? Si disse tra se e se.

oh ciao.. non ti avevo sentito arrivare…sai quando disegno o dipingo mi isolo totalmente da ciò che mi circonda” mormorò lei scostandosi un poco per far posto al ragazzo sulla panchina del chiosco bianco ricoperto di edera.

Lo avevo immaginato tranquilla non vi è alcun problema” rispose lui, solo in quel momento lei si accorse che aveva una piccola scatola in cartoncino rosa di quelle che danno in pasticceria per trasportare i dolci.

Avevo pensato che dopo così tanto studiare ti avrebbe fatto piacere mangiare qualcosa” rispose lui forse per la prima volta in quei tre giorni un tantino impacciato, d’altronde colei che aveva di fronte lo aveva sempre tenuto a debita distanza dimostrandosi sempre distaccata o nella maggior parte dei casi seccata dalla sua presenza.

Grazie mille” rispose lei spostando il quaderno dei disegni sull’angolo della panchina prima di prendere il pacchetto che lui le porgeva. Aprendolo scoprì che aveva preso tre crostatine ai frutti di bosco e due cannoli alla crema.

Avrei voluto prendere tutti cannoli, ma ne erano rimasti solo due” le disse.

O non ti preoccupare, va benissimo anche così, tu non ne vuoi?” ribatté lei prendendo una crostatina che era ricca di mirtilli e lamponi. Era veramente buonissima il leggero tono aspro dei frutti di bosco si amalgamava benissimo con i toni dolci e vellutati della crema.

Sei sicura che non le mangi tutte?”

Figurati sono cinque, io quando ne mangio due massimo tre sto a posto” Perché mi guarda in quel modo? Avrò sicuramente qualche semino dei lamponi sui denti. Pensò lei guardandolo dritto negli occhi. Il contatto visivo durò per qualche istante, finché lui non allungo una mano diretto al viso di lei, più precisamente sul naso.

Sei sporca di crema” sussurrò lui pulendola. Al tocco di lui sentì una sensazione strana allo stomaco mai provata prima, e anche se non lo avrebbe mai ammesso Michiru sapeva benissimo che cosa volesse significare. E ciò non le piaceva. Non le piaceva affatto. Non voleva legarsi sentimentalmente a nessuno, tanto meno a Seiya. Fisicamente era molto attraente, ma chi le diceva che lui non stesse scherzando? Era premuroso ma ciò non era certamente una certezza che lui non si prendesse gioco dei suoi sentimenti.

O non me ne ero accorta” rispose. “Comunque sarà meglio che torni in camera mia a riposarmi un po’, sai sono molto stanca” rispose lei alzandosi di scatto. Ritraendosi nel suo guscio da cui forse fino alcuni istanti prima era riuscita ad affacciarsi.

Ok…come preferisci, ho fatto qualcosa che non dovevo Michiru?” mormorò lui.

No tu non hai fatto niente che non va, il problema sono io ci vediamo a cena” rispose lei avviandosi con un passo deciso e ugualmente elegante sul vialetto in ciottoli che collegava il chiosco alla vetrata del salone d’ingresso della villa stringendo a se l’album dei disegni.

Perché ti ostini a nasconderti nel tuo guscio. Sono sicuro che all’interno di quel guscio ci sia una perla, ma come posso riuscire a tirarla fuori? Pensò lui guardandola allontanarsi.



***



Arrivarono a casa verso le nove di sera dopo aver passato la restante parte del pomeriggio al “Cioccolato e Chantilly”, dove Usagi aveva consumato una fetta di torta e due cannoli alla crema oltre al krapfen e al frappè. La madre ancora non c’era e l’abitazione era molto silenziosa, la ragazzina posò la busta con i biglietti sul tavolo della sala e andò in camera sua a cambiarsi, mentre invece Haruka si sedette sul divano e accese la televisione dubitando seriamente che la sorella avesse fame dopo tutto ciò che aveva consumato alla pasticceria, lui si sarebbe fatto un’insalata più tardi se avesse avuto voglia.

