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Autore: Annabellerose123    16/03/2015    2 recensioni
Leo torna per curarsi.
Qualcosa di nuovo e inaspettato lo travolgerà.
Crisi non c'e , i braccialetti sono cresciuti.
Chi salverà il Leone?
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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LEO' S POV. 

Ero ritornato dalla Lisandri, da Oscar, da Bea, da Chicco, e dalla piccola Flam, e da Nina, e da tutto il resto dell' ospedale che per undici anni era stata la mia casa. 
Lo era ancora, dopo la morte di Nicola, la scoperta del mio cancro al cervelli, e la mia possibilità di sopravvive del' otto percento, avevo deciso di lasciarmi morire, sulle onde del mare dell' isola di Nicola, ma grazie a loro, ai braccialetti avevo ritrovato quella forza che io avevo finto di avere ero stanco di loitrare, tutta la mia vita era statas uma lotta, tutto ebbe inizio dal tumore alla gamba che mi venne ambutata dopo mesi e dopo tutte le varie terapie che mi hanno trattenuto per dieci anni ricordo ancora i dottori che mi disser " Leo non preoccupati, uscirai presto." ma ero troppo piccolo per capire quello che mi succedeva, sol dopo la morte di mia madre  capii che dovevo lottare per qualcosa più grande di me.
E' cosi feci, e stavo contiando a fare, nella stessa camera dalle pareti sopra il mio comodo letto le fotografie che mi ritraevano insieme ai braccialletti, i disegni della piccola Flaminia, e quelle che adoravo di piu erano quelle insieme a Cris, la ragazza che amavo con tutto me stesso da circa due anni ormai, fissai ancora una volta le nostre foto ricordando ogni momento trascorso insieme. 
Sorrisi, con la consapevolezza che lei non era con me, ormai da tre mesi. 
Era  a Londra per uno stage di letteratura inglese, presto sarebbe diventata un' ottima interprete ed io volevo solo che lei continuasse la sua vita nonostante la mia malattia e la mia permanenza in ospedale, 
In quel posto dove ci siamo innamorati. 
Eravamo sempre i braccialetti rossi, e nonostante per un po ci fossimo separati la mia malattia ci aveva riunito piu di prima, Tony continuava a lavorare in ospedale come un vero aiutante infermiere, dopo la morte di suo nonno e riuscito a comprarsi un piccolo appartamento in centro e a dedicarsi alla sua crescita, ma la sua vera casa era questo posto e tutti i pazienti lo adoravano, con il suo esser particolare come lo aveva definito Nicola riusciva a sorprendere tutti e far ridere chiunque soffrisse. 
Era bello averlo nei corridoi.
Rocco, era ritornato a casa, aveva vinto la sua battaglia, ed era riuscito a ricomminciare cio che aveva lasciato, ma almeno tre volte a settimana veniva a trovarci e passare del tempo insieme a noi, soprattutto insieme a Bea, che era riuscita a risvegliarsi con il perdono dei suoi genitori e l'affetto di Rocco che le era stato vucino, ma doveva fare la riabilitazione e tra canzoni e danza insieme a Rocco le sue giornate passavano tranquillamente.
La piccola Flam, era ancora tra noi nonostante la sua operazione andata male, lei non aveva perso la saggezza e la dolcezza di sempre che aveva conquistato tutti, soprattutto Chicco, che ancora adesso passsava del tempo insieme a lei, entrambi erano una cosa sola. La bambina dai capelli dorati insegnava al ragazzo dalla pelle scura e gli occhi a mandorla di amare con il cuore e lui l'aiutava a vedere con il cuore. Ogni sabato sera, arricchiva l'ospedale con il suo pianoforte bianco che Chicco le aveva regalato, dando ai pazienti quella tranquillita che a volte mancava.
- Leo, ti ho portato il tuo cornetto al cioccolato appena sfornato!- Riconobbi quella voce dal timbro opaco a volte duro, ma piacevole da sentire. Portai i miei occhi verso la porta che si apri era Vale, il mio migliore amico, aveva sconfitto il suo cancro ed era ritornato a vivere ma non nel mondo ma tra quelle mura dell'ospedale che aveva iniziato ad apprezzare, passava ogni giorno e a volte passava delle notti qui, come nei vecchi tempi, perche aveva lasciato il suo cuore in questo posto e stava amando qualcuno, e provava amore finalmente , e quel sentimento lo stava dedicando alla dura e misteriosa Nina. Quella ragazza che io credevo di poter provare qualcosa e poter sostituiure Cris, ma mi sbagliavo, io amavo solo Cris, era la ragazza della mia vita.
