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Autore: DreamWings    15/03/2015    0 recensioni
Tra le misteriose aule della Roswath, una scuola apparentemente normale, due potenti forze celesti stanno per riscrivere la storia e salvare così il mondo dall'oscurità.
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angels

Lezione inusuale

2.





All’interno della caffetteria che ospitava un’ingente sommità di studenti, Frank, Bob e Ray si avviarono lungo la fila in una camminata calcata da risate consecutive, per attendere che gli venisse servito il pranzo. 
Ray gli aveva già preannunciato che il lunedì servivano i piselli e il polpettone, ma Frank era vegetariano. Aveva da sempre sostenuto l’idea che gli animali fossero i nostri fratelli in evoluzione e che noi dovessimo essere per loro quello che gli angeli sono per noi.
Così, con semplice coerenza, rifiutò il polpettone e si saziò con una doppia porzione di piselli.
“No, io non capisco.” si accigliò Bob.
“È molto semplice invece.” replicò Frank convinto.“Inoltre, non acquistando più carne, si smette di finanziare il mondo orribile e crudele in cui vengono cresciuti gli animali negli allevamenti intensivi, per non parlare della scarsità di igiene.”
“Vorrei vedere te imprigionato come una bestia lì dentro.” proseguì Ray, a favore della teoria di Frank.
“Ma io non sono una bestia, sono un uomo.”
Ray tossì schiarendosi la gola.
Frank non sembrò farci caso.
“Si, tu sei un bestione Bob. Per questo fino a due anni fa ti chiamavano ‘il vichingo’” ridacchiò.
“Okay, direi che può bastare così, Ray. Grazie.” Bob si mordicchiò il labbro inferiore e arrossì lievemente.
“Davvero ti chiamavano così?” A Frank scappò una risata cristallina che lo fece quasi strozzare.
“Si ma è stato fino a qualche anno fa, ero appena arrivato, non avevo amici ed ero il più alto e muscoloso di tutti..”
“Ma di solito non è il genere ti tipo come te che prende in giro gli altri?” si accigliò il ragazzo.
“Lui è un timido bonaccione.” uggiolò poi Ray, piazzando una mano tra i capelli di Bob e scompigliandogli l'acconciatura già molto disordinata.
“Invece da quando sono diventato amico di Jamia, nessuno ha più osato dirmi qualcosa.”
“Jamia?” Era incantevole quella ragazza. 
“Si, è una tosta. Nonostante dimostri quel viso delicato e carino che la fa quasi apparire come un angioletto, sa come farsi rispettare qui dentro.” Ray addentò un altro boccone.
“Scommetto che ti interessa e vuoi sapere se è fidanzata.” Bob sollevò il sopracciglio e gli lanciò un'occhiata di malizia.
“No.. È solo che..” Frank assunse un'espressione tanto trasparente da meritare le occhiatacce burlesche di entrambi.
“Oh andiamo. Non ti giudicheremo mica. Solo tutti noi abbiamo avuto una cotta per Jamia Nestor.” Ray adottò una posa ricercata mentre si stiracchiava comodamente con la schiena contro alla sedia.
“Ma io non ho una cotta per lei.” si giustificò l'interpellato, forse tentando invano di convincere anche se stesso. E se avessero davvero avuto ragione loro? In effetti Jamia lo aveva colpito in pieno sin dal primo istante. I sintomi c'erano tutti e avrebbe anche potuto elencarli sulle dita della mano. 
“Come dici tu.” sorrise sornione Bob mentre si ripuliva le mani con il tovagliolino di carta. “E per risponderti alla domanda sottintesa di prima: no, Jamia è single ed è tutta per te.”

