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Autore: peetarms    14/03/2015    12 recensioni
Winter Davis, ragazza totalmente imprevedibile, testarda e chiusa nel suo dolore si ritrova a essere la damigella d'onore al matrimonio di sua madre quasi tre anni dopo la perdita di suo padre. Ma quello che Winter non sa è che da questo matrimonio la sua vita cambierà.
«Catching Fire?» una voce mi fa uscire dal meraviglioso mondo della lettura facendomi tornare alla realtà.
«Si, di Suzanne Collins, lo sto rileggendo per la milionesima volta, lo hai letto?» non alzo lo sguardo dal libro quindi non vedo da chi proviene la voce.
«Posso sedermi vicino a te?» chiede il ragazzo.
«Solo se mi rispondi» controbatto mentre finisco di leggere la pagina.
«Facciamo che se mi siedo ti rispondo» la sua voce è divertita.
«Okay» alzo le spalle mentre cerco il segna libro nella borsa. Sento che si è seduto vicino a me dal calore del suo corpo di fianco al mio ormai freddo per le ore passate a leggere fuori «Allora, mi rispondi?» finalmente trovo quello che stavo cercando.
«Certo che l’ho letto, l’ho anche interpretato, piacere Josh Hutcherson»
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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You're the light, you're the night
You're the color of my blood
You're the cure, you're the pain
You're the only thing I wanna touch
Never knew that it could mean so much, so much
You're the feel, I don't care
Cause I've never been so high
Follow me to the dark
Let me take you past our satellites
You can see the world you brought to life, to life

- Love Me Like You Do, Ellie Goulding








POV Winter Davis.


La mia mano destra è appoggiata al petto, un dolore lancinante mi sta torturando da minuti che mi sembrano infiniti. Mi siedo nella prima panchina libera e porto le gambe al petto. Appoggio il mento sulle ginocchia e cerco di regolarizzare il respiro e di mettere a tacere alle urla dentro di me, ai mille pensieri.
Non ci riesco. Non riesco a mettere a tacere niente. Non riesco a calmarmi. Il dolore diminuisce, lasciando spazio alla rabbia e alla frustrazione per non riuscire a fare quello che mi sono imposta. 
E in un momento, mi tornano in mente gli esercizi che facevo con mio padre quando gli stava per mancare il fiato.
Chiudo gli occhi, e mi concentro sul ricordo che usavo sin da bambina, i pomeriggi passati con lui a giocare a paintball nel bosco dietro casa. Inspiro ed espiro una ventina di volte, prima che il senso opprimente sul petto di allievi.
Riapro lentamente gli occhi e, davanti a me con le braccia incrociata c'è Connor.
«Ma mi spieghi che cavolo ti prende?» la sua voce è arrabbiata ma allo stesso tempo preoccupata.
Non rispondo. Sospiro dopo avergli fatto cenno di sedersi di fianco a me. Lui obbedisce e io appoggio la testa sulla sua spalla mentre mi avvolge il corpo con un braccio.
«Win» mi richiama lui, ma io non parlo.
«Sto bene. Non sono andata sul set perché avevo bisogno di tornare in Kentucky, a trovare mio padre. In quest'ultimo periodo mi manca più del solito» dico mentre lui solleva le mie esili gambe e le appoggia sopra la sua destra.
«E perché da Island sei andata ad Union?» usa il suo solito tono di voce di quando vuole sapere di più.
Josh non ce la fa a tacere neanche per un minuto. Lo maledico mentalmente mentre riapro gli occhi.
«Mi ci sono ritrovata per caso» sospiro nuovamente.
«Ci credo, con tutto quell'alcool che avevi in corpo» blocca la mia mano. Non mi ero neanche resa conto di starla muovendo nervosamente sulle cosce.
«Winter» mi richiama per la milionesima volta, odio quando fa così.
«Cosa vuoi Connor?» urlo frustata.
«Perchè sei andata da Josh?» alza il tono di voce anche lui.
«Non lo so. Okay? Non ero io. Era l'alcool e la tristezza che mi orientavano e che parlavano. Non mi sono opposta. Sono andata da Josh e gli ho urlato cose senza senso perché ero triste, sola, arrabbiata. Arrabbiata con lui perché si è fatto coinvolgere così tanto dalla nostra storia. Ma soprattutto arrabbiata con me stessa, perché faccio sempre stare male le persone che mi stanno vicine. Non sono capace di fare del bene, sono fatta di dolore e quindi do dolore a tutti» le parole escono velocemente dalla mia bocca. Non sento niente, non provo niente. Sono arrivata ad odiarmi a tal punto che mi sto auto-distruggendo con le mie stesse mani.
«Winter, ti prego» la voce di Connor è allarmata e non lo posso sopportare, non posso far stare male anche lui «Ascoltami, ti scongiuro» lo guardo negli occhi e le lacrime smettono di scendere «Mi fai un favore? Mi fai un regalo di Natale?» mi chiede sorridendo leggermente appena nota che mi sono calmata. 
Annuisco lentamente mentre, lui sospira sollevato «Fra poche ore prenderai l'aereo con Ansel okay? Mi devi promettere che per le prossime due settimane terrai spento il telefono. Cercherai di non pensare a niente se non a stare tranquilla, a divertirti con la famiglia di Ansel e a trascorrere del tempo con il tuo ragazzo. Va bene? Me lo fai questo piacere?» mi accarezza la guancia con tanta tenerezza che mi viene spontaneo dirgli di sì. Lui sorride soddisfatto e mi avvolge in uno dei nostri soliti abbracci stritola ossa. Dio se adoro questo ragazzo.
Pochi minuti più tardi Connor chiude la chiamata con Ansel e mi porge il mio telefono.
«L'ho tranquillizzato e gli ho detto di non fare domande, ne parlerete dopo le vacanze» mi sorride mentre io mi sistemo la felpa «Ci aspetta davanti a casa, pronti per andare in aeroporto. La mamma di Nick vi ha preparato un paio di panini da mangiare mentre siete in macchina» 
Mi avvicino lentamente a lui ed appoggio la testa sulla sua spalla. Connor mi stringe più a se e mi posa un tenero bacio sulla mia tempia. Mi sento protetta quando sono con lui, so che farebbe di tutto per me e questo mi spaventa.
«Andiamo?» chiedo dopo qualche attimo di silenzio dove mi sono beata della sua rara dolcezza.
«Sì, andiamo dal tuo bellissimo ragazzo» mi incita sorridendo, e non posso evitare di sorridere. 


