Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: 1rebeccam    16/03/2015    20 recensioni
ULTIMO CAPITOLO scrisse all’inizio del foglio di word a lettere maiuscole, mosse il mouse e puntò il cursore sull’icona ‘centra’.
La scritta troneggiò al centro superiore del foglio virtuale.
Si sistemò per bene sulla poltrona di pelle e, sospirando, cominciò la fine del suo racconto.
Genere: Angst, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Epilogo
Ali di Farfalla
 
 
 

Avevano varcato la soglia di casa alle sette passate. Nonostante fossero fradici ed infreddoliti, erano rimasti a guardare il sole crescere di attimo in attimo davanti ai loro occhi, mentre quel cielo a due passi da loro, tingendosi delle sfumature dell’azzurro in un trascorrere del tempo sospeso, ordinava un rigoroso silenzio all’intera natura intorno, che aveva smesso di respirare per pochi secondi, inchinandosi a sua maestà Luce vittoriosa contro le tenebre.
Si erano incamminati nello stesso religioso silenzio, tenendosi per mano, guidati dai pochi raggi che riuscivano a penetrare la fitta boscaglia sopra le loro teste e, se non fosse stato per quel guardiano troppo zelante al rientro dal sentiero segreto, probabilmente non avrebbero parlato nemmeno in macchina, per gustare l’emozione di sentimenti che stava ancora volteggiando in ogni cellula del loro corpo.
Ma il guardiano era lì.
Avevano appena fatto in tempo a sistemare la sterpaglia che nascondeva l’entrata, lasciando vedere ad occhio inesperto solo una montagna di fronde cadenti a ridosso di un muro inesistente, che la sua voce li aveva sorpresi alle spalle, tuonando che quel posto era pericoloso e nessuno poteva accedervi.
Avevano sospirato insieme alla voce minacciosa, guardandosi sottecchi mentre sentivano l’uomo avvicinarsi. Si erano voltati un solo attimo a guardarlo e all’improvviso, prendendosi per mano, erano scappati a gambe levate, ridendo come due ragazzini in fuga, mentre il guardiano gli intimava di fermarsi.
Erano saliti in macchina velocemente, sgommando via proprio mentre il pancione prominente dell’uomo in divisa, lo aveva obbligato a fermarsi ad una cinquantina di metri dal cancello, respirando affannosamente per la corsa mattutina.
La loro identità ed il loro posto magico erano al sicuro. La spia era stata neutralizzata.
Kate aveva guidato in silenzio per un paio di isolati, poi si era voltata a guardare Rick, che era scoppiato a ridere, trascinandosi dietro anche lei.
Avevano continuato a ridere anche dentro casa, ripensando alla faccia sconvolta di quel pover uomo che aveva rischiato l’infarto, mentre si liberavano delle incerate e dei giubbotti bagnati lasciandoli sul pavimento.
Baciandosi erano arrivati in camera da letto, togliendosi a vicenda il resto dei vestiti, ed erano corsi ad infilarsi sotto la doccia per riuscire a scaldarsi.
Erano rimasti a coccolarsi a lungo sotto il getto di acqua bollente, perdendosi in sguardi, carezze, baci, beandosi di quel tempo che ormai era completamente di loro proprietà.
Si erano dedicati l’uno all’altra senza dire una parola, asciugandosi a vicenda, accarezzandosi con gli occhi.
La schiena di Rick mostrava ancora sulla pelle i segni di quella notte tra le lenzuola. Lei si era premurata di baciargli ogni graffio, passandoci sopra le dita con delicatezza e, senza rendersene conto, si erano ritrovati avvolti tra le stesse lenzuola ad amarsi ancora ed ad addormentarsi stretti.
Almeno lei si era addormentata.
Rick aveva chiuso gli occhi, ma li aveva riaperti di colpo quando, nel dormiveglia, sul viso di Kate era apparsa una lacrima color sangue. Aveva sospirato senza riuscire più a prendere sonno, restando a guardarla a lungo. Nella penombra che creavano i fili sottili del sole che riuscivano ad entrare dalle veneziane chiuse, aveva ripercorso con lo sguardo il suo viso per minuti interi, osservando ogni impercettibile movimento, ascoltando la cadenza tranquilla del suo respiro, per assicurarsi che quella lacrima non ci fosse davvero.
Si era dato dello stupido per questo e, facendo bene attenzione a non svegliarla, si era alzato.
Il salone era inondato dalla luce del mattino. Gli abiti inzuppati avevano formato sul pavimento un alone scuro tutto intorno. Sospirando, li aveva tolti di mezzo mettendoli nel ripostiglio, ed era stato allora che aveva notato qualcosa fare capolino dalla borsa di Kate.
Aveva visto centinaia di volte plichi sigillati come quello, buste contenenti copie di prove, foto e oggetti di casi definitivamente chiusi. Si era abbassato sulle ginocchia e aveva scostato di poco la busta in avanti per poter  leggere la scritta. Non riusciva a vedere tutto, ma era riuscito a scorgere, oltre al numero di codificazione, il nome di Scott Dunn. Aveva digrignato la mascella chiudendo gli occhi, inspirando lentamente per rallentare la corsa del suo muscolo cardiaco. Riaprendo gli occhi, auto convincendosi di essersi calmato, aveva appoggiato la mano sul plico per prenderlo, ma l’aveva ritratta di colpo come se si fosse scottato. Era uscito chiudendosi la porta alle spalle, lasciandosi andare su di essa.
Pochi attimi dopo trafficava con la caffettiera in cucina. Aveva bisogno di un caffè e, perché no, anche di una delle ciambelle rimaste dalla cena, ma la curiosità stava prendendo il sopravvento sulla fame e le budella cominciavano a contorcersi nello stomaco. Aveva guardato verso lo sgabuzzino e, inconsciamente, si era ritrovato quella busta tra le mani.
L’aveva appoggiata sul bancone della cucina, guardandola come se potesse esplodere. Corrucciando la fronte l’aveva aperta, spargendo il contenuto davanti a sé, fissandolo.
Ci aveva messo un paio di secondi di troppo per sollevare meccanicamente le braccia e mettere in movimento le mani sudate. Aveva dato un’occhiata veloce alle diverse carpette che contenevano le relazioni sul caso, guardato attentamente, nonostante le avesse studiate durante le ore terribili della sua agonia, le foto delle vittime e delle scene del crimine e alla fine si era soffermato su una chiavetta USB. Nonostante non ci fosse nessuna etichetta identificativa, sapeva perfettamente cosa conteneva. L’aveva stretta nella mano e si era diretto nel suo studio.
Prima di mettersi all’opera aveva buttato un occhio a Kate, sorridendo involontariamente quando si era reso conto che lo aveva subito rimpiazzato con il cuscino, aveva chiuso la porta della camera da letto per non svegliarla e si era seduto alla sua scrivania, aspettando che il portatile si accendesse per inserire la chiavetta.
Come supponeva conteneva tutti i capitoli della trama di Dunn.
Aveva scorso velocemente tutto il file, si era soffermato sulla copertina, fissando il viso di quella donna, la cui disperazione continuava a tormentarlo. L’aveva guardata a lungo, passando le dita sul monitor, come se volesse asciugare quella lacrima e… aveva cominciato a leggere.
Si era immerso in una trama che conosceva già. Ogni capitolo lo aveva riportato all’inizio, a quella sensazione di paura insensata che sia lui che Kate avevano sentito sulla pelle fin dal primo omicidio.
Aveva riletto, a mente fredda, il capitolo che parlava del suo avvelenamento, sentendo la voce di Dunn che lo scherniva mentre lo lasciava sulla neve, impossibilitato a muoversi a morire di paura.
Ogni parola era uno spasmo. Ogni parola era un colpo di tosse che gli toglieva il respiro. Ogni parola era paura allo stato puro. Aveva sentito ancora il dolore fisico provato nelle viscere e solo dopo aver finito il capitolo, si era reso conto di avere il respiro corto ed affannato come quel giorno.
Si era passato le mani sul viso, sentendo gli occhi lucidi ed il cuore il tempesta, scuotendo la testa come per dire a se stesso che si stava facendo solo del  male, chiedendosi anche il perché.
La risposta non era riuscito a trovarla, ma qualcosa dentro di lui continuava a spingerlo a leggere.
Si era strofinato gli occhi e li aveva fissati ancora sul monitor.
I capitoli scorrevano veloci, si era reso conto che erano corti, mentre nella realtà, quando il veleno aveva cominciato a dare i suoi frutti, nella confusione della paura, sembravano pagine e pagine interminabili che raccontavano la morte.
Rileggendo le descrizioni dei loro sentimenti, aveva provato rabbia per il modo in cui quello psicopatico era riuscito a disegnare i loro profili, dando corpo alle loro paure più profonde, leggendo e rileggendo più volte il personaggio di quella che all’inizio era solo ‘una lei’ qualunque, soffrendo per quanto vere potessero essere le sensazioni che descriveva, quando si proclamava innamorato di lei, del suo modo di agire, del suo coraggio, della sua forza. Quella stessa forza che le sarebbe venuta meno quando avrebbe messo nero su bianco il suo epilogo.
 
