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Autore: blu394    16/03/2015    2 recensioni
Questa storia narra le avventure dei due giovani Giulietta e Romeo {piccola nota, questa storia scritta da me e un amica è per un progetto scolastico e per ciò a base scientifica}
Genere: Demenziale, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Romeo B+ e Giulietta A-

 

La storia che stiamo per narrarvi è ambienta all’interno di un feto, in una piccola città.

Era una normale mattina nella città di Venona, per i due giovani globuli rossi Romeo B+  e Giulietta A- . Erano entrambi impiegati nel trasporto dell’ossigeno. Quel giorno però, Giulietta A- ( che per comodità, la chiameremo solamente A-) dovette portare più ossigeno del solito perché sua sorella era gravemente malata.

A metà tragitto A- cedette sotto il peso dell’ossigeno e alcune molecole rotolarono via.

In quello stesso momento B+ stava percorrendo la stessa strada quando vide la scena.

Gentil cellula com’era, B+ si avvicinò di quel poco per porgerle le molecole. Cercava di stare il più lontano possibile dagli anticorpi anti B.

Infatti, un solo tocco l’avrebbe portato a morte certa.

A-, raggiante, lo ringraziò: “Sei stato molto gentile nonostante le nostra differente conformazione”.

B+ , lusingato, le rispose: “Non potevo di certo lasciare una così bella cellula in difficoltà”.

Improvvisamente, un grosso globulo rosso si avvicinò di soppiatto ad A- : “Giulietta! Che cosa stai facendo? Quante volte io e tua madre ti abbiamo detto di non avvicinarti ad uno come lui!?”

A-, imbarazzata, biascicò qualche parola per giustificarsi ma il padre, infuriato, si caricò in spalla l’ossigeno della figlia e la trascinò via.

B+ continuò il suo tragitto ripensando alla cellula sconosciuta.

Per tutto il ritorno il padre di A- continuò a borbottare tra di sé per i comportamenti della figlia. A- riuscì a sentire qualche frase: “Ma guarda te questi giovani.. Quante volte.. Aspetta che lo senta sua ma…”.

Arrivati a casa il padre chiuse violentemente la porta e Giulietta, spazientita dal suo comportamento, urlò, lasciandolo a bocca aperta: “Stupido eritrocita senza nucleo! Come puoi non fidarti di me?”

La madre, sentendo le grida, entrò nella stanza e guardò il marito e la figlia: “Si può sapere cos’avete da urlare?”

A-, per nascondere le lacrime, corse in camera sua.

Il padre guardò la moglie e le spiegò la situazione. Alla fine del racconto, scioccata e molto preoccupata, rispose: “Speriamo che non si faccia trascinare da quella stupida cellula!”.

Il padre annuì.

Il giorno dopo, B+ uscì di casa, speranzoso di rivedere la cellula misteriosa.

Si caricò l’ossigeno e partì.

In quello stesso momento, A- ripercorse il tragitto del giorno precedente, intenzionata a cercare B+.
Voleva ringraziarlo dell’aiuto ma il suo vero intento era fare un torto ai suoi genitori che la trattavano ancora come una bambina.

Guardando in giro, A- scorse B+ e si avvicinò con cautela.

B+, sorpreso, sorrise e disse: “Che coincidenza! Comunque, piacere io sono Romeo B+ ma per gli amici solo B+”.

A- , confusa del suo modo di parlare come se fosse una cellula simile a lui, rispose: “Eh già! Piacere mio, sono Giulietta A- ma puoi chiamarmi solamente A-“.

I due giovani cominciarono a parlare del più  e del meno come se si conoscessero da tempo.

Data la loro diversità, si nascosero dalla via principale per evitare di farsi vedere dalle loro famiglie, rimanendo sempre a una distanza di sicurezza.

Scoprirono di avere molte cose in comune, tra cui il comportamento dei loro genitori nei loro confronti. Trascorrendo così il resto della giornata, nei due globuli rossi si accese qualcosa all’interno del loro nuclei. Qualcosa di insolito.  All’arrivo della sera, i due dovettero salutarsi ma si ripromisero di rivedersi il giorno dopo. E così fu. 
Per una settimana, Romeo e Giulietta continuarono a vedersi di nascosto, a parlare e a conoscersi sempre di più. 
Tra i due vi era un’attrazione, un’attrazione che non sarebbe mai stata possibile.

