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Autore: zia Molly    16/03/2015    6 recensioni
“…Sai qual’è il sogno erotico di ogni ragazzo?” le chiese Regina, con un piccolo ghigno malizioso.
Emma la guardò ad occhi sbarrati e scosse piano la testa.
“Andare a letto con due lesbiche”
Se per un attimo la bionda, sommersa tra cuscini e coperte, aveva iniziato ad avere caldo ed era arrossita, era avvampata dall’ansia, ora era gelata da quelle parole. Si accigliò e si chiese cosa c’entrava con il favore di Regina e con Killian Jones. Poi… tutto all’improvviso fu più chiaro. Scattò in piedi e scosse la testa, incredula: non poteva davvero chiederle una cosa del genere, non poteva assolutamente chiederle di fingersi entrambe lesbiche per attirare l’attenzione su di loro.
||SWAN QUEEN ispirata alla serie Tv "Faking it" 
Personaggi: Emma Swan, Regina Mills -un po' tutti.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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-Faking it-
capitolo quattordicesimo

"01x2"


Once Upon a Time


 
 

Il caldo di Luglio rendeva quella situazione ancora più straziante, le notti ancora più lunghe, più umide. Gli incubi costringevano Regina a rotolarsi tra le coperte, ad annegare nel dramma di quelle immagini sfocate che correvano veloci nella sua mente: morte, sangue e oscurità. Cattiveria allo stato puro che le faceva vibrare l’animo e scorrere il sangue rapido nelle vene a tal punto da poterlo sentire assecondare il battito rapido del suo cuore.
Era un continuo agitarsi, ricercarsi tra le coperte come se si sentisse smarrita, come se fosse sveglia anche di notte, lei viveva nei ricordi. Perché si, quegli incubi assurdi erano ricordi: abiti bellissimi, guardie, un castello. Sognava favole, ecco cosa… ma in quelle favole lei non era la principessa, era la regina: La Regina Cattiva. Sentiva il cuore frantumarsi a ogni goccia di sangue che vedeva versarsi nel sonno e come se lei stessa fosse prigioniera di un orribile sortilegio, si sentiva spezzata, rotta . Vicina alla follia più pura.
Si svegliava al mattino più stanca e confusa di quando si era addormentata. Dopo un mese da quell’orribile incidente aveva ripreso a dormire, o almeno… ci provava. Aveva ripreso a vivere e se pur evitava Zelena, a stento entrava in cucina e difficilmente parlava con sua madre, Regina viveva e cercava di capire.
Ogni cosa che conosceva a Storybrooke, ogni persona, ogni oggetto a lei familiare, in qualche modo era presente nei suoi sogni. L’albero di mele era nel cortile del castello che faceva da scenografia ai suoi incubi peggiori e in quell’albero cercava conforto la Regina Cattiva, la quale lo guardava e in lui si rivedeva: l’albero più rigoglioso, del giardino più bello. La pianta più forte, dai frutti più saporiti…che spesso aveva rischiato di cadere in rovina. Lei, era lei quell’albero. Però  nei suoi sogni era anche la regina. 
Non capiva, non capiva più niente.
Il suo specchio del bagno, di notte, in quella rocca oscura, prendeva vita e le parlava quasi fosse lo specchio della favola di Biancaneve. Suo padre era il suo maggiordomo. C’erano tutti e tutti nei suoi incubi avevano un senso, tutto aveva un senso nell’assurdità. Ma in quella follia che la tormentava costantemente di notte mancava l’unica persona che cercava davvero:

Emma Swan.
Dov’era Emma?
Che fine aveva fatto Emma?

E così di giorno, nelle mattinante e nei pomeriggi d’estate aveva iniziato a indagare, a cercare di capire che cosa le succedesse. Addirittura aveva ripreso a disegnare, lei che fino alle medie lo faceva in continuazione e poi aveva improvvisamente smesso: aveva preso un vecchio blocco schizzi e aveva iniziato, con molta fatica, a ritrarre i particolari che ricorrevano spesso nei suoi sogni, cercandoli a Storybrooke. Perché c’erano, dovevano esserci: era assurdo ma c’era qualcosa dentro se che la spingeva a farlo.  Così come esisteva lo specchio e l’albero di mele doveva esserci altro.  C’era qualcosa che non quadrava e tutto ciò era strettamente legato alla scomparsa di Emma, se lo sentiva.
Il Dottor Hopper spesso l’assecondava ma lo vedeva molto turbato, ogni volta che provava a parlarne con qualcuno tutti la prendevano per matta, credeva quasi d’esser impazzita ma… nella sua follia sentiva di esser sulla pista giusta. Doveva solo capire. Si, capire… cosa però?