Lei però, aveva peccato di orgoglio… Si era affidata allo scrittore..
Lui doveva pagare…

 
L’ultimo capitolo stava per finire, quel capitolo che avrebbe dovuto lasciare sul suo cadavere…

Era arrivato il momento e lui era lì, a prendersi il suo ultimo respiro.
 

Il momento della storia che decretava non tanto la sua fine, quanto quella di Kate…

I suoi ultimi minuti di lucidità lo fecero voltare verso di lei, come se le rivolgesse una preghiera.
La sua agonia nel corpo s’irradiava in lei, facendo agonizzare anche la sua anima.

 
Il momento in cui Dunn l’avrebbe trascinata nel buio…

Quando  il movimento lento e affannato del torace si fermò di colpo, i suoi occhi si spalancarono.
L’ultimo respiro dello scrittore era stato come una pugnalata nel petto e lei aveva smesso di respirare con lui.
 

Una fitta dolorosa come la pugnalata descritta nell’ultima riga, lo aveva costretto a portarsi la mano sul petto. Era consapevole che il dolore esisteva solo nella sua mente, eppure gli stava squarciando il cuore, tanto da impedirgli di respirare. Aveva chiuso la mano in un pugno, stringendo il tessuto della maglietta che indossava, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal monitor, imponendosi di rileggere ancora quell’ultima frase che decretava la sua morte, scorrendo la pagina oltre il punto di fine capitolo.
Ed eccolo lì, nel foglio successivo di word, campeggiare in alto, al centro.
EPILOGO…
Aveva chiuso gli occhi, appoggiando di peso la testa sulla spalliera della poltrona, si era allontanato dalla scrivania, facendo scorrere le ruote all’indietro, quasi a voler scappare dalle parole senza riuscirci, perché continuavano a rimbombare nella sua testa attraverso la voce tagliente di Dunn.
Riusciva chiaramente ad immaginarlo seduto al suo portatile, digitare freneticamente i tasti per dare vita ai suoi omicidi, sentire la vittoria vicina tanto da poterla accarezzare, sentire ogni fibra del corpo vibrare per quella trama che prendeva forma nella realtà.
Lo aveva immaginato digitare con lentezza e soddisfazione, lettera dopo lettera, proprio al centro del foglio.
Aveva riaperto gli occhi arrabbiato. Doveva eliminare quella voce. Doveva assolutamente dimenticare quel viso, quella lacrima. Doveva mettere un punto a quella storia per ricominciare a vivere.
Aveva preso il portatile e se lo era sistemato sulle gambe, dopo averle sollevate sul piano della scrivania, in una di quelle posizioni meccaniche che assume di solito quando scrive.
Aveva guardato quella scritta campeggiare al centro del foglio virtuale, ipnotizzato dalle sette lettere di colore rosso scuro scritte in maiuscolo, come se gli stessero chiedendo di riempire il foglio e, senza nemmeno rendersene conto, si era ritrovato con le dita sulla tastiera…
 