Era una ragazza affascinante, coraggiosa che aveva solo bisogno di qualcuno che l'amasse e Vale ci stava riuscendo, entrambi si erano innamorati, colmavano insieme i loro dolori, e amavano le loro imperfezioni, il seno che non c'era ed una finta gamba. 
Era bello vederli insieme. 
Nina stava continuando le sue terapie tra alti e bassi se la stava cavando.
- Grazie, amico.- Affermai, sorridendo vedendolo raggiungere il bordo del mio letto dove ero seduto, afferrando tra le dita il sacchetto bianco del cornetto.
- Come stai?- Mi chiese sedendosi nel bordo e posando i suoi occhi castani contro quelli miei abbassando il capo lentamente.
- Solita nausea e stanchgezza che la chemio mi provoca.- ammisi scrollando le spalle tirando fuori il cornetto dal sacchetto, bianco.
- Conosco quei sintomi.- Sospiro Vale, abbassando il capo, fui io a guardarlo.
- Adesso sono io a sopportatli anche per te.- affermai lasciandogli una pacca sulla spalla che lo fece ridere appena mentre risollevo il suo sguardo verso di me. 
- Ma non sei solo a sopportarli lo sai.- Mormoro continuando a guardarmi rimanendo seduto di fronte a me.
Riusci solo ad annuire con il capo.
- Hai i braccialetti che ti vogliono bene, hai Cris che ti ama, e hai me, che conta ogni giorno su di te.- Mentre mormorava quelle parole senti la sua mano poremuta contro la mia spalla, lo guardai e sorrisi ma sentivo qualcosa che mi mancava ma non riuscivo a capire cosa. 
Era qualcosa che non aveva un nome e che era rimasto sepolto dentro di me forse da anni o forse per tutta la vita. 
- Che ne dici di andare a guardare l'alba? Dev'essere bellissima oggi.- Disse Vale, scuotendomi poer la spalla e sorridendo a trentadue denti. 
-Va bene, e dopo faremo una partita a basket senza barare eh.- Puntai il dito contro il suo viso scoppiando a ridere subito ddopo facendo ridere anche lui che si tiro in piedi e lo stesso feci anche io e insieme uscimmo da camera percorrendo il corridoio che conduceva all'ascesore.
Parlavamo camminando con lo stesso passo strisciando appena la gamba, visto che entrambi avevamo la protesi. 
Ma notammo la dottoressa Lisandri, con il suo solito camice bianco, e la cartella stretta al suo seno che cercava di confortare due figure ben vestite di fronte a lei. 
Li osservai.
-Leo aspettami su, vado un'attimo da Nina.- Intervenne Vale, entusiasto io lo guardai annuendo con il capo e ritornai a guardarli dopo che il mio migliore amico si era allontanato lungo l'inizio del corridoio.
Quelle due figure erano assomiglianti nei lineamenti ma la differenza di eta li rendeva quasi diversi.
La ragazza alla sua sinistra era bellissima, sui ventidue anni, la sua pelle era bianca e liscia, era alta, i suoi capelli erano sciolti e boccolosi di un biondo naturale e dorato, caderle fin sotto le spalle, i lineamenti del suo viso erano delineati. Indoissava uncapotto nero lungo a meta ginocchia, e un vestitino di cotone rosso aderente, con dei tacchi neri e delle calze nere velate, degli orecchini in oro, e ben truccata, leggermente, la Lisandri sfioro il suo braccio non appena la giovane ragazza abbasso lo sguardo. 
I miei occhi si spostarono sull'uomo alto al suo fianco, che le cinse le spalle con il suo braccio possente per consolarla, il suo viso poco rugoso lasciava notare la sua eta non molto giovane, aveva sui quarant'anni, la sua espressione era stravota. Notai i suoi occhi azzurri, il suo corpo non perfetto ma aveva il suo fascino, con i suoi capelli neri all'indietro con qualche sfumatura grigia. Indossava un capotto nero, e un completo giacca e pantaloni neri e camicia biancastra, erano abbastanza eleganti. 
Raggiunsi l'ascensore continuando a guardarli mentre premendo il pulsante lo aspettavo, non appena le porte si aprirono entrai distogliendo lo sguardo da loro e tenendo il mio basso, 
Stavo per raggiungere la terrazza il posto dei braccialetti, il posto di ognuno di noi, quanto volevamo star da soli o insieme. 
   
 
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