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Autore: Laylath    16/03/2015    4 recensioni
1920.
Proprio quando sta per scadere il trattato di non aggressione tra Amestris e Drachma, il tradizionale nemico del nord si ritrova ad affrontare un cambio al vertice del potere. Per la prima volta ad Amestris viene concesso di inviare ambasciatori, ma cosa può nascondere un invito simile, in uno Stato così potente?
Dal capitolo 2:
“Da quanto ho capito dovrò fare io l’ambasciatore – commentò Roy con sguardo furbo – beh, la mia esperienza con Xing è certamente un ottimo precedente.”
“O più che altro so che tu sei abbastanza scaltro da saperti muovere – sorrise Grumman con noncuranza – tu e la tua squadra siete disposti a questa trasferta? Del resto quando ero a capo del Quartier Generale dell’Est mi avete sempre dato grandi soddisfazioni e notevole divertimento.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Team Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Prologo



Briggs, 1920


Thomas, senza falsa modestia, si considerava uno dei migliori specialisti in ricognizione tra i soldati di Briggs. Conosceva quelle montagne come le sue tasche dopo anni ed anni d’esperienza, tanto che molti suoi commilitoni, scherzando, dicevano che avrebbe potuto tranquillamente vivere in mezzo alla natura così ostile di quel posto.
Forse, sempre senza falsa modestia, era vero: aveva tutte le carte in regola per farcela. Peccato che non fosse nelle sue intenzioni: il suo attuale compito era portare a termine quella ricognizione ordinaria e tornare alla fortezza per fare rapporto al suo reparto. Efficiente e rapido, proprio come ci si aspettava da un uomo di Briggs.
“Alcuni lupi devono aver avuto un bel litigio qui – disse con sicurezza – più che ovvio considerato che è iniziata la stagione degli amori. Guarda le tracce, ragazzo: sono inequivocabilmente segni di lotta”
Il giovane annuì con aria seria, tuttavia il suo viso tradiva un certo entusiasmo.
A Thomas piaceva il nuovo compagno che gli avevano assegnato circa sei mesi prima. Spesso i novellini gli davano fastidio, ma Billy si era dimostrato da subito sveglio, rapido e con una grande voglia di imparare i segreti delle montagne. Probabilmente dipendeva dal fatto che non veniva dalla città ma dalla campagna e questo voleva dire una maggiore affinità con la natura.
“Ci sono ciuffi di pelo – constatò il giovane indicando alcuni cespugli – ma non tracce di sangue”
“No, raramente si feriscono in maniera grave per questioni amorose. E poi dalle orme pare evidente che ci fosse una differenza di stazza tra i due: il più giovane doveva essere parecchio sprovveduto per sfidare un maschio più esperto e…”
Interruppe la frase, mentre i suoi sensi lo avvertivano che qualcosa non andava.
La sua esperienza gli disse che qualcuno era appena entrato nel loro raggio d’azione, anche se ancora non lo poteva vedere. E, con molta probabilità, non era un lupo.
Fece un secco cenno a Billy e subito consolidò la presa sul proprio fucile. Gli sembrava abbastanza inverosimile che si trattasse di qualche attacco di Drachma: quel versante delle montagne era praticamente inacessibile e troppo scomodo per far passare una squadra. E poi era da anni che Drachma non prendeva simili iniziative.
Forse è solo qualche avventuriero.
“Cerchiamo di beccarlo vivo, ragazzo – mormorò – spara solo se necessario. Dovrà rispondere alle nostre domande e…”
“Signore!”
Il grido strozzato di Billy lo colse del tutto impreparato: non aveva sentito nessun rumore di spari o di passi in mezzo alla vegetazione. Si girò verso il compagno in tempo per vedere una fiammata azzurra che lo colpiva in pieno petto, scaraventandolo a terra. L’ultimo gesto inconsulto del giovane fu di premere il grilletto e lo sparo riecheggiò nell’aria silenziosa del mattino.
“Fatti vedere!” esclamò Thomas, puntando il fucile nella direzione da cui era arrivata la fiamma.
Doveva guardagnare tempo: sicuramente lo sparo era stato sentito dai soldati nella postazione esterna che distava circa due chilometri da quel posto; un rumore simile equivaleva ad un boato nel silenzio delle montagne.
Per questo fu del tutto impreparato quando il dolore si riverbrò sulla sua schiena.
 