Sposami!
Sorride inconsciamente, rannicchiandosi ancora di più sotto il piumone e stringendosi a lui. Per un attimo ha pensato di essere dentro un sogno, ma ancora in dormiveglia riesce a focalizzare che la realtà, per una volta, è più bella dei sogni e il sorriso si apre splendido, mentre si stringe ancora di più a lui.
Corruccia la fronte rendendosi conto che il lui in questione è troppo morbido, come se all’improvviso fossero sparite tutte le ossa.
L’attività sensoriale si rimette in moto, anche se con lentezza, ma riesce a percepire i suoni. Sente uno strano rumore, come un ticchettio frenetico e allo stesso tempo un altro suono che ancora non riesce a decifrare.
Apre gli occhi a forza, cerca di mettere a fuoco e si ritrova abbracciata al cuscino.
Di nuovo.
Sbuffa scocciata, si gira supina, strofinandosi gli occhi e si mette seduta sul letto, barcollando un attimo per riprendere confidenza anche con l’equilibrio fisico. A quello psichico è meglio pensarci dopo, adesso non connette bene.
Guarda l’ora. Le dieci e cinque del mattino. Ha dormito meno di due ore e sente, oltre la stanchezza, anche i postumi della gita notturna e gelida.
Si passa la mano sui capelli, cercando di capire dove si è cacciato Rick  e soprattutto che sta facendo, visto che il suono che prima la sua mente addormentata non riusciva ad identificare, le sembra la stampante in funzione.
Si alza a forza rabbrividendo per la seconda volta in poche ore e, per la seconda volta, si appropria della felpa di Rick, chiudendo la zip fino al collo e, dopo aver sbadigliato scocciata, fa capolino dalla porta.
Lo osserva con la fronte corrucciata e lo sguardo dubbioso. Ha il portatile sulle gambe, come se stesse scrivendo qualcosa ed una pila di fogli già stampati messi in ordine sulla scrivania. E’ ancora assonnata, lui invece e così assorto nel lavoro che sta svolgendo, che non si accorge nemmeno della sua presenza.
-Questa cosa comincia ad irritarmi, sappilo!-
Alla sua esclamazione Rick sussulta e lei incrocia le braccia al petto guardandolo minacciosa, mentre lui corruccia la fronte confuso.
-Non riesco a capire come funziona. Prima dormivi sempre, adesso invece non stai nemmeno a letto? E’ la seconda volta in poche ore che mi sveglio abbracciata al cuscino.-
Lui sorride inquadrando finalmente la situazione, ma l’espressione della donna semi nuda che ha davanti, non cambia di una virgola.
-Non c’è niente di divertente. Patti chiari Castle. Sono io quella che si alza prima e ti lascia a letto da solo!-
Rick annuisce senza fiatare, con lo stesso sorrisetto divertito di prima, lei si avvicina ancheggiando, solleva una gamba appoggiandosi alla scrivania e resta immobile a fissarlo.
-Si può sapere che stai facendo di tanto importante dopo una notte insonne?-
Lui appoggia il portatile sulla scrivania, continua a fissarla senza rispondere, le accarezza la coscia su e giù, facendola sorridere e si allunga verso di lei, lasciandole un bacio sulle labbra.
Si ritira di poco, si guardano sorridendo e lei gli accarezza il viso, in quell’attimo si irrigidisce, fissando lo sguardo su qualcosa in particolare, seguita da Rick che si gira nella stessa direzione.
-Hai frugato nella mia borsa?-
Chiede secca, riconoscendo il plico che ha ritirato al distretto.
-Non… non ho frugato… era lì che… mi guardava…-
-Castle smettila, non mi va di scherzare su quello.-
-Non sto scherzando. Era fuori dalla tua borsa per metà, ho capito cos’era e…-
-…e al solito non hai saputo resistere alla curiosità e tenere le mani a posto! Sono documenti riservati del distretto.-
La voce è più tagliente di quanto lei stessa avrebbe voluto e lui si adombra, stringendo le labbra.
-Sono documenti che parlano di me!-
Risponde con calma, a voce bassa, tenendo tra le mani le foto delle vittime, compresa la sua.
-Se non volevi che facessi il curioso non avresti dovuto portarli a casa.-
Kate si alza, fa un paio di passi avanti ed indietro, infastidita dalla sua apparente calma. Sospira e torna a guardarlo.
-Dovevo leggere ancora dei rapporti per firmarli, ho pensato che avrei potuto farlo a casa con calma, non volevo certo che li vedessi.-
Gli risponde sussurrando e si abbassa vicino a lui, stringendogli le mani.
-Perché vuoi farti del male? Perché è questo che stai facendo guardando il contenuto di quella busta!-
Lui scuote la testa, ma le mani di Kate stringono le sue improvvisamente in modo innaturale e la sente irrigidirsi di nuovo, mentre si alza di colpo. Segue ancora il suo sguardo, posato adesso sulla copertina stampata del romanzo di Scott Dunn.
-Che… sugnifica!?-
Rick sorride cercando di stemperare la situazione, anche se non gli riesce bene, perché si irrigidisce anche lui.
-Volevo leggerlo a mente fredda. Sai, senza il veleno nelle vene posso dire che Dunn aveva talento.-
-Oh… su questo non ci sono dubbi, un grande talento per distruggere la vita…-
Kate fatica a contenere la rabbia, non riuscendo a capire il suo comportamento. Scosta la copertina per guardare il resto dei fogli, controllando alla fine il computer. Chiude gli occhi quando si rende conto che il foglio bianco dell’epilogo, adesso è  pieno di parole.
-Castle… cosa… cosa significa?-
Ripete in un sussurro quasi stanco e Rick deglutisce, percependo il dolore di quella frase. Non riesce a guardarla, così fissa gli occhi sulla lacrima rossa nella copertina, prendendola tra le mani.
-Dovevo scriverlo Kate!-
Anche il suo è un sussurro, mentre passa le dita sul viso accennato del foglio, fissando poi lo sguardo al suo. È come specchiarsi nei suoi occhi. Lo stesso dolore e la stessa rabbia, mentre lei scuote la testa.
-Perché?-
Le stringe le mani costringendola a sedersi sulla scrivania, sporgendosi verso di lei.
-Per me… per noi!-
Guarda le foto delle vittime e digrigna la mascella.
-Per loro…-
Lei continua a scuotere la testa e lui abbassa ancora di più il tono di voce.
