Anime & Manga > My HiME - My Otome
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Autore: Tynuccia    14/12/2008    5 recensioni
"Smetteresti di essere una Otome, Akira?" [Takumi x Akira]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Okuzaki, Takumi Tokiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci di fronte ad un esperimento azzardato. La pairing è Takumi x Akira, e fin qua è tutto okay. Purtroppo però mi sono servita delle loro parti nel manga di Mai Otome e dei loro caratteri nell’anime di Mai HiME. O non sarei riuscita a scrivere questa fic. Spero che non me ne vogliate!
Buona lettura

***

Takumi XIII di Chaldea abbassò la tazza vuota, posandola delicatamente sul tavolo laccato.
Inclinò la testa, ammirando lo splendido tramonto autunnale che copriva il suo regno di una luce fluorescente ed affascinante.

Fece vagare lo sguardo per la stanza, annoiato dalla solita routine da sovrano malato, quando esso s’imbattè nella figura femminile inginocchiata vicino alla porta.
La sua Otome.
Il Misterioso Peridoto.
La sua Akira Okuzaki.

Erano passati diversi anni da quando si erano incontrati per la prima volta.
Lei, studentessa impavida ed imperturbabile del Garderobe.
Lui, giovane principe affetto da un disturbo cardiaco ed erede al trono di Chaldea dopo che la primogenita Mai, anch’ella Otome, era sparita nel nulla, inghiottita dalla foresta a detta dei più.

Il re non potè non notare quanto la Meister fosse diventata splendida.
Non era più una ragazzina.
Ora teneva i capelli verdi legati in un semplice chignon sulla sommità del capo, infilzato da due bacchette di metallo che terminavano con dei campanelli.
Si truccava leggermente e perfino il suo abbigliamento da ninja si era evoluto in un qualcosa più femminile.

“Akira?”.

La Otome, persa in chissà quali pensieri, alzò lo sguardo e si svegliò da quell’incanto.
Scattò in piedi, imbarazzata.

Takumi sorrise di nascosto. Era cambiata fuori, ma all’interno rimaneva un’adorabile testarda caratterizzata da un misto di timidezza e serietà.

Il peridoto luccicò alla luce del sole ed il sovrano sospirò.
Era da qualche giorno che rimuginava su una particolare proposta da fare alla sua fidata Meister. Il suo cuore balzava violentemente in petto quando s’immaginava l’eventuale risposta.

“Takumi-sama…” provò la ragazza “Vi sentite bene?”.

Lui annuì, sorridendo colpevole.
“Akira… potresti versarmi altro tè, per favore?”.

La Okuzaki corse prontamente dal suo Master, riempiendo la tazza laccata davanti a lui.

“Grazie”.
Il ragazzo le donò un caldo sorriso che le scatenò il fuoco sul volto.

“Takumi-sama non deve ringraziarmi!”.

Lui, divertito, sospirò.
In quei lunghi anni di servizio avevano approfondito sempre più il loro rapporto.
Se la Otome non fosse stata così testarda di certo avrebbero reso pubblica la loro relazione.
Non che nel privato fosse tutto rose e fiori…
Ma a Takumi andava bene così.
Gli andava bene persino fermarsi ogni volta sul più bello, per non guastare le nanomachines e rendere la sua Meister triste ed in preda alla disperazione più pura.

Prese la tazza ed assaporò l’amaro tè, facendo una smorfia disgustata.

“Non è di vostro gradimento, signore?”.
“Non proprio, sai?”.

Le labbra della ragazza si incresparono leggermente e Takumi ne fu felice.
Al punto di posare una mano sul cuscino al suo fianco, invitando Akira a sedersi.
Ignorò le sue proteste riguardo al rango differente e decise che le avrebbe rivelato il suo desiderio più forte e che da giorni lo privava del sonno.

“Akira… lo sai che ti amo no?”.
“TAKUMI-SAMA!”.