Frank impugnava nelle mani un foglietto che si era stropicciato a causa della strettezza delle sue tasche, dentro le quali lo aveva riposto. Elencava le varie lezioni a cui avrebbe preso parte durante la settimana scolastica. Erano le stesse di Bob e Ray, fortunatamente. La campanella suonò e tutti si riversarono nelle loro aule per la lezione che li attendeva.
Vennero circondati nel momento stesso in cui entrarono nell’aula del professor Schechter, che insegnava storia. 
Erano tutti lì. La classe era grande ma anche equilibrata con il numero degli studenti, e i ragazzi del giardino stavano scrutando Frank e lo deridevano come avevano fatto la prima volta. In più adesso erano in lieta compagnia di quattro o cinque lecchine che speravano di guadagnare popolarità aggregandosi a loro.
Oltre una testa bionda, riconobbe i capelli neri e la giacca di pelle del ragazzo che molto schiettamente lo aveva mandato a farsi fottere. Stava ridendo per quella che probabilmente doveva essere stata una battuta fatta dalla ragazza che stava parlando difronte a lui. Lo vide bendisposto a cingerle la vita in un abbraccio riservato e a sussurrarle l'ennesima risposta nell'orecchio, approfittandone per giocherellare, provocatore, con il suo lobo. Quando la ragazza si scansò di poco da lui, potè giurare di averla già vista. Quello smalto color porpora e quelle curve da top model gli erano sfilate davanti quando quella mattina stessa era venuta a strillare contro Jamia per poi portarsela via. Ma una come Jamia non poteva essere amica di una come lei. Eppure la prima volta che l’aveva vista non aveva pensato questo di lei, anzi le era stata completamente indifferente. L’aveva solo ritenuta un po’ stronza. Ma non al punto di..odiarla.
Frank si attardò sulla porta. Si morse il labbro, sospirò, e andò a sedersi infondo tra Ray e Bob. 
Cercò di divincolarsi, un po’ goffo, tra i sedili, e a tratti si imbatteva in alcuni ragazzi scontrosi che sbuffavano prima di lasciarlo passare.
L’unica finestra dell’aula era grande come il comodino della sua vecchia camera, e dava sul cortile del retro, più trascurato di quello principale.
L’insegnante stava camminando per l’aula salutando gli alunni e dirigendosi verso la cattedra per sistemare le sue cose. 
Frank lo riconobbe all’istante, era l’amico di sua madre. Come aveva detto di chiamarsi? Brian. Tirò un sospiro di sollievo credendo che almeno lui avrebbe potuto difenderlo dagli sguardi inopportuni dei ragazzi, come aveva promesso di fare qualche ora prima. Rivolgendo di nuovo l’attenzione su quelle figure spavalde, una domanda gli risalì spontanea alla gola. “Non mi avevate detto che quelli con la divisa di nero seguivano dei corsi differenti?” si assicurò nervoso.
“Si, ma purtroppo storia è un corso che seguiamo tutti allegramente insieme.” tentò di sorridere Ray fallendo però in una misera smorfia, e con impaccio si dimenava per trovare una posizione più comoda.
Il professor Schechter fissò l’attenzione sui ragazzi che aveva difronte:”Siete al terzo anno e mi aspetto molto da voi.” cominciò platealmente. Il tacchetto dei suoi stivali risuonava sul pavimento in marmo, nobilitandone la teatralità. Frank constatò di non aver percepito tutta quella severità, quando l'insegante lo aveva difeso dalle grinfie della custode scorbutica. 
“È fissato.” strascicò Ray in una nota di cordoglio.
“Mh?” mugugnò Frank poco attento.
“Dice sempre la stessa frase, ogni volta, prima di iniziare uno dei suoi discorsi lunghi e noiosi su Napoleone e la sua stupida rivoluzione francese di cui non importa niente a nessuno.” berciò. “O almeno non importa a me.” 
“Signor Toro, per caso io e i suoi colleghi la stiamo importunando con la nostra voglia di tenere una lezione di storia?” Brian si appoggiò alla cattedra con disinvoltura studiata e incrociò le braccia al petto superbo.