A- si sorprese sempre più spesso a pensare a B+. Aspettava con molto ansia i loro incontri segreti. L’affetto che provava per B+ aumentava ogni giorno, ogni ora e ogni minuto che passava con lui.

Un’altra settimana passò e A- era ormai sicura di amarlo ed era certa che anche B+ ricambiava i suoi sentimenti ma ahimè, il loro amore era un amore impossibile.

Nonostante ciò, tutto andava a gonfie vele, nessuno li aveva ancora scoperti, almeno fino a quel giorno.

Infatti, mentre i due innamorati parlavano, passò Giulio A-, il fedele e rigido sevo della famiglia di Giulietta, che appena la vide con una cellula del gruppo opposto, tornò di corsa a casa per riferire l’accaduto al padre: “Signore! Signore!” urlò entrando.

Il padre, che era intento a leggere il Globul Journal, il giornale quotidiano di Venona, alzò lo sguardo e lo fissò perplesso: “Giulio, amico mio, che succede!?”

“Signore..” ripeté il servo, affannato “Ho.. visto.. figlia.. Giulietta.. vicina… gruppo B.. signore!”.

Prima che potesse finire la frase, la cellula sfinita collassò a terra.

Il padre, infuriato e molto preoccupato, chiamò gli altri servi per portare Giulio al Pronto Sanguigno Soccorso (PSS), e stufo di questa storia, decise di prendere seri provvedimenti.

Perciò cominciò a pensare e ad elaborare un diabolico piano per allontanare definitivamente la stupida cellula del gruppo inferiore.

A- e B+, ignari di quello che stava accadendo e degli oscuri piani del padre per separarli, erano più innamorati che mai: “Giulietta, cellula mia, non avrei mai pensato di poter provare un sentimento così potente per una cellula, men di meno per una del gruppo opposto. Hai saputo conquistarmi grazie alla tua capacità di ascoltarmi e capirmi nonostante tutto. Ti globulo”.

Giulietta, commossa e allo stesso tempo sopraffatta da sentimenti contrastanti, gli rispose: “Globulo mio, ogni giorno, ora, minuto e secondo che passo senza di te mi sento sopraffare da un vuoto che nessuno può colmare, se non tu. Non riesco più a concepire l’idea di una vita senza di te. Tutte le volte che stiamo insieme, sento le farfalle dentro di me. Ti globulo anche io mio Romeo. Ti globulo con tutto il mio nucleo”.

Tra i due l’attrazione era ormai incontrollabile, ma non potevano fare nient’altro se non confidarsi parole d’amore e d’affetto.

Nel frattempo, il padre di A- si era recato in una losca via, alla ricerca di un globulo che avrebbe risolto il suo “piccolo” problema.

Trovò chi cercava in una bettola: ovunque vi erano cellule poco raccomandabili, tutte del gruppo opposto al suo. Passò fra i tavoli facendo lo slalom e cercando di non avvicinarsi troppo. La cellula che cercava era seduta nell’angolo più buio e isolato.

Si sedette di fronte a lui e con voce più roca e bassa, parlò: “Avrei un lavoro per lei, una cosa da niente per il suo “genere” di cose… Sarebbe disposto ad accettare? La pagherei profumatamente”.

La cellula sconosciuta ci pensò su un attimo e alla fine accettò.

Il padre, soddisfatto, gli comunicò il luogo d’incontro e l’ora e si diedero appuntamento il giorno seguente.

Anche i nostri due giovani protagonisti si diedero appuntamento l’indomani, come sempre.

All’alba del giorno dopo, la cellula ingaggiata dal padre, si nascose all’interno della grande casa di A- per non dare sospetti a nessun componente della famiglia.

Il padre bussò alla porta di Giulietta ed entrò mentre lei era intenta a prepararsi per il lavoro.

“Cara! Ma non sei ancora pronta?” disse il padre.

