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Autore: picchia    14/12/2008    1 recensioni
E quindi mi ero innamorato di un vampiro? Anzi di una vampira!!
Dopo un primo attimo di perdizione, sentivo un maggiore fremito e aumento d’eccitazione. Per nulla spaventato dall’idea.
Dovevo rivederla
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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DUE

 

Da quella particolare notte non vidi più Sabine, né ebbi più allucinazioni o smanie notturne.

Non dovetti più svegliarmi nel cuore della notte preso dall’ambigua sensazione di essere osservato. Riuscii a dormire tranquillo come ero abituato a fare da sempre, godendomi finalmente sonni profondi e sereni.

 

La mattina dopo l’incendio, misteriosamente sventato dall’arrivo della mia dama delle tenebre, appena sveglio arrancai in cerca del mio palmare e, connettendomi, cercai subito notizie sui prossimi concerti di Sabine e Marcus.

Tenendo in mano il foglio con su scritte le mie date, le confrontai con le loro e arrivai all’amara conclusione che avrei potuto vederla solo dopo più di un mese.

Un mese che passai pensando, giorno dopo giorno, a cosa chiederle, a come farmi dare spiegazioni del suo comportamento misterioso e della sua improvvisa sparizione, a come farmi rispondere alle stesse domande lasciate in sospeso l’ultima volta che la vidi.

Assillai chiunque mi capitasse sotto mano, in ogni momento disponibile, parlando di Sabine e di quanto fossi pazzo di lei. Nonostante tutto e tutti.

Arrivati alla fine del mese, Tom, Gustav e Georg erano esasperati e davano in escandescenze appena incominciavo a trattare il mio argomento preferito, lei.

Per non parlare di David e Benjamin! Giunti a limiti estremi di sopportazione, mi avevano minacciato di tagliarmi i capelli se avessi continuato ad ammorbare anche la crew con quelli che loro definirono ‘deliri ormonali’, perfino a costo di far cadere in fallimento tutto il lavoro dei Tokio Hotel.

Io, troppo eccitato e contento per l’avvicinarsi dell’incontro, non gli diedi minimamente retta e, anzi, convinsi Saki ad accompagnarmi al luogo del concerto.

 

Quando arrivò il fatidico giorno, avevo organizzato tutto nel minimo dettaglio.

Eravamo a Barcellona per un paio di giorni grazie a un nostro live e ad alcune interviste. Mi ero accordato con David per avere la sera libera anche il giorno dopo il nostro concerto e così andare a quello di Sabine e Marcus.

Gli altri avevano cercato in tutti i modi di indurmi a cambiare idea e non vedere l’ennesimo show del duo rock, asserendo che mi avrebbe fatto solo del male. Provarono a convincermi che quella che io chiamavo ‘la mia dama delle tenebre’ era solo una semplice ragazza, resa perfetta dai miei infiniti sogni da fan verso il proprio idolo.

Nessuno aveva capito che, oltre a questo, c’era ben altro.

Nessuno si era reso conto che, sopra ogni altra cosa, in lei ammiravo quella nube di mistero che perennemente la circondava e le donava un’aria mistica e magnetica.

Non avevo incontrato mai nessuno che riuscisse ad attrarmi in una maniera così viscerale da azzerare il tempo e lo spazio intorno a me, annebbiarmi la mente e paralizzarmi il corpo, così lasciati inermi sotto la volontà del mio cuore.

Non potevo glissare così superficialmente sull’intensità delle emozioni provocate da un solo suo sguardo.

Non io che ero stato sempre nella perenne ricerca di quelle stesse emozioni!

Non volevo nessun altra se non lei e le voci degli altri che mi mettevano in avviso restavano semplicemente in sottofondo, come una specie di brusio latente.

Nessuno di loro capiva i miei sentimenti, cercavano soltanto di rimediare a quella che ritenevano una sbandata adolescenziale e durata fin troppo. Ma sbagliavano! Non era una sbandata, non era una cotta, non era solo attrazione…era ed è molto di più.

Non saprei definirlo. E’ come un fuoco che arde potente e sopra ogni forza esterna, indomabile ed esteso ovunque, solo per la mia dama. Forte, ma non era nulla che potessi collegare a un male o a un dolore.

Non ero certo sadico fino al punto di rincorrere per anni la causa di ogni mia sofferenza! O almeno non lo ero coscientemente…

Ero semplicemente attratto con ogni mia parte del corpo verso di lei e non desideravo altro che potermi avvicinare a lei e riuscire a cogliere la sua essenza.