USA HAI PER CASO FAME?” urlò senza molta convinzione. La conosceva troppo bene. Sentì qualche passo veloce provenire dalla camera e la vide comparire sulla soglia della stanza con indosso il pigiama.

No, temo di aver esagerato al locale” rispose imbarazzata per la sua enorme golosità che le faceva perdere la testa davanti a qualsiasi tipo di dolce. Poi lo raggiunse sul divano e si sedette con le gambe al petto e il mento appoggiato sulle ginocchia, i capelli ancora raccolti nella sua acconciatura preferita. Iniziò a fantasticare sulla sera seguente senza prestare molta attenzione alla televisione, chissà se fosse riuscita a farsi fare un autografo? Era emozionatissima al solo pensarci. Avrebbe visto il suo idolo dal vivo. Dopo tanto fantasticare il suo sguardo cadde sull’orologio della cucina che si vedeva chiaramente anche dalla sala, e scoprì così che erano ormai le dieci passate, pensò di conseguenza che in ospedale c’era stata qualche urgenza che aveva trattenuto la madre oltre il suo turno abituale di lavoro, si intristì non poco: avrebbe voluto darle la bellissima notizia dicendole che sarebbe andata al concerto della Kaioh ma si sentiva troppo stanca per l’intensa giornata che aveva passato insieme al biondo che guardava annoiato il programma di turno.

Haru…” mormorò dopo un sonoro sbadiglio “Credo che io vado a dormire sono proprio stanca, glielo dici tu a mamma del concerto?” continuò alzandosi diretta in camera.

Si sta tranquilla glielo dico” rispose lui dandole il bacio della buona notte “non ti preoccupare pensa a dormire a domani” sentendo quelle parole la bionda dai buffi codini si diresse in camera serena.

Dischiuse lentamente le palpebre assonnate, il viso sotto il lenzuolo si voltò verso la porta semi socchiusa della loro camera dalla quale entrava uno spiraglio di luce che giungeva fino al letto del fratello, che sembrava ancora vuoto. Si mise in ascolto nel buio e le sue orecchie captarono una forte litigata provenire dalla sala o dalla cucina, era difficile dirlo. Erano Haruka e sua madre.

Hikaru Ten’o era arrivata a casa esausta quando mancava poco a mezzanotte, la giornata in ospedale era stata pesante e piena di emergenze provenienti dal pronto soccorso di cui l’ultima l’aveva tenuta impegnata fino a circa un’ora prima, quando finalmente approfittando della calma apparente instauratosi timbrò il cartellino per uscire e andò nel suo studio a lasciare il camice. Arrivata a casa trovò Haruka in sala al buio davanti alla televisione, convinta che lui dormisse si era avvicinata per svegliarlo o laddove non ci fosse riuscita almeno spegnere la televisione.

Ciao Mamma, finalmente” la precedette il motociclista girandosi a guardarla e distogliendo per qualche istante lo sguardo dalla televisione. La donna si avvicinò al tavolo della sala ove qualche ora prima la figlia aveva appoggiato la busta con i biglietti e lo sguardo mentre poggiava la borsa sulla superficie in legno e la giacca in lino sulla sedia le andò a finire proprio su quest’ultima. Decise allora di guardare cosa ci fosse dentro, anche se ai tempi in cui il marito era ancora in vita ne aveva viste tantissime di buste provenienti dal Concert Hall.

Haruka posso sapere cosa significano questi?” chiese con un tono piuttosto rigido, mostrandogli i due biglietti con uno sguardo a metà tra l’arrabbiato e il severo.

Cosa ma?” rispose lui voltandosi nuovamente verso la donna e realizzando solo in quel momento ciò che la madre stringeva tra le dita della mano sinistra. “Oh… si sono due biglietti per me e Usa del concerto di domani della Kaioh” mormorò senza curarsi molto della reazione di Hikaru.

