Ecco qui una shottina divisa in due parti sul mio
adorato Louis. Ormai è risaputo che ho una passione particolare per lui (e per
Genzuccio ovviamente).
Ringrazio l’Arpia che ha speso tempo e pazienza per
betarla e la dedico, come sempre alla panchina, ora in versione natalizia.
****************************
Quando il fischio del mister risuonò secco nell’aria,
ponendo fine agli allenamenti di quella lunga giornata, i giocatori del Bordeaux
tirarono un sospiro di sollievo. Contrariamente al solito, anche Napoléon non
poté reprimere uno sbuffo soddisfatto per la fine di quella sessione di
esercizi. L’inizio del campionato era ormai imminente, e la loro squadra era
determinata a raggiungere il primo posto in classifica: bruciava ancora, nelle
loro menti, la sconfitta contro il Paris Saint Germain, dato che, alla fine,
quei preziosi punti persi li avevano relegati proprio dietro ai diretti rivali.
Nemmeno l’allenatore se l’era presa troppo con i suoi ragazzi, perché sapeva che
avevano fatto del loro meglio in ogni incontro e che, purtroppo, esistevano
altre variabili in campo che influenzavano il risultato.
Per questo motivo lui e i suoi compagni avevano raddoppiato gli sforzi, decisi a dominare la "League 1" e rifarsi tornando ad essere di nuovo al comando. Louis era certo delle capacità di tutti, e sentiva una grande responsabilità sulle proprie spalle, dato che la maggior parte degli schemi era basata sulle sue azioni.
Arrivò per ultimo negli spogliatoi e venne accolto
dalle chiacchiere degli altri ragazzi e dal rumore scrosciante delle docce. Si
sfilò la maglia sopra la testa e l’appallottolò lanciandola contro il suo
armadietto, dove scivolò poi verso terra; alzò il braccio sinistro e, con una
smorfia, fece scricchiolare la clavicola, avvertendo i muscoli indolenziti delle
spalle. Con gesti rapidi finì di spogliarsi e si infilò nella cabina, aprendo al
massimo il getto dell’acqua bollente; dopo qualche minuto la tensione cominciò a
scomparire, strappandogli un sospiro di sollievo, mentre cominciava a sentirsi
un uomo nuovo. Quando chiuse il rubinetto, la sua pelle era arrossata per
l’eccessivo calore, ma lui non sembrava farci caso.
Ricordava ancora, divertito, quando
Pierre, durante un ritiro della Nazionale, si era preoccupato nel
vederlo rosso come un gambero, ma lui aveva fatto spallucce con noncuranza,
spiegando che era un piccolo vezzo risalente all’infanzia; un rituale per
ritemprarsi e scrollarsi di dosso le preoccupazioni, come se con quel gesto
potesse staccare la spina.
Uscì dalla doccia avvolgendosi un asciugamano in vita
e prendendone un altro per tamponare viso e capelli; salutò con un cenno Jacques
ed Etienne che stavano uscendo e si accorse di essere rimasto solo nello
spogliatoio. Aprì lo sportello dell’armadietto, per recuperare dei vestiti
puliti e ne
approfittò per rimirarsi nello specchio posto all’interno; conscio di essere
decisamente un bell’uomo. Il suo fisico si era sviluppato grazie ai continui e
costanti allenamenti ed era anche cresciuto molto in altezza; unendo a queste
caratteristiche la sua fama di goleador acquisiva un fascino pressoché
irresistibile. Soddisfatto da queste considerazioni, si vestì con cura, già
pregustando una serata in compagnia di qualche avvenente fanciulla. Dopo aver
gustato una deliziosa cena in un ristorante di lusso, si era spostato nella zona
bar sedendosi al bancone; con gli occhi aveva cominciato ad analizzare tutte le
donne presenti, cercando di decidere quale sarebbe diventata la fortunata preda
della sua caccia. Si era infine deciso per una bella rossa, molto prosperosa,
quando qualcosa aveva attirato la sua attenzione.
Una risata, spontanea e cristallina.
Girò la testa in cerca della proprietaria e la
individuò subito; era insieme ad un’amica e stavano bevendo due caffè. In pochi
istanti la sua mente registrò ciò che gli interessava: lunghi capelli biondi e
lisci, occhi di un verde intenso e un’espressione regale nei lineamenti. Non era
esattamente il suo tipo, però corrugò la fronte, rendendosi conto che c’era
qualcosa di familiare in lei.
Mentre stava lì imbambolato a fissarla, la ragazza
incrociò il suo sguardo e lo sostenne per un po’, quasi sfidandolo a
distogliere per primo l’attenzione, e si scoprì divertito dall’impertinenza
dimostrata dalla biondina. Il buonsenso gli stava suggerendo di tornare a
concentrarsi sulla rossa tutto fuoco, ma qualcosa gli impediva di dimenticare
quella ragazza. Si voltò di nuovo e scoprì, con sorpresa, che stavolta era lei a
scrutarlo con una luce strana negli occhi; sembrava quasi che lo stesse sfidando
a provarci, come se non lo ritenesse in grado di fare una cosa simile. La vide
rialzare il mento, in modo quasi altezzoso, prima di tornare a chiacchierare con
la sua amica, ignorandolo intenzionalmente.
