Rivelazioni
Giacomo
continuava a tenermi stretta per mano, mentre Federico lo guardava in
cagnesco,
dall'altra parte del corridoio.
<<
Lasciami stare, dopo quello che é successo a casa mia non
hai il diritto di
rivolgermi la parola >> gli dissi, voltandogli le spalle.
<<
Mely,
tu non lo conosci. Non sai quello che ha fatto >>
insistette Federico.
<<
So quello
che ha fatto >> dichiarai, alzando la voce.
Ero
stufa di sentirlo
parlare con quel tono di chi la sa lunga.
<<
Tu ...
Non credo che lo sappia, altrimenti non staresti con lui. Sei una
ragazza troppo
seria per frequentare tipi come Giacomo >>.
<<
Tipi
come te, vuoi dire >> .
Ma
come si
permetteva di parlarmi così? Soprattutto dopo quello che
aveva tentato di
farmi, solo poche ore prima? Rivolsi un'ultima occhiata a Giada, ancora
immobile ed apparentemente addormentata, e trascinai Giacomo lontano da
quel
corridoio, lontano da Federico. Non sapevo neanche io
perché, ma non tolleravo
che gli parlasse così.
Non
se lo
meritava proprio, non dopo quello che aveva detto e fatto per me quella
sera.
<<
Grazie,
ma so difendermi da solo >> esordì lui quando
ormai eravamo fuori
dall'ospedale, nel cortile
dell'edificio.
<<
Però
non ti sei difeso con Federico >> osservai io.
<<
No,
infatti >> disse. << Perché ha
ragione. Sono una persona orribile,
Melissa >>.
Lo
guardai negli
occhi.
<<
No, non
lo sei. Il tuo alter, o come diavolo si chiama, lo
é >>.
Sorrise.
Un
sorriso tutto
fuorché felice.
<<
Resta
comunque una parte di me. E difficilmente potrò liberarmene
>>.
Lo
presi per
mano, sentendolo rabbrividire al mio tocco.
<<
Giacomo, la tua nuova terapia sta funzionando. Se così non
fosse, adesso non
saremmo qui, a parlare tranquillamente.
E non ci saremmo mai potuti baciare >>.
Quelle
parole mi
uscirono spontanee, una dietro l'altra. Sapevo che era stato il mio
cuore a
parlare. Per quanto non lo volessi ammettere, avevo a poco a poco
iniziato a
voler bene a quel ragazzo.
<<
Quasi
baciare, Melissa. Tu non sai cosa sono in grado di fare. Intendo, da
alter. Non
hai la minima idea di quello che ho fatto >>.
<<
Sì,
invece >> lo spiazzai. << Me l'ha
raccontato tua nonna, mentre eri
svenuto. So che hai quasi ucciso un tuo compagno di scuola al liceo
>>.
Sembrava
stupito
da quell'affermazione.
<<
T-tu
... lo sai? >> domandò, incredulo.
<<
Sì
>>.
<<
E non
sei scappata via a gambe levate? >>.
<<
No. Mi
hanno sempre detto che sono un po’ pazza, in effetti
>> risi. <<
Diciamo che non mi piacciono le cose semplici >>.
Ci
sedemmo su
una panchina di fronte al Pronto Soccorso. Quella notte faceva
veramente
freddo, nonostante fossimo a fine Maggio. Rabbrividii all'ennesima
folata di
vento, e Giacomo se ne accorse.
<<
Torniamo dentro >> suggerì.
<< No,
ti
prego >>.
Non
avevo
nessuna voglia di salire nuovamente da Giada, non ce la facevo a
vederla in
quelle condizioni. E non volevo rischiare di incontrare Federico.
<<
Come
vuoi >> si arrese Giacomo.
Si
tolse la
giacca e me la gettò sulle spalle, abbracciandomi. Sentivo
il suo respiro caldo
sui miei capelli, e quella sensazione era incredibilmente piacevole.
Stavo
quasi per addormentarmi, cullata dall'espandersi regolare del suo
torace,
quando lo sentii sussurrarmi all'orecchio.
<<
Vado a
prenderti un caffè al bar, Melissa. Ne hai davvero bisogno
>>.
No,
non
andartene, pensai, rimani ancora qui con me.
<<
Ok
>> dissi invece.
Si
allontanò
strofinandosi le braccia con le mani: cavolo, per colpa mia aveva
freddo.
Nell'attesa, alzai lo sguardo al cielo: c'erano così tante
stelle. Se fossi
stata con Giada ci saremmo messe a guardarle per ore, nella speranza di
vederne
cadere una ed esprimere un desiderio. "Tanto lo so che il tuo
é un
desiderio noioso", avrebbe detto lei, come faceva sempre. "Qualcosa
tipo una laurea". "Perché, tu cosa chiederesti?",
le avevo
domandato un giorno. "Un pó di serenità
per tutti", aveva
risposto, salvo poi aggiungere: "E un ragazzo per te, che sei
così
complicata".
Beh,
Giada,
forse il tuo desiderio si era realizzato per metà.
<<
Melissa
>>.