-Dunn ci ha usato come personaggi, ha imbastito una trama con le nostre vite. Nikki e lo scrittore siamo noi Kate… io dovevo scrivere una fine.-
Lei lo guarda senza riuscire a seguirlo, i suoi occhi mostrano solo confusione, come se lui stesse vaneggiando. Rick sospira cercando di mettere in ordine le idee per farle capire le sue ragioni.
-Dunn è morto davanti ai tuoi occhi, lo hai visto sparire dentro un sacco nero, eppure sei dovuta andare in obitorio per guardarlo in faccia ancora una volta, per renderti conto che era tutto finito e che non sarebbe tornato. Me lo hai raccontato tu…-
Lei annuisce come un automa, senza riuscire a rispondere nulla, continuando a non capire.
-Io non c’ero Kate. Io non ho visto te combattere, soffrire. Non ho visto lui morire… Voglio che sparisca dalla mia testa…-
Chiude gli occhi respirando pesantemente per dare ossigeno ai polmoni, che di colpo sono tornati indietro di un paio di settimane.
-Vuoi sapere perché non ero a letto con te? Perché ho chiuso gli occhi e quella lacrima color sangue scorreva lenta sul tuo viso…-
I suoi occhi si riempiono di lacrime, come quelli di Kate che gli stringe la mano.
-Voglio guardarti dormire tranquilla senza vedere quella lacrima. Voglio smettere di sentirlo ridere perché comunque è rimasto dentro di me…-
Sospira, accarezzandole la lacrima trasparente che le solca la guancia realmente, mentre sente le sue mani tremare.
-Non basta pensarlo perché succeda, non basta nemmeno stringermi a te per riprendere a respirare. Non funziona così, lo sai anche tu. Sono uno scrittore Kate. Non so sfogare i sentimenti, la rabbia e la paura in altro modo. Lui ha cominciato la storia, tu ed io insieme abbiamo stravolto la sua trama, io dovevo chiudere.-
Kate sembra di ghiaccio, le tremano le mani e continua a scuotere la testa in maniera impercettibile, non riuscendo a dare voce a quello che sente davanti allo sguardo di Rick, come se la stesse pregando di capirlo.
-Credevo… credevo di poter essere abbastanza, evidentemente non è così!-
Esclama con la voce rotta e lui le prende il viso tra le mani.
-Abbastanza? Tu sei tutta la mia vita Kate… voglio cominciare un nuovo libro da leggere insieme a te. Voglio un numero imprecisato di capitoli da leggere con te. Voglio leggere di giornate piene di sole, o piovose e fredde con te. Voglio leggere di liti stratosferiche insieme a te e di riappacificazioni altrettanto stratosferiche…-
Si ferma godendosi il suo primo sorriso, mentre gli stringe le mani per sentirle più calde sul suo viso.
-Bisogna mettere il punto all’ultima parola e mettere via il libro nella libreria per cominciare a leggerne uno nuovo.  Dovevo scrivere il mio epilogo!-
Kate annuisce, asciugandosi le lacrime.
-Capisco benissimo cosa provi, capisco che scrivere ti serve per sviscerare quello che hai dentro e che non riesci ad esprimere, ma non condivido il fatto che tu abbia finito il suo libro.-
Si china di poco a baciarlo sulla fronte, restando attaccata a lui.
-Non lo condivido, ma lo accetto, se ti fa stare bene.-
 Rick la fissa con una strana espressione e prima di dare voce al suo pensiero, lei si stacca d’improvviso scuotendo la testa, come se avesse letto in quell’azzurro lucido, una richiesta impossibile.
-No, non chiedermelo. Hai voluto scriverlo, ma io non lo leggerò. Non ho nessuna intenzione di tenere quei fogli ancora tra le mani e posarci sopra gli occhi.-
Lui inclina la testa sorridendo.
-Ti fidi di me?-
-Non c’entra niente questo. Non voglio leggerlo, anche se lo hai scritto tu.-
Lui annuisce alzandosi. Mette a posto i fogli del suo epilogo nascondendo le parole con la copertina, dividendoli dal resto del manoscritto. Le bacia i capelli, mentre lei resta immobile seduta per metà sulla scrivania.
-Preparo il caffè, ne abbiamo bisogno. Tu fa come vuoi. Strappalo, cancellalo dal computer, brucialo… oppure leggilo. Per me va bene tutto, basta che mi raggiungi presto o spazzolo da solo le ciambelle rimaste.-
Fa per allontanarsi, ma lei gli stringe la mano senza muoversi, costringendolo ad avvicinarsi di nuovo e lui si sofferma a baciarla sul collo.
-Non è detto che i brutti sogni e le voci spariscano solo perché l’ho finito, però a me è servito scriverlo, sono sicuro che a te farebbe bene leggerlo. Potrebbe sorprenderti…-
Sussurra al suo orecchio, mentre lei si gira a guardarlo negli occhi, adesso chiari e sereni.
-In fin dei conti l’ho scritto io!-
Si allontana senza dire altro, lasciandole la mano, mentre lei sposta lo sguardo sulla scrivania.
La fotografia del viso sorridente di Geraldine Prescott copre le altre, sparse in maniera disordinata. Si alza e con movimenti lenti, sistema tutto dentro le carpette, riponendole nella busta, stringendo le labbra come fosse un lavoro faticoso e pesante, chiude il monitor del portatile e mette la mano sulla copertina stampata. Improvvisamente si sente stanca.
Digrigna la mascella sentendo l’odio verso Dunn aumentare la sua rabbia. Accartoccia il foglio stringendolo nella mano, pronta a strappare in piccoli pezzi tutto il resto, ma si ferma di colpo. Appoggia entrambe le mani sulla scrivania, le braccia tese e la testa china, respira a forza, cercando di calmare quei battiti dettati da un sentimento che non riesce a decifrare. Rabbia, dolore, sofferenza… non riesce a capirlo. Pensava di averlo superato, ma adesso davvero non riesce a capirlo.
Districa il foglio accartocciato e ci passa sopra entrambe le mani per cercare di togliere le pieghe, una delle sue lacrime cade proprio sulla lacrima rossa di quel viso, traballa incerta, mentre lei ci passa la mano sopra per asciugarla e sospira sconfitta.
Si siede avvolta dal calore lasciato dal corpo di Rick sulla pelle della sedia, sposta la copertina stropicciata e abbassa lo sguardo su quelle lettere che decretavano la parte finale di una storia.
Una storia che era parte della loro vita.
 