Quel gesto pose fine a qualsiasi dubbio; per una sera
la caccia si sarebbe svolta in modo diverso: non era stato lui a scegliere ma la
preda si era buttata volontariamente tra le sue braccia e non l’avrebbe
delusa.
Con un cenno attirò l’attenzione del barman e fece in
modo che le venisse recapitato un cocktail, dando istruzioni affinché
spiegassero chi lo aveva pagato per lei.
Fu con divertimento che seguì il cameriere camminare
fino al loro tavolino e servire quanto ordinato. Osservò la bionda assumere
un’espressione smarrita mentre agitava le mani spiegando, probabilmente, che non
aveva chiesto nessuna bevanda. Poi lei incrociò il suo sguardo con una strana
espressione che lui non riuscì a decifrare, anche se il messaggio successivo fu
chiaro, perché la ragazza si era girata a parlare con la sua amica, senza
nemmeno fare un cenno di ringraziamento nei suoi
confronti.
Scosse la testa, perplesso, e ordinò a sua volta
qualcos’altro da bere. Stava rimuginando tra sé, quando una mano si posò per
qualche secondo sulla sua spalla, strappandolo alle sue riflessioni. Alzò lo
sguardo e la vide. Dopo quanto era accaduto rimase stupito che si fosse
avvicinata per parlargli; a quanto pareva il suo fascino non aveva fatto cilecca.
Si voltò, facendo roteare lo sgabello di pelle nera, e sfoderò il suo miglior
sorriso.
“Volevo ringraziarti per il cocktail” spiegò la
ragazza in tono gentile.
Napoléon alzò una mano, minimizzando.
“E’ stato un piacere” si limitò a dire, senza
accennare a voler continuare il discorso.
“Vorrei ricambiare, se
posso”
“Ho già da bere, però…”
Gli occhi verdi della sconosciuta ebbero un guizzo e si fissarono nei suoi.
“Però...?”
La sua bocca si distese in un pigro sorriso di
trionfo; l’aveva condotta esattamente dove voleva.
“Se uscissi con me, stasera, saremmo
pari”
Ma lei non lasciò trapelare nessuna emozione di
fronte a quella proposta, e, prima di parlare, allungò un braccio
afferrando con la mano il bicchiere di Louis: poi avvicinò la cannuccia alle
labbra e succhiò.
“Se io accettassi, temo che saresti tu in
debito”
Quella bionda lo stava eccitando parecchio.
Rispondeva ad ogni suo attacco e, anziché compiacerlo, lo sfidava a ribattere;
questo gioco cominciava a piacergli sempre di più. Si alzò togliendole il
cocktail dalle dita, sfiorandole.
“Mi inventerò un modo per pareggiare i
conti”
Dopo essersi presentati e aver pagato le
consumazioni, uscirono all’aperto, dove soffiava una brezza leggera che dava un
po' di sollievo alla calura della giornata ancora estiva. Louis sfilò dalla
tasca della giacca nera un paio di chiavi, e fece scattare l’antifurto
della sua Lamborghini.
“Bella macchina” commentò lei avvicinandosi, e
lasciando scorrere l’indice sulla lucida carrozzeria arancione del
cofano.
“Come il suo proprietario, non credi?” le rispose
accostandosi da
dietro, parlandole da sopra la spalla destra, proprio vicino
all’orecchio.
Michelle non poté evitare un brivido nel sentire la
sua voce profonda e un po’ roca. Decisamente il capitano del Bordeaux sapeva
come sedurre una ragazza, ma non intendeva rendergli le cose facili. Fece un
passo in avanti, spostandosi verso il lato del passeggero.
“Niente Ferrari?”
“Ormai ce l’hanno tutti, Louis Napoléon si distingue
sempre dalla massa”
Lei fece scattare la maniglia della portiera,
aprendola, poi lo guardò e sorrise di nuovo in modo malizioso.
“Mi riservo, a fine serata, di dirti se è vera la tua
affermazione”
Lui rimase spiazzato per un momento da quelle parole.
La sfida si stava facendo sempre più interessante e non aveva nessuna
intenzione di perdere.
Non era ancora notte fonda e per le strade c’era poco
traffico. Deciso a fare colpo, Napoléon schiacciò il piede sull’acceleratore, ed
il costoso motore del bolide ruggì maestosamente, mentre l’ago del tachimetro si
spostava velocemente.
