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Autore: Nods    14/03/2015    5 recensioni
"Ognuno convinto di poter essere il migliore.
Questo spirito di competizione non era come il medesimo tra gli allenatori.
Questi ultimi competevano principalmente per la fama, la gloria, per stabilire chi fosse il più forte, erano spinti a migliorare per battere chiunque si trovasse sul loro cammino verso la popolarità.
Tra i Rangers era ben diverso, ognuno era spinto a migliorare e a diventare più forte unicamente per operare meglio in caso di pericolo, sulle loro spalle grava la vita di molte persone, non commettere sbagli era un obbligo, errore a volte poteva significare morte, l'aspirazione alla perfezione in questo caso era tutt'altro che un capriccio egoistico.
Questa filosofia era quella che veniva insegnata ad ogni Ranger, era come un credo, il credo dell'altruismo e del sacrificio per il prossimo."
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Manga, Videogioco
- Questa storia fa parte della serie 'Pokemon Next Generation'
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-Mach Fury-

 

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L'aria era calda, tuttavia il clima era reso leggermente più mite da un venticello fresco proveniente dal mare, l'odore di salsedine si mischiava a quello del bosco.

L'Accademia Ranger era addobbata a festa, la cerimonia d'ammissione stava per iniziare.

Tutti erano seduti al proprio posto, il presentatore era pronto a salire sul palco, a breve sarebbero stati presentati ad uno ad uno tutti i nuovi iscritti dell'accademia.

Jason era in fila con gli altri bambini, l'emozione era fortissima, i suoi capelli castani si spettinavano al vento, gli occhi color nocciola socchiusi a causa del sole di Ferragosto.

Arrivò il suo momento.

“Jason Gray” Annunciò il presentatore.

Un po' impacciatamente il bambino salì i gradini facendosi coraggio. Si trovò sul palco di fronte a tutti, cercò sua mamma tra la folla con lo sguardo, il preside dell'Accademia gli mise una mano sula spalla e con l'altra gli porse una scatolina di plastica trasparente.

“Tieni, questo è il tuo Styler, il tuo strumento per arrivare al cuore dei Pokemon. Aiuterai un sacco di persone con questo”

“Grazie signore”

Dopodiché venne congedato e invitato a raggiungere il resto del gruppo.

La cerimonia fu accompagnata da un grande rinfresco. Da quel giorno Jason avrebbe vissuto lì, fino al momento del suo diploma, quando sarebbe diventato un Ranger a tutti gli effetti e assegnato ad una centrale operativa.

I suoi occhi brillavano di gioia.

Il pomeriggio fu lungo e divertente, lui fece subito amicizia con un altro bambino, un tale Scott Savage, con dei capelli color rame cortissimi sul capo.

I due fin dai primi minuti crearono un'affinità incredibile, la loro amicizia era una di quelle che dura in eterno, fratelli.

 

Verso sera le famiglie salutarono i propri figli, tra lacrime di gioia ed abbracci. Li avrebbero rivisti solamente durante l'estate e alcune vacanze durante l'anno, tutto ciò per circa otto anni, il percorso di studi medio degli accademici di Almia.

L'accademia era nata come piccola scuola, con pochi posti disponibili. Ora l'intera istituzione contava circa 2000 studenti, era la Hogwarts dei Rangers, con tanto di giardini, palestre, piscine, campi d'allenamento, tutto ciò che si potesse desiderare.

La festa si era svolta in una parte del cortile frontale, utilizzato sempre per questi eventi.

Jason rimase a bocca aperta quando il rettore spalancò il portone dell'accademia, il vero portone.

Davanti a lui si presentava un'insieme di edifici che si estendeva per centinaia di metri, chilometri forse. Vista l'ora vennero mostrate loro solo le varie parti dei dormitori, divisi tra maschi e femmine e ognuno di essi suddiviso a sua volta per annate. Il resto del tour sarebbe stato completato i giorni successivi.

Naturalmente Jason decise di stare in camera con Scott, la camera numero 138.

La notte quasi non riuscì a dormire dall'emozione, questo era il sogno della sua vita ed ora, all'età di undici anni si stava realizzando, sarebbe diventato una leggenda vivente, come quelle foto appese nel salone principale, rappresentanti i Ranger migliori che l'accademia avesse mai avuto.

