POV Jennifer.
La sveglia suona, ma io sono già sveglia, non so nemmeno se ho mai dormito stanotte, come non so se ho dormito nelle precedenti notti, l'ultima volta che sono certa di aver dormito è stata la notte in cui Tommy è morto. Già, Tommy, ormai sono due settimane che è morto, ed io sto sempre peggio, eccetto che ormai riesco a controllare le mie esplosioni di dolore. Ho un esame, devo alzarmi, il guaio è che nonostante io abbia ripassato a mozzichi e bocconi in tutta questa settimana, non ho affatto voglia di farlo. Mi sento in colpa verso i miei genitori, che hanno sempre creduto in me, e verso Liam, che nonostante abbia i suoi esami, il lavoro, e Nikki, è venuto qui quasi tutti i giorni per aiutarmi a ripassare. Loro si aspettano che io oggi vada a fare questo benedetto esame. Io non ne ho intenzione. Per quanto mi faccia male, farò finta. Mi trascino fino in bagno e mi concedo una lunga doccia calda, che lava via un po' del mio schifoso stato d'animo. Mi vesto “da esame”, giusto per non destare sospetti. Jeans, maglietta, cappotto lungo scuro fino al ginocchio, borsa capiente. Non appena arrivo al termine della rampa di scale, Cocky mi corre incontro saltandomi addosso, così gli faccio numerose carezze, finché mamma non mi interrompe, chiamandomi dalla sala. La raggiungo. -vuoi fare colazione?- mi chiede indicando il tavolo, talmente pieno di cibo da poter sfamare l'Africa. Scuoto la testa -non ho fame, sai che prima dell'esame non ho mai fame- -ultimamente non hai mai fame- ribatte mamma. -non è che se non corri più la mattina non devi mangiare, sono solo due settimane che non corri poi..- aggiunge muovendo cose a caso sul tavolo. Già sono due settimane che Liam corre senza di me, perché sono troppo pigra anche per fare questo. La verità è che non riesco a rialzarmi da questo maledetto baratro in cui la morte di Tommy mi ha buttato. -nemmeno un cornetto?- ritenta mamma. -su, da qua- sbuffo tendendo la mano. Mamma non riesce a non sorridere, per quanto si sforzi di farlo, e mi mette un bel cornetto caldo sulla mano. -allora vado eh- dico girando i tacchi. -vuoi un passaggio?- mi chiede papà entrando in sala. -no, faccio una passeggiata fino alla stazione, grazie comunque- dico e mi avvio verso la porta di casa. -in bocca al lupo tesoro- dicono in coro mamma e papà, alle mie spalle. Incrocio le dita facendo in modo che le vedano, anche se mi sento abbastanza uno schifo per questo. Appena fuori da casa, mi infilo le cuffiette nelle orecchie e faccio partire la riproduzione casuale del mio ipod. Cammino con calma fino alla stazione ferroviaria, mangiando il mio cornetto, ed arrivo giusto in tempo per prendere un treno per Melbourne, ma non lo faccio. Attraverso rapidamente i binari fino a raggiungere il prato desolato oltre di essi, e mi siedo su una specie di panchina, guardando una strada sterrata dove ovviamente non passa nessuno. Avvolta nel mio cappotto, con le ginocchia al petto, le cuffie nelle orecchie e gli occhiali da sole, sferzata dal vento freddo, osservo la strada sterrata lasciando i miei pensieri liberi di invadermi. Qui potrei anche urlare, nessuno mi sentirebbe. I miei buoni propositi di solitudine, però, vengono interrotti dal rumore del motore di una macchina, che sfreccia tranquilla per la strada sterrata. Sembrava la macchina di Liam, ora che ci penso. Sei carino, destino, a ricordarmi che rimanendo qui sto pesantemente tradendo la sua incondizionata fiducia. E tra l'altro questa macchina ha pure alzato un sacco di polvere per la velocità con cui andava. E non contenta ne sta alzando di nuova, perché sta tornando indietro, a retromarcia. Inchiodando di fronte a me, in linea d'aria. La nube di terra che si è sollevata si riposa cautamente sulla macchina, il finestrino del guidatore si abbassa. No. Non è possibile. Ora anche le allucinazioni. Quello non è Liam, brutta cogliona. Chiudo gli occhi. Li riapro. Cazzo però gli somiglia parecchio. -Jennifer! Ma che cazzo fai qua?