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Autore: tomlinshy    15/03/2015    2 recensioni
E Cook aveva pianto, con quel quaderno tra le mani, mentre lo sfogliava nuovamente pagina per pagina. Quel la amo compariva ovunque. E Cook non sapeva se stesse piangendo perché l'amava anche lui o perché il suo migliore amico se n'era andato, per sempre. E non gli aveva potuto dire addio. Freddie se n'era andato e Cook non sapeva nemmeno se gli volesse ancora bene. Se gliene avesse mai voluto.
Forse Cook non se n'accorgerà mai, ma nell'ultima pagina di quel quaderno, scritto in piccolo, Freddie ha parlato di lui.
In quell'ultima pagina, scritto con fare confuso vi è un semplice Cook è mio fratello, vorrei solo che lo sapesse.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Freddie Mclair, James Cook
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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         A Freddie Mclair e James Cook, che la vostra amicizia rimanga immutata nel tempo.
 
Freddie gli aveva portato via tutto, assolutamente tutto. Ma per lui andava bene così, perché tra loro le cose andavano bene in quella maniera. Tra Cook e Freddie era una continua sfida e a Cook andava bene, o quasi. Freddie gli aveva portato via il suo primo pallone da calcio dopo una dello loro solite litigate e Cook, da bambino forte com'era, non aveva pianto. No, non lo aveva fatto. Il giorno dopo, a scuola, Freddie gli aveva sorriso e poi, con sguardo gentile, gli aveva passato un nuovo pallone. Uno completamente nuovo. Perché Freddie era così, gli portava via tutto, ma poi glielo restituiva in qualche modo.
Una volta lui, JJ e Freddie erano andati al mare, avevano visto una ragazza e, come al solito, Cook gli aveva messo gli occhi addosso. Appena le si era avvicinato, quella gli aveva chiesto del ragazzo dai capelli neri e dalla pelle mulatta, il castano aveva sorriso leggermente e le aveva detto io posso darti di meglio. Ma lei aveva semplicemente riso e poi si era avvicinata a Freddie, al suo Freddie, e aveva iniziato a fare l'ochetta. 
Il suo migliore amico gli aveva portato via una scopata, non proprio assicurata, ma gliel'aveva pur sempre portata via. 
Però non aveva potuto non sorridere davanti ad un Freddie abbastanza svogliato, con il capellino in testa ed una sigaretta tra le labbra che, con voce cadenzata, la mandava a quel paese. Non sei il mio tipo, le risate che si erano fatti quel giorno saranno un ricordo impresso per sempre nel cuore di Cook.
Era il suo quindicesimo compleanno ed il ragazzo aveva deciso di dare una festa nella sua enorme villa. Una festa magnifica. C'erano ragazze ovunque, dannatamente ovunque. Sua madre non era in casa. Freddie e JJ gli avevano dato una mano ad organizzare il tutto. Dannazione quanto gli voleva bene. Avevano sistemato tutto alla perfezione.
Stavano ballando e Cook era troppo fatto per accorgersi di tutto, Freds si era allontanato e dopo una mezz'oretta era tornato con un sorriso colpevole sulle le labbra. Cook lo aveva abbracciato urlandogli nell'orecchio un fratello dove ti eri cacciato? e Freddie aveva sussurrato un semplice scusa.
Cook non aveva capito, ma qualche secondo dopo si era ritrovato con i pantaloni e le mutande abbassate. Completamente nudo davanti agli occhi derisori di tutti i presenti. L'amico aveva guardato i ragazzi che avevano compiuto quel gesto così tanto spregevole con occhi completamente schifati.
E Cook aveva ricollegato il tutto, Freddie si era scusato per quel che sarebbe successo qualche minuto dopo.
Fottuto bastardo.
Gli aveva portato via nuovamente qualcosa, gli aveva portato la felicità di quella giornata iniziata dannatamente bene. 