Giungevano in massa da Fiore e da Oblivia per frequentare la prestigiosissima Accademia Ranger di Almia.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il giorno era arrivato, come di tradizione, tutti gli alunni del quinto anno, a Settembre, si guadagnavano il loro Pokemon compagno, quel Pokemon che non li avrebbe mai lasciati, quel Pokemon che in futuro avrebbe potuto salvar loro la vita.

L'importanza del compagno era aumentata notevolmente negli ultimi anni, infatti esso, seppur non catturato con un Pokeball era fedele al Ranger, che, in evenienza avrebbe potuto usarlo in una lotta.

Per i Ranger di grado più alto della federazione invece era permesso avere due Pokemon compagni se desiderato, visti i compiti più impegnativi.

“Bene ragazzi, come voi ben sapete ci troviamo nella zona AC1, utilizzata da molti di voi per esercitarsi nella cattura, principalmente di Pokemon viventi nei boschi e nelle praterie. Oggi, in occasione di questo evento, tutti i settori dall'AC1 all'AC13 verranno aperti e messi in comunicazione tra loro, in modo da permettervi di incontrare praticamente qualsiasi Pokemon sulla faccia della terra” Disse il preside.

Tra gli alunni si levò un urlo di felicità, come quando sei allo stadio e la tua squadra segna.

Nessuno stava più nella pelle.

Jason si scambiò uno sguardo di sfida con Scott come per dire:

“Lo catturerò prima io” o “Il mio sarà più forte”

L'istruttore di cattura si schiarì la voce.

“Ragazzi, ascoltatemi bene, non è uno scherzo. Voi siete abituati a stare in area d'allenamento solamente qualche ora, senza contare che ci sono istruttori a sorvegliarvi e la zona è relativamente piccola. Ora le cose sono ben diverse, l'area di competenza è tredici volte più ampia, se non di più, senza contare che molti di voi non hanno nemmeno affrontato alcune AC. Non potete uscire finché non avrete il vostro Pokemon Compagno, e dubito che vi accontenterete di un Rattata. Nessuno vi sorveglierà e vi soccorrerà, alcuni addirittura muoiono in questa impresa, collaborate, se ci riuscite, ed il compito vi risulterà meno arduo. In media l'ultimo a terminare lo fa dopo due settimane, se credete che io vi stia raccontando balle provatelo sulla vostra pelle con questa spavalderia nell'animo, e verrete sbranati da uno Sharpedo. Lo Styler che vi sarà fornito non sarà quello d'ordinanza, la linea di cattura di questo aggeggio instaura un rapporto molto forte con il Pokemon, tanto da legarsi a voi per il resto della vita, tuttavia ciò comporta una maggior difficoltà di cattura, il numero di cerchi necessari è di circa 25 volte superiore alla media. Credo di aver detto tutto, in bocca al lupo ragazzi, usate la testa”

Ora tra gli studenti non c'era più quel clima euforico di prima, qualcuno sussurrava col compagno, altri erano terrorizzati, i più sbruffoni avevano un'espressione tale e quale a quella di cinque minuti prima.

“Hei Scott” sussurrò Jason

“Dimmi”

“Hai paura ?”

“No, se stiamo uniti nulla ci può battere”

“Giusto, fratelli”

“Fratelli. Se incontriamo uno Swampert è mio però”

“Andata” Rise il castano.

Il Rettore li interruppe.

“Credo che si possa dare il via alle danze”

Una sirena suonò e le porte dell'AC1 si aprirono, una mandria di ragazzi e ragazze partì di corsa con un unico obiettivo. Ognuno convinto di poter essere il migliore.

Questo spirito di competizione non era come il medesimo tra gli allenatori.

Questi ultimi competevano principalmente per la fama, la gloria, per stabilire chi fosse il più forte, erano spinti a migliorare per battere chiunque si trovasse sul loro cammino verso la popolarità.

Tra i Rangers era ben diverso, ognuno era spinto a migliorare e a diventare più forte unicamente per operare meglio in caso di pericolo, sulle loro spalle grava la vita di molte persone, non commettere sbagli era un obbligo, errore a volte poteva significare morte, l'aspirazione alla perfezione in questo caso era tutt'altro che un capriccio egoistico.

Questa filosofia era quella che veniva insegnata ad ogni Ranger, era come un credo, il credo dell'altruismo e del sacrificio per il prossimo.

