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Autore: fiamma98    15/03/2015    2 recensioni
Angoscia. Angoscia, l'ansia più ingannevole,più subdola. Ci coglie di sorpresa, ci afferra con le sue mani velate e fallaci, e ci trascina con sé, in quel vortice spaventoso delle paura senza senso. Come liberarsene? Come sfuggirle? Che armi usare contro questo male invisibile? ....
Le risposte risiedono in ognuno di noi.. O meglio, nella logica di ognuno di noi.
5° classificato al concorso "toghether with our feelings" indetto sul forum di EFP.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                  L'angoscia è mancanza di logica.
 
È notte. Una notte fredda. Tutto intorno è scuro, tenebroso. 
Il silenzio si rompe:rumori, rumori sommessi, affannosi..forse voci..l'ansia è nell'aria.
E poi, passi. Passi di uomini? Di strani animali? Chi c'è? C'è qualcuno? 
La paura aumenta. Non riesco a capire dove sono, poiché ho la mente annebbiata dai pensieri, ma so solo che non mi piace questo luogo.
Mi alzo, sono forte, non ho paura di niente e di nessuno, o almeno così cerco di convincermi. Comincio a camminare, o almeno impongo ai miei piedi di muoversi, di reagire.  Cammino come se l'istinto mi indicasse la strada, come se quelle orribili voci mi portassero dove devo andare, brancolando nel buio. 
Ancora rumori, questa volta meno forti: bisbiglii, risate malvagie, sospiri.
Mi accorgo di avere la pelle d'oca, e la mia saliva è ora quasi inesistente, le gambe mi crollano..quasi schiacciate dal peso di ciò che temo di vedere o di sentire..
Ho i brividi, sudore freddo, angoscia.
Ma ad un tratto, i rumori diminuiscono, fino a scomparire,ora sono lontani.
Il silenzio regna incontrastato. Sembro tranquillizzarmi, quel qualcuno deve essersene andato..
Cammino più tranquillamente, ora. Riesco a vedere, a poco a poco, dove sono. Come se una luce si fosse accesa per me. (Ma quale luce..?)Sono in un bosco dagli alberi fittissimi, come se qualcuno li avessi piantati secondo un preciso schema. (È forse un labirinto? Sono in trappola?)  Riesco a scorgere, a poco a poco, alcune querce, dalle radici nodose che mi impressionano per la loro maestosità, e su di esse dei gufi, dalle piume color fulvo-marrone con macchie più scure, che mi guardano con i loro occhi giallo-arancioni. Accanto alle querce,però, spuntano qua e là dei deboli salici piangenti , come a indicare la fragilità degli esseri viventi : la sinuosità delle loro forme mi affascina, sono esseri così miti e tenui. La loro condizione deve essere terribilmente triste: nascono così, sparsi, sperduti, si ritrovano accanto a delle querce con cui condividere la poca acqua, il poco sole, la poca aria.. Risentono  del loro  disprezzo e vengono su bassi, tutti storti, con quel fare sconsolato e rassegnato, di chi sa di essere nato debole.. 
Ma ad un tratto la scena cambia,il bosco scompare..
È giorno.  Sono in un deserto abbandonato da ogni forma di vita, e la solitudine mi provoca una certa inquietudine..
Cerco di camminare, la sabbia sotto i miei piedi è calda,anzi bollente, ma la mia angoscia è così forte che non me ne accorgo e continuo a procedere, imperterrita. 
Nessun rumore, nessuna voce,ma la calma piatta ora non mi tranquillizza più.
So che c'è qualcuno, so che qualcuno mi vede, ma ha fatto finta di niente, lo so..o meglio, me lo sento. Il paesaggio non muta, non ci sono orizzonti, né montagne innevate lontane, né ruscelli gentili vicini.. Solo sabbia, tonnellate di sabbia, alcune volte dune, piccole o grandi, discese e salite. Ma il paesaggio è monotono.
Con le poche forze che mi son rimaste, continuo a camminare, solo ed esclusivamente spinta da una fantasia mista a timore di ciò che potrei scorgere ad ogni mio passo.. La solitudine mi pesa, devo sapere se sono sola o meno. 