- Cazzo, è decisamente lui. -Liam?- Liam, perché è lui ne sono certa, scende dalla macchina e con un po' di passi svelti e decisi mi raggiunge, levandosi gli occhiali da sole scuri. Il suo sguardo è incazzato, deluso, schifato, ma anche preoccupato, spaventato. -che ci fai qua?- mi chiede strizzando gli occhi, il sole lo colpisce in pieno. -io..io..ecco..io..- ma io che? Io cosa? Io non volevo fare l'esame perché non mi va? Io non volevo fare l'esame così da avere un'altra scusa per stare male? Io sono una cogliona completa? Qualsiasi risposta io dia, non ho scuse, non c'è una sola cosa a mio favore. Mi tolgo gli occhiali e sbuffo. -io non lo so che cazzo ci faccio qua, non lo so- sbotto prendendomi il viso tra le mani. Liam si accuccia davanti a me per potermi guardare negli occhi, e scosta le mie mani dal viso. Il suo sguardo è meno duro di prima, forse gli sembro irrimediabilmente fragile, quale sono. -vieni, dai, ti porto io a Melbourne- mi dice tirandomi per un braccio. Lo seguo come un automa, incapace di reagire, ne di formulare pensieri, mentre il mio cuore prende a martellare nel petto. Non sono psicologicamente pronta ad affrontare un esame, ero entrata nell'ottica che non l'avrei affrontato. Non appena siamo in macchina Liam parte e durante tutto il tragitto non dice una parola, tiene lo sguardo fisso sulla strada. Quando arriviamo nei pressi di Melbourne lo guido fino all'edificio in cui si terrà l'esame indicandogli la strada. Ferma la macchina proprio davanti all'entrata. -va', io ti aspetto qui- mi dice guardando dritto davanti a se. -non c'è bisogno che mi aspetti- ribatto io, ma lui si leva gli occhiali e mi rivolge uno sguardo che tradotto vorrebbe dire “dopo stamattina direi che mi voglio accertare che tu faccia l'esame”. -ma salterai il lavoro- -Jen- mi interrompe lui -non preoccuparti per il lavoro, so io come fare, ora va- -ok, vado- mormoro, uscendo dalla macchina. Quando riesco, qualche ora dopo, non so bene quante, con il mio verbale d'esame nella borsa e un bel 30 e Lode scritto sopra di esso, Liam è poggiato sul cofano della macchina e fuma, guardando il cielo. Lo detesto quando fuma, perché non è un vero dipendente dal fumo, fuma solo quando è nervoso, ed in questo momento lo detesto ancora di più perché sicuramente è nervoso a causa mia. Ed infatti nonostante io abbia dato un esame che avevo deciso di non dare, ed abbia preso il massimo dei voti, non riesco ad essere nemmeno lontanamente contenta, perché so che ho tradito la sua fiducia e quella dei miei genitori, e il senso di colpa mi sta mangiando letteralmente. Non so come faccia, ma avverte la mia presenza prima che io possa anche solo pensare di parlare, e si gira verso di me. -allora?- mi chiede tagliando corto. -tutto bene- rispondo io, sostenendo a fatica il suo sguardo duro. Mi avvicino a lui e d'impeto gli tolgo la sigaretta dalla bocca buttandola a terra. La schiaccio con i piedi, sotto il suo sguardo scioccato e immobile. -che..che cazzo fai?- impreca mettendosi le mani nei capelli e gesticolando. -non mi piace che fumi- sibilo a denti stretti. -e a me non piace che mandi all'aria la tua vita! Cazzo- ribatte lui indicando l'edificio alla sua destra, da dove sono uscita. -sei incazzato con me?