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Autore: Chocolate_senpai    14/03/2015    1 recensioni
Siamo in una nebbiosa Londra di fine ottocento. Non sentite anche voi il brusio della folla? L'odore del fumo? Lo scalpiccio dei cavalli che trainano un'elegante carrozza? Questa si sta fermando, davanti all'indirizzo 221 B di Baker Street.
Un altro esperimento comico colpisce altri miei amati personaggi, in un insieme di indagini, taccuini, ispettori, cadaveri e cappelli a cilindro, sui quali svetta, con una buona dose di autostima, il più grande investigatore di tutti i tempi.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Cap 1: Giardinaggio.

 

Era una piovosa mattina di febbraio quando l’ispettore Lestrade suonò al citofono all’indirizzo 221 B di Baker Street.

Non prima di essere già stato identificato da Holmes ovviamente,  che, dalla camera da letto senza finestre, con la porta chiusa e lo sguardo immerso in un volume che insegnava le basi per l’apprensione della lingua lappone, aveva intuito, probabilmente grazie al moto dei granelli di polvere che transitavano da settimane nella stanza, che Lestrade stava per salire le scale.

Non appena l’ispettore entrò, Holmes annunciò, con un sorrisetto di soddisfazione, e il libro sui lapponi in mano, che sapeva esattamente il perché della sua visita.

Non volle spiegare il perché. Si divertiva a disorientare le persone con la sua infallibile tecnica deduttiva, per poi prenderli bellamente per i fondelli per lo scarso uso della loro intelligenza.

Holmes  ordinò a Watson di chiamare una carrozza, ovviamente l’indirizzo da riferire al conducente doveva intuirlo lui, tramite i “numerosi indizi” che nessuno  aveva ancora fornito.

Holmes raggiunse il dottore, rubandogli l’ombrello per fare il tratto di strada che congiunge gli scalini della carrozza al dentro della medesima, annunciando seccato la loro destinazione al cocchiere, mentre Watson per poco non veniva lasciato indietro dalla carrozza.

Arrivati alla villetta di campagna di una ricca signora, ormai vedova, Holmes si ricordò che avevano lasciato Lestrade nel loro appartamento, ma, essendo un particolare irrilevante, lo relegò immediatamente in uno dei numerosi scompartimenti stagno del suo cervello.

Prese la lente e si mise a cercare indizi ovunque: sotto i materassi, tra le assi del pavimento, nelle aste degli occhiali della padrona di casa, sotto il cappello di Watson …

Improvvisamente poi si fermò, alzando con un gesto teatrale la lente, che gli scivolò di mano cadendo proprio addosso a Watson.

- Watson!- Esordì, voltandosi con una piroetta verso il dottore.

- Ho bisogno che lei mi procuri alcuni oggetti, mio caro amico-

John ripose il taccuino nella tasca, insieme agli altri venti bloc-notes che creavano un anomalo rigonfiamento nel lato destro dei pantaloni, e partì alla ricerca degli oggetti richiesti da Holmes.

Avrebbe voluto scriverli, ma il detective gli strappò la penna di mano lanciandola nella cuccia del cane, dicendo che una mente deve essere sempre in allenamento.

Dunque Watson partì dal capanno degli attrezzi, dove trovò una vecchia pala e un paio di forbici.

Corse verso la piccola serra dove recuperò un veleno contro le lumache, e infine si armò di guanti da giardiniere ed estirpò un caspo di lattuga dall’orto.

Poi tornò correndo dentro casa.

Trovò Holmes intento a disquisire con la vedova dell’ex padrone, ancora steso a terra davanti alla donna con un attizzatoio infilato in fronte.

Il detective, troppo occupato ad osservare i movimenti sospetti del sopracciglio destro della donna, non fece caso ne a Watson, ne al fatto che forse avrebbe potuto interrogare la vedova altrove, piuttosto che davanti al marito morto.

Improvvisamente Holmes si riscosse dalla trance.

- Lei ha un giardiniere qui alla villa?-

La donna annuì, soffiandosi rumorosamente il naso.

- Lestrade!- Annunciò Holmes, intuendo, di nuovo, l’imminente arrivo dell’ispettore, che proprio in quel momento stava sorpassando l’uscio della casa.

- Il suo arrivo qui è stato inutile- Riprese il detective rivolgendosi all’uomo, che aveva fatto cento kilometri di strada a piedi dopo che lo stesso Holmes gli aveva scippato la carrozza.

- So bene chi è il colpevole-

Holmes indicò teatralmente la paccottiglia di oggetti che Watson teneva in mano.

- Mi dica Watson, a chi appartengono quegli oggetti?-

- Al giardiniere, suppongo … -

- E gli ha trovati nella villa?-

- No, in giardino, ma come … -

- Elementare, caro Watson!- Esordì di nuovo Holmes, puntando l’indice verso la vedova.

- è chiaro che il suo giardiniere voleva sbarazzarsene, quindi li ha nascosti!-

La donna lo guardò un po’ spaesata.

- Ma … veramente … -

- Voleva uccidere suo marito in quanto non gli bastava la paga, e aveva nascosto gli strumenti fingendo di aver bisogno di soldi per comprarne altri!-

- Ma io … -

- Dov’è l’uomo?-

- è il suo giorno libero … -

- Lestrade!-

Holmes si allontanò velocemente dalla stanza, facendo un cenno a Watson che era intento a scrivere tutto, con in mano la lattuga, la pala, le forbici e il veleno per lumache.

- Arresti quell’uomo, il caso è chiuso-

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