D’improvviso però tutto ebbe un senso.
Era notte fonda nella fortezza della Principessa della Foresta Incantata e il rumore dei passi della Regina Cattiva echeggiava nella stanza circolare. Il fumo viola inglobava alberi, case, inghiottiva persone mentre lei osservava il lieto fine di Biancaneve frantumarsi, perdersi nel nulla. Mentre guardava la tanto bramata vittoria farsi strada divoratrice verso il castello dove si trovava: da lì a poco avrebbe avuto il suo lieto fine e i buoni avrebbero eternamente  perso.
Inginocchiata al suo cospetto, la donna dai capelli neri come la pece e la pelle bianca come la neve piangeva, stringendo la figlia al petto: un piccolo fagotto avvolto in una copertina bianca e viola. Regina rideva, ghignava maligna mentre la sentiva piangere e gemere, tormentata.
“Hai vinto. Hai vinto… basta Regina. Risparmia almeno mia f-figlia” singhiozzava disperata Biancaneve, guardandola mentre la piccola si agitava e piangeva. Quel pianto quasi la mandava in  bestia e non vedeva l’ora che smettesse, che il fumo la inglobasse e la facesse tacere.
La maledizione aveva raggiunto le mura del castello e dalla finestra, la Regina Cattiva la osservava con un sorriso trionfante, mostrando alla luna i suoi denti bianchi che quasi riflettevano il bagliore latteo del satellite che faceva brillare ancor di più il suo sorriso bastardo, maligno, beffardo, cattivo. Era fatta.
La mano di Regina scivolò sulla coda della giacca piumata e la mandò indietro mentre si voltava a guardare quella ragazzina che le aveva distrutto ogni possibilità di scelta, che le aveva portato via l’amore della sua vita. Voleva guardarla negli occhi mentre perdeva tutto, ogni cosa. Persino sua figlia, la sua amata bambina.
Le prese il volto tra le mani, chinandosi e incrociando il suo sguardo, ancora con quel sorriso in volto, quel sorriso maledetto che frantumava il cuore della principessa, che le impediva di trattenere le lacrime e glie ne faceva versare altre.
“Come si chiama?” chiese d’improvviso Regina, riferendosi alla bambina.
Un lungo silenzio seguì quella domanda e in quel momento il fumo distrusse i vetri del castello, Regina sussultò leggermente e coraggiosamente la bambina smise di piangere. Quanto coraggio, quanto valore in un cuore così piccolo.
“E-Emma. Si chiama Emma
Mentre il fumo le circondava Regina abbassò lo sguardo sugli occhi verdi della bambina e sorrideva leggermente, guardandola negli occhi. Luminosi occhi verdi che Regina conosceva bene ma del tutto estranei alla memoria della Regina Cattiva anche se pur simili a quelli di Biancaneve.
Ciao Emma
 
“EMMA
Regina si svegliò di soprassalto quando aprì gli occhi e si tirò su, intrisa di sudore e col volto bagnato dalle lacrime. Le mani si strinsero attorno al lenzuolo e si guardò attorno, quasi timorosa di esser inglobata dal fumo viola, di perderla ancora. Ma lentamente si calmò mentre una nuova lacrima le rigava il viso… lei l’aveva già persa e quella bambina del sogno non poteva essere lei.
O forse …
Sbarrò gli occhi e proprio in quel momento qualcosa la colpì in testa, facendola gemere di dolore e costringendola a versare un’altra lacrima. Portò una mano sulla nuca e alzò la testa, facendo una smorfia e osservando la mensola dei libri sopra il suo letto: qualcosa doveva esser caduto.
“Diavolo” imprecò per il dolore e d’istinto, ancora scossa da quel sogno e con gli occhi lucidi si guardò attorno, accigliandosi nel vedere un libro accanto al suo letto. Era un libro diverso da quelli che teneva in camera sua, era antico e la sua copertina era marrone, in cuoio. Spiccava tra i decori oro il titolo.
C’era una volta”  lesse piano e si accigliò, aprendolo piano, sfiorandolo la carta pergamenata e accigliandosi, tirando su col naso. Quella era la sua risposta.
Quando aprì quel libro e per un istante le parve di sentirsi risucchiata all’interno. Uno strano fumo viola traspirò dalle pagine e istintivamente lo ispirò, sentendo un profumo assai particolare mescolarsi a quello antico di carta e inchiostro. Il suo. Il suo profumo. I suoi occhi diventarono violetti e nella sua mente tutti quegli incubi, quei sogni che sembravano ricordi per quant’erano pesanti, portatori di mille sensazioni, emozioni, diventarono tali.
A Regina tornò la memoria e purtroppo solo a lei in tutta Storybrooke.

