Videogiochi > Alice Madness Returns
Ricorda la storia  |      
Autore: Mandorlina    15/03/2015    2 recensioni
Non so se questa sezione è la più adeguata per la mia storia. Comunque, questa breve one-shot ha come personaggi principali due sorelle: Helena -la Regina Rossa- e Lilith -la Regina Bianca-. Wonderland con loro non c'entra niente, infatti le due donne hanno trascorso la loro strana infanzia a November Hill e, quando i loro genitori sono morti, Lilith se ne è andata per ricomparire dopo anni, mentre Helena è diventata la gestrice (regina) di un manicomio. Helena e Lilith si trovano nello studio della prima e giocano prima a scacchi e poi a scala reale, con la regina bianca e le sue pedine e la regina di cuori e le sue carte.
Dal testo:
Era Helena quella che sapeva avere due volti. Da una parte era un’intoccabile, folle regina rossa, dall’altra una ragazza che si perdeva in lacrime asciutte, che appassiva dietro l’ombra candida della sorella. –Prima lei, sorellina, e i suoi soldatini bianchi- la canzonò Helena, facendo un breve cenno verso la scacchiera.
Genere: Dark, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                    Cards or chess, little sister?

Helena sprofondava nel velluto rosso del suo trono, le affilate unghie laccate di rosso tamburellavano distrattamente sui rigidi braccioli dorati e l’incavo dei tacchi delle sue ballerine fiammanti s’incastrava perfettamente al bordo sbeccato della piccola scrivania in mogano. Chiunque entrasse nel suo studio, poteva notare le strane decorazioni proprie di una reggia settecentesca, che stonavano con lo squallore di quella stanzetta.

–Carte o scacchi, sorellina?-, la sua domanda scivolò contro i muri scrostati dello studio, vibrando elegantemente. Helena aveva una voce strana, come quella delle persone nei sogni.

Lilith, di fronte a lei, sollevò lo sguardo, lanciando un’occhiata significativa alla sorella.

 Rispose al ghigno ironico di Helena con l’accenno di un quieto sorriso –Non ricordi che abbiamo sempre giocato ad entrambi contemporaneamente, sorellina?- replicò, marcando l’ultima parola e sostenendo orgogliosamente lo sguardo canzonatorio della donna davanti a lei.

Helena sussultò, ma non lo diede a vedere. Eccome, se ricordava. Ma era anche altrettanto convinta che Lilith non ricordasse. La sua sorellina non era mai stata una bambina felice, infatti, e tutti i suoi tentativi di farla divertire erano risultati vani. Lilith passava le sue giornate al molo, a guardare il mare e le sue rabbiose tempeste. Quando la sera tornava aveva le calzamaglie stracciate, l’orlo del vestito bianco zuppo d’acqua salata e i capelli chiarissimi spettinati, pregni dell’odore di salsedine. Helena non le aveva mai chiesto dove andasse e cosa facesse, solo una volta si era concessa di domandarle il perché della sua inquietudine e aveva ricevuto una semplice risposta: “Le strade qui a November Hill non portano da nessuna parte”.

Da quel momento, Helena era diventata come quelle rose rosse che sfiorivano lentamente sul comodino della loro madre che trascorreva tutte le giornate confinata nella sua stanza a soffocare nell’aria stantia della sua malattia incurabile e nel profumo denso delle rose appassite.

 –Certo che ricordo, tesoro- rispose invece, ravviandosi vivacemente i ricci rossi con la piccola mano –Ma ricordo anche che tu non sei mai stata particolarmente brava con questi doppi giochi-  

Lilith scoppiò a ridere, sbattendo ripetutamente le palpebre truccate di bianco –Ovvio. Sei tu quella esperta in questo- confermò, con una punta di cattiveria nella voce. Oh, sì. Era Helena quella che sapeva avere due volti. Da una parte era un’intoccabile, folle regina rossa, dall’altra una ragazza che si perdeva in lacrime asciutte, che appassiva dietro l’ombra candida della sorella.