- gli chiedo con un tono più calmo. Liam espira e rilassa le spalle, scuotendo la testa -non sono incazzato per me, sono incazzato per te- -cioè vuoi dirmi che non sei incazzato perché ho tradito la tua fiducia, quella dei miei..- -hai tradito la tua fiducia per prima cosa, per quello sono davvero incazzato- taglia corto lui. -di un po', se non fossi passato io, non l'avresti fatto questo esame vero?- incalza poi, con un tono di nuovo duro e teso. Scuoto la testa guardandomi le scarpe. -dimmi perché- sibila alzandomi il viso con delicatezza e piantando i suoi occhi nei miei. D'istinto abbasso lo sguardo, ma Liam me lo impedisce. Lo spingo via e mi allontano -io non lo so, non lo so, forse avevo bisogno di un altro motivo per stare male?- -stare male? Dio Jen, tu devi stare bene, non male, cazzo, non ha senso!- urla lui sbattendo più volte le mani sul cofano della macchina. -dimmela tu una cosa allora, perché, dannazione, continui a salvarmi ogni volta? Perché lo fai?- Liam mi guarda come se fossi completamente pazza, il suo sguardo è stupito, è senza parole. Torno accanto a lui. Lui punta il suo sguardo sulla linea dell'orizzonte e parla, quando deve dire cose particolarmente profonde, fa sempre così. -Jen, tu pensi che la morte di Tommy, non mi abbia minimamente toccato, che siccome non era mio amico e l'avrò visto si e no un paio di volte, non posso soffrire. E invece ti sbagli, ma non è per lui che soffro, io sto male per te, ogni volta che piangi, che urli, che cadi a pezzi ed io devo rimetterli insieme, ogni volta che, come stamattina, ti vedo pronta a mandare all'aria tutto perché stai troppo male, ogni volta che ti vedo un po' più magra perché non riesci a mangiare..ogni giorno che sei un po' più spenta perché ti stai lasciando andare..per me sono coltellate, perché questo dolore che hai me lo vorrei prendere io, così da vederti stare bene..- Le lacrime ormai mi hanno inondato il viso. Tocco appena la spalla di Liam, che si gira verso di me e senza dire una parola mi abbraccia, consentendomi di nascondere la faccia sul suo petto e sfogare il mio pianto.
POV Liam.
Restiamo così, abbracciati, finché i singhiozzi di Jennifer non si calmano. -io..non sapevo di farti stare così male..- mormora poi, alzando i suoi occhi gonfi di pianto verso di me. -non sei tu a farmi stare male, è il tuo stare male a farlo. Non appena tu starai bene, starò bene pure io, staranno bene anche i tuoi..- le spiego. -non so che fare Liam- sbuffa lei. -secondo me c'è una cosa che devi almeno provare a fare- dichiaro. -e sarebbe?- indaga lei. -tornare a ballo, domani- asserisco e Jennifer, come mi aspettavo, inizia a scuotere la testa dicendo “no”, “non se ne parla”, “non sono pronta”. -ehi, devi almeno provarci, non ti ho detto di ballare, devi almeno provare a rientrare lì dentro. Finché avrai questo “fantasma” nascosto dentro di te, non potrai superare la cosa e stare meglio..- Jennifer sbuffa e rilassa le spalle, sta per cedere. -verrai..verrai con me?- mi chiede con voce tremante. -certo che verrò- ribatto io sorridendole un po'. -ma Liam salterai di nuovo il lavoro per me- osserva Jennifer. Sbuffo -non ti devi preoccupare, ok? Non voglio dirtelo più, ci penso io- -d'accordo d'accordo- sbuffa lei gesticolando con le mani ed alzando gli occhi al cielo. Ed il mio cuore per un attimo perde un battito, perché questo è il tipo di reazione che avrebbe avuto la vecchia Jennifer.