Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |      
Autore: agatha    14/12/2008    4 recensioni
Louis è in un bar, sembra una serata come tante altre, eppure l'incontro con una misteriosa ragazza lo porterà a vivere delle emozioni che pensava non esistessero.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luis Napoleon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ecco qui una shottina divisa in due parti sul mio adorato Louis. Ormai è risaputo che ho una passione particolare per lui (e per Genzuccio ovviamente).

 

Ringrazio l’Arpia che ha speso tempo e pazienza per betarla e la dedico, come sempre alla panchina, ora in versione natalizia.

 

****************************

 

 

Quando il fischio del mister risuonò secco nell’aria, ponendo fine agli allenamenti di quella lunga giornata, i giocatori del Bordeaux tirarono un sospiro di sollievo. Contrariamente al solito, anche Napoléon non poté reprimere uno sbuffo soddisfatto per la fine di quella sessione di esercizi. L’inizio del campionato era ormai imminente, e la loro squadra era determinata a raggiungere il primo posto in classifica: bruciava ancora, nelle loro menti, la sconfitta contro il Paris Saint Germain, dato che, alla fine, quei preziosi punti persi li avevano relegati proprio dietro ai diretti rivali. Nemmeno l’allenatore se l’era presa troppo con i suoi ragazzi, perché sapeva che avevano fatto del loro meglio in ogni incontro e che, purtroppo, esistevano altre variabili in campo che influenzavano il risultato.

Per questo motivo lui e i suoi compagni avevano raddoppiato gli sforzi, decisi a dominare la "League 1" e rifarsi tornando ad essere di nuovo al comando. Louis era certo delle capacità di tutti, e sentiva una grande responsabilità sulle proprie spalle, dato che la maggior parte degli schemi era basata sulle sue azioni.

 

Arrivò per ultimo negli spogliatoi e venne accolto dalle chiacchiere degli altri ragazzi e dal rumore scrosciante delle docce. Si sfilò la maglia sopra la testa e l’appallottolò lanciandola contro il suo armadietto, dove scivolò poi verso terra; alzò il braccio sinistro e, con una smorfia, fece scricchiolare la clavicola, avvertendo i muscoli indolenziti delle spalle. Con gesti rapidi finì di spogliarsi e si infilò nella cabina, aprendo al massimo il getto dell’acqua bollente; dopo qualche minuto la tensione cominciò a scomparire, strappandogli un sospiro di sollievo, mentre cominciava a sentirsi un uomo nuovo. Quando chiuse il rubinetto, la sua pelle era arrossata per l’eccessivo calore, ma lui non sembrava farci caso.

Ricordava ancora, divertito, quando Pierre, durante un ritiro della Nazionale, si era preoccupato nel vederlo rosso come un gambero, ma lui aveva fatto spallucce con noncuranza, spiegando che era un piccolo vezzo risalente all’infanzia; un rituale per ritemprarsi e scrollarsi di dosso le preoccupazioni, come se con quel gesto potesse staccare la spina.

 

Uscì dalla doccia avvolgendosi un asciugamano in vita e prendendone un altro per tamponare viso e capelli; salutò con un cenno Jacques ed Etienne che stavano uscendo e si accorse di essere rimasto solo nello spogliatoio. Aprì lo sportello dell’armadietto, per recuperare dei vestiti puliti e ne approfittò per rimirarsi nello specchio posto all’interno; conscio di essere decisamente un bell’uomo. Il suo fisico si era sviluppato grazie ai continui e costanti allenamenti ed era anche cresciuto molto in altezza; unendo a queste caratteristiche la sua fama di goleador acquisiva un fascino pressoché irresistibile. Soddisfatto da queste considerazioni, si vestì con cura, già pregustando una serata in compagnia di qualche avvenente fanciulla. Dopo aver gustato una deliziosa cena in un ristorante di lusso, si era spostato nella zona bar sedendosi al bancone; con gli occhi aveva cominciato ad analizzare tutte le donne presenti, cercando di decidere quale sarebbe diventata la fortunata preda della sua caccia. Si era infine deciso per una bella rossa, molto prosperosa, quando qualcosa aveva attirato la sua attenzione.

 

Una risata, spontanea e cristallina.

Girò la testa in cerca della proprietaria e la individuò subito; era insieme ad un’amica e stavano bevendo due caffè. In pochi istanti la sua mente registrò ciò che gli interessava: lunghi capelli biondi e lisci, occhi di un verde intenso e un’espressione regale nei lineamenti. Non era esattamente il suo tipo, però corrugò la fronte, rendendosi conto che c’era qualcosa di familiare in lei.