Però, Freddie, lo aveva sorpreso nuovamente, come ogni volta che gli portava via qualcosa. Davanti agli occhi divertiti di tutti si era abbassato gli indumenti. Aveva sorriso a Cook e gli aveva detto ce l'ho più grande del tuo.
Quel ragazzo gli aveva tornato nuovamente qualcosa e Cook gli voleva bene, davvero tanto.
Uno dei tanti ricordi impressi nel suo cuore risaliva al giorno in cui dovevano andare a vedere una partita di calcio, a lui nemmeno piaceva quello sport, ma. Ma per Freddie si sarebbe sorbito anche due ore di partita.
Si era presentato davanti allo stadio con qualche minuto in anticipo, non aveva fatto niente per tutto il giorno perciò, per una volta nella sua vita, era arrivato puntuale.
Era rimasto lì, ad aspettarlo per tre ore intere, nonostante la partita fosse finita da diverso tempo. Poi con un sorriso falsissimo si era presentato alla loro rimessa e aveva aspettato. Sapeva che Freddie prima o poi si sarebbe presentato. Ne era consapevole.
Quando la porta della rimessa si era aperta e davanti a lui si era presentato un Freddie con le guance bagnate e gli occhi completamente rossi si era alzato di scatto. Il ragazzo lo aveva guardato, aveva visto la maglietta dell'amico sporca di sangue, sangue certamente non suo, e aveva capito. Lo aveva abbracciato e Freddie non aveva posto resistenza, era rimasto lì, immune, a piangere. Tua madre ha scelto il giorno giusto per andarsene aveva sussurrato, con voce malinconica e mi sarei sorbito tre ore di quello schifo per te.
Freddie aveva sorriso leggermente e con una risata mischiata a quelle lacrime che continuavano a scorrere imperterrite sono solamente novanta minuti, Cook ed il ragazzo lo aveva stretto più forte.
Freddie gli aveva restituito, incredibilmente, qualcosa. Adesso era il suo turno di restituirgli qualche altro sorriso. Ci sarebbe stato lui a farlo rialzare.
Andava tutto bene, quel gioco continuava come se fosse la cosa più normale di sempre. Poi era arrivata lei, Elizabeth Stonem. 
Sorriso strafottente e occhi velati da qualcosa che solo il suo migliore amico era riuscito a raggiungere.
Questa volta Cook gliel'aveva portata via e Freddie si era arreso a sentirlo parlare delle loro scopate e nonostante il castano si stesse accorgendo dell'amore che l'amico provava per quella ragazza continuava a comportarsi come al solito. Come se tutto fosse giusto. Come se Effy fosse di sua proprietà.
Cook però se n'era accorto che Effy non era sua, se n'era accorto quando la ragazza aveva chiuso ogni contatto con lui. Quando tra quegli occhi velati da una tristezza immane aveva letto quel nome, Freddie Mclair. E ci era riuscito nuovamente a portargli via qualcosa e questa volta, però, non poteva perdonarlo. O almeno credeva.
Effy e Cook, alla fine, erano scappati insieme. Asfissiati da quella vita troppo opprimente, asfissiati dal dolore. Erano scappati finché non erano arrivati nel luogo in cui viveva suo padre. Le cose, per Cook, stavano andando così bene. Poi erano arrivati JJ e Freddie, volevano aiutarlo. Aiutarlo a fare cosa? Cosa volevano quegli stronzi che si erano dimenticati di lui? Quegli amici che lo avevano distrutto, distrutto completamente.
Avevano partecipato a quel dannatissimo gioco, Freddie e Cook avevano scommesso su Effy, chi avrebbe vinto se la sarebbe portata via. Per sempre. 
Freddie aveva perso, Cook era stato sleale. E non aveva avuto quel comportamento solo per amore, aveva pensato Freddie. Il suo migliore amico si comportava sempre così, era inutile dire cazzate. Cook era un fottutissimo stronzo, ma Freddie gli voleva comunque bene.