Con la coda dell’occhio notò che Michelle non
sembrava impaurita; un altro punto a suo favore: gli piacevano le donne che
amavano il brivido. Rapidamente si lasciarono alle spalle i rumori e le luci del
centro di Bordeaux, inoltrandosi verso le colline. La stava portando in quello
che lui considerava il posto ideale per un appuntamento; un po’ isolato,
silenzioso, immerso in un cielo stellato e con le luci della città come
panorama. Abbastanza romantico per quanto aveva in mente di
fare.
In realtà, quel luogo, l’aveva scoperto per puro
caso, e per dei
motivi completamente diversi. Una sera era uscito in automobile per rimanere un
po’ da solo, allontanandosi anche dai suoi compagni, per sbollire la rabbia dopo
aver perso una partita. Senza pensarci aveva imboccato quella strada in salita e
l’aveva percorsa fino a giungere ad una zona pianeggiante. Non l’avrebbe ammesso
con nessuno, ma lassù, lontano da tutto e tutti, riusciva a rilassarsi e
scacciare i pensieri cupi.
Parcheggiò la macchina e spense motore e luci.
Poi, lentamente, si voltò verso di lei e allungò una mano infilandola nei lunghi
capelli biondi; si attorcigliò una ciocca intorno al dito mentre incrociava
il suo sguardo enigmatico. Era molto bella, ancora di più, adesso, nella luce
fioca della luna. Di nuovo, la sensazione che gli ricordasse qualcuno si
affacciò alla sua mente, e si sforzò di capire cosa, nei suoi tratti, gli
sembrasse così familiare.
Niente da fare.
Decise che non era il caso di perdere tempo in questi
inutili ragionamenti che non l’avrebbero portato da nessuna parte, c'erano modi
più piacevoli in cui impegnarsi. La sua mano risalì fino alla nuca di lei
attirandola a sé, e avvicinò le labbra già pregustando il bacio che sarebbe
seguito. Le aveva appena sfiorate, quando lei si ritrasse causandogli una smorfia
di disappunto.
“Non ti sembra di correre un po’ troppo?” si
difese.
Facendo buon viso a cattivo gioco, le sorrise
rassicurante.
“Non credo. Abbiamo già sprecato troppo tempo in
chiacchiere secondo me”
Con tranquillità Michelle afferrò il polso di
Napoléon e l’allontanò dal suo collo.
“Qualcuno potrebbe pensare che tu sei troppo
presuntuoso”
“Molte, invece, apprezzano il mio
atteggiamento”
La ragazza toccò, con le dita, la guancia di lui, e
ne seguì il contorno fino a raggiungere le labbra, prima di essere catturato
dalla sua bocca. Per un attimo perse il filo dei pensieri, concentrata sulla
lingua che le stava titillando l’indice, e immaginando quali sensazioni avrebbe
scatenato sentirla su tutto il corpo avvertì un vuoto allo stomaco, come una
discesa sulle montagne russe. A fatica, cercò di tornare
lucida.
“Rendiamo più interessante il gioco” affermò
spiazzandolo di nuovo.
“Spiegati meglio” le rispose, intrigato ed eccitato dalla situazione che si stava creando.
Si staccò da lui e prese il pallone che era
appoggiato ai piedi del suo sedile, sollevandolo tra le mani.
“Ti sfido Napoléon. Se vinci sarò a tua disposizione,
ma se perdi…”
Con soddisfazione Michelle notò la sua sorpresa nel
sentire quella proposta.
“A calcio?” le domandò, sempre più incredulo.
Vista la situazione che si era creata, lui già
pregustava qualche piccante "giochetto", ed era più che disponibile ad
assecondarla, ma mettersi a giocare
era l’ultimo dei suoi pensieri.
“Sì, hai capito bene” gli
confermò.
“Spiegati meglio” la esortò, rassegnato.
Questa volta il suo viso assunse un’espressione
seria, e quando parlò, lo fece con una punta d’orgoglio nella voce.
“Sono in grado di parare per tre volte i tuoi tiri
micidiali”
Napoléon sbuffò, lasciandosi andare contro lo
schienale di pelle del sedile. L’atmosfera romantica di poco prima si era ormai
dissolta, e lui già vedeva sfumate le sue aspettative per la
serata.
“Mi sa che quel cocktail che ti ho offerto era più
forte di quanto pensassi” commentò ironicamente.
“Se non te la senti…” replicò la ragazza lasciando
volutamente la frase in sospeso, mettendo quindi in dubbio la sua
fama.
Funzionò alla perfezione, perché Louis, punto sul vivo, dimenticò la delusione concentrandosi sul suo orgoglio ferito e, ricordando a se stesso, che, se avesse vinto la scommessa, avrebbe potuto ancora salvare la fine di quell'insolito appuntamento.
“Risparmia il fiato, non
perderò!”
“Vedremo...”
*****************************
Chi sarà mai questa ragazza misteriosa? E come finirà la sfida?