 

 

Jason aveva il cuore che batteva mille, i suoi erano ovattati, probabilmente era l'effetto dell'emozione, dell'adrenalina, o semplicemente della paura.

Si voltò, Scott lo seguiva a ruota, con sé avevano solamente una mappa grossolana delle AC e e gli Styler speciali. Trovare il Pokemon desiderato prima della fine della giornata sarebbe stato l'ideale, ma ci volevano solamente un paio d'ore di corsa per uscire dall'AC1, nella quale raramente si trovavano Pokemon interessanti, questa zona ospitava solitamente creature non molto rare e spesso nemmeno evolute, veniva infatti usata per l'addestramento delle matricole. Per tutte le altre aree la questione era ben diversa, tutte ospitavano Pokemon ardui da catturare, Pokemon aggressivi, Pokemon rari, Pokemon molto pericolosi.

Chiaramente l'obiettivo di tutti, o quasi tutti, era in quei settori.

Correvano ormai da venti minuti, si volevano staccare dal gruppo, ora era un tutti contro tutti, probabilmente alcuni ti avrebbero preso a pugni in faccia solamente perché stavi cercando di catturare il Pokemon che avrebbero voluto.

Non ci si poteva fidare di nessuno.

Stando alle storie di alcuni accademici non erano rari i casi di furto di Styler, in modo da non permetterti di catturare un Pokemon. Incredibile fino a che livelli potesse arrivare la competizione.

Altri racconti parlavano invece di ragazzi impazziti totalmente a causa del numero di giorni passati al freddo in ambienti ostili, con la costante paura di venir attaccati da umani e Pokemon, e magari consci di non riuscire a catturare il mostro che si sta inseguendo da ore, giorni, settimane.

 

 

La sera era calata, nel cielo si poteva vedere il maxi schermo istallato sopra l'arena, esso indicava l'ora, il giorno, e il numero di studenti che ancora stavano dentro e quelli che invece avevano completato la missione.

La giornata era passata tranquillamente, nessun attacco subito e nemmeno nessun Pokemon decente avvistato.

“Dici che ce la faremo?” Chiese pensieroso Scott.

“Che?”

“Riusciremo a tornare all'accademia?”

“Mi stai prendendo per il culo!? Certo che ce la faremo, magari già domani porteremo a termine sta missione”

“Lo spero”

“Ora pensa a dormire, qua siamo al sicuro”

I due ragazzi si erano accampati sopra un albero, in modo da essere più al sicuro.

Attualmente si trovavano sul confine tra AC2 e AC3 rispettivamente la zona di foresta e la zona rocciosa dei canyon. L'area pianeggiante con immensi prati ed erba alta non era stata nemmeno ispezionata, sarebbe stata una perdita di tempo. La seconda era invece stata esplorata per tutto il giorno senza grandi risultati, molti devono averli preceduti.

 

 

Jason venne sevegliato all'alba dalla luce del sole che penetrava dalle chiome degli alberi, il suo primo pensiero fu di controllare l'inventario, fortunatamente c'era tutto.

Svegliò Scott e dopo essersi sciacquati la faccia in un ruscello lì vicino ripartirono.

Il paesaggio era mozzafiato, la foresta si diradava e un canyon labirintico si stagliava sotto i loro occhi.

Scesero per un ripido sentiero roccioso color rosso rame, faceva un gran caldo, la sete si iniziava a sentire e la fame pure, il giorno precedente non avevano mangiato.

“Senti Scott, io qua sto morendo, direi di non soffermarci troppo in questo settore e arrivare in fretta al prossimo”

“Credo sia la scelta migliore, sbrighiamoci”

Jason consultò velocemente la mappa.

“Sono circa cinque ore di cammino, possiamo farcela”

“Dobbiamo farcela”

 

 

Il sole friggeva le loro teste già da più di tre ore, nessuno parlava, il fiato era pesante, la sudorazione non faceva altro che aumentare la sudorazione e in quel posto non era facile trovare qualcosa da mangiare.

“Cazzo! Cos'è quella cosa?” Urlò il castano indicando qualcosa a circa cinquanta metri da loro.

Scott non disse nulla, il suo volto mutò in un'espressione terrorizzata.