Quando  il movimento lento e affannato del torace si fermò di colpo, i suoi occhi si spalancarono.
L’ultimo respiro dello scrittore era stato come una pugnalata nel petto e lei aveva smesso di respirare con lui.
 
EPILOGO
 
Aveva pensato a questo epilogo, mentre tesseva la sua trama di vendetta contro di Lei.
Lui l’aveva scelta e Lei aveva fatto l’errore di rifiutarlo.
Voleva la sua distruzione totale e sapeva bene che la colpa sulla sua anima sarebbe stata peggio di una lama conficcata nel cuore, perché l’aveva seguita per anni, l’aveva studiata e conosceva bene il punto debole.
Conosceva il suo passato, conosceva il suo dolore, sapeva che si era protetta per anni all’interno di un bozzolo, divenuto nel tempo sempre più impenetrabile, rendendola dura, integerrima, forte…
Così aveva cominciato a scrivere, per sfogare il suo risentimento, l’odio che per anni, giorno dopo giorno, aveva nutrito per Lei, che non lo aveva solo tradito, rifiutando di essere la sua anima gemella, l’unica che aveva la forza, il coraggio e l’intelligenza di fare parte della sua vita, ma si era anche affidata ad un altro uomo, quello scrittore che credeva di avere creato un’eroina, quando invece l’aveva resa ancora più debole e fragile.
Questo è l’errore più grande che può fare uno scrittore: desiderare di possedere l’anima della sua musa, pensando che basti scrivere una storia per creare un personaggio e plasmarlo a proprio piacimento.
Aveva cominciato a sbagliare sin dal primo capitolo, convinto di conoscere l’essere superiore che si nascondeva dentro quel bozzolo imponente che la circondava e riuscire così, a possederne l’anima.
Mentre la studiava, mentre la osservava, mentre scriveva di Lei, non era riuscito a cogliere la differenza.
Il sentimento che la univa allo scrittore andava al di là del possesso.
Lo scrittore non voleva possedere la sua anima, voleva che lei gliela donasse.
Lo scrittore era riuscito a guardare all’interno del  bozzolo che la proteggeva, aveva intravisto la creatura che si nascondeva lì dentro per non soffrire.
L’aveva sfiorata con lo sguardo.
Aveva amato la sua forza, ma anche la sua debolezza.
Si era innamorato della sua gioia, ma anche della sua tristezza.
Aveva accettato il suo orgoglio, ma anche la sua fragilità… per il semplice fatto che lui, la sua anima, gliel’aveva già donata.
Gli era bastato guardare i suoi occhi penetranti per arrivare alla sua anima, accarezzarla dolcemente e donarle per sempre la propria.
Quella carezza sull’anima ha sconfitto la mano che ha imbastito questa trama di morte, impedendole di scrivere un epilogo tragico.
Quella carezza sull’anima ha trasformato la creatura nel bozzolo in una splendida farfalla dalle ali colorate, libera e leggera, forte e determinata, pronta a vivere.
Non si può possedere l’anima di una farfalla, si può solo amarla, venerarla e aspettare che spieghi le sue ali e ti permetta di spiccare il volo con lei…
 