 

Negli anni passati ero riuscito a incontrarla nei vari backstage grazie al mio lavoro e a scambiarci qualche parola cordiale e frettolosa sfruttando la mia sfacciataggine innata, cosa che sapevo adoperare a mio favore soprattutto davanti a una presenza femminile.

Precedentemente avevo visto un loro video per casualità e da lì mi informai sulla loro biografia e discografia per diventarne presto un fan accanito, in particolare della cantante.

Fin da quei primi fotogrammi rimasi incantato dal suo stile e dalla sua fragile bellezza. Nel pieno del suo splendore, simile a una principessa medioevale, dalle varianti troppo gotiche per essere solo un effimera visione, intrecciata in un bustino di velluto nero e sommersa in una nuvola di tulle grigio fumo e bordeaux come gonna.

Era l’incarnazione di ogni mio sogno privato.

Era l’idolo che mi ero sempre immaginato e che ora potevo ammirare trasognante ed eccitato.

Il chiarore della sua pelle contrastava con le tonalità notturne dei suoi vestiti e si vivacizzava per l’intensità del colore dei suoi capelli, un rosso infuocato.

Vagava leggiadra e quasi sofferente tra le dune di un deserto alla luce della luna, cantando note melodiose e tristi, alle quali rispondeva la voce baritonale e cupa di Marcus, a sua volta imprigionato in una fredda grotta isolata dal mondo.

Rimasi catturato da quel video. Da loro due. Da lei.

Così ebbe inizio il mio desiderio di conoscerla!

 

Quando riuscivo a incontrarla casualmente nelle quinte di qualche palco o magari di qualche studio televisivo, nei suoi occhi non trovavo mai alcun interesse nei miei confronti, se non il semplice piacere di incontrare un fan. Mi trattava sempre con gentilezza e cercava di essere disponibile nei limiti del possibile, nulla di più purtroppo.

Tentai più di una volta di far breccia nel suo cuore, cogliendo al volo le poche occasioni che riuscivo a ottenere nel corso degli anni.

Passai dallo sfrontato al timido, dal sensuale al simpatico, ma niente. Manteneva sempre e comunque le distanze.

Per esempio, non sono mai riuscito a salutarla con un bacio sulla guancia o anche con una semplice stretta di mano!

Subito dopo essermi reso conto di non avere mai sfiorato la sua pelle candida, decisi di cogliere al volo la prima occasione per rimediare: la volta successiva, non appena la incontrai, corsi risoluto verso di lei sfoderando una mano ben aperta e tesa, pronto a stringere la sua con vigore e ovviamente emozione.

Ero sicuro che tutte le volte precedenti era stato un caso, o solo una piccola svista da parte mia riguardo questo delicato particolare, e volli assolutamente riparare a questa pecca.

Ora, non so come né perché, ma non riuscii a stringerle la mano: Sabine, vedendomi arrivare così, sparato e convinto, forse si impaurì e in un batter d’occhio sparì nella folla di tecnici che animavano le quinte di quel festival francese. Perdendola di vista, io rimasi amaramente deluso e imbronciato, in piedi solitario in mezzo a quel via vai di gente, con la mano mollemente ricaduta lungo il mio fianco.

Riprovai più e più volte, ma non riuscii mai a compiere il mio scopo. O prendeva il cellulare in mano proprio quando tentavo di avvicinarmi, o si chinava a raccogliere qualche bagaglio, o si metteva a giocare con i suoi capelli, insomma succedeva sempre che aveva le mani troppo impegnate per potere lasciarle morbide nella mia presa.

Al massimo riuscivo ad avvicinarmi solo quando la trovavo con addosso un paio guanti, in genere lunghi fino a gomito. Sembrava che solamente così mi fosse come permesso di sfiorarla, ma questo non mi bastava e continuai imperterrito nella mia impresa.

Anzi, decisi che poteva essere semplicemente un segno della sua timidezza nascosta e passai alla mossa seguente: metterla a proprio agio per far sì che la mie dita potessero accarezzare la sua pelle di porcellana. Ovvero: nella mia mente mi immaginai una perfetta scena romantica con noi due soli a cena al lume di candela, mani nelle mani a parlare per ore con gli occhi fissi uno nell’altra. Una tipica scena da film americano dove i due protagonisti si innamorano follemente e alla fine si fanno coinvolgere dalla passione più sfrenata e coinvolgente.