Nessun fiato emesso, nessuna mosca volare. Solo un silenzio tombale.”Allora cosa gradisce? Prendersi un giorno di sospensione che inciderà sui suoi crediti finali o chiudere la bocca per un’ora in modo da lasciar parlare chi di sicuro, di storia, ne sa più di lei? A meno che lei non sia uno storico o per lo meno un appassionato del passato. In quel caso le porgo le mie più sentite scuse.” sentenziò infine spavaldo.
“Mi scusi. Non accadrà più.” Macchiato del rosso della vergogna per tutto il volto, Ray sprofondò a testa bassa nello schienale del sedile.
“Stavo dicendo.” rirprese a parlare il professore, senza sprecare ulteriori attimi preziosi. “Oggi vorrei discutere di qualcosa di diverso dal solito. Chi ha mai sentito parlare di Hermes?” domandò alla classe.
La domanda che Frank si pose in un secondo tempo fu: cosa c’entrava questo adesso con Napoleone?
“È il ministro di Dio.” si alzò all'impiedi un ragazzo fra i tanti. Quello che probabilmente doveva essere il secchione della classe, considerato il suo aspetto trascurato e il fatto che nessuno si fosse meravigliato quando fu lui solo ad intervenire, per primo. “La sua dinastia è destinata ad essere eterna perchè lui è l’angelo più potente, quello che vinse contro Lucifero.” Di colpo, si sollevò un mormorio di voci confuse nell’aula. 
“Silenzio!” scattò Schechter ripristinando l’ordine all’istante. “Lei, continui.” si rivolse al ragazzo.
E questi divenne paonazzo in volto. Si schiarì la gola, prima di continuare a parlare: “Hermes stipulò un accordo di tregua con Lucifero e si allearono affinchè il mondo avesse la sua parte buona e quella cattiva. E da allora entrambi regnarono incondizionati e il mondo ebbe l’equilibrio che gli spettava.” Terminato il suo resoconto mitologico alla classe, che invece non si era dimostrata per niente interessata alla spiegazione, si rimise a sedere sistemandosi indietro gli occhiali sul naso.
“Molto bene signor Moore.” commentò Schechter, mentre cauto avanzava alcuni passi verso le schiere di sedili difronte a lui. “Spiegazione esauriente, devo farle i miei complimenti. Si aspetti di essere ripagato come merita al termine del quadrimestre.” proseguì congratulandosi, sempre mantenendo un’aria di distacco, mentre risaliva i gradini e sfilava tra le file di sedie.
“Grazie.” si gongolò un po' il ragazzo, guadagnandosi qualche occhiataccia da parte dei compagni sedutigli attorno.
“In effetti cosa sarebbe il mondo senza bene o male? Hermes fu effettivamente un eroe a trovare il coraggio di combattere Lucifero, il re del male. E Lucifero non fu da meno, ad aver sfidato colui che tutto può.” un attimo di suspense. "Dio” 
“Come sapete, Lucifero era così assetato di potere, che non ci pensò due volte a tradire il suo stesso Dio. Era così accecato dalla brama esauriente che non potè fare a meno di precipitare sulla terra dal paradiso. La storia dice che nel punto in cui cadde, il terreno si ritrasse per il terrore di questo essere demoniaco, creando così la profonda cavità ad imbuto che forma l’inferno. Lucifero ebbe la fine che gli spettava, conficcato al centro della terra. Nel punto più lontano da Dio. Immerso fino al busto nel lago sotterraneo del Cocito. Ed è perennemente congelato a causa del vento gelido prodotto dal continuo movimento delle sue ali diventate nere come la pece per via dello sporco che incontrarono cadendo.” prese una pausa per cambiare direzione, e ricominciò la sua camminata sciolta. "Ma c’è una cosa che alcuni di voi ignorano. Ed è proprio come ha detto prima il vostro compagno. Infatti, Hermes, inviato da Dio, perdonò Lucifero e gli permise di continuare ad agire sul mondo senza però cercare di contrastare la forza di Dio onnipotente.” concluse giusto nel momento in cui la campanella risuonò. 
“Dannazione!” imprecò contro al suono chiassoso di quel sonaglio. “Non può essere già finita l’ora.” Gettò lo sguardo sul suo orologio da polso. 
“Oh invece la lezione è durata fin troppo.” Ray aveva sbuffato silenziosamente per quasi tutta la durata del tempo.