Un urlo squarciò la tranquillità della stanza.
La ragazza era bordeaux e scioccata per l’affermazione.

“Non è di certo la prima volta che te lo dico” notò lui con nonchalance.
“Sì, ma voi siete il sovrano ed io la serva!”.
“Una serva testarda, ahimè”.

Il silenzio calò, pesante.
Era facile che si creasse un clima teso tra i due.
Lui semplice e spontaneo.
Lei pudica e rigida.

Takumi le prese una mano, stringendola.
“Akira, ti prego. Non rendere le cose più difficili di quanto non lo siano già”.

Lei, colpevole, abbassò lo sguardo, facendo un impercettibile cenno d’assenso con il capo.

“Senti… tu faresti di tutto per il tuo sovrano, vero?”.
“Qualsiasi cosa”.
“E sei fortemente attaccata alla tua posizione, no? Intendo dire… tu adori essere una Otome”.
“Sì, è una ragione di vita quella di servirvi”.

Takumi rise, scuotendo la testa.
“Non era una richiesta così precisa. So che ami essere la mia Otome. Ma io avrei voluto una risposta più vaga”.

Akira sospirò, ormai rassegnata.
Non aveva vie d’uscita, avrebbe dovuto aprire il suo cuore.

“Sì, signore. Io amo essere una Otome. Già da quando ero una giovane Coral”.

Il sovrano annuì, soddisfatto.
“E se ti proponessi di rinunciarvi?”.

La ragazza, terrorizzata, sgranò gli occhi.
“Ta-Takumi-sama… io non voglio andare via!”.

“E non lo faresti” precisò lui “Semplicemente smetteresti di essere il Misterioso Peridoto”.

“Vi prego di spiegarvi meglio, signore, perché il mio cuore è messo ad una dura prova!” esclamò Akira, spiazzata da quell’assurda proposta.
Lei viveva per lui, non aveva altro nella vita. Non l’avrebbe mai lasciato, sapeva che l’intenzione era reciproca.
Ma, in quel momento, sembrava che il patto sugellato fosse valido solo a metà.

Takumi le sfiorò una guancia con la punta delle dita, percorrendo il viso fino al lobo sinistro.
Premurosamente le tolse la GEM dall’orecchio, posandola sul tavolo ed ignorando i mugugnii disperati della ormai ex-Otome.
Per tutta risposta si sfilò il suo anello e, fissando Akira negli occhi, lo infilò a lei.

La ragazza guardò il gioiello che brillava al suo dito, confusa.
Non era un dito qualunque.
Era l’anulare.
La voce era rotta e roca, le parole le morirono in gola.

Takumi sorrise gioioso.
“Io vorrei che tu, Akira Okuzaki, sposassi il sottoscritto”.

Lei, per poco, non cadde a terra, stremata.
Esitò qualche secondo, perdendosi con lo sguardo in un punto indefinito della stanza.
Strinse i pugni, cercando di ingoiare un boccone amaro.
Sentiva lo sguardo di Takumi addosso, ansioso di ascoltare una risposta.
Possibilmente affermativa.

“So che è strano, così tutto ad un tratto, e se vuoi del tempo per meditare…”.
“Oh, chiudi il becco!” esclamò Akira.

Senza la GEM, senza il suo ruolo, poteva esulare dal personaggio servizievole e rigido.
Non era così risoluta da decenni, da quando aveva lasciato il padre per diventare Otome.

“Certo che voglio!” esclamò nuovamente, ma questa volta con l’ombra di un sorriso.

Takumi, all’apice della gioia, le prese il volto tra le mani, baciandola piano.
“Io… io non voglio nessuna Otome” aggiunse poi “Sarai tu ad essere la Master. Io voglio che sia tu la mia prima ed unica Meister, Akira”.

La ragazza, ormai regina, annuì lentamente e lasciò che le sue labbra s’increspassero completamente in uno splendido sorriso.
  
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