Alla fine non avevano vinto né Cook né quel coglione di cui nessuno si ricorderà mai il nome, JJ era arrivato al traguardo. Aveva battuto tutti e tutto. Ma quel ragazzo, un po' pazzo, aveva così tante capacità, era il migliore di quel trio e nessuno poteva dire niente a proposito.
E poi dopo quella sfida c'erano stati avvenimenti confusi.
JJ che diceva ad Effy che doveva scegliere, che rivelava che tutti e tre l'amavano. La ragazza che sceglieva semplicemente con uno sguardo, quella ragazza che non sceglieva lui, ma Freddie. Perché Freddie era sempre stato migliore di lui, in tutto.
Poi ricorda le urla di suo padre, il rivelargli che era inutile, il colpo che stava per giungere sul suo viso e la pietra che aveva colpito la testa di suo padre. Lo sguardo schifato che Freddie aveva rivolto a quello schifo di suo padre. Poi delle parole dannatamente confuse e quel ma tu hai me.
E Cook ci aveva creduto così tanto, aveva creduto che Freddie sarebbe rimasto con lui, per sempre.
Poi era passato un po' di tempo, avevano promesso di stare lontano da lei, che non sarebbe stata di nessuno. Ma Freddie non ce l'aveva fatta, era così innamorato di lei ed Effy lo ricambiava. Si erano messi insieme e Cook aveva accettato il tutto, andava bene così. Gli doveva qualcosa.
Il ricordo più doloroso, però, rimarrà sempre quello del giorno della scomparsa di Freddie.
Karen, sua sorella, si era presentato da lui e gli aveva detto di trovarlo, perché gli mancava. Perché era scomparso e non si faceva sentire da giorni. Poi gli aveva lanciato un quaderno dicendogli vedi se trovi qualcosa.
E Cook aveva iniziato a sfogliarlo, pagine piene della stessa scritta: la amo. E Cook lo sapeva e voleva alzarsi ed urlare e cambiare tutto, ma non poteva. In una delle ultime pagine, sovrapposto a quei la amo, vi era scritto John Foster vuole farle del male. Aveva iniziato a piangere, Cook, ad un tratto. Aveva iniziato a piangere perché anche lui l'amava. L'amava così tanto. 
Lo aveva cercato, quel giorno freddo di Febbraio, il giorno del suo compleanno, e appena era approdato a casa di John Foster aveva trovato dei vestiti ricoperti di sangue. Li aveva osservati con occhi pieni di sofferenza e rabbia. Aveva preso quei jeans strappati - che lui odiava così tanto - ed inciso nella parte interna vi era scritto il nome di quello che era stato suo fratello, nonostante tutto.
Quando John Foster lo aveva visto, aveva iniziato a minacciarlo, poi l'aveva colpito con una mazzata. Cook, dopo aver ricevuto il colpo, aveva riso e tu hai ucciso il mio amico aveva sussurrato sotto lo sguardo divertito dell'uomo e poi io sono Cook aveva urlato prima di iniziare a colpirlo.
Aveva preso quella mazza con la quale il suo migliore amico era stato ucciso e aveva colpito l'uomo con violenza. L'aveva colpito mentre le lacrime scorrevano lungo il suo volto, aveva pianto e l'aveva maledetto, aveva maledetto Freddie ed il male che gli aveva causato andandosene. E non si era fermato quando John Foster lo aveva pregato, non lo aveva fatto, aveva continuato con la consapevolezza che Freddie non sarebbe più tornato. Con la consapevolezza che non gliel'avrebbero più restituito.
 
Ora Cook, a trent'anni, può affermare che il suo migliore amico, Frederick Mclair gli ha portato via tutto. Si trova davanti alla sua tomba, dopo dodici anni ha avuto il coraggio di tornare da lui. Di tornare a casa.