“Madre
Sibilò con ira sentendo una nuova rabbia nascere dentro di se, dentro di lei. Un odio represso, una furia che nasceva dall’angolo più oscuro del suo cuore macchiato.
Si alzò di scatto dal letto, abbandonando la debolezza del mese trascorso tra le lenzuola intrise di lacrime e sudore e col libro sottobraccio scese di sotto, alla ricerca di Cora. Fece le scale così di corsa che si sorprese come non si ritrovò a inciampare nei suoi stessi passi. Eppure nonostante fosse terribilmente giovane e lontana da palazzo, anni luce probabilmente, quel portamento regale che l’aveva sempre distinta da ogni ragazza a Storybrooke ora esploso.
Quando arrivò in cucina Zelena la guardò confusa, quasi non la riconosceva.
“Dov’è nostra madre?” Il tono di Regina non ammetteva giochetti, battute o prese in giro. La rossa la guardò tenendo la sua mela verde tra le mani e inarcò un sopracciglio.
“Sarà a lavoro…” mormorò disinteressata e istintivamente Regina si voltò e corse per andare a prepararsi. Tutto, tutto improvvisamente aveva una logica, un senso. Ricordava ogni cosa e quella vita perfetta che sino ad allora aveva vissuto l’aveva distratta da tantissimi obiettivi.
Sua madre aveva lanciato la sua maledizione senza allontanare il Principe Azzurro e Biancaneve, distruggendo ogni suo piano. Sua madre ancora una volta le aveva rovinato la vita, le stava rovinando ogni cosa: perché oltre ad aver ucciso Daniel, perché ora lo ricordava molto bene, aveva allontanato il suo lieto fine da Storybrooke, sempre se non aveva ucciso anche Emma.
Il terrore la costrinse ad accelerare con la Mercedes di suo padre che ormai era parcheggiata nel vialetto della villa da un mese, inutilizzata. Sapeva dove trovarla, sapeva dove poteva essere perché quel posto era l’unico angolo di Storybrooke dove la Regina di Cuori avrebbe potuto nascondere la sua collezione. Quando arrivò al cimitero chiuse con rabbia lo sportello della macchina e scoccò uno sguardo alla cripta di famiglia. Le fece un certo effetto entrarci dopo mesi, vedere la bara bianca al centro col nome di suo padre inciso sopra. Deglutì e mutò il dolore in rabbia, la rabbia in desiderio di vendetta.

La Regina Cattiva era tornata.
Scese al piano inferiore e quando vide sua madre con un foglio bianco tra le mani la guardò con odio.
“Perché non me l’avete detto?”
Fu la prima domanda che le sfuggì dalle labbra, la prima cosa che si era chiesta quando la memoria le era tornata in effetti. In macchina si era preparata tutto un discorso che si era dimostrato inutile, perché le sue labbra si erano schiuse prima che il cervello potesse mandare un imput sensato.
Quando Cora sentì la voce della figlia si voltò a guardarla e i suoi occhi si posarono immediatamente sul libro di favole che la bruna stringeva tra le mani.
“Non credevo esistesse. Regina tu l’hai trovato…” disse ad occhi sbarrati, avvicinandosi a lei come se volesse prenderlo, come se tra le sue mani la ragazza stringesse un’arma a doppio taglio, un tesoro prezioso.
“Si. E non lo avrete madre. Voi siete… spregevole. Cattiva e mi avete rovinato la vita.” Sibilò a denti stretti con tutta la rabbia e tutto l’odio che poteva risieder solo nel cuore della Regina Cattiva, di una persona che aveva trovato il massimo e poi gli era stato portato via.
No Regina… tutto questo” iniziò Cora indicando quel che le circondava e alludendo a tutta la città anche se si trovavano sotto la cripta di famiglia “ti porterà al tuo lieto fine. Al potere… nessuno avrà paura di te
Regina ribolliva di rabbia come se fosse una pentola a pressione sul punto di fischiare forte sino a rompere i timpani.
IO NON VOGLIO IL POTERE. VOGLIO EMMA. DOV’E’ EMMA?” le urlò con rabbia e la donna la guardò ad occhi sbarrati leggermente, poi sorrise, malvagia come se l’avesse uccisa. Ma… in realtà non era così, Emma Swan era viva e vegeta, a Boston e priva di memoria frequentava un vigile del Fuoco che ogni sera andava nel locale in cui lavorava e si arrabbiava perché non trovava la tanto amata torta di zucca. Eppure quel ragazzone ci andava ugualmente, forse per vedere lei e la bionda lo aspettava, forse perché aveva gli stessi occhi marroni che sognava ogni notte senza capire di chi fossero.
“Emma non c’è più. Tu non hai bisogno di lei, Regina. Era una fase…ora sei adolescente, ma in realtà sei una donna. Tu devi ricordarlo
“IO SO PERFETTAMENTE COSA SONO, MADRE.”
“Emma Swan è andata vita, Regina ed ora è felice e contenta senza di te. Ti ha dimenticata

