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Autore: lapoetastra    14/03/2015    2 recensioni
< Oh, io.. ecco, è un po’ imbarazzante, non dovrei discutere con te di queste cose e… >
Legolas sbuffò, fingendo di essere annoiato ma in realtà nascondendo un sorriso divertito per lo strano comportamento del nano, solitamente burbero e riservato.
Gimli, rosso come un peperone sotto la folta barba castana, trasse un respiro profondo.
< Io... >
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gimli, Kili, Legolas, Tauriel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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< Legolas, io… devo parlarti >, esordì Gimli, imbarazzato.
L’elfo biondo lo guardò stupito.
Non era mai successo prima d’allora che il nano gli si rivolgesse con così tanta cordialità.
< Dimmi >, rispose dunque, con sincera curiosità.
Gimli sembrò agitarsi ancora di più.
Dentro di sé aveva infatti pensato che il compagno lo avrebbe ignorato, ed allora non sarebbe stato costretto a rivelargli quel segreto che gli opprimeva il cuore.
Ora, però, non poteva sottrarsi dal parlare con l’elfo.
< Oh, io.. ecco, è un po’ imbarazzante, non dovrei discutere con te di queste cose e… >
Legolas sbuffò, fingendo di essere annoiato ma in realtà nascondendo un sorriso divertito per lo strano comportamento del nano, solitamente burbero e riservato.
Gimli, rosso come un peperone sotto la folta barba castana, trasse un respiro profondo.
< Mi sono innamorato di lady Galadriel >, disse poi tutto d’un fiato, convinto che l’altro si mettesse a ridere e si facesse beffe di lui e del suo amore impossibile.
Legolas però rimase in silenzio, e Gimli continuò: < Non so come sia successo, e so anche che non è giusto. Però… è accaduto, ed adesso… >
Il nano si interruppe, confuso ed incerto su come proseguire.
I sentimenti, le domande e le emozioni impazzavano nella sua mente, facendolo tremare impercettibilmente.
Legolas attese un secondo, poi venne in soccorso all’amico che sembrava aver perso le parole.
< Ed adesso? >, lo incitò dolcemente.
< E adesso non so cosa fare! >, quasi urlò Gimli, con voce acuta e stridula. < Lei non starà mai con me, neanche se diventassi un eroe leggendario. Come potrebbe, d’altronde? Lei è bella e luminosa come il Sole, mentre io sono solo un pianeta lontano e buio che non avrà mai il privilegio di essere illuminato e scaldato dalla sua luce. >
L’elfo rimase interdetto per quelle parole così poetiche, così romantiche, così… non da Gimli.
Non aveva alcuna idea di come consolare l’amico.
Di colpo, però, un ricordo gli balenò nella mente.
< Non devi disperare >, mormorò, chinandosi fino ad avere i propri occhi azzurri puntati in quelli marroni dell’altro.
Gimli sussultò nell’udire quelle parole così inaspettate.
< Non ci credo. Lo dici solo per darmi una speranza che non c’è >, disse, con voce flebile.
< Ti giuro che non è così. Io c’ero. E l’ho visto. >
 
 
Tauriel non sa più che cosa prova.
Le emozioni dilagano dentro di lei come un fiume in piena, senza che lei riesca ad individuare quella dominante.
Non può essere.
Eppure lo è.
Se qualcuno, anche solo una settimana prima, le avesse detto che le sarebbe capitato, sicuramente non ci avrebbe creduto.
Eppure è accaduto.
Lo vede continuamente davanti a sé, anche se lui non c’è.
I suoi occhi piccoli e neri come il carbone sono radicati nella sua mente, e lei non può fare nulla per scacciarli o allontanare la loro morsa inallentabile sui propri pensieri.
< Ti sei innamorata di quello, vero? >, domanda di colpo una voce.
Tauriel sussulta, distolta dalle sue emozioni in delirio.
Si volta di scatto, trovandosi di fronte gli occhi azzurri come il cielo di Legolas, il suo più caro amico, quegli occhi che tante volte ha scoperto indugiare sul proprio morbido corpo.
< Si chiama Kili. Non “quello” >, mormora.
Legolas tace, come se lo avesse schiaffeggiato.
Ha capito che i suoi timori sono fondati, e non riesce a darsene pace.
< È un nano, Tauriel! >, la rimprovera allora esasperato, desiderando riuscire a farla ragionare.
Ma tanto sa che è tutto inutile.
< Non mi importa! >, sbotta infatti l’elfa, divenendo di colpo rossa come i suoi capelli. < Non mi importa sei lui è un nano. Non mi importa se non siamo della stessa razza e se il mio sentimento non è corretto. Io lo amo. >
Ecco, l’ha detto.
Si tappa la bocca con le mani, ma dentro di sé è contenta di aver dato finalmente una risposta ai mille interrogativi che le affollano la mente.
Legolas non può fare altro che andarsene, con il capo chino ed il cuore spezzato.