 –Prima lei, sorellina, e i suoi soldatini bianchi- la canzonò Helena, facendo un breve cenno verso la scacchiera.

Le dita scheletriche di Lilith strinsero saldamente un pedone e lo fecero scivolare nella casella di fronte.

Helena schioccò le labbra–Buona mossa, sorellina- constatò, –Ma guarda un po’ la mia!- esclamò euforica.

I neri erano forti, fortissimi, sotto il comando della loro regina e i bianchi faticavano a resistere a tutta quella foga. Ma la regina bianca, nel suo sfolgorante splendore, non aveva ancora mosso un passo.

Lilith sorrise, continuando la sua partita.

–Sei scarsa, sorellina! Ti ricordavo un po’ più brava, sai?- la provocò Helena, continuando a falciare imperterrita torri, cavalli, alfieri e un’infinità di pedoni.

Helena era brava a giocare, era bravissima.

Lilith sapeva di non poter vincere a scacchi contro di lei, ed emise un verso tra uno sbuffo e una risata quando la sorella esclamò battendo una mano sulla scrivania : –Scacco matto!- agitando i ricci rossi.

–Brava- si congratulò Lilith, osservando però con mascherata soddisfazione la regina nera che era stata battuta da quella bianca appena prima della vittoria del suo esercito.

La porta dello studio si aprì lentamente e una slanciata figura comparve sull’uscio. Il largo cappello gli copriva per metà il volto, i denti erano scoperti in un largo sorriso –Regina- esordì scherzosamente –Abbiamo una nuova ospite!- annunciò abbozzando un buffo inchino, facendo rotare tra le mani guantate di viola un bastone da passeggio.

Era una decina d’anni, ormai, che Helena gestiva quel manicomio e non era più un grande evento un nuovo arrivato –Bene!- fece infatti stizzita –Ma mi spieghi che speciale ospite è per essere venuto qui a interrompere la partita che stavo giocando con la mia adorata sorellina?- aggiunse, alzandosi di scatto e rovesciando la sedia rossa.

L’uomo la osservò aggrottando le sopracciglia dipinte e spostò lo sguardo da Helena alla candida figurina di una giovane donna –Lilith?- sussurrò stupito, sfiorandole il braccio con la mano, come per confermare che fosse reale.

Tutti a quel manicomio, folli e i loro altrettanto folli gestori, sapevano perfettamente che Lilith odiava November Hill, il suo perenne grigiore e la sua gotica follia. In seguito alla morte dei loro genitori, infatti, le due sorelle avevano venduto la villa ai tali signori Liddell e mentre Lilith era andata lontano, Helena si era trasferita in un appartamentino di periferia, per gestire un manicomio.

Vedere la “principessa bianca” -come la sorella la chiamava ironicamente- a distanza di anni era veramente una sorpresa per tutti.

–Allora? Non mi hai risposto!- lo incalzò Helena, strattonandolo.

–Scusatemi, regine- si riprese l’uomo sorridendo –Ma la nostra ospite è davvero speciale: si chiama Alice Liddell e credo che il cognome vi dica tutto- spiegò, spolverandosi la giacca distrattamente.

–Liddell? Alice Liddell?- strillò Helena –Quella a cui abbiamo venduto la nostra villa?- chiese, facendosi tragicamente aria con la mano.

L’uomo col cappello rise leggermente –La loro figlia. Il dottor Bumby ha avuto alcuni problemi con lei. Ti ricordi di Lizzie? La sorella di Alice, la figlia maggiore dei Liddell … credo che Bumby abbia bruciato la villa perché non poteva avere quella ragazza … certo che sono proprio folli!- constatò ridacchiando, come se stesse parlando delle condizioni meteorologiche.

Helena sollevò le sopracciglia, scettica –E perché la ragazzina non va in orfanotrofio? Cosa c’entra il manicomio?- domandò irritata. –Perché è impazzita!- esclamò l’uomo –Mi ha chiamato Cappellaio Matto, regina! Non che non mi piaccia come soprannome, ma … - aggiunse a mezza voce.

