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Autore: DAlessiana    16/03/2015    3 recensioni
La storia fa riferimento all'ultima puntata dell'ottava stagione, ovvero "Sulla soglia della morte"
Mac non ce l'ha fatta a superare l'intervento e si è dovuto arrendere alla morte...cosa farà Danny senza il suo capo?
E' tutto incentrato sul punto di vista di Danny e le sue emozioni nell'affrontare la perdita di Mac, spero di non essere capitata in OOC. Ho cercato di fare del mio meglio! Spero vi piaccia!
Accenni ai personaggi: Jo Danville, Don Flack, Lindsay Monroe
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danny Messer, Don Flack, Jo Danville, Lindsay Monroe, Mac Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cosa farò senza di te?
Questa è la domanda che mi pongo da quando sono uscito da quel maledetto ospedale. Non posso credere di averti perso, Mac! Dannazione dovevo andarci io in quella farmacia non tu, perché sei voluto andare tu a prendere quelle medicine? Perché non hai mandato me, come avevo proposto? Perché?
Ma che diamine sto facendo? Ti sto dando la colpa della tua morte, complimenti Messer sei un mito! Il tuo capo e migliore amico è appena morto e tu che fai? Gli dai la colpa della sua morte, lasciatelo dire, sei un grande idiota!
Le parole di Don, Jo e Lindsay sono così lontane e vuote. Il mio cervello non riesce a percerpirle per quanto credo siano surreali. Jo, be' la conosci, lei è scoppiata in lacrime non appena il chiururgo è uscito con quell'espressione che non promette niente di buono. Don voleva spaccare tutto e, posso giurarlo, per un attimo ho rivisto in lui la stessa follia omicida che aveva il giorno della morte di Jess. Linsday ha cercato di aggrapparsi a me, ma io non riuscivo a far forza nemmeno a me stesso figuriamoci a lei, lo so, sono un mostro perché non ho abbracciato mia moglie, ma l'unica cosa che volevo era andare via. Via da quella realtà così crudele e perfida.
Così sono fuggito, proprio come un codardo, so che tu non l'avresti mai fatto, ma io non sono te, per quanto abbia provato a somigliarti. Io sono io, sono quell'eterno ragazzo dalla testa dura che tu hai cercato di domare, di porrergli dei limiti e te ne sono grato. Perché se non fosse per te, adesso non so dove sarei.
Quante volte sono entrato nel tuo ufficio per uno dei miei solito colpi di testa, Mac? Quante volte ho provato la sensazione di averti deluso. Quante volte ho avuto paura di aver tradito la tua fiducia in modo definitivo. Ma tu eri sempre pronto a perdonarmi e questo nessuno l'ha mai fatto per me. Nemmeno i miei genitori.
Sono caduto molte volte durante la mia vita e mi sono sempre rialzato più forte di prima, dovrei farlo anche adesso, ma non so dove troverò la forza di andare avanti senza la tua guida. Senza incrociare il tuo sguardo ogni giorno, lo sguardo di chi, per l'ennesima volta, ha dormito poco solo per finire il proprio lavoro.
Non so come sono arrivato al laboratorio e non so perché sono andato spedito nel tuo ufficio. Forse perché una parte di me sperava di trovarti lì, con lo sguardo pensieroso su qualche fascicolo e pronto ad assegnarmi qualche nuovo incarico, ma non ci sei e, con non poca difficoltà riesco a pensarlo, mai ci sarai. Mi giro verso i laboratori, sono vuoti, non c'è nessuno. Tutti sono in ospedale o da qualche altra parte a piangerti. Piangere, solo ora mi rendo conto che dai miei occhi non è scesa neanche una lacrima, ancora devo metabolizzare tutto quello che è accaduto in queste poche ore. Forse piangerò domani o stanotte, forse crollerò senza neanche rendermene conto e scivolerò sulla parete di un qualsiasi luogo per reggermi in piedi. Prima o poi accadrà, ne sono certo, ma non ora. Non qui nel tuo ufficio e non da solo. Perché se crollo adesso, da solo, posso anche prendere la pistola che porto nella fondina e andare a sparare a quella donna che sta aspettando il procuratore.
E' stato Don a prenderla e so che avrebbe voluto conficarle un proiettele in fronte ma ha resistito, forse io non avrei fatto lo stesso. Don è sempre stato più razionale di me, io sono il tipo impulsivo della situazione, quello che pensa solo dopo alle conseguenze.

"Danny..." sento una voce femminile e delicata pronunciare il mio nome, sapevo che lei avrebbe capito dov'ero diretto. Lei è la donna con la quale ho scelto di trascorrere il resto della mia vita, lei è la donna che amo e solo lei avrebbe capito dov'ero.
"Montana..." la chiamo con il sopranome che le ho dato appena arrivata, giocando sulla sua città d'origine.
"Era da tanto che non mi chiamavi così" è un sorriso amaro quello che fa, so che sta soffrendo e che non sarà facile per lei, per me, per tutti noi non sarà facile andare avanti senza Mac.
Mi avvicino a lei e la stringo tra le mie braccia, quello che avrei dovuto fare in ospedale. So che ha capito perché me ne sono andato, so che non è arrabbiata del fatto che non sono stato con lei. Lo so perché mi conosce e sa che, nonostante tutto, l'amo sopra ogni cosa. Sento i suoi singhiozzi e le sue lacrime mi bagnano la maglietta che indosso, ironia del destino vuole che questa è la stessa maglia che mi regalò Mac un paio di anni fa.
"Scusa...non volevo...io..." sussurra balbettando, le alzo il viso e con il pollice asciugo le lacrime che scendono copiose sulle sue guancie.
"Ehi, non devi scusarti di niente. Tanto la dovrai lavare comunque tu!" non so dove trovo la forza di fare una delle mie solite battute per sdrammatizzare l'aria pesante che è scesa in questo posto.
"Ti prego, usciamo da qui" mi supplica con la voce rotta dal pianto. Vorrei poterla accontentare, ma c'è ancora una cosa che devo fare e devo farla da solo. Così le faccio segno di aspettarmi agli ascensori e di non preoccuparsi e, seppur titubante, va via dalla stanza.
Mi volto verso la scrivania e il mio sguardo si posa sulla targhetta dove c'è scritto << Detective Mac Taylor >>. Nessuno toglierà questa targa da questo ufficio, costi quel che costi.
Prendo il mio distintivo e la mia pistola d'ordinanza per poggiarle sulla scrivania. Una solo ed unica lacrima mi riga la guancia e finisce sugli oggetti appena poggiati sul tavolo.
"Non posso continuare a lavorare qui senza di te, Mac." dico e dando un ultimo sguardo ai laboratori ed ai macchinari che non userò più, mi avvio verso Lindsay, che mi aspetta agli ascensori ancora in lacrime. Stavolta non tornerò indietro, perché stavolta tu non ci sei e senza di te il mio posto non è questo.
Non voglio un altro capo, perché nessuno potrà mai prendere il tuo posto Mac. Ti voglio bene.


-Come avrete capito la one-shot fa rifermento alla puntata 8x18, dove Mac viene sparato. Nella serie si salva, ma io ho immaginato un finale diverso e più drammatico. Dato che, a mio parere, nella puntata non hanno dato spazio a Danny ed anche per il fatto che è uno dei miei personaggi preferiti ho deciso di scrivere su di lui! Spero vi sia piaciuta e, inoltre, spero che mi lasciate un vostro commento! 
Grazie mille a tutti! <3

  
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