10 ore dopo
 
Per un estraneo il suono degli stivali sui corridoi della fortezza di Briggs poteva apparire monotono, a lungo andare quasi alienante. Le pareti di metallo sembravano riecheggiare all’infinito quel rumore, portandolo fino agli angoli più remoti della fortezza e lungo tutta la catena montuosa.
Il tenente colonnello Miles riteneva invece che la gamma di suoni che potevano produrre gli stivali dei soldati di Briggs fosse particolarmente varia. Dopo anni ed anni il suo orecchio attento aveva imparato a riconoscere le diverse sfumature, tanto da poter distinguere la maggior parte dei soldati, anche se ancora non erano entrati nel suo raggio visivo.
Una variante di questa capacità era riconoscere l’umore della persona che camminava.
Ed in quel momento il generale Olivier Milla Armstrong era agitato.
Ma questo solo Miles lo capiva, solo lui conosceva fino a tal punto la Regina di Ghiaccio: nella figura che camminava tre passi avanti a lui niente lasciava intendere che ci fossero delle preoccupazioni a turbarla. La schiena era perfettamente dritta, la testa alta, l’andatura sicura, come se la spada che portava al fianco fosse una naturale appendice del suo corpo.
Eppure…
Eppure Miles sentiva che i passi erano in parte trattenuti, come se il suo superiore fosse obbligato a mantenere quella facciata di relativa tranquillità, come se quella fosse un’ispezione qualsiasi.
Ma non è un’ispezione qualsiasi – pensò cupamente il soldato ishvalano – non si uccidono con facilità i soldati di Briggs.
Il corridoio terminò ed arrivarono davanti ad una porta dove stavano due soldati di guardia.
Immediatamente fecero un perfetto saluto al loro generale, ma Miles poteva sentire come la tensione fosse alta: solo un’altra volta i soldati di Briggs avevano mostrato un accenno di cedimento simile, circa quattro anni prima. A provocarlo era stata la morte di alcuni commilitoni in un tunnel buio, per mano di una creatura mostruosa che solo dopo avevano saputo chiamare homunculus.
Quei ricordi svanirono non appena entrò, sempre tre passi dietro il suo generale.
La grande stanza era un obitorio, un ambiente essenziale in una fortezza che vantava di essere del tutto autosufficiente. Tuttavia, spesso e volentieri, i soldati di Briggs preferivano dimenticarsi di quel posto: loro erano forti, non morivano se non in occasioni eccezionali.
Proprio al centro vi erano una decina di freddi e lucidi tavoli metallici, perfettamente allineati tra di loro: otto erano vuoti, su due invece, i più vicini alla porta, c’erano dei corpi coperti da un lenzuolo.
L’unica persona presente nella stanza era una dottoressa dai dritti capelli biondi tenuti da una fascia. Stava in piedi accanto ad uno dei due cadaveri, scrivendo con aria concentrata su una cartelletta: il rumore della penna era l’unico che si sentisse.
“Generale, tenente colonnello, vi stavo aspettando” immediatamente la donna sollevò lo sguardo dal suo lavoro e fece cenno ai suoi superiori d avvicinarsi.
“E’ stata terminata l’autopsia?” chiese il generale, accostandosi a lei.
“Sì, signora, ho appena concluso – annuì l’altra con serietà, sistemandosi gli occhiali che le erano scivolati leggermente in avanti sul naso sottile – vuole vedere, oppure mi limito a…”
“Sono soldati di Briggs. Non volterò loro le spalle per niente al mondo”
Interpretando l’ordine la dottoressa sospirò e allungò la mano per scostare il lenzuolo che copriva il primo dei cadaveri. Poi, con calma, si spostò al secondo tavolo e scoprì anche l’altro.
“Ma che diamine…” iniziò Miles, arrivando addirittura a levarsi gli occhiali scuri per lo sconcerto.
“Dimmi i referti” si limirò a dire la Armstrong.
“La morte è stata causata da ustioni da freddo, generale. Ma come può vedere lei stessa ci sono diverse anomalie che mi lasciano più che perplessa”
“Da quando ustioni da freddo hanno segni simili?” chiese Miles, scrutando con orrore il torace del primo soldato dove le echimosi facevano assurdi disegni circolari, come se una mano perversa l’avesse usato come lavagna.
“Mai riscontrato un caso simile, signore. In genere le ustioni da freddo si verificano negli arti e alle estremità, ma qui interessano svariate parti del corpo, in entrambi i cadaveri: in particolare torace e schiena. E’ vero, li abbiamo trovati circa tre ore che erano morti, ma… – la donna esitò e scosse il capo con aria cupa – no, il gelo non fa un lavoro simile. E non strappa divise resistenti come quelle di Briggs, specie quelle usate dalle pattuglie in ricognizione esterna”
“Che genere di strappi?” chiese il generale, senza distogliere gli occhi da quei cadaveri dove la morte aveva lasciato un’espressione d’angoscia sui volti ormai rigidi e congelati.
“Gli stessi che potrebbe provocare la sua spada, signora: strisciate che corrispondono poi a diversi segni sul corpo. Ma non si tratta di una lama: nessuna fuoriuscita di sangue, solo ustioni da gelo… in una percentuale tale che la morte è stata inevitabile per entrambi”
