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Autore: AnneC    15/03/2015    3 recensioni
«Puoi prepararmi quello che ha preso lei?» chiese al ragazzo dietro al bancone, una volta che l’ebbe raggiunta. Alex le sorrise, per poi passarsi una mano tra i capelli, non sapendo come poter cominciare una conversazione.
«Tra le lenzuola» mormorò lei, prendendo un sorso di quel liquido giallo. «Between the sheets. Il nome del drink» spiegò, guardandolo per la prima volta.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa storia partecipa al contest Love race - L'amore in un fulmine.



Between the sheets

 

Era un giovedì sera, uno di quelli che Alex e sua moglie Gwen trascorrevano ognuno con i propri amici; l’avevano deciso di comune accordo, sentendo entrambi la necessità di passare qualche ora separati. Alex era rimasto a guardare Gwen prepararsi, ripetendo quel rituale che lo incantava ogni volta: sceglieva con cura l’abito da indossare, si stringeva la vestaglia chiara intorno al corpo, per poi specchiarsi e stendere un velo di trucco sulle palpebre, che nascondevano i suoi occhi verdi, e il suo rossetto preferito sulle labbra carnose; faceva tutto con estrema calma, sorridendo al marito riflesso nello specchio, che la seguiva in ogni suo movimento e che si avvicinava a lei solo quando era pronta per uscire. Le baciava il collo ogni volta, pizzicandole la pelle con la lieve barba che a lei piaceva tanto, mentre Alex si ritrovava sempre un’impronta di rossetto da dover ripulire prima di uscire.  
Si amavano e si completavano a vicenda, ognuno a smussare i difetti dell’altro e a valorizzarne i pregi; si amavano incondizionatamente, quando erano stanchi o in piena forma, col sole o con la tempesta che minacciava sulle loro teste. Erano innamorati e lo erano stati fin dal primo giorno in cui si erano parlati, da quando una Gwen sedicenne aveva chiesto ad uno sconosciuto dove si trovasse l’aula di letteratura inglese ed Alex era stato così gentile da accompagnarla di persona.
Quella sera Gwen fu la prima ad uscire di casa, sorridendo dolcemente al marito, per ricordargli di non esagerare con l’alcol; Alex, di tutta risposta, ridacchiò debolmente, scuotendo poi la testa.
Dopo una decina di minuti, l’uomo salì sull’automobile e controllò ancora una volta l’indirizzo del bar che Ben gli aveva inviato poco prima. Accese la radio, per poi immettersi nel traffico che scorreva lento per le strade della città; tamburellava le dita sulla pelle del volante, canticchiando un motivetto di una canzone di cui non conosceva le parole. 
I suoi amici del college erano già tutti lì, con la propria birra tra le mani e gli occhi puntati sulle ragazze all’interno del locale. 
«Come vanno le cose?» chiese Alex ai quattro seduti al tavolo. «Sempre alla ricerca di qualche donna?» continuò, prendendo posto accanto a loro, per poi bere un sorso di birra che avevano già ordinato anche per lui.
«Non siamo tutti fortunati come te e Ben!» ridacchiò John, dandogli una pacca sulla spalla. «Non abbiamo un bel bocconcino come moglie».
«Sempre pronto a rinfacciare di esserci sposarti, eh?» mormorò ironico Ben, sporgendosi in avanti per poter guardare l’amico negli occhi.
«Siete diventati noiosi con l’anello al dito» intervenne Logan, alzando le sopracciglia. 
«Non siamo noiosi» ribatte Alex, appoggiando un braccio sul tavolino, per poi prendere un altro sorso di birra. «Sappiamo come tenerci stretta una donna» convenne ridacchiando, battendo poi il cinque a Ben.
«Guarda come si vantano! Ed invece, non riuscirebbero nemmeno a rimorchiare una donna» ribatte Logan, scuotendo la testa, per poi alzare le sopracciglia, come colto da un’illuminazione. «Anzi, vi propongo una sfida».
«Su, sentiamo!» lo incoraggiò Ben, appoggiandogli una mano sulla spalla.
«Dimostrateci che non avete perso il vostro tocco magico con le donne. E se riuscirete a portarvela a letto, vuol dire che vi abbiamo sottovalutato».
«Non vado a letto con un’altra» puntualizzò Alex, continuando a bere la sua birra, per poi arricciare le labbra.
«Non dovete farlo davvero, è ovvio, ma dovrà essere lei a proporvelo» spiegò l’altro, annuendo convinto. 
«E non barate!» li avvertì John, puntando il dito contro di loro.  
Alex ridacchiò, lasciando lo sguardo vagare per il locale. «Ci sto. Ben, tu accetti?» chiese poi all’amico, alzando le sopracciglia.
«Oh, andiamo! Certo che accetto!» mormorò convinto, per poi osservare le ragazze nel bar. 
Il chiacchiericcio generale riempiva l’aria, che cominciava a sapere di birra mista a profumo di donna; la musica accompagnava i balli di qualche coppia o di chi cercava di attaccare bottone con qualche passo di danza. Alex si guardò intorno, continuando a cercare qualcuna con cui scambiare almeno qualche chiacchiera, per poi provare a convincerla a reggergli il gioco, pur di dimostrare a Logan che aveva torto. Era fuori allenamento, lo sapeva benissimo, ma non l’avrebbe mai ammesso. Si alzò lentamente, avvicinandosi poi al bancone per poter ordinare un’altra birra. 