Non voleva leggerlo…
Pensava che Rick avrebbe sviscerato la rabbia e il dolore parlando di Scott Dunn, entrando nella sua mente, pensando come lui, permettendo a Nikki e allo scrittore di cancellarlo completamente dalle loro vite nella maniera più crudele possibile. Questo avrebbe fatto Richard Castle scrittore. Questa poteva essere la degna fine del loro epilogo, ed era una cosa che al momento non sarebbe riuscita a sopportare, voleva davvero godersi la sua nuova felicità e non pensare ad altro.
Potrebbe sorprenderti…
Il suo sussurro torna prepotente e non può fare a meno di annuire a se stessa, perché come al solito, aveva ragione.
Si asciuga le lacrime sorridendo e accarezza i fogli, mettendoli in ordine.
Non voleva leggerlo…
Invece ha semplicemente parlato di loro.
Lo scrittore e la sua musa sulla carta.
L’uomo e la sua donna nella realtà.
Aveva semplicemente parlato di lei, paragonandola ad una farfalla che finalmente volava libera, come se vederla felice, cambiata, rinata soprattutto dopo l’inferno che avevano passato, fosse l’unico modo di far sparire le sua paure, liberandolo dal fantasma di Scott Dunn.
Guarda verso la porta socchiusa e scuote la testa.
Ci riesce sempre. Anche quando si chiude a riccio nella sua testardaggine e rifiuta di farsi sorprendere, lui ci riesce comunque.
Si porta i fogli al petto e si sporge dalla porta.
L’aroma del caffè si confonde con il profumo delle ciambelle messe a scaldare nel forno. Il camino è acceso e sul bancone brilla la fiamma di una candela, circondata dai petali colorati dei fiori che lei aveva raccolto la sera prima per buttarli via.
Si morde il labbro sorridendo mentre lo guarda preparare con cura la loro colazione romantica. Non sembra più teso. I suoi movimenti sono leggeri e rilassati, come se aver messo nero su bianco i suoi pensieri, lo avesse liberato davvero da quella risata terribile che gli toglieva il sonno.
Si decide a raggiungerlo, poggia l’Epilogo sul bancone e prima che possa aprire bocca si ritrova una tazza fumante di caffè davanti. Gli sorride, mentre lui prende le ciambelle dal forno e le sistema su un piatto. Appoggia le braccia sul bancone e resta in silenzio a guardarla, aspettando che beva il caffè, ma lei abbassa lo sguardo sui fogli corrucciando di poco la fronte.
-E’ davvero così che mi vedi?-
Gli chiede sollevando gli occhi sui suoi che si illuminano d’improvviso quando sorride, quasi divertito da quella candida domanda.
-Ah… non lo hai strappato!-
Kate scuote la testa, seria e lui le prende il viso tra le mani, sporgendosi verso di lei attraverso il bancone.
-Certo che ti vedo davvero così e vorrei che tu riuscissi a vederti come ti vedo io.-
La bacia sulle labbra e appoggia la fronte alla sua, ma lei gli prende le mani, allontanandosi di poco per poterlo guardare negli occhi.
-Sono davvero tanto cambiata in queste settimane?-
Un’altra candida domanda, con l’espressione seria e dubbiosa che lo fa sorridere ancora.
-Non sei cambiata Kate, sei solo… diventata grande, sei riuscita ad andare oltre a quel dolore che ti ha impedito di crescere nel tuo cuore! La morte di tua madre ti ha bloccato, perché ogni tuo progetto da quel momento in poi, includeva lei, il suo assassino e la sua giustizia. Una volta ti dissi che ti nascondevi dietro l’omicidio di tua madre per proteggerti da quello poteva esserci oltre il suo caso…-
Lei abbassa lo sguardo e lui deglutisce, sapendo di farle del male, ma quando stringe i pugni, come se avesse voluto mordersi la lingua, lei torna a guardarlo.
-Avevi ragione!-
Lui annuisce e lei non può non sorridere con un velo di malinconia nello sguardo.
-Avevo paura di scoprire che la mia vita era del tutto inutile senza il pensiero fisso di risolvere il suo omicidio.-
Gli accarezza il viso sollevando le spalle.
-Poi ho dato un’occhiata in giro e tu eri sempre lì intorno a rompere…-
Sorridono insieme sfiorandosi le labbra a vicenda.
-E hai capito che la tua vita era importante per me!-
Lei annuisce strofinando il naso contro il suo, mentre lui la bacia.
-Quindi sei solo diventata grande… come me. Io non ho provato un dolore terribile come il tuo grazie al cielo, ma c’è sempre stato qualcosa che bloccava la crescita del mio cuore…-
-…finchè hai avuto l’immensa fortuna di essere arrestato da me ed io l’immensa sfortuna di averti sempre tra i piedi!-
Finisce lei la frase, arricciando il naso e lui annuisce baciandola ancora.
-A questo proposito…-
Le prende le mani, le stringe tra le sue baciandole e incatena gli occhi ai suoi.
-Mi dai il permesso di starti tra i piedi per il resto della vita?-
Quando la vede corrucciare la fronte confusa, si morde il labbro sempre più divertito e si avvicina al suo orecchio, sussurrando come per rivelargli un segreto.
-Si chiama proposta di matrimonio, anche se un po’ sopra le righe!-
Lei scuote la testa sorridendo.
-Me l’hai già fatta o mi sbaglio? Ed io ho già risposto di si, non intendo rimangiarmi nulla.-
-No. In effetti non te l’ho chiesto. E’ successo tutto così spontaneamente che il mio sembrava più un ordine, faceva freddo, il tuo cervello era gelato e magari ti sei fatta prendere dal momento romantico e ti sei sentita in dovere di dire si…-
Kate solleva le sopracciglia divertita dal suo nuovo sproloquio, ma non si prende la responsabilità di fermarlo.
-…questa potrebbe essere vista come una coercizione!-
A questo punto scoppia a ridere mentre lui le mostra il suo proverbiale broncio adorabile.
-Tu ridi perché non hai esperienza in campo di proposte di matrimonio!-
Sorride anche lui quando la vede annuire sempre più divertita ed interessata alla discussione.
-Una proposta non è altro che una domanda, ed una domanda deve per forza avere un punto interrogativo alle fine. Io ho detto ‘sposami’, capisci anche tu che non è una domanda, ma un imperativo!-
Kate si morde il labbro cercando di non ridere ancora, perché lui continua imperterrito.
-Quindi… vuoi darmi l’onore di starti tra i piedi per il resto della vita… punto interrogativo?-
Mima con le dita il ricciolo del segno di domanda e lei si schiarisce la voce, trattenendosi dal ridere.
-Hai il mio permesso!-
Rick le prende il viso tra le mani e le stampa un bacio sulle labbra, allontanandosi di colpo verso lo studio.
-Non ti muovere…-
Lei lo segue con lo sguardo ridendo.
-Castle ma dove… si può sapere…-
Non riesce a formulare nessuna domanda perché lui ritorna correndo, mostrandole qualcosa che luccica.
-Santo cielo Castle! E’… è un anello…-
Lui solleva un sopracciglio, divertito dalla sua espressione scioccata.
-Caspita Beckett, ora capisco perché sei un grande poliziotto. Hai uno spirito d’osservazione fuori dalla norma, hai capito subito che questo cerchietto d’oro sormontato da un diamante, è un anello.-
Kate non gli bada per niente, restando imbambolata davanti al gioiello, riscuotendosi di colpo quando lui le prende la mano.
-No!-
Esclama ritraendosi.
-Co… come no? Hai detto si più volte, giurando che non ti saresti tirata indietro…-
Lei gesticola per fermarlo, scuotendo la testa.
-Non ho detto no, nel senso di no… no nel senso…-
Rick corruccia la fronte e lei sospira, cercando di calmarsi rendendosi conto che comincia a sproloquiare come riesce a fare lui.