Mi
voltai.
<<
Oh,
salve signor De Fazio >>.
Era
visibilmente
distrutto.
<<
Cosa ci
fai qui fuori a quest'ora? E per di più da sola?
>>.
<<
Nulla,
stavo solo pensando >>.
Preferii
omettere che non ero sola.
<<
Ti
volevo chiedere scusa per prima. Sono stato uno stupido
>>.
<<
No, non
ce n'é bisogno. Sul serio >> lo
tranquillizzai. << Aveva bisogno di
sfogarsi con qualcuno >>.
<<
Ma tu
non hai nessuna colpa, Melissa. Quello che é successo non
é dipeso da te
>>.
<<
Ci sono
novità? >> domandai, speranzosa.
<<
No,
purtroppo nessuna. In realtà, ti cercavo per un altro
motivo, oltre che per
scusarmi >>.
Per
un altro
motivo? Cosa
poteva volere da me il signor De Fazio? Si sedette accanto a me.
<<
Oggi
pomeriggio, Giada mi ha detto che avevi bisogno di informazioni su un
certo
Luca Ariosto >>.
Giusto,
le avevo
chiesto di parlarne a suo padre. Annuii.
<<
Beh, ho
fatto un paio di ricerche al lavoro. É stato denunciato
più volte per
maltrattamenti su minore. Le carte dicono che aveva la brutta abitudine
di
picchiare il figlio: molte volte il malcapitato bambino é
finito in ospedale
con fratture e lividi su tutto il corpo. Una volta é
arrivato a rompergli la
milza >>.
Quelle sue parole mi
turbarono. É arrivato
a rompergli la milza ... Fui pervasa da un moto di
compassione pura per
Giacomo. Come avrebbe potuto sopravvivere incolume a tanta violenza?
<<
Oddio
>> mi limitai a dire.
<<
E non é
tutto, Melissa >>.
Sospirò.
<<
Attualmente é indagato per l'omicidio della moglie
>>.
L'omicidio
della
moglie? Mi
era
sembrato di aver capito che fosse morta di parto ...
<<
La
moglie é stata assassinata? >> domandai.
<<
Sì.
Alcuni pensavano che fosse scappata di casa, invece pochi mesi fa
é stato
rinvenuto il suo cadavere >>.
<<
Ma ...
non dovrebbe stare in carcere, allora? >> chiesi.
<<
Non
abbiamo abbastanza prove per tenerlo dentro, ma ... Melissa, come fai a
sapere
che non é in carcere? >>.
Mi
rivolse
un'occhiata sospetta.
<<
Perché
vive proprio di fronte a casa mia >> confessai.
L'espressione
sul suo volto era radicalmente cambiata: era terrorizzato.
<<
E tuo
padre lo sa? >>.
<<
No
>> dichiarai. << E non gli dica nulla, per
favore. Lui e mia madre
hanno appena affittato quella villetta >>.
<<
Ma
Melissa, loro devono ... >> iniziò.
<<
La
prego >> lo interruppi.
<<
D'accordo. Però, non appena abbiamo le prove per
incastrarlo, dico tutto ai
tuoi genitori >> si arrese.
<<
Grazie
>> gli dissi mentre rientrava in ospedale, a passo
incerto.
Entro
pochi
minuti, Giacomo fu di ritorno. Aveva in mano un vassoio con due
cappuccini e
due cornetti.
<<
Per
lei, signora >> enfatizzò, inchinandosi.
Mangiammo
in
silenzio. Continuai a pensare per tutto il tempo alle violenze che
Giacomo
aveva dovuto subire dal padre, e a come, incredibilmente, fosse
diventato un
tipo così gentile e buono, nonostante quello che aveva
affrontato. Forse é per
questo che si é 'sdoppiato', pensai. Perché ha
tentato - invano - di rimuovere
quanto di più malvagio covava in lui.
<<
Ti sei
sporcata >>
affermò, pulendomi il
viso con un tovagliolo.
Ancora
una
volta, il suo tocco mi fece rabbrividire.
<<
Grazie
>> lo ringraziai, sperando che non avesse notato quanto
ero arrossita.
Maledissi le migliaia di vasi sanguigni che c'erano sulle mie guance,
ad uno ad
uno.
<<
Non
devi preoccuparti di arrossire. É una cosa bellissima
>> mi
tranquillizzò, sfiorandomi una guancia con un dito.
Mi
avvicinai di
più a lui, tanto vicino da rendermi conto che i suoi occhi,
in realtà, non
erano proprio azzurri. Sembravano quasi verde acqua, a quella distanza.
Lo
trassi verso di me e, per la prima volta, diedi un bacio sulle labbra.
Il mio
primo bacio. Sì, insomma, il mio primo vero
bacio. Quello di poche ore
prima era durato meno di cinque secondi, mentre questo fu molto
più lungo e
piacevole. Rimanemmo avvinghiati per alcune ore, solamente
abbracciandoci,
finché non fu mattino.
<<
Credo
che la nuova terapia stia funzionando >> furono le sue
uniche parole,
all'alba.