Lilith, invece, sembrò non prestare attenzione alla faccenda e si avvicinò alla finestra: dietro al boschetto di abeti si potevano scorgere le macerie carbonizzate della loro villa. Solo un muro era rimasto in piedi ed era quello che un tempo divideva la sua cameretta da quella di Helena. Era rimasto in piedi l’unico muro che Lilith aveva pregato che crollasse da tutta la vita.

 –Quella maledetta bambina! Ora dovrò badare anche a lei!- urlò Helena in un attacco d’ira, rovesciando la scacchiera. La regina bianca rotolò fino ai suoi piedi, frantumandosi in mille pezzi sotto il peso dei suoi tacchi sottili.

–Su, su, calma regina rossa- le consigliò l’uomo, dandole delicate pacche sulla spalla –Se ne occuperà Bumby di lei-.

Helena lo fulminò con lo sguardo –Portami Alice- fece in tono zuccheroso, con un largo sorriso falso dipinto in volto –Intanto, Lilith, ti propongo una partita a scala reale- aggiunse, rivolgendosi alla sorella, ancora assorta nella contemplazione delle macerie al di là della finestrella incrostata

 –Va bene- affermò, scuotendo la fluente chioma candida.

L’uomo col cappello uscì dalla stanza, con un altro inchino, e le due regine si sedettero nuovamente una di fronte all’altra. Per quanto Helena fosse brava a giocare in generale, Lilith a carte se la cavava bene quanto lei.

Le mancava solo uno stupido asso di fiori per completare la scala. Solo un asso di fiori.

Helena le rivolse un’occhiata divertita –Scala, sorellina!- esclamò, -Non te lo aspettavi, eh?- commentò ridendo, mentre disponeva ordinatamente la scala di cuori sulla scrivania. Asso, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci, Jack, Re …

-Manca la regina- obbiettò Lilith, indicando uno spazio vuoto.

Helena scoppiò in una fragorosa risata –Ti sei dimenticata del Jolly, sorellina!- replicò, spingendo una carta tra Jack e Re.

 Il ghigno del Jolly sembrava prendere in giro Lilith e la sua candida ingenuità. Lei non poteva vincere. Era Helena quella forte. Era Helena la regina.

L’uomo col cappello ricomparve sull’uscio della porta, facendo sobbalzare le due sorelle –Ecco Alice, regine!- annunciò scostandosi e spingendo in avanti una ragazzina sui quindici anni. Aveva lunghi capelli neri, grandi occhi di smeraldo contornati da occhiaie profonde, il volto scarno e scavato, la pelle pallidissima. Indossava un abito blu con sopra un grembiule che arriva fino alle ginocchia, i polpacci e i piedi sottili stretti in un paio di stivali neri.

Helena la scrutò con una smorfia di sufficienza –Alice Liddell … - commentò a mezza voce, girandole intorno come un avvoltoio intorno alla sua preda.

Lilith, invece, rimase seduta. Aveva trovato il suo asso di fiori.

 

 

 

Angolo autrice:

 

Niente, ho scritto di getto questa piccola storia, dopo l’ispirazione che mi ha dato Alice in Wonderland di Tim Burton. Amo quel film, amo Alice di Lewis Carroll, amo il videogioco “Alice Madness” anche se c’entra fino a un certo punto con la storia originale. Ma più di tutti, amo le due Regine, diventate per me Lilith ed Helena, e scrivere qualcosa sul loro rapporto era ciò che aspettavo da tempo. Ciò di cui mi sono maggiormente preoccupata è la caratterizzazione dei personaggi e spero di esserci riuscita. Ho pubblicato in questa sezione perché –parlando di folli e manicomio- mi sembrava la più adeguata.

 

Kisses, Mandorlina.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Alice Madness Returns / Vai alla pagina dell'autore: Mandorlina