Le ultime parole della dottoressa riccheggiarono nella stanza.
Le spiegazioni erano state esaustive e non c’erano domande da fare: del resto a Briggs l’efficienza non era un punto d’onore?
Miles si rimise gli occhiali e fissò il generale: vide gli occhi azzurri farsi leggermente più cupi e le labbra piene serrarsi per qualche interminabile secondo mentre piangeva la perdita di due uomini sotto il suo comando.
“Se con loro si è finito, che si proceda alla sepoltura, con cerimonia discreta – ordinò infine, la voce che non tradiva nessuna emozione – Le famiglie vengano avvisate, ma la restituzione dei corpi non sarà possibile: saranno degnamente onorati a Briggs come è giusto che sia”
“Molto bene, signora”
Con un cenno affermativo la Armstrong si girò ed uscì dalla stanza, seguita prontamente da Miles.
Questa volta i passi non erano più trattenuti ma pesanti e c’era anche una notevole componente di rabbia. Tuttavia se c’era una cosa che non mancava ad Olivier Armstrong era la calma e fu solo quando entrarono nell’ufficio che si permise di parlare.
“Che ne dici, Miles? – la sua voce trasudava un certo sarcasmo – Ti sei pentito di aver lasciato la tua terra natia per tornare al mio servizio?”
“Sono andato ad assistere alla prima fase della ricostruzione di Ishval come lei ha chiesto, signora – scosse il capo il tenente colonnello – ma, dal momento che la parte più critica di quel compito è terminata, niente mi tratteneva più in quel posto. Ho prestato fedeltà a Briggs, lo sa bene”
“E sei tornato in tempo per assistere a questo momento davvero difficile – la donna si sedette sulla sua poltrona, allungando con disinvoltura le gambe sotto il tavolo – devo ammettere che mi trovo in lieve difficoltà sulle decisioni da prendere. La morte di quei soldati non deve restare impunita, è chiaro”
“Sì, signora, è chiaro. Ma chi può aver compiuto una cosa simile? Gli uomini erano in ricognizione all’interno dei confini di Amestris, dalla nostra parte del fronte. Siamo dunque di fronte a un pazzo psicopatico come lo è stato Kimblee?”
“Alchimia, eh? – la Armstrong disse quella parola con lieve disgusto – Pensavo che dopo tutta quella storia di cinque anni fa non ne avrei più sentito parlare se non da quell’idiota di mio fratello e da quell’impudente di Mustang le poche volte che sono costretta ad incontrarli. Ma chi è così stolto da sfidare Briggs?”
Miles annuì, sapendo bene che quelle riflessioni erano più che fondate. Non aveva molto senso pensare ad un folle che vagava tra le montagne uccidendo i soldati in un modo così cruento e innaturale.
“Qualcuno è stato – continuò la donna – qualcuno che… ha usato i miei uomini – mise particolare enfasi nel pronunciare l’aggettivo possessivo – per disegnare sui loro corpi, come se fossero lavagne per i capricci di un bambino”
“Rimane sempre la seconda ipotesi – ammise Miles, girandosi con aria significativa verso la parete dove c’era la piantina del Distretto Nord di Amestris – del resto sappiamo che possono sempre complottare qualcosa, sperimentare nuove armi… forse siamo davanti ad un caso simile”
“Drachma, eh? – gli occhi azzurri di lei si spostarono nella medesima direzione – mi pare così assurdo, proprio adesso che la loro situazione politica interna è in un momento così delicato?”
“Tra due mesi esatti scade il trattato di non agressione tra Amestris e Drachma – commentò Miles con aria pensosa – e sempre tra due mesi circa è prevista la proclamazione del nuovo Autarca… no, pare assurdo pure a me pensare che facciano un gesto così sconsiderato nel periodo di interregno. E’ pura follia”
“Se sono stati così folli da attaccare Briggs altre volte, possono esserlo ancora” tagliò corto la donna.
“E come intende procedere se si trattasse di loro, signora?”
Il generale si alzò e andò davanti alla mappa, studiandola con attenzione: Drachma era così grande, sembrava volersi estendere anche oltre il foglio di carta. Ed era vero: quella cartina era in grado di contenerne solo metà… una distesa verde scuro con sempre meno punti di riferimento man mano che ci si allontanava dal confine con Amestris.
“Per ora non faremo niente, la notizia non deve trapelare – disse con voce secca dopo diversi minuti di silenzio – voglio squadre di ricognizione in costante collegamento radio tra di loro. Voglio anche perlustrazioni per un raggio di almeno cinque chilometri dal luogo del ritrovamento dei corpi: qualunque traccia o segno sospetto va segnalato. In questi giorni non è caduta neve, qualche traccia del nostro uomo si deve pur trovare”
“Sì, signora – annuì Miles – e per quanto riguarda il Comandante Supremo? Lo dobbiamo avvisare?”
“Se lo riterrò opportuno lo avviserò io – dichiarò – fra due settimane, come sai, parto per Central City su sua convocazione. Spero che al mio ritorno ci saranno delle novità.”
“Faremo del nostro meglio, signora”

  
  
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