Quindi, lasciandomi prendere da questa fantasia, incominciai a chiederle imperterrito se volesse uscire a cena con me. Ogni qual volta ne capitava l’occasione. E infine, dopo un pesante martellamento, riuscii finalmente nel mio scopo: Sabine aveva accettato e io ero pronto per godermi ogni attimo della sua compagnia.

 

Saki e Jan mi avevano accompagnato con un auto particolare. Sotto mie precise richieste, Benjamin gli aveva permesso –o meglio, ordinato- di condurmi al concerto spagnolo del duo rock in questo ultimo modello di berlina, dai vetri scuri e superaccessoriata, ma soprattutto comprensiva di un vetro nero divisorio tra la parte del conducente e la parte posteriore: sebbene mi avessero costretto in tutti modi di portarmi appresso le balie formato armadio4ante, ero stato irremovibile sul voler conservare la mia (la nostra) privacy con quel divisorio insonorizzato.

Scesi dalla macchina appena giunti sul retro del locale, dove si stava concludendo lo show di Sabine e Marcus. Scortato da Saki, entrai dalla porta di sicurezza in tempo per sentire gli ultimi minuti dell’ultima canzone e vedere scendere il duo e la loro band fra gli applausi e le urla della platea.

Colsi subito la sua folta chioma ramata e intercettai il suo sguardo, il quale mi parve decisamente sorpreso e quasi allucinato a vedermi. Mi avvicinai rapido alla mia dama sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi. Uno di quelli in cui davo fondo a tutta la mia sicurezza, con un piccolo tocco di dolcezza, pienamente convinto di riuscire in ogni cosa.

“Ciao Sabine!”esordii quando le fui davanti.

“Ciao Bill! Cosa ci fai qui? Non sapevo dovessi venire…” sussurrò con tono insicuro e svagando lo sguardo in altri luoghi, senza neppure provare a sostenere il mio. Ne rimasi perplesso, ma feci modo di non darci peso.

“Sorpresa!” esclamai euforico, esprimendo esattamente il mio stato d’animo. “…Ti porto a cena fuori!”affermai infine, gonfiandomi il petto glorioso e al contempo gioioso di averle annunciato finalmente il mio piano per la serata. Era il traguardo di un’attesa conclusasi in poche parole piene di speranza.

“Cooosa?” sbottò improvvisa. Per poco non le uscirono gli occhi dalle orbite. Rimase esterrefatta, ma non felice come avevo sognato. Tutt’altro. Era allibita e senza alcuna parola a renderla complice della mia estasi. Non era assolutamente neanche vicina alla reazione che mi ero prefissato di ricevere. In realtà era l’esatto opposto e ne rimasi ferito. Gravemente colpito dall’agitazione che avevo intravisto nei suoi occhi.

“Me lo avevi promesso!” la mia voce aveva perso in un attimo tutta la sua forza e sicurezza fino a diventare un bisbiglio. La fissai a lungo smarrito e incapace di ragionare.

“Io veramente non ho fame dopo i concerti..”

Accusai il colpo, ma reagii ugualmente.

“Beh… per stavolta mi accontento anche di un drink!!” le feci anche l’occhiolino per invogliarla ad assecondarmi. In pochi secondi avevo riacquistato la tutta mia fiducia e il desiderio di passare del tempo con la detentrice di quella soffice melodia. Con una breve frase aveva appena cercato di farmi rinunciare a tutti i miei programmi, ma l’unico effetto reale fu il distogliermi dalla mio profondo sconforto e ricordarmi il perché del mio invito.

“Ma-”

Non la lasciai ribattere. La guardai con un paio di occhi da cucciolo abbandonato e indifeso, i quali non permettevano replica. Non accettavo più alcuna obiezione ora che ero giunto lì, con lei davanti a me bella come non mai. Ero disposto anche a farle da tappetino o a portarla in spalla se fosse servito allo scopo!

Volevo conoscerla, toccarla, farla mia.

Non era più un desiderio, era quasi un bisogno.

Se non ci fossi riuscito anche questa volta, avrei rinunciato a tutte le mie speranze e avrei perso tutta la mia vitalità. Ora che ero così vicino a toccare la linea d’arrivo, non potevo accettare un altro ‘no’ o l’ennesima scusa. Avrei sfoderato ogni arma in mio possesso al fine di convincerla a farmi da dama.