“J...J..Jason, quella è una persona”

I Ranger corsero in direzione dell'avvistamento, constatando che fosse davvero un umano. Il problema è che quel ragazzo, o almeno quello che ne rimaneva, giaceva in una pozza di sangue.

Il suo corpo era dilaniato, le gambe erano staccate dal resto del corpo, sembrava essere stato mangiato, il viso era sfigurato, nessuno dei ragazzi fu in grado di riconoscerlo.

“Oh merda, che cazzo è successo ?! Andiamocene via di qua!”

“Il coach aveva ragione, è pericoloso qua fuori, non voglio scoprire che Pokemon gli ha fatto questo”

Troppo tardi. Nell'aria rimbombò un ruggito spaventoso, a circa trenta metri da loro si presentò un enorme Garchomp, le sue fauci erano insanguinate, gli artigli erano ugualmente macchiati di rosso.

L'imponente drago li squadrò per un momento per poi correre furiosamente in loro direzione.

“Corri cazzo, corri!”

I due scapparono a gambe levate, seppur il distacco iniziale era considerevole il Pokemon Mach era molto più veloce di loro.

Gli insegnamenti delle lezioni di sopravvivenza, conoscenza dei Pokemon e adattamento all'ambiente si unirono, scoppiando uno dopo l'altro nella testa dei ragazzi.

Entrambi fecero le stesse identiche cose.

Erano in un canyon, zona relativamente aperta, sulla corsa rettilinea sarebbero stati presi in una manciata di secondi, dovevano escogitare un piano. La risposta arrivò immediatamente, vicino al sentiero principale si stendeva una zona rocciosa costellata di pinnacoli alti e fitti che creavano una sorta di labirinto.

I due si buttarono a capofitto in quella foresta di roccia e terra, correndo a zig zag schivando tutti gli ostacoli, così facendo Garchomp avrebbe fatto fatica a raggiungerli o addirittura sarebbe potuto essere fermato da un passaggio troppo stretto.

Dopo circa 200m di corsa il ruggito del Pokemon non si udiva più.

I ragazzi si fermarono a riprendere fiato, scoppiando in un fragorosa risata per il successo.

“Grande!”

Si batterono il cinque quando tutto d'un tratto le loro speranze si infransero.

Una fila di pinnacoli venne abbattuta senza tanti problemi dal Garchomp selvatico.

L'inseguimento proseguì. Il predatore era implacabile, più di una volta i suoi artigli erano arrivati a pochi centimetri dai corpi dei ragazzi che, all'ultimo, avevano effettuato un cambio di direzione per schivare.

Il fiato iniziava a calare, seppur fossero ben allenati stavano andando in debito d'ossigeno, l'adrenalina non durava per sempre. I muscoli bruciavano e i polmoni pure e come se non bastasse la zona che fino a quel momento li aveva aiutati stava per terminare, alla fine del labirinto si scorgeva una valle rocciosa sconfinata, dovevano sperare in un miracolo.

La corsa si protrasse ancora, e proprio fuori dai pinnacoli Jason si sentì lacerare la schiena.

Gli artigli di Garchomp l'avevano colpito, fortunatamente non così in profondità da ucciderlo.

Il ragazzo era a terra, già era pronto a morire quando qualcosa accadde.

Ben, un loro caro amico dell'accademia si era aggrappato a mo' di zaino sulla schiena del Pokemon Mach, bloccandolo.

“No Ben!”

Le parole non servirono a nulla, il drago si liberò senza problemi del ragazzo, lo scaraventò a terra e gli frantumò il cranio sotto le zampe posteriori.

Ora Jason era davvero consapevole perché alla gente servisse aiuto, anche un solo Pokemon può causare tale morte e distruzione, figuriamoci interi gruppi.

Il ragazzo continuò a correre con fatica nonostante lo squarcio sulla sua schiena, Scott lo aiutava ma tutto ciò non sarebbe servito a nulla, Garchomp li aveva ripresi di mira.

Cercarono di accelerare e tutto ciò portò solo alla caduta di Jason, dolorante.

Garchomp li guardava con occhi iniettati di sangue, famelico, ancora pochi secondi e la furia li avrebbe raggiunti quando un drago della medesima immensità lo colpì con una testata sul fianco.

Un Haxorus furibondo prese a lottare contro Garchomp, distraendolo dal suo obiettivo.