Giulietta lo guardò con uno sguardo interrogatorio: “Per cosa padre?”.

“Ma come! Oggi dobbiamo andare da Giuseppina A-, tua zia. Non ti avevo avvertito? Ops, mi dev’essere passato di mente!” esclamò il padre, che in realtà, era veramente soddisfatto… in fondo lo faceva per il suo bene.

Giulietta, sorpresa, si preoccupò per il fatto di non poter avvertire B+ e disse: “Ma padre, oggi dovevo andare a lavoro, perciò dovrei almeno avvertire che non potrò trasportare la mia quantità di ossigeno giornaliera”. In realtà A- pensava a un modo per comunicare a Romeo che non sarebbe potuta restare insieme a lui quel giorno.

Il padre che si aspettava quella domanda, sorrise e rispose: “Tranquilla mia globulina, ci ha già pensato il tuo papà”.

Giulietta sforzò un sorriso e annuì: “Va bene, allora… usciamo”.

I due uscirono e A- continuò a pensare e a preoccuparsi di come avrebbe reagito B+.

Era in ansia e molto triste perché non l’avrebbe potuto vedere e il suo nucleo ebbe un tuffo.

B+, quando arrivò al loro nascondiglio, non vide A- e pensò di essere in anticipo.

Lui attese pazientemente finché non rivide, per l’ennesima volta, le cellule del suo gruppo a rifornirsi di ossigeno. Così cominciò a preoccuparsi e si chiese il motivo del suo insolito ritardo poiché era sempre stata puntale per settimane.  

Cominciò a muoversi verso la casa di A-, incerto sul da farsi. Alla fine decise di andare a bussare alla sua porta, non ne poteva più di quella straziante situazione.

Bussò alla porta e quando gli venne aperta si sorprese di vedere una cellula del gruppo B.

“Salve buona cellula, sto cercando la cellululina Giulietta A-“ disse Romeo.

La cellula ingaggiata rispose: “Mi dispiace ma la famiglia A- si è trasferita a casa della sorella del padrone.”

Alla notizia, B+ si sentì mancare il respiro e cominciò ad agitarsi.

La cellula, vedendo la sua reazione, decise di aiutarlo in quanto a favore del vero “amore”:  “Ascoltami, essendo del mio stesso gruppo mi stai già simpatico e vorrei tanto aiutarti. So dove si sono trasferiti.”

Romeo, felice della notizia, lo abbracciò e cominciò a ringraziarlo e a benedirlo.

Egli, dopo aver chiuso a chiave il portone, disse a Romeo di seguirlo e di stare attento a non farsi vedere.

B+ annuì e cominciò a seguirlo nei vari vicoli della città.

Quando la cellula ingaggiata si fermò, si trovarono in prossimità di un lungo fiume di acqua distillata.

B+ si guardò intorno alla ricerca di A- ma il suo occhio cadde su un grande cartello in cui vi era scritto:

ATTENZIONE, PERICOLO MORTALE: SOLUZIONE IPERTONICA (SOLUZIONE CON MINOR CONCENTRAZIONE DI SOLUTI).

B+, confuso, domandò all’altro globulo: “Dove siamo? E dov’è Giulietta A-?”

La cellula osservava con sguardo pensieroso il fiume per poi riconcentrarsi su B+: “Giulietta A-? Oh, lei non la rivedrai mai più!” Ed iniziò a ridere. Che cosa voleva quella cellula da lui? Cercò il coraggio per parlare a quel folle e disse: “Ma chi sei tu? E cosa vuoi da me?”.

La cellula fece un ghigno e cominciò a girare attorno a Romeo.

“Sono, mio caro, il tuo peggior incubo!” disse.

B+ deglutì e pensò a un modo per riuscire a sfuggire da quella cellula malefica.

“Ma… ma io che cosa ti ho fatto?” chiese sempre più spaventato,

“A me nulla ma al signor A- qualcosa l’avrai pur fatto o non saremmo qui.”

A quel punto, B+ capì tutto. Il padre di A- gli avevi scoperti aveva deciso di allontanarli per sempre.