-Aspetta un attimo, fammi capire. Non… non puoi averlo comprato stamattina…-
Sospira di nuovo guardandolo negli occhi.
-Da quanto tempo hai questo anello?-
Rick abbassa lo sguardo sul piccolo oggetto e solleva le spalle.
-Da un po’!-
-Da un po’, quanto?-
Ripete lei e lui sorride sconfitto, come se fosse stato scoperto a fare una cosa proibita.
-Quando mi sono svegliato, dopo la nostra prima notte insieme,  tu non eri nel letto con me e per una frazione di secondo ho pensato di aver sognato come sempre, poi sei apparsa sulla porta… con solo la mia camicia addosso, le gambe nude, il caffè tra le mani… in quel momento ho avuto la certezza che era quello che volevo ogni giorno per il resto della mia vita.-
La guarda negli occhi, sorride vedendoli lucidi, mentre lei lo fissa sorpresa ed emozionata.
-Ho sempre saputo che eri quella giusta, quella che valeva la pena aspettare, anche per sempre se fosse stato necessario. Sei perfino nella mia lista delle cose da fare prima di morire, tu hai letto solo il numero quindici, ma…-
Prende il portafogli e le consegna di nuovo la sua lista, mentre lei continua a guardarlo a bocca aperta. Apre il foglietto e dopo avergli dato un’occhiata lo guarda stupita.
-Numero uno: stare con Beckett? Ma quando hai scritto questa lista?-
-Quando la mummia mi ha maledetto… si insomma, quando credevo che la maledizione esistesse e mi avrebbe ucciso… beh hai capito quando?-
Lei annuisce e gli occhi le si riempiono di lacrime, guardando l’anello stretto tra le dita di Rick, che segue il suo sguardo e torna al discorso iniziale.
-L’ho comprato insieme agli orecchini per san Valentino, era lì che mi guardava, tutto brillante… non potevo non portarmelo a casa…-
Kate continua a restare in silenzio, cercando di tenere a bada il cuore che batte alla velocità della luce.
-…ma sapevo già che non te lo avrei dato. Non potevo dartelo subito. Non eri pronta.-
Lei abbassa lo sguardo rabbuiandosi, ma lui la costringe a guardarlo sorridendo.
-Ti sei lasciata andare, sapevo che mi amavi, ma… non eri pronta. Adesso invece...-
-…sono diventata una farfalla!-
Sussurra lei sorridendo radiosa, accarezzandogli il viso. Rick annuisce baciandole la punta del naso.
-Una meravigliosa farfalla che ha colorato la mia vita con le sue splendide ali. Adesso posso metterti l’anello?-
Lei annuisce lasciandosi prendere la mano, le infila l’anello e gliela stringe.
-E’ davvero bello!-
-Certo che è bello, l’ho scelto io!-
Esclama Rick per farla ridere, ma quando non ottiene la reazione sperata, solleva lo sguardo su di lei, rendendosi conto che invece di guardare la meraviglia luccicante al suo dito, continua a fissare lui, i suoi occhi, il suo sorriso, la sua felicità.
-Oh! Sarei io quello bello?-
Le chiede pavoneggiandosi e lei annuisce ridendo. Gli prende il viso tra le mani, muove i pollici sulla barba ispida e gli passa la lingua sulle labbra, costringendolo ad un bacio passionale e profondo.
-Promettimi che mi starai tra piedi per il resto della vita e che non ti stancherai mai di irritarmi, sconvolgermi e sorprendermi.-
Gli sussurra sulle labbra, appoggiando la fronte sulla sua e lui annuisce sorridendo.
-Sempre! Sono particolarmente bravo in questo.-
Ammicca facendola ridere. Improvvisamente sparisce di nuovo nel suo studio, lasciandola con la curiosità di sapere cos’altro ha in mente, rientra sempre di corsa tenendo tra le mani il manoscritto di Dunn e lo getta a sorpresa nel camino. Guarda prima Kate, poi il suo Epilogo, poi ancora Kate e le fa segno con la testa di raggiungerlo. Lei prende i fogli, con la copertina in testa e si avvicina lentamente a lui.
-Abbiamo finito il libro, dobbiamo riporlo in libreria…-
-Un po’ mi dispiace per questo, lo hai scritto tu!-
Sussurra lei guardando l’Epilogo di Rick, ma lui scuote la testa.
-Non importa, deve essere distrutto, quello che c’è nella chiavetta lo cancelliamo dopo, non deve restarne traccia.-
Risponde serio e Kate getta tutto nel camino, stringendosi a lui.
Restano in silenzio a guardare il viso disperato sparire tra le fiamme, cancellando per sempre quella lacrima di sangue.
-E adesso cominciamo un nuovo romanzo, questo avrà un mucchio di capitoli.-
Le dice strizzandole l’occhio, porgendole la fotografia che ha immortalato i loro sguardi rapiti ed innamorati.
-L’hai già stampata?-
-Certo. Sarà la copertina del nuovo libro che stiamo per iniziare.-
Storce le labbra, dandosi la mano sulla fronte.
-Mi sono scordato la cornice, torno subito.-
Kate scuote la testa sorridendo, si avvicina al piano forte e poggia la foto, per capire dove è meglio sistemarla, mentre Rick si ferma in mezzo al salone, con una cornice dal sottile brodo d’argento tra le mani ed inclina la testa guardando la foto.
-Sei sicura di volerla mettere lì, non sarebbe meglio vicino alla foto di Alexis?-
Lei scuote la testa, facendogli segno di avvicinarsi.
-Niente affatto, Alexis resta in prima fila, noi stiamo bene qui.-
-Sei sicura? Proprio vicino a mia madre?-
Lei lo guarda alzando un sopracciglio, divertita dalla sua espressione poco convinta.
-Vicino a tua madre. Non c’è posto migliore.-
Lui sbuffa e appoggia la cornice sul piano.
-Ok, come vuoi tu, ma ti avverto, se poi s’impiccia e ti senti osservata non ammetto lamentele!-
Kate scoppia a ridere e lo bacia sul viso, mentre lui prende la foto per sistemarla nella cornice.
-Aspetta.-
Stavolta è lei che sparisce nello studio per un attimo e torna con un pennarello.
-E’ la nostra copertina. Ci voglio una dedica… dovrebbe esserci anche la data per ricordare l’inizio, non credi?-
Rick annuisce, prende il pennarello, se lo appoggia sulle labbra e corruccia la fronte, mentre lei lo fissa divertita dalla sua concentrazione teatrale. Gli mette un braccio sulla spalla, appoggiandosi a lui per vedere meglio cosa sta per scrivere.
Sorride, nel vedere le lettere comporre le parole e prendere senso. Lui la guarda chiedendole silenziosamente se è d’accordo con il suo pensiero e lei annuisce lasciandogli un bacio sul collo, mentre lo osserva sistemare la foto nella cornice e la posiziona nel posto scelto.
-Ho fame, che ne dici di fare colazione a letto?-
Gli sussurra all’orecchio e lui annuisce guardando verso la cucina.
-Giusto, caffè e ciambelle, metto tutto sul vassoio e la mia farfalla è servita!-
-Mh… io intendevo un altro tipo di colazione…-
Esclama lei, facendolo bloccare a metà strada con il vassoio tra le mani e la bocca aperta.
-Oh… vuoi fare… quella colazione a letto!-
 Balbetta mentre lei si morde il labbro annuendo, si avvicina maliziosa, gli chiude la bocca rimasta spalancata e lo spinge verso la camera da letto.
-… comunque le ciambelle possono sempre servire.-
Lo sente sghignazzare mentre si dirige alla meta, lo segue ridendo, ma si ferma un attimo a guardare verso il camino.
Il libro di Scott Dunn è completamente distrutto, le ceneri della sua vendetta scoppiettano in mezzo alle fiamme.
Sposta lo sguardo sulla loro foto insieme sul piano forte, osserva le altre foto, mentre la voce di Rick le ricorda della colazione a letto. Accarezza il suo anello e torna sul loro sguardo incatenato, sorridendo radiosa.
 