Quel tipo di Pokemon non è molto aggressivo solitamente, a meno ché non si invada il suo territorio deturpandolo, evidentemente i cadaveri non erano ammessi nel suo giardino.

“Grazie ad Arceus, scappiamo!”

“No, voglio provare a catturarne uno, ora che sono impegnati in altro” Disse incredibilmente Jason.

“Ma sei pazzo!? Se li disturbi magari si accaniranno entrambi contro di noi”

“No, sono due Pokemon drago, non smetteranno di lottare finché uno non avrà sconfitto l'altro, è una questione d'onore”

“Spero proprio che tu abbia ragione” Sospirò infine Scott.

Jason si rialzò faticosamente in piedi, puntò lo Styler contro Garchomp e sparò il disco di cattura.

I due Pokemon continuavano a lottare, nessuno di loro mostrava segni di cedimento, due colossi di straordinaria potenza squarciavano l'aria con i loro potenti ruggiti.

Il disco di cattura non li disturbò, sembrava una mosca in confronto a loro.

Il Ranger iniziò a muovere il braccio tracciando ampi cerchi nell'aria che spesso doveva interrompere a causa degli spostamenti repentini dei Pokemon, la cattura sarebbe durata più del previsto, o almeno così credeva Jason.

Il disco gli tornò in mano dopo circa trenta secondi.

“Sì, l'ho preso !” Esultò lui.

Il Pokemon non rispondeva, continuava la sua lotta furibonda.

Ad un tratto il bracciale dello Styler squillò e sul display apparve * attenzione, Pokemon troppo potente per essere catturato da questo Styler, energia massima non sufficiente. Attendere per la rigenerazione *

“Cazzo, sono stati programmati con un limite più basso, a quanto pare questi Pokemon sono troppo forti, o solamente quel Garchomp di preciso ha una forza al di sopra della media. Andiamo via ora”

 

 

Non mancava molto al confine con l'AC4 ma i pochi chilometri rimasti vennero percorsi molto lentamente a causa della ferita di Jason.

La zona 4 era una foresta pluviale, con un grande fiume che scorre tra gli altissimi alti, terminando con una cascata al confine con l'AC5, il settore alpino con un lago cristallino al centro. Quest'ultimo era collegato a sua volta con i tre settori successivi.

 

 

I due ragazzi si sistemarono ai piedi di un grande albero, Jason si sedette a medicarsi alla bell'e meglio. Scott si impegnò a creare una sorta di rifugio con rami e foglie, in modo da essere meno visibili e più protetti.

Il castano strappò la sua maglietta e si fasciò stretto intorno al busto, era totalmente sporco di sangue, si mise la felpa e si diresse da solo al fiume per lavarsi un po' e sciacquarsi le ferite profonde. Gli artigli erano penetrati di qualche centimetro, anche solo respirare gli provocava dolori lancinanti.

Era ancora scioccato da quello che era accaduto qualche ora prima, inizialmente la vista del corpo dilaniato, poi l'inseguimento, il colpo e infine Ben. Aveva dato la vita per loro, lacrime rigarono il visto stanco di Jason, increspando l'acqua.

Aveva fatto amicizia con Ben il secondo anno. Si erano conosciuti al corso di sopravvivenza, era uno dei suoi amici più cari all'interno dell'accademia, con lui aveva vissuto le migliori avventure “amorose” l'anno prima. Nel senso che quasi ogni sera andavano a caccia di ragazze per i cortili e i corridoi, sempre con successo. Jason e Ben detenevano il maggior numero di ragazze baciate. Scott invece non era il tipo, preferiva una storia seria che una botta e via.

Questi ricordi gli fecero piangere il cuore, le lacrime scendevano sempre più grandi sul suo viso, i rintocchi delle gocce si facevano sempre più frequenti, le lacrime si mischiavano al sangue.

Ben aveva seguito la morale dei Ranger, delle persone erano in pericolo e lui li doveva salavre, e ci era riuscito, seppur dando la propria vita per questo.

Si ripromise che quando sarebbe tornato all'accademia gli avrebbe fatto onore, durante il ritorno doveva recuperare il corpo, non poteva lasciarlo lì a marcire, si meritava ben altro, gli doveva la vita.

“Jason, ora basta, hai bisogno di riposo, non ci pensare. Si sta pure facendo notte” Lo consolò Scott.