 Sul volto di Regina si dipinse una smorfia d’orrore, di rabbia e dolore. Stava mentendo, Emma non poteva averla dimenticata …no. Non era vero, mentiva.
Posso dimostrartelo. Con la poca magia che ti resta io posso farlo… Più lei ti dimentica e più la magia svanisce da Storybrooke
Mentiva e quant’era brava a mentire Cora?
Forse era una delle abilità che meglio aveva coltivato. La verità era che più Emma si allontanava da Storybrooke e più la magia svaniva. E infatti la bionda seguiva la sua vita, il suo viaggio lontano da quella città. Ora lavorava a Boston.
Cora passò la mano sullo specchio magico alle sue spalle e l’immagine di Emma comparve d’improvviso, come un’illusione. Regina sentì il cuore stringersi e gli occhi inumidirsi, accennò un passo verso di lei: era così bella quando sorrideva, era così dolce quella maledetta fossetta accanto alle labbra e quando i suoi occhi brillavano così voleva dire una sola cosa…era felice.
Era felice senza di lei.
Vedendo il volto della figlia Cora sorrise e Regina spostò lo sguardo su di lei, avvicinandosi allo specchio, al suo specchio.
Basta” sussurrò gelida e mentre qualcuno scendeva le scale e il rumore di stivali col tacco accennava l’ingresso di qualcuno. Regina afferrò sua madre per il petto e alle sue spalle lo specchio si oscurava, diventava solo un riflesso che specchiava l’immagine di Zelena che ad occhi sbarrati assisteva alla scena.
Basta madre. Addio” Sibilava la Regina cattiva e con rabbia e impeto spingeva la donna verso il suo specchio, realizzando quel sogno che spesso aveva rivelato ad Emma.
“N-No. R-Regina aspetta. ZELENA!” Quelle furono le ultime parole della Regina di Cuori mentre veniva risucchiata dallo specchio e guardava la rossa negli occhi.
NO! MADRE!” d’istinto Zelena si avventò verso sua madre, correndo contro di lei e senza capir più nulla infilando una mano nello specchio. Cora ormai era scomparsa e la magia si dissolveva lentamente, svaniva.
“Cosa le hai fatto? COSA LE HAI FATTO?” urlava l’altra sorella mentre Regina sorrideva maligna e soddisfatta.
Tornatene a Oz, stronza” e detto ciò spinse anche lei in quel portale che d’improvviso s’era aperto, che aveva risucchiato via sua madre e sua sorella, portando nella sua vita una strana calma. Sentì stranamente lo stomaco più leggero e nel  silenzio sorrise appena: le sembrava di essersi tolta delle manette dai polsi, quasi si sentiva libera e ora finalmente padrona della sua vita.
Abbassò lo sguardo, col cuore che le martellava nel petto tanto era incredula: finalmente l’aveva fatto. L’aveva fatto. Era libera e se pur Emma non c’era più, se pur ora si sentiva confusa per quell’immagine che aveva visto e quasi la odiava per aver ricominciato, ora sentiva che doveva riprende in mano il suo piano: per Biancaneve non c’era scampo. Mary Margaret Blanchard non avrebbe avuto vita semplice.
Fece per uscire dalla cripta e quando accennò un passo calpestò il foglio che poco prima sua madre stringeva nelle mani. Lo aprì e sbarrò gli occhi nel leggere che era una lettera: i suoi occhi attraversarono la pagina senza soffermarsi sulle parole e quando notò la firma, d’istinto la strappò, senza neanche voler leggere.

Era da parte di Emma, la ragazza che aveva ricominciato senza di lei o forse senza aver memoria di lei, ma questo Regina non poteva saperlo.