E di grazia dove li avresti presi?” chiese serafica la donna.

Mamma ma che domande fai scusami? È logico che li ho presi al teatro mica li ho rubati da qualche parte ma cosa ti frulla in quella testa?” rispose risentito, ok che gli piaceva uscire e passare le notti fuori, e non aveva almeno per il momento intenzione di lavorare seriamente escluse le corse. Ma non per questo era un ladro.

I soldi dove li hai presi che non ne abbiamo?” attaccò nuovamente la donna.

Li ho chiesti in prestito a due mie carissime amiche, a Settembre dopo la prima corsa della stagione glieli restituisco come ho sempre fatto non vedo dove sia il problema” sbottò, iniziava seriamente a innervosirsi per il comportamento della donna che aveva davanti.

QUANTE VOLTE TE LO DEVO DIRE CHE NON DEVI CHIEDERE IN PRESTITO NULLA EH? QUANTE?” esplose allora la madre.

MA TI SEI RINCOGLIONITA MAMMA? NON HO COSTRETTO NESSUNO A DARMELI HO CHIESTO, SE NON ME LI DAVANO AMEN! NON LI HO CHIESTI DI CERTO ALLA YAKUZA*” urlò lui.

TI SEMBRA GIUSTO CHE OGNI VOLTA DEVI CHIEDERE PER FAR CONTENTA USAGI? QUANDO IMPARERA’ A CRESCERE TUA SORELLA EH? DEVE CAPIRE CHE NON Può AVERE TUTTO DALLA VITA!” rispose a tono lei.

NO SAI COSA DOVRESTI CAPIRE TU? CHE TUA FIGLIA NON CHE MIA SORELLA SENTE LA MANCANZA DI SUO PADRE, NON LO VUOLE FAR VEDERE MA SE PERMETTI ALMENO FIN QUANDO NE HO LA POSSIBILITà VORREI CERCARE DI OVVIARE A QUESTA MANCANZA AFFETTIVA” esplose, sapeva benissimo che quelle parole avrebbero ferito la donna ma era la verità, la cruda e vera verità. Lei aveva imparato a convivere con il vuoto lasciato da quel maledetto tumore, ma la sorella era piccola, troppo piccola e anche se era una ragazza allegra con tutti, gli aveva confidato più volte che le mancava il padre. E lui non poteva far finta di niente. Dopo aver urlato contro la madre uscì furente dalla stanza diretto in bagno a prepararsi per la notte. Si lavò il viso con dell’acqua fresca per cercare di darsi una calmata, prima di dare un calcio contro il cestino degli indumenti sporchi. Quella situazione era insopportabile. Sua madre lo era. Dopo qualche minuto uscì dalla stanza e andò dritto in camera sua e della sorella, stava appunto per aprire la porta quando sentì dei singhiozzi provenire dalla cucina, e la sua meta cambiò in un secondo. Sua madre stava piangendo. Non l’aveva mai vista in quelle condizioni, era sempre stata una donna forte e sicura di se, in quel momento invece sembrava un gattino bisognoso di cure. Le si avvicinò senza far rumore.

Mamma… scusa per prima... la rabbia a volte fa dire cose che non si dovrebbero neanche pensare” mormorò lui sentendosi tremendamente in colpa nei confronti della donna che aveva davanti. Sono proprio una merda. Pensò.

Che scusa…avevi ragione… è solo che è così difficile ammetterlo. Credi che a me non manca vostro padre? È da quando è morto che non riesco a trovare un uomo con cui sto bene mi manca una parte di me stessa. Ovunque. “ disse Hikaru “ Credi che non me ne sia accorta di tua sorella? Ma cosa posso fare? Se non lavoro l’affitto non si paga, come potremmo mai campare? Ma con il lavoro perdo tutti gli attimi della vostra crescita…ma dimmi come devo fare? Come?” scoppiò a piangere.