Feci esattamente così e lei in risposta si azzittii pensierosa.

“Ok, dai. E sia per un drink” convenne dopo un lungo momento di riflessione. “Devi darmi il tempo di avvertire gli altri e togliermi da dosso gli abiti da scena.” Fu l’unica clausola posta fra me e la mia felicità eterna.

Dentro di me esultai vincitore, esternamente invece mi trattenni e annuii compiaciuto, paco e serafico come avevo deciso di reagire in precedenza a un suo futuribile ‘sì’. Non volevo spaventarla già da subito con mio solito modo di essere troppo emotivo.

“Nessun problema! Ti aspetto fuori sul retro.” La salutai con garbo e, recuperando Saki, tornai verso la berlina fuori dal locale.

 

Ero appoggiato alla macchina a fumare la terza sigaretta di fila per placare il nervosismo, quando vidi spalancare per l’ennesima volta la stessa porta di sicurezza da cui ero entrato e uscito. Mi mancò il respiro, come era successo per tutte le volte che qualcuno era uscito in quella buona mezzora in cui mi ero messa ad aspettarla, ma appena visualizzai l’inconfondibile chioma fluente e scarlatta anche il cuore si arrestò per un attimo.

Era stupenda.

Aveva lasciato i capelli lisci a caderle naturalmente sulle spalle. Si era struccata dal make-up pesante da ribalta per lasciare spazio a uno più delicato e naturale. Una semplice linea bistrata intorno all’occhio e un piccolo tocco di rossetto rosso a dare maggiore colore alle labbra, già invoglianti per loro natura. Indossava un top rosso scuro che le lasciava amabilmente libero il collo e dava risalto sia alla linea fine delle spalle sia a quella più sinuosa del petto. In aggiunta aveva un paio di guanti in pizzo nero lunghi fino a metà dell’avambraccio a riprendere le decorazioni della gonna a balze e dal taglio irregolare, quasi fino a toccare gli stivaletti in pelle messi ai suoi piedi. Perfetta come sempre.

Adoravo questa sua attenzione al particolare! Ero un fervido seguace dell’attitudine al dettaglio e apprezzavo con gaudio chi, come me, era capace di rendere migliore l’unione di accessori e vestiario.

“Eccoti… sei uno splendore!” la accolsi rallegrato dal suo arrivo. Ero quasi giunto a pensare a una sua fuga in sordina, invece, vederla così aggraziata e soave, mi fece vibrare l’animo e gioire della mia testardaggine a volerci uscire.

“Grazie” un soffio leggero che mi sembrò vuoto e distante.

“Stai bene?” mi preoccupai per quel tono vacuo. Inizialmente pensai che fosse restia per il mio invito, ma scrutando con attenzione in breve tempo capii che in realtà celava dell’altro.

“Sì” annuì leggermente e così confermando ogni mio dubbio: c’era qualcosa che non andava.

Rimasi poco convinto dalla risposta data, però non insistei subito con altre domande e le aprii la porta della macchina per farla accomodare all’interno come un vero cavaliere può fare.

Feci il giro dell’auto e in poco le sedevo accanto.

Sapevo che Saki e Jan erano al di là del vetro, in attesa di un mio segnale verso il luogo prescelto come nostra destinazione. Aspettai ad avvertirli. Volevo prima chiarirmi questo improvviso dubbio.

Ormai c’eravamo solo noi due. L’abitacolo della macchina era perfettamente insonorizzato e potevo sentire addirittura echeggiare il mio respirare agitato.

Le soffici luci e i comodi sedili rendevano il tutto molto intimo e mi convinsi che, a quel punto, Sabine non avesse potuto avere più remore nel confrontarsi con me. Mi ero sempre più convinto che il suo cauto distaccamento era dovuto a un implicito e professionale rapporto fan/idolo e credevo che, accettando il mio invito, fossimo finalmente andati oltre.

Forte di questo mi accostai ancora di più a Sabine, fino giungere a due centimetri dalle sue gambe accavallate con classe.

“Sei sicura di sentirti bene? Sei pallida..”. Un pallore eccessivo anche per una bellezza diafana come lei.

Avvicinai il mio viso al suo per cogliere cosa la disturbasse e percepii una diversità nei suoi occhi. Erano più scuri e densi del solito. La solita tonalità dorata era quasi sparita per essere sopraffatta da un’intensità profonda e fredda, seppur rossastra.