"C'è qualcuno? Se ci sei rispondimi,ti prego"urlo, come non ho mai fatto fino ad ora.  Nessuna risposta, eppure io lo sento. Sento qualcuno, qualcosa, una presenza
Ho di nuovo i brividi e la pelle d'oca.
Apro la bocca e cerco di urlare ancora, ma dalla mia bocca non esce voce; impaurita, ci riprovo ancora e ancora: ma ormai mi è diventato difficile anche solo respirare..
Smarrita, impaurita, mentre le forze mi abbandonano, mi lascio cadere a terra.
Noto il sole, maestoso e alto nel cielo:è il padrone del mondo intero, lui e lui solo decide il destino di tutta la Terra, incredibile.. È così superiore rispetto a noi umani, che non possiamo guardarlo, con aria di sfida, per più di due minuti senza sentirci irrimediabilmente  abbagliati e accecati dalla sua potenza [..]
Qualcosa mi risveglia dai miei pensieri: dopo attimi di incertezza lo vedo.. Un enorme e schifoso scorpione sul mio ginocchio.. Non ne ho mai visti di così grandi: ha un corpo allungato e una coda segmentata lunghissima alla fine del quale vi è il pungiglione, da cui questo orrendo essere inietta il suo veleno alle povere creature capitate dinanzi a lui. Devo assolutamente  rimanere immobile, o mi pungerà , devo farcela, devo farcela. Faccio grandi respiri, chiudo gli occhi e immagino di essere altrove,in un posto sicuro.
Con mio grande stupore lo scorpione se ne va, e con lui anche lo scenario.
L'angoscia è mancanza di logica.
Sono in una città non ben precisata, circondata da tante persone altissime, ed io, a differenza loro sono bassa e inferiore, non capisco. 
Sono tutti di fretta, scappano, corrono, si urtano e si scusano in automatico, come tanti robot pre impostati. Nessuno ha tempo per una parola, nessuno ha tempo per nulla.
Sono solo milioni di persone  nella loro grigia quotidianità, e la loro è una cortesia falsa , i loro sorrisi sono falsi. Nessuna differenza, nessuna peculiarità. La cosa mi dà una certa angoscia, e penso di poter fermare qualcuno, e chiedergli dove mi trovi,che ore siano, o almeno che giorno o che anno sia.. Ma nessuno si ferma, nessuno mi guarda. Nessuno si interessa, poiché sono tutti troppo seri o troppo impegnati per dare ascolto a me. Continuo a camminare, decisa, ed a un certo punto lo vedo.. Un signore piuttosto anziano, qualche metro più in là, si era fermato dal suo frenetico girovagare e, con una bottiglietta d'acqua, annaffiava una piantina fragile e quasi morta di fronte a un negozio di mobili ultramoderni. Quel gesto mi è sembrato così semplice, ma allo stesso tempo così bello, antico, felice.. Alla mia vista, il signore si è fermato e con un sorriso sincero mi ha detto:''L'angoscia è mancanza di logica, solo concentrandosi su un particolare, ammirando i piccoli dettagli trascurati si perde ogni forma di timore e ci si può rallegrare di ciò che si ha intorno. L'angoscia, infine, è una paura senza nome. "  All'inizio questa frase mi è sembrata del tutto senza senso, avevo tutta un'altra concezione di angoscia.. Ma l'angoscia, in quanto paura dell'astratto, rappresenta anche questo: non riflettere su ciò che ci succede ed esserne impauriti, farsi prendere dal primo istinto, senza ragionare, senza provare a darsi una spiegazione di ciò che si scorge.  Per sconfiggerla definitivamente, è importante, infine, notare il piccolo salice piangente, sottomesso dalla quercia, lo scorpione nascosto nella distesa di sabbia, e la piantina tra la folla di persone, per poi poter raggiungere la fiducia in se stessi e nel mondo estraneo a sé e, di conseguenza, la felicità.
E lo scenario si chiude.
  
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