Fu in quel momento che la vide. 
Era seduta, immobile in un locale in pieno fermento; aveva il capo chino, in attesa che le consegnassero il suo drink, l’abito corto a fasciarle le forme e i lunghi capelli neri a coprirle le spalle. 
Ad Alex mancò il fiato, quando lei, bella come il sole, sorrise al barista. La donna si girò sullo sgabello, osservando poi il locale, senza però posare lo sguardo su qualcuno in particolare. 
«Puoi prepararmi quello che ha preso lei?» chiese al ragazzo dietro al bancone, una volta che l’ebbe raggiunta. Alex le sorrise, per poi passarsi una mano tra i capelli, non sapendo come poter cominciare una conversazione.
«Tra le lenzuola» mormorò lei, prendendo un sorso di quel liquido giallo. «Between the sheets. Il nome del drink» spiegò, guardandolo per la prima volta.
Il barista consegnò la sua ordinazione ad Alex, interrompendo quello strano silenzio che nessuno dei due aveva intenzione di interrompere.
«Grazie per l’informazione» biascicò in ritardo, rimanendo in piedi accanto a lei.
Taylor lo guardò, prendendo un altro sorso dal suo bicchiere, per poi leccarsi le labbra. Si portò i capelli su una spalla, guardando quello che per lei era soltanto uno sconosciuto.
«E sei qui per…» continuò la donna, alzando le sopracciglia, non riuscendo a spiegarsi per quale motivo fosse lì, imbambolato, senza proferire parola.
«Oh, per questo» mormorò lui, indicando il proprio bicchiere. 
«Guarda che così non riuscirai a conquistarmi».
«E chi ti fa credere che io voglia farlo?» chiese semplicemente, chinandosi appena verso di lei per far sì che la musica non coprisse le proprie parole.
Quel semplice gesto, che poteva essere confuso per la ricerca di una maggiore intimità, spinse Taylor a compiere il primo passo; chiuse gli occhi, respirando il profumo di Alex che si era fatto strada fino alle sue narici. Gli porse la mano, presentandosi, più per il desiderio di conoscere il nome di quell’uomo che per gentilezza.
Bastò quel tocco così formale a far scoccare la scintilla tra i due. Non c’era più alcun bar, nessuno a far confusione attorno a loro, nessuna sfida e nessuna moglie; c’erano solo loro, un uomo ed una donna, ognuno con la propria storia e la propria voglia da soddisfare. Alex era rapito dai gesti di Taylor, dai suoi occhi marrone scuro, dalla sua pelle chiara e dalla sua voce calda e vellutata; accadde tutto così velocemente che quasi non si accorse di  ritrovarsi ad amare la risata cristallina di quella sconosciuta ed il modo in cui lei distoglieva lo sguardo ogni volta che le faceva un complimento. Amava ogni suo gesto, ogni sua espressione, così come era successo con Gwen.
«È strano» ammise ad un tratto, ignorando completamente ciò che Taylor stava dicendo.
«Cosa è strano?» chiese lei, sorreggendo il mento con il palmo della mano. Lo scrutò, leccandosi appena le labbra, per poi specchiarsi nei suoi occhi limpidi.
«Come ci si innamora» mormorò, tenendo lo sguardo su quella donna, per poi accarezzarle un guancia, che di colpo divenne più rosea.
«Sei innamorato, Alex?» domandò, avvicinandosi di più, fino a trovarsi a pochi centimetri da lui. «Credi nell’amore a prima vista?».
Alex esitò appena, per poi alzarsi lentamente e porgerle la mano; Taylor l’afferrò, alzandosi a sua volta, per poi seguirlo fuori dal locale. Ci volle qualche attimo prima che le loro orecchie si abituassero a quel silenzio che contrastava pesantemente coi rumori del bar, ma quando la quiete si ristabilì, si ritrovarono stretti nelle braccia dell’altro, con le labbra a pochi centimetri di distanza e a guardarsi dolcemente negli occhi. 
«Sono innamorata di te» ammise Taylor, dando voce anche ai pensieri di Alex. «E sì, è strano». 
Le loro bocche si unirono, soddisfacendo quel desiderio che entrambi bramavano, e le loro mani accarezzarono centimetri di pelle bollente, sperando di non interrompere mai quel contatto che li faceva rabbrividire dalla passione.
«Devo confessarti una cosa» mormorò lui, spostando il proprio sguardo sulle sue labbra.
«Sto per sposarmi» confessò Taylor, prendendolo in contropiede. Si morse le labbra, imbarazzata, non pentendosi però di ciò che aveva fatto. 
«Io lo sono già…», ammise lui, «Ma questo non significa che il colpo di fulmine non ci sia stato».
Si guardarono negli occhi per un attimo che sembrò essere un’eternità, per poi baciarsi ancora, con più passione di prima. Alex la spinse delicatamente contro il muro, senza staccare le labbra dalle sue; lei ansimò appena, stringendo la sua maglietta tra le mani per attirarlo di più a sé.
«Come finisce tra di noi?» soffiò Alex sulle sue labbra, per poi baciarle il collo.
«Come è cominciata» rispose Taylor, chiudendo gli occhi. 
«Al bar?» chiese, guardandola interrogativo.
«Tra le lenzuola, Alex».




   
 
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