Mamma non piangere dai..:” furono le uniche parole che lui riuscì a dire abbracciandola. Svariati minuti più tardi sentì i singhiozzi affievolirsi segno che la madre si stava pian piano calmando. “Forse è meglio che vai a dormire sei stanca, oggi hai lavorato tanto” mormorò lui, staccandosi da lei, le sembrava improvvisamente più vecchia di cento anni. Il motociclista si alzò e si diresse definitivamente in camera sua, era l’una passata e aveva bisogno di dormire, e soprattutto di pensare.

Appena Usagi sentì la porta della loro camera aprirsi chiuse gli occhi facendo finta di dormire cercando di trattenere il pianto che saliva veloce agli occhi. Sentire sua madre piangere l’aveva colpita profondamente, e si sentiva terribilmente in colpa. Se non avesse fatto intendere ad Haruka che era triste perché non avrebbe potuto andare a vedere il concerto, tutta quella litigata non ci sarebbe mai stata. E l’unica figura genitoriale rimastole non sarebbe stata così male. Sentì lui girarsi più volte nel letto, dopo di che fu colta dal sonno.



***



Appena giunta in camera Michiru si sdraiò sul letto e fissò il soffitto, non che fosse così interessante un muro bianco, ma il suo cervello era troppo impegnato a elaborare ciò che pochi minuti prima era successo in giardino tra lei e Seiya. Con una mano si toccò il naso nel punto esatto in cui l’aveva sfiorata il bruno. Non c’era nulla di diverso, ma quel tocco così istintivo creatosi per un po’ di crema dei cannoli che lei goffamente si era spalmata sul naso aveva provocato in lei una sensazione diversa. In compagnia del ragazzo stava bene, anche se non riusciva a dimostrarlo come avrebbe dovuto, la sua presenza anche se non sembrava le faceva piacere, ciò non voleva assolutamente dire che provava qualcosa per lui, ma non poteva escludere questa ipotesi. Non in quel momento almeno.

Se veramente si fosse innamorata avrebbe solamente condotto il gioco dei suoi genitori, che cercavano di lasciarli soli il più possibile in casa, chissà con quale intento. O meglio l’intento era fin troppo chiaro per i suoi gusti. Sbuffò stizzita. I suoi pensieri si concentrarono sul concerto dell’indomani, sarebbe stato il primo in cui si esibiva da solista e un po’ di agitazione c’era, solitamente era sempre stata accompagnata dal padre o dalla madre, anche se ovviamente suonavano i pezzi scritti da lei. Quella volta suo padre e sua madre sarebbero stati tra il pubblico in prima fila insieme alle autorità pronti a crogiolarsi nei complimenti che avrebbero ricevuto in sua vece per aver allevato una ragazza prodigio come più volte l’avevano apostrofata i giornali cittadini. Se sapessero a cosa doveva questo suo immenso talento sarebbero rimasti tutti di sasso, era brava è vero. Ma la sua bravura nasceva dalla necessità di esprimersi, perché non riusciva a farlo in altro modo. Per questo la sua musica era emozionante, vera: perché in essa erano contenute le sue emozioni. Le sue e di nessun’altro. Sensazioni che ritornavano a vivere ogni volta che suonava un brano su un palcoscenico o ad una festa che i suoi organizzavano alla villa periodicamente. E doveva ammettere che Seiya in questo ci aveva pienamente azzeccato tre giorni prima, come aveva detto? “Sorprendente come riesci a esprimere ciò che senti nel profondo della tua anima” . Forse quel ragazzo era più intelligente di quanto non sembrasse. Sbadigliò sonoramente prima di sentire la macchina dei suoi genitori percorrere il vialetto, era quasi ora di cena ed erano tornati a casa puntuali come sempre. Lei invece era stanca, se avesse potuto si sarebbe addormentata per risvegliarsi l’indomani sera dopo il concerto,non aveva la minima voglia di suonare ma era costretta. Iniziò a sfogliare il suo quaderno dei disegni, e in prima pagina trovò il suo simbolo artistico, lo aveva disegnato lei stessa: una chiave di violino intrecciata ad una moltitudine di rose fucsia, era il disegno che compariva su tutti i biglietti dei suoi concerti da due anni a quella parte. Si sentiva così simile ad una rosa: fragile, delicata ma al tempo stesso pronta a pungere qualsiasi persona che avesse tentato di farle del male. Per quello aveva scelto le rose, e la chiave di violino fu un’associazione immediata per via del suo talento musicale. Gli altri disegni erano studi preparatori per qualche dipinto che aveva finito e con il quale aveva più volte partecipato a delle mostre, organizzandone anche di proprie. Pian piano sentì le palpebre farsi sempre più pesanti.