Mentre stava lì imbambolato a fissarla, la ragazza incrociò il suo sguardo e lo sostenne per un po’, quasi sfidandolo a distogliere per primo l’attenzione, e si scoprì divertito dall’impertinenza dimostrata dalla biondina. Il buonsenso gli stava suggerendo di tornare a concentrarsi sulla rossa tutto fuoco, ma qualcosa gli impediva di dimenticare quella ragazza. Si voltò di nuovo e scoprì, con sorpresa, che stavolta era lei a scrutarlo con una luce strana negli occhi; sembrava quasi che lo stesse sfidando a provarci, come se non lo ritenesse in grado di fare una cosa simile. La vide rialzare il mento, in modo quasi altezzoso, prima di tornare a chiacchierare con la sua amica, ignorandolo intenzionalmente.

Quel gesto pose fine a qualsiasi dubbio; per una sera la caccia si sarebbe svolta in modo diverso: non era stato lui a scegliere ma la preda si era buttata volontariamente tra le sue braccia e non l’avrebbe delusa.

 

Con un cenno attirò l’attenzione del barman e fece in modo che le venisse recapitato un cocktail, dando istruzioni affinché spiegassero chi lo aveva pagato per lei.

Fu con divertimento che seguì il cameriere camminare fino al loro tavolino e servire quanto ordinato. Osservò la bionda assumere un’espressione smarrita mentre agitava le mani spiegando, probabilmente, che non aveva chiesto nessuna bevanda. Poi lei incrociò il suo sguardo con una strana espressione che lui non riuscì a decifrare, anche se il messaggio successivo fu chiaro, perché la ragazza si era girata a parlare con la sua amica, senza nemmeno fare un cenno di ringraziamento nei suoi confronti.

Scosse la testa, perplesso, e ordinò a sua volta qualcos’altro da bere. Stava rimuginando tra sé, quando una mano si posò per qualche secondo sulla sua spalla, strappandolo alle sue riflessioni. Alzò lo sguardo e la vide. Dopo quanto era accaduto rimase stupito che si fosse avvicinata per parlargli; a quanto pareva il suo fascino non aveva fatto cilecca. Si voltò, facendo roteare lo sgabello di pelle nera, e sfoderò il suo miglior sorriso.

 

“Volevo ringraziarti per il cocktail” spiegò la ragazza in tono gentile.

Napoléon alzò una mano, minimizzando.

“E’ stato un piacere” si limitò a dire, senza accennare a voler continuare il discorso.

“Vorrei ricambiare, se posso”

“Ho già da bere, però…”

Gli occhi verdi della sconosciuta ebbero un guizzo e si fissarono nei suoi.

“Però...?”

La sua bocca si distese in un pigro sorriso di trionfo; l’aveva condotta esattamente dove voleva.

“Se uscissi con me, stasera, saremmo pari”

Ma lei non lasciò trapelare nessuna emozione di fronte a quella proposta, e, prima di parlare, allungò un braccio afferrando con la mano il bicchiere di Louis: poi avvicinò la cannuccia alle labbra e succhiò.

“Se io accettassi, temo che saresti tu in debito”

Quella bionda lo stava eccitando parecchio. Rispondeva ad ogni suo attacco e, anziché compiacerlo, lo sfidava a ribattere; questo gioco cominciava a piacergli sempre di più. Si alzò togliendole il cocktail dalle dita, sfiorandole.

“Mi inventerò un modo per pareggiare i conti”

 

Dopo essersi presentati e aver pagato le consumazioni, uscirono all’aperto, dove soffiava una brezza leggera che dava un po' di sollievo alla calura della giornata ancora estiva. Louis sfilò dalla tasca della giacca nera un paio di chiavi, e fece scattare l’antifurto della sua Lamborghini.

“Bella macchina” commentò lei avvicinandosi, e lasciando scorrere l’indice sulla lucida carrozzeria arancione del cofano.

“Come il suo proprietario, non credi?” le rispose accostandosi da dietro, parlandole da sopra la spalla destra, proprio vicino all’orecchio.

Michelle non poté evitare un brivido nel sentire la sua voce profonda e un po’ roca. Decisamente il capitano del Bordeaux sapeva come sedurre una ragazza, ma non intendeva rendergli le cose facili. Fece un passo in avanti, spostandosi verso il lato del passeggero.

“Niente Ferrari?”

“Ormai ce l’hanno tutti, Louis Napoléon si distingue sempre dalla massa”

Lei fece scattare la maniglia della portiera, aprendola, poi lo guardò e sorrise di nuovo in modo malizioso.

“Mi riservo, a fine serata, di dirti se è vera la tua affermazione”

Lui rimase spiazzato per un momento da quelle parole. La sfida si stava facendo sempre più interessante e non aveva nessuna intenzione di perdere.

 

Non era ancora notte fonda e per le strade c’era poco traffico. Deciso a fare colpo, Napoléon schiacciò il piede sull’acceleratore, ed il costoso motore del bolide ruggì maestosamente, mentre l’ago del tachimetro si spostava velocemente.