Con cautela cercai di portare la mia mano al suo volto con l’intento di accarezzarla.

“Sembri stanca, vuoi-“ stavo per offrirle da bere, ma il suo sguardo mi raggelò e mi bloccai.

Sabine si scansò prima che le mie dita potessero sfiorare la sua guancia.

“Non provare mai più a toccarmi!” berciò infuriata. Fu come un ringhio e potei sentire la sua rabbia invadere il suo corpo e irrigidirlo violentemente.

Mi allontanai di colpo a causa del repentino cambiamento. Mi appiattii dal lato opposto del sedile, atterrito e sconvolto, stringendo istintivamente al petto la mano che voleva precedentemente accarezzarla.

Mi guardò in cagnesco e mostrò leggermente i denti.

Fu in quel preciso istante che sentii il terrore scorrermi tra le vene e raggelare ogni mio muscolo come se fossi morto: nel suo ghigno feroce spuntavano due bagliori prepotenti e accecanti. Si scostavano di poco dalla dentatura normale e non difficilmente potei riconoscerli come dei canini.

Lunghi e affilati CANINI!

Rimasi esterrefatto, senza parole, senza aria, senza capire.

Ero sicuro di non aver visto male, ma erano talmente evidenti che non potevano essere altro che canini.

Erano inquietanti.

Il suo volto era inquietante!

I suoi occhi scuri e diretti verso di me erano inquietanti… tanto da arrestare anche il pensiero.

Stetti fermo a fissarla -a fissarli- e non dissi nulla per spezzare la tetra atmosfera che era immediatamente salita nell’aria.

Da quelle labbra di cui ero innamorato erano bel visibili un paio di canini sporgenti … non potevo crederci! Non poteva essere! Ero distrutto e bloccato nel mio angolo, distante da lei e chiuso nel mio silenzio terrorizzato.

“E’ meglio che io vada!”dichiarò fredda.

Non mi lasciò neanche il tempo di connettere e realizzare che il mio sogno, con la mia dama incantata al seguito, si stesse sgretolando e che la mia testa si stesse lasciando invadere impotente da milioni di domande e supposizioni, paure e dubbi.

Colsi soltanto un ultimo svolazzare del pizzo nero della gonna prima di rimanere scioccato, ancora, per il forte sbattere della portiera.

Aprii e chiusi le palpebre più volte prima di rendermi conto di essere rimasto da solo nell’abitacolo.

Riacquistai la connessione con il mio cervello solo quando sentii la voce di Jan chiedermi cosa fosse successo.

Non risposi, ma rimasi a fissarlo immobile.

Aveva abbassato il vetro divisorio e non mi ero accorto di nulla!

Ero caduto in un vortice di oblio in cui stavo velocemente perdendomi, inerme al susseguirsi degli eventi.

Cosa diavolo significava? Cosa era successo??

Mi drizzai sul posto, come se fossi seduto su una poltrona fatta di braci accese. Non poteva davvero essere accaduto quello che i miei occhi mi avevano fatto credere e le miei orecchie illuso di sentire… non poteva essere fuggita via davvero!

Fissai a lungo il sedile vuoto al mio fianco e infine chiesi a Jan dove fosse andata Sabine. Non seppe ovviamente dirmi nulla, anzi mi sembrò stupito dalla domanda e stordito dal mio comportamento.

Decisi di uscire dalla macchina per andarla a cercare, ma, guardandomi intorno, non trovai più nessuna traccia di lei.

C’era soltanto un’infinita serie di lampioni a illuminare la strada ed io ero proprio sotto all’unico che si accendeva e spegneva ad intermittenza. In piedi accanto alla macchina, aguzzando la vista in cerca del mio sogno svanito.

Era definitivamente sparita nelle tenebre della notte.

 

 

 

 

 

 

Avevo già pubblicato questa fan fiction, ma senza terminarla. Di recente,poi, ho deciso di compattarla per farne meno capitoli e darle una conclusione decente..

Speriamo di arrivarci almeno stavolta! ^^

 

Grazie a angeli neri per il commento! Anche a me piace il libro che hai citato, ma diciamo che mi sono ispirata anche a un bellissimo film sui vampiri, di cui ti consiglio la visione in caso tu non lo avessi visto: La regina dei dannati ( tra l’altro con una magnifica colonna sonora!!!:D )

Grazie anche a chi legge e mette nei preferiti.

 

 

Lasciate un segno, oh voi che passate!;)

 

L.

 

  
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