S.d.A

E qui ci vuole uno di quei "Dio, quanto mi sei mancata" stile prima parte di stagione quando Regina per via della maledizione dello specchio lanciata dalla Regina delle Nevi, torna cattiva a Storybrooke, si guarda allo specchio e si vede con un Tailleur,si trasforma e indossa uno dei suoi vestiti fighissimi e torna cattiva.
Ammetto che la Evil Queen mi mancava un po' ed era giusto che questa storia predesse la giusta piega o vero di distaccasse definitivamente dalla serie Tv "Faking It" e tornasse sulla Linea di "Once Upon a Time"
Qui inizia la vera SECONDA PARTE della storia. D'ora in poi sui capitoli torvete (come nelle serie Tv) segnati i capitoli della storia così come segue il suo seguito e sotto quelli della seconda parte, come in questo caso c'è scritto "01x2" ovvero il primo capitolo della seconda parte della storia.
Presumo che questa seconda parte sarà meno corta della prima, ma è tutto da vedere perché mentre scrivo, man mano, mi vengono sempre un casino di idee... quindi sta che potrebbe accorciarsi e durare pochi capitoli come potrebbe diventare un po' più corposa. Fatto sta che ora Cora non c'è più... con l'ultima goccia di magia presente in città (da quel poco che c'era) Regina ha mandato al diavolo lei e la sorella e ora vive sola ...tecnicamente è maggiorenne, dato che in America si è maggiorenni prima, e quindi... non stupitevi se la vedremo come Sindaco...non le manca il coraggio di prendere il posto della madre.

Ora credeve che Emma si ricorda di lei e ha ricominciato, quindi la detesta precchio e anche lei è determinata a ricominciare. E' pronta a dare il massimo per dare una svolta alla sua vita. Ricorda perfettamente la sua vita passata e quindi è determinata a distruggere la vita di Biancaneve, la quale ora dovrà continuare gli studi per diventare Maestra e non sarà facile...non sarà per niente facile, soprattutto quando hai l'amministrazione comunale contro :3
Ammetto che come capitolo mi è piaciuto molto... Regina passa da uno stato confusionale, di sofferenza allo stato puro stile Harry quando ha gli incubi di Voldemort, al ritrovarsi a essere un po' la Bellatrix Lestrange della situazione. [Sì, sono una fissata di Harry Potter e capitemi, non posso trattenere i miei paragoni assurdi <3]
Emma, intanto, non ricorda assolutamente nulla della sua vita a Storybrooke, viveva a Boston e così come racconta a Henry (la bugia che gli dice quando lui gli chiede di suo padre) si sta frequentando davvero con un vigile del Fuoco, il quale però ha gli occhi castani e... lei è innamorata di lui proprio per quegli occhi castani che tormentano le sue notti, i suoi sogni.
Quindi lei non ricorda Regina ma la ama ancora, la sogna, solo che non capisce di chi sono questi occhi bellissimi che tormentano le sue notti e dato che un po' somigliano a quelli del tipetto del bar (solo senza mascara e senza tucco (?) ) crede che magari sia un segno, pensa che magari la vita vuole dirgli che lui è quello giusto.
Con ciò praticamente capite bene da chi nascerà Henry... perché se Neal è gay (amore mio *^*) non può certamente diventare il padre di Henry. Capitemi bene.. Emma in questo caso non è il suo tipo.

Oltre tutto il sogno di Regina, dove lei lancia il sortilegio e Emma è lì con lei e con Mary Margaret spiega perché Emma è a Storybrooke. Perché quando il sortilegio viene lanciato è tra le braccia di sua madre... il punto è che Regina crede di averlo lanciato lei ma in realtà è stata la madre e se ne rende conto quando si sveglia con i ricordi e capisce tutto. Non so se è chiaro... però molti di voi mi chiedevano se Emma era già a Storybrooke da bambina e si, questa è la spiegazione, perché lei non è stata messa nell'albero magico con pinocchio ed era con Biancaneve quand'è sperita... solo che poi si sono separate perché Cora ha modificato il sortilegio che la figlia credeva di aver lanciato lei.
Ma non è così ...e lo capisce dopo.
E poi mi piaceva anche l'idea che Regina capisce di chi è figlia Emma e lo sa, la vede da piccola e si sveglia riconoscendola...non so, se fosse un'inquadratura cinematografica penso sarebbe molto bella, questo stacco dagli occhi della bambina a quelli di Emma adulta e poi Regina si sveglia. Boh, mi piace come idea... non so a voi! 

Insomma, fatto il quadro generale della situazione, ditemi se qualcosa non vi è chiaro <3
Ditemi che ne pensate,
saluti alla nonna o alla zia,
al vicino,
al pesciolino rosso se ne avete uno,
ricordate che le mele rosse sono meglio delle verdi e niente....

grazie per essere passti :3

Zia Molly ^^

 
   
 
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