Signorina Kaioh i suoi genitori l’attendono per iniziare la cena” la voce della domestica risuonò dopo un tempo imprecisato vicino al letto. No non aveva voglia di alzarsi, aveva solamente voglia di dormire.

Di a mio padre che non mi sento bene e preferisco rimanere a letto” mormorò senza aprire gli occhi “Non ho molta fame” mentii, in realtà avrebbe potuto mangiare una balena intera, ma la poca voglia di vedere le persone che l’avevano data alla luce, e soprattutto il bruno le davano dei buoni motivi per spingerla a rimanere a letto e fare la finta malata ben sapendo che i suoi genitori avrebbero preferito farla riposare, piuttosto di rischiare di dover annullare all’ultimo momento il concerto in programma per la sera seguente. In fondo era sempre stato così, a loro interessava della sua guarigione solo e solamente se c’era un concerto di li a pochi giorni. Sprofondò in un sogno tranquillo e senza sogni.



***

24 ore più tardi



Dopo una cena veloce costituita da quattro tramezzini e un insalata con mozzarella, pomodori, olive, mais e wustel era corsa a finire di prepararsi, da li a poco più di mezz’ora doveva lasciare la villa per recarsi al teatro in modo tale da arrivare mezz’ora prima del concerto. Si mise un vestito rosso, con una gonna molto semplice e dritta anche se un po’ a campana che le arrivava poco sopra il ginocchio, poi legò il nastro che partiva dal corpino dietro al collo. Si tirò su parte dei capelli fermandoli dietro con una piccola rosa rossa, e completò il tutto con un po’ di rossetto rosso e un filo di rimmel e matita. Scarpe e borsa bianche. Dopo di che prese il suo fidato violino e si avviò verso l’ingresso dell’appartamento, qui trovò Seiya già pronto in giacca e cravatta nere.

Sei bellissima” disse il moro sorridendole e porgendole il braccio, gesto che non sfuggì alla violinista.

Grazie” mormorò arrossendo come un pomodoro, molto probabilmente aveva il viso della stessa tonalità del suo vestito. “I miei sono già in macchina?” chiese poi. Porgendo il braccio al ragazzo per prenderlo a braccetto.Alla fine che cosa poteva fare di male? Niente. Il contatto con il braccio di lui provocò in lei la stessa sensazione che aveva sentito il pomeriggio prima in giardino. Che non accennava a diminuire, anzi tutto il contrario: era costante e presente nel suo essere.

Qualsiasi cosa indossa ha un’aurea di eleganza che le alleggia intorno. Chissà se anche lei prova ciò che sto provando io. Pensò il bruno osservandola prima di rispondere.

Si ci stanno aspettando, sarà il caso di andare quindi” le rispose sorridente, un sorriso che le scaldava decisamente il cuore e che stava benissimo su quel viso perfetto.

I due ragazzi si diressero insieme giù dalle scale sull’ingresso della villa davanti alle quali la macchina nera era già accesa con le luci che illuminavano il prato di fronte. I suoi genitori parlavano non curanti del loro arrivo con l’autista, molto probabilmente per cercare di individuare la strada meno intasata a quell’ora della sera. Seiya le aprì gentilmente la porta per permetterle di salire.