Stava per dire che non l’avrebbe più cercata ma sapeva che non avrebbe mantenuto la promessa perché lui l’amava e preferiva finirla lì piuttosto che vivere senza di lei.

La cellula ingaggiata disse: “So già che cosa stai pensando e sappi che non ti lascerò andare così facilmente”.

Romeo lo fulminò con lo sguardo e rispose: “Non mi importa più ormai, la mia vita sarebbe inutile senza di lei”.

La cellula scoppiò in una fragorosa risata e gli disse: “Sei così dolce che se ti avessi incontrato prima ti avrei già ucciso”

B+, scioccato, non riusciva a rendersi conto della gravità della situazione e di che tipo di globulo aveva davanti.

La cellula cominciò ad avanzare verso di lui e Romeo indietreggiava ogni volta che egli faceva un passo.

Continuarono così finché Romeo non si trovò sul limite del fiume.

“Addio Romeo, ci rivedremo all’inferno” e così la cellula assassina spinse B+ dentro il fiume.

Romeo cominciò a gonfiarsi e a divincolarsi dentro l’acqua, cercava disperatamente di tornare sulla terra ferma.

Era quasi arrivato quando ad un tratto, scoppiò.

La cellula assassina, soddisfatto del lavoro compiuto, tornò indietro per dare l’esito del “lavoretto” compiuto al padre di A-.

Raggiunta la casa, bussò e il padre uscì di casa per non farsi vedere da A- che si sarebbe chiesta il motivo per il quale padre stava parlando con una cellula di gruppo B.

“Hai portato a termine la missione?” chiese il padre.

Proprio in quel momento A- stava aprendo la finestra del secondo piano quando vide il padre con una cellula che non aveva mai visto, perciò si fermò ad origliare.

“Globulo, Romeo non le darà più nessun fastidio. L’ho mandato a dormire con i pesci” rispose la cellula ridendo.

“Perfetto, ecco i soldi e non farti mai più vedere” disse il padre.

Il globulo assassino accettò i soldi e se ne andò.

A- era a dir poco sconvolta.

Si era accasciata alla parete quando avevo sentito ciò che l’assassino aveva detto a suo padre.

Non capiva più niente. Era pervasa da un’angoscia e da un vuoto incolmabili.

Come poteva suo padre, la persona di cui più si fidava, aver ucciso il suo più grande amore?

Ormai, quella figura, per lei non esisteva più. Era diventato solamente un mostro dalla quale doveva star lontano.

E in quel momento le venne l’idea per allontanarsi da tutti e per colmare tutto quel dolore.

Uscì di corsa di casa e incrociò proprio lui, quella cellula mostro che non poteva più vedere.

“Giulietta, che succede? Dove stai andando?” esclamò il padre vedendo la figlia.

Lei, in lacrime, rispose: “A dormir coi pesci!” urlò senza fermarsi.

Neanche il tempo di rispondere che Giulietta era già fuori, diretta verso quel fiume.

Il padre la rincorse ma grosso com’era, non riuscì a raggiungerla. Era troppo tardi.

Raggiunta la riva, si bloccò e osservò l’acqua scorrere sotto di lei. Lì, proprio lì, era morto il suo unico e vero amore.

Al solo pensiero scoppiò in lacrime e saltò.

 

 

 6 MESI DOPO

 

 

Il padre, seduto in poltrona ormai dalla morte di Giulietta, trovava conforto nel leggere notizie nel Globul Journal.

Era l’unico momento in cui riusciva a non pensare a tutto quel dolore che aveva causato alla sua famiglia. All’improvviso si sentì male nel leggere la prima pagina dove vi era scritto:

SCOPERTO ANTIDOTO AGLI ANTICORPI ANTI A E ANTI B, E’ NATO IL NUOVO GRUPPO: AB

 

 

FINE

  


Salve a tutti, come ho gia detto questa storia l'ho scritta a scuola con una mia compagna di classe (che è a conoscenza della pubblicazione e pienamente d'accordo) spero vi piaccia e scusate se c'è qualche errore, e scusate per le scene troppo sdolcinate. VI GLOBULO XP
   
 
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