Frank si limitò a seguire Bob e Ray. Mentre camminavano in fila verso la soglia però, rivolse timidamente un'ultima occhiata nella direzione di Gerard che stava uscendo accompagnato dalla bionda oca. Gli aveva deliberatamente dato le spalle per evitarlo. L’aveva ignorato di proposito.

Per i corridoi incontrarono Jamia.
Volteggiava in mezzo agli altri, mentre li raggiungeva.
“Eeei” cantilenò radiosa. “Come sta andando questo primo giorno?” domandò rivolgendosi a Frank.
“Bene.” Ma non era sicuro di aver detto la verità. L’unica certezza era che finora non fosse accaduto nulla di drammatico. Solo qualche presa in giro. 
“Sta tranquillo.” disse lei, come se potesse leggergli nel pensiero. “Anche io all’inizio mi sentivo spaesata. E avevano addirittura provato a canzonarmi, ma alla fine sono stata io a cantargliele.” Gli avvolse la mano nella sua.
Frank rimase senza parole. Il suo tocco era così delicato. Ancora quella sensazione allo stomaco: le fatidiche farfalle svolazzavano indisturbate nel suo ventre.
“Già. Ricordo ancora quella volta che prendesti per i capelli Lindsey Ballato.” rise tra sè Ray. “E ora siete praticamente inseparabili.” 
“Parli della ragazza bionda di stamattina?” domandò Frank corrucciando la fronte.
“Esattamente. Era anche a lezione, l’avrai notata di sicuro.” si dondolò Ray contro al muro. “È impossibile non notare Lindsay Ballato e le sue curve da modella.” Parlava con gli occhi sognanti e a cuoricino.
“Sei il solito.” commentò Jamia con una smorfia beffarda. “E io ti ho già detto che non ti conviene pensare a lei.” 
“Già. Perchè lei sta con Gerard Way: il più figo della scuola. E io non sono altrettanto importante.” si imbronciò.
“Non ho detto questo Ray.” Jamia chinò la testa in un sorriso smagliante e rassicurante. “È solo che se Gerard venisse a scoprire che tu in realtà ci provi con la sua ragazza, ti ammazzerebbe prima che tu possa pronunciare la tua ultima parola.”
“Già amico. Io preferirei tenermi le palle al posto giusto, prima di farmele strappare da quel tipo.” commentò Bob, portando una mano sulla spalla di Ray.
“Sempre molto elegante eh.” rise Jamia.
Frank avrebbe dovuto aspettarselo, forse, che stessero insieme. D’altronde erano entrambi ‘fighi’ e popolari, insomma un’accoppiata perfetta, pensò.
Il telefonino gli vibrò in tasca per la seconda volta, quella mattina. Digitò sulla cartella dei messaggi e lesse:

'Mi manchi tanto. Spero tu ti stia trovando bene alla Roswath. Sai, anche io da giovane studiavo lì. Non è poi così male. E alcuni insegnanti sono anche simpatici. Chiamami appena puoi, ti voglio bene. Mamma.'

Un sorriso tornò a lampeggiare sul suo volto.
“Spero non si tratti della tua fidanzata.” disse Jamia scoccando un broncio sarcastico. “O ci rimarrei davvero male.”
“No, è-” arrossì. Non aveva voglia di farsi prendere in giro. “-È mia madre.” ammise alla fine, rinfilando il telefono nella tasca stretta dei jeans.
“Ma aww” reagì lei con sua sorpresa. “Che cosa dolce. Anche mia mamma mi scrive sempre.” 
Frank fece un sorrisetto, quando udii delle voci concitate a pochi passi da loro.
Invece di rispondere a Jamia, si voltò nella direzione di Gerard che stava sfilando per i corridoi insieme alla sua a quanto pare fidanzata che a quanto pare aveva un nome. Lindsay.
“Lyyynz!” urlò Jamia quasi saltellando di gioia verso di lei. “Ti devo presentare una persona.”
Lindsay, con una mano del suo fidanzato appoggiata sulla spalle e il suo braccio cinto intorno al collo, sbuffò. Che insolente, pensò Frank. Insolente e maleducata oca. E si sentì stupidamente invidioso.
“Chi?” rispose infine.
“Frank.” disse presentandoglielo e indicandoglielo con un cenno della mano.
“Uhh” cantilenò lei. “Carinooo.” aggiunse leccandosi le labbra marchiate dal rossetto rosso acceso.
“Ei, ci ho messo gli occhi prima io.” disse infine l’altra.
Parlavano di lui come fosse un bambolotto, ma Frank sapeva che Jamia stava solo scherzando e che in realtà era la persona più dolce di questo mondo.
Per quanto riguardava Lynz, non poteva pensare lo stesso.
Venne distratto dalla figura di Gerard che lo scrutava dall’alto verso il basso, e si accorse di non poter più vedere i suoi occhi verdi perchè erano coperti da due lenti scure. 
“Andiamo.” si decise a parlare il moro.
E Frank per poco non svenì al roco suono di quella voce.
“Sempre molto disponibile.” commentò Jamia, riferendosi a Gerard.
“Sempre molto rompi palle.” rispose lui indifferente, e stringendo ancora di più la sua ragazza.
“Andiamo.” ripetè la squallida bionda.
In quel momento, quando si allontanarono, fu come se a Frank fossa stato annunciato finalmente il via libera di tornare ad essere se stesso.
Perchè per tutto il tempo che aveva avuto quella fastidiosa coppietta difronte agli occhi, si era preoccupato di celare la voglia asfissiante di guardare Gerard negli occhi. 







 Eccomi tornata. Allora, spero vi stia intrigando la storia. Non è nulla di che, però vabbè, si fa quel che si può. Vi mando un bacio, voi pochi che state leggendo questa cosetta. Vi ringrazio se avete letto anche questo capitolo e vi saluto. Ciaoo e alla prossima.

   
 
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