Grazie” mormorò lei donandogli il primo sorriso da quattro giorni a quella parte, dopo aver chiuso si mise a fissare al di fuori del finestrino come era sua abitudine fare per distrarsi dal concerto imminente. Si perse dopo pochi minuti a osservare le luci della città, in particolare fissò il mare, una distesa nera come la notte che si muoveva ritmicamente, il teatro dove avrebbe suonato era proprio al termine del lungo mare e illuminava parte della baia riflettendosi sull’acqua. In una decina di minuti raggiunsero la loro meta e l’autista si diresse verso l’entrata secondaria del teatro riservata all’ingresso degli musicisti o degli attori. Il parcheggio era già gremito da auto di tutti i generi: dalle porsche carrera alle utilitarie familiari.

L’ingresso riservato agli artisti era molto sobrio, e non aveva niente a che vedere con l’ingresso decisamente più elegante e sofisticato riservato al pubblico, il quartetto fu accolto da uno dei responsabili del teatro che ormai la violinista conosceva fin troppo bene, l’uomo diede loro il benvenuto esibendosi in un perfetto baciamano sia nei confronti della signora Kaioh che della figlia che si limitò a sfoderare uno dei suoi migliori sorrisi di cortesia senza rispondere.

Miss Kaioh se vuole il suo camerino è già pronto” le disse.

Grazie mille, con il vostro permesso andrei a prepararmi allora” mormorò lei prima di salutare e dirigersi verso la stanza ormai estremamente familiare in quanto era stata riservata dai suoi genitori alla sua famiglia. Solite manie di grandezza che lei tollerava a stento, avere un camerino come tutti gli altri era così indignitoso?

Poco dopo che era da sola nella stanza dove spiccavano un ampio specchio appeso ad una parete sopra una scrivania e una poltroncina davanti ad essi di velluto rosso, sentì bussare alla porta.

Avanti” a quella parola Seiya fece il suo ingresso, andandosi poi a stravaccare senza fare troppi complimenti sulla poltroncina “Non ne potevo più dei discorsi che stavano facendo, mi sono defilato” mormorò con un tono al quanto stizzito.

Io è tutta la vita che sento questi discorsi pensa un po’ che culo” arrossì subito dopo per l’espressione poco femminile che le era uscita dalle labbra “Scusami… non volevo fare un’affermazione così… poco consona al mio livello per cosi dire… culturale” cercò di rimediare mentre afferrava il prezioso Stradivari per accordarlo, per il moro anche quei suoni così scoordinati tra loro erano una melodia meravigliosa.

Posso capire perché ti scusi?” disse lui prendendo il quaderno ove erano contenuti gli spartiti, con una copertina color blu scuro.

Perché comunque un espressione come “culo” non è certamente adatta visto il cognome che porto” rispose torva “Comunque non penso che ci capirai sono tutti spartiti” rispose lei senza smettere di saggiare con precisione ogni nota del suo strumento alla ricerca di qualche stonatura.

Io dico che devi farti meno problemi sai? E pensi molto male, si da il caso che il sottoscritto suoni una chitarra elettrica per hobby” rispose lui sfoderando un sorriso da far girare la testa a chiunque. Ma non a lei. Alla quale provocò solamente una strana e minima sensazione.

Ah davvero? Non lo avrei mai detto!” rispose lei stupita mentre guardava l’orologio. “Sarà meglio che vada, tra cinque minuti devo essere sul palco” mormorò lei afferrando lo strumento.

Ehi ma questi non ti servono?” Le disse lui sollevando il quaderno con gli spartiti.

No non mi servono, ti conviene raggiungere il tuo posto a sedere in platea oppure non ti faranno più entrare poi” disse lei sparendo nel corridoio.