«Prometti di fare quello che ti ho chiesto?» Connor me lo richiede per la terza volta davanti al Gate 3 dell'aeroporto di Los Angeles.
«Sì Conn, lo farò» rispondo mentre mi avvolge in un abbraccio. «Tu torna a casa immediatamente, ti chiamo per gli auguri di capodanno» gli bacio teneramente la guancia e lui mi accarezza lo zigomo destro.
«Prenditi cura di lei» si rivolge ad Ansel mentre mi tiene ancora stretta a lui.
«Certo, non farò altro» il mio ragazzo allunga la mano e l'afferro lasciando Connor.
«Ci sentiamo nel 2015 Win» mi sorride Connor mentre ci imbarchiamo.
«Sì» sorrido leggermente mentre mi stringo ad Ansel.


Tre ore e mezzo dopo siamo in macchina, Ansel è impegnato in una conversazione con suo padre mentre io mi dedico a rispondere ai messaggi, di Dylan, Nolan e Nick informandoli della promessa fatta a Connor, quindi che terrò spento il telefono fino alla fine delle vacanze.
«Win» mi chiama Arthur con dolcezza.
«Sì?» mi sforzo di sorridere, e ci riesco.
«Stai bene?» mi chiede guardandomi dallo specchietto con un sguardo carico di amore. Ho capito da chi ha preso la dolcezza Ansel.
«Sì, sto molto meglio» sorrido nuovamente prima a lui e poi ad Ansel che ha allungato dietro la mano.
«Sono contento. Spero che tu ti riprenda completamente nelle prossime due settimane»
«Sicuramente, Ansel in viaggio mi ha vietato di fare qualsiasi cosa se non riposarmi o divertirmi» rido leggermente e si unisce alle risate anche lui.
Passiamo il resto del viaggio a parlare del più e del meno, quaranta minuti, dopo essere stati bloccati nel traffico stiamo salendo le scale di casa Elgort.
«Fratellino sei a casa» urla Sophie mentre Ansel appoggia la mia e la sua valigia nell'ingresso. Poco dopo è intrappolato in un abbraccio e non posso a fare a meno di sorridere «Ciao Win» mi sorride a trentadue denti mentre scioglie l'abbraccio «Stai bene?» mi chiede premurosa.
«Sì, sto molto meglio» ripeto la stessa cosa detta precedentemente ad Arthur.
«Sono arrivati?» mamma Grethe arriva tutta di corsa, ha un grembiule legato alla vita e una crocchia disordinata sulla testa.
«Ciao mamma» il viso del mio ragazzo si illumina ancora di più e si precipita ad abbracciarla.
«È un mammone» Sophie si mette di fianco a me e ride.
«Avete tutti un bel rapporto» dico guardandola dritta negli occhi.
«Sì siamo tutti abbastanza legati» risponde lei mentre prende la mia valigia e quella di suo fratello «Vieni, andiamo su. Starai in camera con Ansel, saremo al completo. Non è un problema vero?» la sua domanda è retorica e non posso fare a meno di ridere. Io ed Ansel abbiamo già dormito insieme, un paio di volte da quando stiamo insieme durante le riprese.
«No, non c'è nessun problema» esclamo io seguendola su per le scale.
«Eccoci qua» dice lei mentre apre la porta della camera di Ansel «Ti lascio, torno ad aiutare mamma con la cena. Sono contenta che tu sia qui» mi sorride mentre esce.