“Ok, grazie fratello” Rispose lui asciugandosi le lacrime.

Entrambi si misero a dormire, sfiniti dalla lunga giornata.

 

 

 

Le fronde degli alberi riuscirono a filtrare la luce del sole permettendo ai due studenti di non essere svegliati all'alba.

Jason aveva dormito davvero poco quella notte, tra il bruciore della schiena e gli incubi riferenti al giorno prima che lo perseguitavano non era riuscito a chiudere occhio.

Si alzò lentamente e svegliò Scott. Dopo poco ripartirono, la sete era stata sanata grazie alle acque incredibilmente cristalline del fiume ma la fame persisteva,e peggiorava passo dopo passo.

Il rosso cadde a terra, stremato.

“Scott! Che hai?”

“Jason, senti, non ce la faccio più, sto morendo di fame, so che tre giorni possono sembrare pochi ma io davvero non ce la faccio più”

“Non dire così, non sei il tipo che si arrende facilmente”

“Davvero, non ce la faccio”

“Senti, tu stai qua, riposati, io vado a cercare qualcosa da mettere sotto i denti”

“No, tu continua, non sprecare tempo e forze per me, già sei ferito, finiremo per morire entrambi”

“Non dirlo neanche per sogno, io non lascio morire mio fratello, mai e poi mai, quanto è vero Arceus io ti porterò del cibo!”

Scott non rispose, si era accasciato a terra, semi-svenuto. Il castano si doveva sbrigare.

Si mise alla ricerca di bacche, la fonte di cibo più facile da trovare in una foresta pluviale, il problema stava certamente nel coglierle dagli altissimi alberi.

Adocchiò un albero di Baccabane, chiaramente troppo distanti per riuscire a prenderle, di arrampicarsi non c'era modo, l'unica era provare a far tremare l'albero.

Il ragazzo iniziò così a prendere a calci il tronco, avendo come unico risultato un dolore lancinante alla schiena a causa del contraccolpo.

“Fanculo!” Urlò lui.

Non sapeva che fare, tutto sembrava inutile quando qualcuno lo toccò.

Un Floatzel stava accanto a lui, aveva un'espressione allegra e gioviale, ma il suo sguardo era vispo e attento.

“Bene, proprio l'ideale, non aspettavo altro!”

Senza pensarci due volte utilizzò lo Styler e catturò con successo il suo obiettivo, ora aveva il suo Pokemon Compagno, e non poteva desiderare di meglio.

* Cattura completata, complimenti, questo è il tuo Pokemon Compagno * Gracchiò lo Styler

“Siii, evvai! Amico, riesci a procurarmi del cibo? Magari quelle Baccabane lassù?”

Floatzel annuì e con un rapido scatto si arrampicò su per l'albero cogliendo le bacche richieste.

“Sei fantastico! Ora possiamo tornare da Scott”

Il ragazzo fece per avviarsi dal suo amico ma il suo partner lo bloccò per la felpa.

“Che succede ?”

Il Pokemon corse veloce verso il fiume, a una decina di metri da Jason, per poi tornare con un Magikarp tra i denti e delle Baccalghe nelle zampe, entrambi commestibili.

“Per Arceus, ma sei incredibile, questo ci basterà per un po' di tempo”

Il ragazzo prese tutto in mano e tornò da Scott.

“Hei fratello, guarda un po' qua”

“Che succede?” Mormorò.

“Siamo salvi!”

I due si rifocillarono e il castano raccontò all'amico come avesse catturato Floatzel. Fu così che giunsero all'AC5 a notte inoltrata.

 

“Accampiamoci sulle rive del lago”

“Ottima idea”

Accesero un fuoco per riscaldarsi e cuocere il pesce, che altrimenti sarebbe andato a male. L'avrebbero mangiato la mattina seguente.

“Sai, ora sono molto più speranzoso” Esordì il rosso.

“Già”

Jason guardò il cielo, lo schermo brillava nella volta celeste, mancavano solamente ventiquattro ragazzi, ed il coach aveva parlato di due settimane, in alcuni casi. Erano passati quattro giorni, ma ancora la maggior parte dei settori era da esplorare.

“Dove vuoi andare domani” Chiese il castano.

“Non saprei, perché me lo chiedi?”