Un quarto d’ora più tardi era li, con un centinaio di occhi puntati addosso che la osservavano dal buio della sala davanti a lei. I suoi genitori in prima fila che la guardavano con un espressione che non tollerava sbagli o brutte figure. Si sentiva sola. Era terribilmente sola. Le ragazze presenti in sala molto probabilmente avrebbero ucciso per essere al suo posto, per una vita così agiata, per studiare nel miglior istituto cittadino. Lei no. Perché sapeva che in tutto quello sfarzo mancava la cosa più importante: l’amore dei propri genitori. Era li sul palco a preoccuparsi di due persone che non si chiedevano minimamente se era giusto o sbagliato lo stile di vita che le stavano donando. Perché secondo loro poteva solamente essere giusto.

Decise di non pensarci mentre posizionava il suo miglior amico e confidente sulla spalla per poi posizionare l’archetto sulla corda a cui era assegnato l’attacco del brano.Forza Michiru ignorali. Pensò tra se e se, un attimo prima che una melodia dolce si levò dal palcoscenico.



* * *



Usagi fece ingresso nell’Auditorium attaccata affettuosamente al braccio del ragazzo, perfettamente consapevole che agli occhi degli sconosciuti potevano essere scambiati per una coppia di fidanzatini. Intorno a lei gli sguardi invidiosi delle ragazze che come lei erano andate a vedere il concerto. La sala dove si teneva il concerto era molto moderna, bianca con le poltrone per gli spettatori nere, sopra il palco il soffitto disegnava una rosa molto sofisticata all’interno dei contorni era tutto rigata, e non ci volle molto tempo a capire che l’aria condizionata proveniva proprio da quelle fessure, erano stati più volte in passato in quel teatro ma non se lo ricordava affatto così stupefacente. Si girò verso il biondo al suo fianco e lo abbracciò.

Grazie Haru, è un regalo bellissimo ciò che hai fatto, sei la persona migliore del mondo” esclamò scoccandogli un baciò sulla guancia. E strappando un sorriso sghembo a lui che non amava molto le effusioni affettive.

Pochi istanti dopo le luci in sala calarono, e prima dell’inizio dello spettacolo fu trasmesso il solito messaggio automatico che intimava ai presenti di spegnere i dispositivi cellulari in modo tale da limitare se non eliminare del tutto le interferenze con l’audio. Dopo qualche secondo di buio le luci illuminarono il palco rivelando la violinista al centro di esso che reggeva il violino poco sotto la vita sorreggendo con il mignolo della stessa mano anche l’archetto. La bionda dai buffi codini era emozionatissima e non riusciva a stare un attimo ferma sulla sedia.

Difficile spiegare ciò che avvenne in Haruka dal punto di vista emotivo al vedere quella creatura così splendida e perfetta su quel palcoscenico. In televisione era molto carina, ma dal vivo era bellissima, sembrava uscire da un dipinto di Michelangelo o Raffaello. Sentiva il proprio essere palpitare alla vista di quella figura, come se un tornando o un vento violento la sferzasse dall’interno, muovendo i lati più reconditi del suo essere. Quando poi quella visione angelica iniziò a intonare le note che avevano fatto innamorare metà della popolazione della città e non solo, quella sensazione di stravolgimento aumentò.
Quella musica che poteva apparire così dolce, a tratti aggressiva e ad altri triste e drammatica, sentiva che gli appertenesse, sentiva che ciò che comunicava la musica comunicava le stesse emozioni che sentiva lui: solitudine, dolore, tristezza, repressione. Sensazioni vivide, intense, da mozzare il fiato. Che ti rapivano nel profondo portandoti a tirare fuori un lato di te stesso che non avresti mai immaginato di possedere, e che era sicuro era lo stesso che possedeva quella creatura angelica.







Angolo chiarimenti:

Yakuza: Corrispondente della mafia italiana in Giappone. Non è altro che la mafia giapponese.





   
 
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