Nonostante sia già stata a casa di Ansel non ho mai esplorato il piano di superiore e quindi neanche la camera del mio ragazzo. Appena Sophie esce, non posso fare a meno di perdermi ad osservare la camera. Il letto ad una piazza e mezza è al centro della stanza, a sinistra del letto trovo la portafinestra che da sul terrazzo. Non vedo l'ora di uscire a perdermi nel vedere New York mentre fumo. A destra invece c'è una libreria antica e di fianco ad essa c'è la scrivania. Vuota se non per un mixer che Ansel mi aveva raccontato che gli avevano regalato il Natale precedente. L'armadio invece è di fianco alla porta, quindi alle mie spalle.
«Ti piace la mia camera?» Ansel mi abbraccia da dietro, sento le sue labbra sul collo e chiudo gli occhi.
«Sì, è accogliente» mi volto verso di lui e porto le braccia al suo collo anche se questo mi costringe ad alzarmi in punta di piedi. Azzero la distanza tra di noi con un bacio, casto.
«Sta arrivando anche mio fratello, l'unico della famiglia che non hai ancora conosciuto oltre ai miei nonni e zii» sussurra lui poi mentre io appoggio la testa sul suo petto.
«Sono contenta di incontrarlo» rispondo contro la sua felpa.
«Non sai quanto sono felice di averti qui» mi alza il mento delicatamente e ci perdiamo in un altro bacio fin quando non veniamo interrotti da una voce maschile che non conosco.
«Fratellino datti una regolata» esclama lui con voce seria ma divertita, non posso fare a meno di avvampare leggermente.
«Warren» urla il ragazzo che mi sta stringendo fra le sue braccia.
«Ansolo» urla di rimando lui, utilizzando il nomignolo affidatogli quando era piccolo. Nome che utilizza quando fa il DJ.
«Tu sei la famosa Winter» si rivolge a me dopo aver stretto in un abbraccio Ansel.
«Solo Win» rispondo con un sorriso.
«Finalmente ti conosco – sorride – Questo idiota qui mi ha esaurito parlando di te non vedevo l'ora sinceramente di incontrarti. E se posso permettermi – si volta verso suo fratello – È molto ma molto bella» avvampo ancora di più.
«Warr» lo riprende Ansel stringendomi a lui.
«Ho capito, ho capito» alza le mani in aria in segno di resa «Ah, comunque mamma ha detto di scendere che la cena è quasi pronta» conclude uscendo dalla stanza lasciandoci nuovamente soli. Scoppio a ridere e Ansel si unisce alle mie risate.



















 

Chi non muore si rivede. 
Chiedo umilmente scusa ma la scuola non mi lascia un minuto libero.
Ma ora parliamo del capitolo. Winter ed Ansel sono arrivati a New York dopo che Win ha promesso a Connor che terrà il telefono spento per tutte le vacanze dove deve prendersi cura di se. Ce la farà? E Josh, il nostro caro Josh nel frattempo che fa? Come sta?
Bene, credo che avrete presto la risposta in quanto lunedì parto per Londra e ci starò una settimana. Porterò sicuramente il pc quindi alla sera quando torno in camera mi dedico a scrivere.

Detto questo, vi lascio,
un bacio,
-peetarms.



















   
 
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