Con la coda dell’occhio notò che Michelle non sembrava impaurita; un altro punto a suo favore: gli piacevano le donne che amavano il brivido. Rapidamente si lasciarono alle spalle i rumori e le luci del centro di Bordeaux, inoltrandosi verso le colline. La stava portando in quello che lui considerava il posto ideale per un appuntamento; un po’ isolato, silenzioso, immerso in un cielo stellato e con le luci della città come panorama. Abbastanza romantico per quanto aveva in mente di fare.

In realtà, quel luogo, l’aveva scoperto per puro caso, e per dei motivi completamente diversi. Una sera era uscito in automobile per rimanere un po’ da solo, allontanandosi anche dai suoi compagni, per sbollire la rabbia dopo aver perso una partita. Senza pensarci aveva imboccato quella strada in salita e l’aveva percorsa fino a giungere ad una zona pianeggiante. Non l’avrebbe ammesso con nessuno, ma lassù, lontano da tutto e tutti, riusciva a rilassarsi e scacciare i pensieri cupi.

 

Parcheggiò la macchina e spense motore e luci. Poi, lentamente, si voltò verso di lei e allungò una mano infilandola nei lunghi capelli biondi; si attorcigliò una ciocca intorno al dito mentre incrociava il suo sguardo enigmatico. Era molto bella, ancora di più, adesso, nella luce fioca della luna. Di nuovo, la sensazione che gli ricordasse qualcuno si affacciò alla sua mente, e si sforzò di capire cosa, nei suoi tratti, gli sembrasse così familiare.

Niente da fare.

Decise che non era il caso di perdere tempo in questi inutili ragionamenti che non l’avrebbero portato da nessuna parte, c'erano modi più piacevoli in cui impegnarsi. La sua mano risalì fino alla nuca di lei attirandola a sé, e avvicinò le labbra già pregustando il bacio che sarebbe seguito. Le aveva appena sfiorate, quando lei si ritrasse causandogli una smorfia di disappunto.

“Non ti sembra di correre un po’ troppo?” si difese.

Facendo buon viso a cattivo gioco, le sorrise rassicurante.

“Non credo. Abbiamo già sprecato troppo tempo in chiacchiere secondo me”

Con tranquillità Michelle afferrò il polso di Napoléon e l’allontanò dal suo collo.

“Qualcuno potrebbe pensare che tu sei troppo presuntuoso”

“Molte, invece, apprezzano il mio atteggiamento”

La ragazza toccò, con le dita, la guancia di lui, e ne seguì il contorno fino a raggiungere le labbra, prima di essere catturato dalla sua bocca. Per un attimo perse il filo dei pensieri, concentrata sulla lingua che le stava titillando l’indice, e immaginando quali sensazioni avrebbe scatenato sentirla su tutto il corpo avvertì un vuoto allo stomaco, come una discesa sulle montagne russe. A fatica, cercò di tornare lucida.

“Rendiamo più interessante il gioco” affermò spiazzandolo di nuovo.

“Spiegati meglio” le rispose, intrigato ed eccitato dalla situazione che si stava creando.

Si staccò da lui e prese il pallone che era appoggiato ai piedi del suo sedile, sollevandolo tra le mani.

“Ti sfido Napoléon. Se vinci sarò a tua disposizione, ma se perdi…”

Con soddisfazione Michelle notò la sua sorpresa nel sentire quella proposta.

“A calcio?” le domandò, sempre più incredulo.

Vista la situazione che si era creata, lui già pregustava qualche piccante "giochetto", ed era più che disponibile ad assecondarla, ma mettersi a giocare era l’ultimo dei suoi pensieri.

“Sì, hai capito bene” gli confermò.

“Spiegati meglio” la esortò, rassegnato.

Questa volta il suo viso assunse un’espressione seria, e quando parlò, lo fece con una punta d’orgoglio nella voce.

“Sono in grado di parare per tre volte i tuoi tiri micidiali”

Napoléon sbuffò, lasciandosi andare contro lo schienale di pelle del sedile. L’atmosfera romantica di poco prima si era ormai dissolta, e lui già vedeva sfumate le sue aspettative per la serata.

“Mi sa che quel cocktail che ti ho offerto era più forte di quanto pensassi” commentò ironicamente.

“Se non te la senti…” replicò la ragazza lasciando volutamente la frase in sospeso, mettendo quindi in dubbio la sua fama.

Funzionò alla perfezione, perché Louis, punto sul vivo, dimenticò la delusione concentrandosi sul suo orgoglio ferito e, ricordando a se stesso, che, se avesse vinto la scommessa, avrebbe potuto ancora salvare la fine di quell'insolito appuntamento.

“Risparmia il fiato, non perderò!”

“Vedremo...

 

 

*****************************

 

Chi sarà mai questa ragazza misteriosa? E come finirà la sfida?

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: agatha