 
 
Gimli sembrava un po’ più speranzoso, adesso.
C’era però qualcosa che ancora lo turbava e dunque decise di interpellare l’amico elfo.
< Sai, circolano leggende, tra il mio popolo, sugli innamoramenti e le unioni di individui di razze opposte. Soprattutto i miei avi ed i miei parenti sostengono con forza che se un nano ama qualcuno che non sia un nano, lo spirito di Durin inevitabilmente punirà lo sfortunato conducendolo alla morte. >
Legolas ascoltò le sue parole, ma non rispose.
Non sapeva cosa dire.
Vedendo che l’elfo taceva, Gimli prese coraggio e gli fece la domanda che più gli premeva e lo preoccupava. 
< Come è andata a finire la storia tra il nano e l’elfa tua amica? Lui è… sopravvissuto? >, chiese, temendo la risposta.
Legolas ci pensò su, trattenendo a malapena un singhiozzo.
 
 
Tauriel guarda Kili.
Lo osserva, ma è come se non lo vedesse davvero.
I suoi occhi sono completamente ricolmi di lacrime, che però non vogliono saperne di scendere.
Rimangono semplicemente lì, accumulandosi e formando un muro d’acqua che le impedisce di mettere a fuoco la figura del nano disteso a pochi passi da lei.
Si asciuga con forza gli occhi, e si avvicina a Kili.
Il suo corpo muscoloso e forte sembra ora essere fragile come il cristallo, con una crepa nel petto da cui esce copioso il sangue che inzuppa i suoi caldi e pesanti vestiti di lana.
L’elfa gli prende la testa teneramente tra le mani e se la poggia in grembo, come se fosse un bambino piccolo in procinto di sprofondare nel sonno.
Ma non è così, e Tauriel lo sa bene.
Il nano sta morendo, strappato alla vita da una guerra che probabilmente non sarà mai vinta dalle forze del Bene.
È stato ferito per salvare lei, per permetterle di continuare ad esistere e per impedire all’Orco Pallido, il loro eterno nemico, di farle del male.
L’elfa guarda il volto delicato di Kili leggermente increspato dal dolore e si rende conto di quanto egli sia giovane, poco più che un bambino.
Esattamente come lei.
Solo che lei è ancora viva, mentre lui sta per abbandonare il mondo per sempre.
Quasi Tauriel desidera di non averlo mai conosciuto e che l’amore non fosse mai sbocciato tra loro, perché così Kili adesso starebbe bene fisicamente, e lei moralmente.
Ma non si può tornare indietro.
Il nano d’improvviso muove la bocca, come se volesse parlare.
Tauriel avvicina delicatamente il proprio orecchio alle sue labbra pallide.
< Durin… perdonami >, mormora Kili.
Poi la vita lo abbandona.
La ragazza si sente invadere dalla disperazione più cieca ed assolutizzante che abbia mai provato in tutta la sua esistenza eterna.
Piange, urla, in preda all’agonia.
Poco distante, Legolas ha assistito immobile e silenzioso alla scena.
Dovrebbe sentirsi sollevato per la morte del nano, il suo rivale in amore che è riuscito a trovare la chiave del cuore di Tauriel, un luogo a lui sempre precluso.
Eppure non è così.
Non prova gioia, o soddisfazione, o tranquillità.
Non prova niente.
Allora se ne va, con le urla di Tauriel che ancora riecheggiano nelle sue orecchie.
 

 
< Non è sopravvissuto, vero? >
La domanda improvvisa di Gimli riportò Legolas al presente.
Sbattè gli occhi, confuso, e guardò il nano che lo scrutava con sguardo nuovamente spento e privo di qualsiasi speranza.
Doveva dargli una risposta, ma non sapeva cosa dire.
< Il nano che si è innamorato dell’elfa non è vissuto, vero? >, tornò alla carical’altro, con voce tremula e burbera allo stesso tempo.
< No. >, rispose Legolas.
< Lo sapevo. >
Gimli chinò il capo e, contro ogni aspettativa dell’elfo – e di chiunque altro della Compagnia -  si mise a piangere.
Legolas sentì il cuore spezzarsi, a quella vista, e capì che anche solo per puro egoismo doveva fare qualcosa per consolarlo.
< Che cosa hai capito? Ho detto “no” perché non è vero che quel nano non è sopravvissuto>, disse allora, cercando di non far trapelare la menzogna nella propria voce.
L’amico lo guardò e l’elfo, incoraggiato dalla luce che si era accesa nei suoi occhi scuri, continuò: < Sono ancora insieme, sai? Certo, ora lui è molto invecchiato, mentre lei è sempre giovane e bella, come tutti noi elfi del resto. Eppure lo ama come il primo giorno, e viceversa. Me lo ha detto lei stessa poco prima che partissi. >
Gimli sorrise, un sorriso carico di emozione e gioia che fece vibrare le corde più profonde del cuore dell’elfo.
Legolas non era pentito di aver detto una bugia.
Era a fin di bene, dopotutto, e serviva unicamente a dargli un po’ di coraggio e speranza.
Poi, in fondo, il viaggio era soltanto appena iniziato, e sicuramente il nano avrebbe dimenticato presto Galadriel e quell’amore impossibile.
 
 
 
 
   
 
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