“Devi trovare il tuo Pokemon compagno, sta a te decidere che habitat esplorare, in base al genere di partner vuoi trovare”

“Che scelte ho?”

L'amico consultò la cartina.

“Puoi scegliere tra deserto, distesa di ghiaccio o area vulcanica, sono tutte e tre belle toste”

“Mmh… Vada per l'area vulcanica”

“E che area vulcanica sia”

“Buonanotte”

“Buonanotte”

 

 

La giornata era stata molto migliore rispetto alla precedente, avevano messo finalmente qualcosa sotto i denti, nessuno aveva rischiato la vita, e Jason aveva trovato il suo Pokemon compagno.

La notte fu tranquilla, il calore del falò contrastava i freschi venti alpini creando un clima mite ed accogliente. Il ragazzo quasi non sentì il bruciore della ferita, ed inoltre ora riusciva a muoversi molto meglio. La speranza stava crescendo.

 

 

Questa volta non furono così fortunati, l'alba li svegliò presto, costringendoli a riprendere velocemente il cammino e la scalata della catena montuosa, con Floatzel che copriva loro le spalle.

La levataccia fu una fortuna per loro, guadagnarono ore preziose trovandosi sulla cima della montagna nel tardo pomeriggio, all'imbrunire giunsero al confine.

 

Il giorno seguente si preannunciava faticoso e pericoloso, la pianura rocciosa costellata da geyser e piccoli vulcani attivi non era esattamente l'ambiente più accogliente sulla faccia della terra.

Tuttavia erano attrezzati, si erano fabbricati due sacche d'acqua e una borsa contenete ancora un po' di Baccalghe essiccate.

La zona brulicava di Slugma e Magcargo, nulla di troppo interessante per Scott, che provò a catturare un Magmortar, senza successo.

Un Houndoom sarebbe stato fantastico, ma sono Pokemon principalmente notturni, e trascorrere tempo al buio in quel posto non era la migliore delle idee.

Nonostante la difficoltà nel trovare il Pokemon desiderato tutto filò liscio finché i due non giunsero al confine.

Una voragine si stendeva per chilometri lungo la fine del territorio, rendendo impossibile l'attraversamento se non con Pokemon volanti, praticamente inesistenti in quella zona.

“Torniamo indietro” Fece Scott.

“Come torniamo indietro?! Ti arrendi proprio ora ?”

“Non mi sono arreso, ma qua non possiamo fare nulla”

“Non è vero, ci sarà un modo per superarlo”
“No! Smettila di ostinarti e per una volta dammi ascolto cazzo!” Urlò il rosso.

“E con il Pokemon compagno che hai intenzione di fare?”

“Sulla strada del ritorno troverò qualcosa, mal che vada mi accontenterò di qualcosa”

“Se ne sei davvero convinto, torniamo indietro”

Fu così che i due tornarono sui loro passi che in due giorni, li riportarono al confine tra AC4 e AC3.

 

 

La mattina ripresero il cammino.

“Voglio riprendere il corpo di Ben”

“Giusto, speriamo di ritrovarlo”

Giunsero al punto dove i brutti dì ricordi tornavano alla mente, e la paura di rincontrare Garchomp saliva.

Il corpo non c'era, o meglio, rimaneva una carcassa putrefatta, mangiata probabilmente da dei Mandibuzz e consumata dal sole.

“Me lo aspettavo” Inaspettatamente poi Jason si avvicinò al corpo, si tappò il naso a causa dell'odore nauseabondo e slacciò lo Styler ancora integro dal braccio di Ben. “Portiamo almeno questo”

“Hai fatto la cosa giusta, ora proseguiamo, e in fretta”

La strada rispolverò quelle angosce di quel giorno, sembrato così lontano ma in realtà così vicino.

I pinnacoli distrutti e le macchie di sangue sulle rocce non fecero altro che far impazzire Jason, ancora scioccato dall'accaduto.

Le lacrime scesero involontariamente dai suoi occhi, per l'ennesima volta, la pressione e il rimorso erano troppo forti, non riuscì a sostenerle.

Scott non disse nulla per consolarlo, sapeva bene come l'amico si potesse sentire, e preferì non intervenire.

Di Garchomp non c'era traccia, e i due non speravano altro.

Un fischio interruppe il loro silenzio.