Sabato 16 marzo 2013, la prima pagina di una vita insieme…
Tra cento anni, quando uno di noi due metterà la parola fine alle sue pagine, l’altro chiuderà il libro e tornerà indietro, guarderà la copertina, si perderà in quello sguardo divenuto immortale e sentirà la carezza degli occhi del suo amore sulla pelle, come la loro prima volta… per sempre!
 


Angolo di Rebecca:
 
26 febbraio 2013 scritto il prologo
13 ottobre 2013/16 marzo 2015 inizio e fine pubblicazione!
Devo essere sincera, mi dispiace un po’ :p
Mi mancherà lamentarmi con le mie editor (a loro non mancherà sicuro ahhaah) che non mi piace un capitolo, mi mancherà avere un appuntamento settimanale che mi “costringeva” a ritagliarmi sempre e comunque, un pezzetto di tempo solo per me, mi mancherà cercare immagini e sistemarle per dare vita ai banner…
Mi mancherete voi. Il vostro affetto assiduo, la vostra pazienza, il vostro ragionare sulla trama per capire chi era il killer silenzioso, mi mancheranno le vostre reazioni ai capitoli angst e anche quelli dolciosi della fine… insomma mi mancherete : )
Grazie per il tempo che avete dedicato ai miei due tontoloni in questo lungo anno e mezzo!
Grazie alle mie due editor, Vale e Lisetta, le mie colonne portanti, le mie compagne di scleri, le mie adorabili zie, che il giorno della premiere della sesta stagione, dopo aver visto la fine della 6x01, quando Rick era stato avvelenato, si sono preoccupate per me, perché Marlowe mi aveva rubato l’idea e avevano pensato (giustamente e conoscendomi) che non avrei voluto portare a termine Epilogo, perché poteva sembrare una copia. Lo ammetto, per un po l’ho pensato, ma alla fine, l’idea era quella del veleno, ma la mia storia non aveva nulla a che vedere con quella dello zio Barbuto :D
Grazie ziette belle, per la vostra preoccupazione, per la disponibilità ad ascoltarmi, per le letture in anteprima, per i consigli.
Grazie a tutte voi <3
 
Dimenticavo un PS per Virginia: so che dalle tue domande avevo spunti per arrivare 100 capitoli, ma rischio il linciaggio, lo capisci, no? :D
 

-Io devo ancora sapere se Rick è un uomo d'onore e va a saldare il suo debito con Colbert: Tranquilla, Rick e Kate ci andranno dopo la colazione a letto :3
-E poi Abraham come sta? Non posso saperlo da solo durante tutta la fase di sperimentazione del farmaco: Il tuo Abraham sta bene, Rick ha mandato una  squadra di operai a sistemargli casa e in pochi mesi avrà la sua medicina per sempre!
-E la fondazione? Bisogna accertarsi che nessuno ci speculi: nessuna speculazione, hanno attaccato Jim Beckett all’avvocato di Rick (stile cozza allo scoglio) ed  insieme tengono tutto sotto controllo :D
-Ed i tontoloni in erba? Seguiranno le orme dei tontoloni promessi sposi: Ben e Claire vanno d’amore e d’accordo, fanno scintille e si stanno divertendo alla  grande! ;)
-E la mia quercia? Non posso non sapere se la mia quercia continuerà ad essere curata, amata e protetta: La tua quercia è già in viaggio, spero che tu abbia fatto  spazio in giardino, facendo buttare giù il palazzo di fronte… la affido a te :3
-E poi Steve? Voglio sapere che combina Mr. Sorriso: Di Steve non ho notizie, è troppo silenzioso, ma sono sicura che sta bene :p
 
Baci e abbracci a tutte e buon Castle Monday (io finisco e lui torna PER FORTUNA!)
                                              

 
  
Leggi le 20 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: 1rebeccam