Sfiora il trattino che vi è tra la data di nascita e quella di morte e poi sorride prima di sai Freds, pensavo che sottoterra ci sarei stato io, ben prima di te sussurrare.
E poi torna a ricordare, ricorda il giorno del suo funerale.
Karen e Leo Mclair erano completamente distrutti, sembrava di essere ritornati al funerale della madre del ragazzo. C'era quasi tutta la scuola, gli amici più stretti attorno alla buca in cui vi era la bara contenente il corpo del ragazzo.
Effy mancava, era assente. C'era da aspettarselo, comunque. Aveva sofferto tanto, aveva sofferto tanto quanto JJ e lui. Si era innamorata di Freddie, non poteva succedere altrimenti.
Le sorelle Fitch erano strette l'una all'altra e piangevano, piangevano veramente tanto. Naomi aveva la mano sulla spalla di Emily e guardava la bara con sguardo critico.
Quando il prete gli aveva proposto di buttare un po' di terra sulla bara, Leo li aveva chiamati e gli aveva detto di farlo loro. JJ aveva afferrato un po' di terra tra le mani e l'aveva buttata sulla bara, prima di iniziare ad urlare. Aveva avuto una delle sue solite crisi, ma Cook, questa volta non era riuscito a fermarlo, non lo aveva fermato dal colpire la lapide. Non lo aveva fermato quando si era avvicinato ad un albero e lo aveva colpito. Non lo aveva fermato perché era la stessa cosa che voleva fare lui. Karen gli aveva stretto la spalla e lo aveva convinto a farsi avanti. Aveva ripetuto pure lui la stessa azione prima di cadere per terra ed iniziare ad urlare. 
Avevi detto che ci saresti stato, pensavo che intendessi per sempre, lurido bastardo. Lo avevi promesso.
 
E adesso va tutto bene, va tutto dannatamente bene quando Cook sfiora con lo sguardo la foto dell'amico. 
io sono Cook dice, lo sussurra, questa volta, quel Io sono Cook.
Consapevole che dietro la sua figura c'erano i suoi amici, tutte le cazzate che aveva fatto, che avevano fatto insieme. Tutte le volte che Freddie lo aveva distrutto e poi si era fatto perdonare. Tutte le volte che Freddie e JJ lo aveva perdonato. E lo sa che è sbagliato, perché Cook dovrebbe essere solo lui. Perché Cook è lui. Ma dietro quel io sono Cook c'è anche Freddie, soprattutto Freddie.
E allora lo urla, lo urla così forte che varie persone si girano nella sua direzione e lo guardano dispiaciuti.
Noi siamo Cook, Freddie.
E Cook aveva perdonato il suo migliore amico, suo fratello, più di una volta, ma adesso non può più farlo. Non può farlo perché lo odia, lo odia almeno un po'. Si é fatto uccidere, ma adesso, comunque, non ha più importanza.
Freddie si è portato via la parte migliore di lui e non lo avrebbe mai perdonato. Mai.
Però comunque, quel noi siamo Cook lo ripete ancora e questa volta la sente, sente la voce dell'amico unirsi alla propria e si, va tutto dannatamente bene.
 
 
Salve a tutti!
È la prima volta che scrivo qualcosa su Skins, spero di non aver scritto una schifezza colossale.
Non ho potuto far a meno di scrivere della morte di Freddie, mi ha lasciato con l'amaro in bocca e non riesco ancora a credere che un personaggio come il suo se ne sia andato ed in una maniera così spregevole.
Forse io sono di parte perché Freddie era il mio personaggio preferito e avrei voluto qualcosa di diverso per lui, ma va bene così. Non ho trovato modo migliore di parlare di Freddie tramite i ricordi di Cook, sono sicura che lui sia stato uno dei personaggi che ha sofferto maggiormente per la morte di Freds. Mi scuso per eventuali errori. Comunque, spero che vi piaccia! Se avete voglia lasciate pure un commento, un saluto.
 
  
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