Un razzo di segnalazione era stato sparato in cielo, lasciando una scia di fumo rosso per poi esplodere. Proveniva dall'AC2.

“Qualcuno ha bisogno d'aiuto, dobbiamo muoverci” Disse Jason.

“Ma hai visto dov'è? Non arriveremo mai in tempo, qualcun altro l'aiuterà”

“Guarda il tabellone, tre persone rimaste, siamo gli unici. Non voglio altri morti sulla coscienza”

“Ho capito, ma sono un sacco di ore di cammino, non riusciremo mai”

“Ci vogliono poche ore per percorrere una maratona, possiamo fare qualcosa, e poi, no saranno mica 42km”

“Lo spero per te”

I due partirono di corsa, li aspettava un lungo percorso, con curve, salite, discese ed ostacoli, la vita di quella persona dipendeva da loro.

Sul tardo pomeriggio arrivarono al confine, erano stremati. Il tabellone segnava ancora il numero tre, solo che i ragazzi non avevano la più pallida idea di dove si trovasse l'altra persona, l'area era gigantesca.

“E adesso ?”

“E adesso cerchiamo”

La foresta era sconfinata, senza contare che da lì a poco il sole sarebbe tramontato.

“AIUTO!” La voce di una ragazza rimbombò nell'aria.

“Per di qua!” Esclamò prontamente Scott.

Corsero a più non posso, le gambe quasi non li sostenevano più, il sudore regnava sovrano sulla loro pelle, i polmoni bruciavano, il cuore batteva come un motore surriscaldato, il suo rumore pulsava nelle orecchie, non potevano mollare proprio ora.

E non lo fecero, arrivano al momento giusto.

Una ragazza era accerchiata da un gruppo di Mightyena e si difendeva con un Glaceon, non avrebbe retto ancora per molto, si notava la sua stanchezza. Probabilmente stava lottando da ore.

“Bene, vai Styler!” Urlò Scott, puntando il disco di cattura contro il presunto maschio alfa di quel branco.

* Cattura completata, complimenti, questo è il tuo Pokemon Compagno *

“Grande Scott! Floatzel, Acquagetto!”

“Mightyena Sgranocchio!”

Continuano con una serie di attacchi riuscirono a scacciare il branco inferocito.

“Sì!” Esultarono.

“Stai bene?” Chiese Jason.

“Sì grazie, per fortuna che siete arrivati” Disse lei

“Abbiamo visto il tuo razzo”

“Grazie ad Arceus”

“Come ti chiami?”

“Linda”

“Piacere, io sono Jason e lui è Scott”

“Molto piacere” Disse il compagno.
“Piacere” Rispose lei.

I tre Ranger tornarono all'accademia, arrivandoci dopo il tramonto.

Il castano era fiero di sé stesso, non si era arreso e aveva salvato la vita di una ragazza, tra l'altro molto carina. Aveva dei lunghi capelli biondi, i suoi occhi blu come il cielo notturno risplendevano alla luce della luna, il suo sorriso trasmetteva positività, il suo viso era sporco e il suo fisico da sedicenne avrebbe fatto perdere la testa ad un sacco di ragazzi, stranamente, in passato, durante le scorribande di Jason e Ben il Ranger non l'aveva mai vista.

Aveva svolto il suo compito, aveva seguito la morale comune, il vero motivo per cui agivano, fare del bene alla gente e salvargli la vita.

 

 

“Ed ecco gli ultimi alunni, e con dei Pokemon di tutto rispetto direi. E' stata dura ?”

“Coach, è di Ben” Jason gli porse lo Styler.

“Oh, capisco, non è stato l'unico, sono stati quindici i morti. Ogni anno ce ne sono, e seppur questo sia un grandissimo lutto per tutta la scuola sono prezzi che dobbiamo pagare per l'eccellenza”

Le parole del professore sembravano così crude e immorali, ma un certo senso avevano. Seppur crudele il ragionamento filava, se non sai badare alla tua vita come puoi salvare quella degli altri?

Però per Ben non era stato così, lui aveva tutelato la vita degli altri ma non la sua. La storia venne raccontata al direttore, che onorò il ragazzo, appendendo la sua foto all'albo d'oro. Jason e Scott avevano ora il cuore in pace.

Dopo questa sfida mortale nulla li poteva fermare.

   
 
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