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Autore: LaStregona    16/03/2015    1 recensioni
Roma, 2011.
Antonia è una vampira. E’ stata trasformata contro la sua volontà dal vampiro che amava e ora vive nel risentimento e nel senso di colpa. Si odia per il suo disperato attaccamento a quella vita a metà e non vede niente, se non la morte, nel proprio futuro.
Finché un evento fuori dal comune non stravolgerà la sua vita. Da quel momento, per Antonia, inizia un viaggio che la costringerà ad attraversare le tenebre di quella Terra che la respinge e la condanna. Ma non sarà da sola ad affrontare il cammino, incontrerà qualcuno il cui destino si intreccerà con il suo, cambiando il corso degli eventi e della storia.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vampiro ritrasse le zanne. Il sapore era sempre diverso, ogni volta come se fosse la prima. Si passò il dorso della mano sulle labbra e subito dopo vi fece scivolare la lingua sopra. Una lunga leccata di piacere.
Sorrise. Era notte fonda a Roma e un improvviso temporale estivo aveva lasciato dietro di sé strade deserte e l'odore metallico di pioggia appena caduta. Intorno a lui, la luce intermittente di un neon si rifletteva sui sampietrini umidi e sfrecciava sulle pareti dello stretto vicolo.
La creatura lanciò uno sguardo al cadavere della donna che giaceva ai suoi piedi e si stirò i muscoli del collo, soddisfatto. In quei momenti lo eccitava ripensare a tutte le idiozie che avevano scritto gli esseri umani su quelli come lui. Ingenue fanciulle innamorate del belloccio effeminato di turno e lui che le ricambia, dimenticandosi del proprio istinto sanguinario.
Il vampiro si era sempre chiesto da dove tirassero fuori quelle storie e non aveva ancora trovato una risposta. Era arrivato alla conclusione che le inventassero per allontanare la paura dell'uomo nero, colui che li avrebbe divorati di notte.
I vampiri non possono varcare la soglia della vostra casa senza essere invitati, ripeté mentalmente. Peccato che lui fosse entrato ovunque avesse voluto, senza aver bisogno di alcuna partecipazione scritta. Riguardo all’ammaliamento, certo, qualsiasi vampiro l’avrebbe desiderato. Si poteva far credere alla vittima di avere addosso solo succo di pomodoro rancido. Gli avrebbe fatto molto comodo, peccato che anche quello fosse una sciocchezza.
Abbassò di nuovo lo sguardo verso la ragazza morta ai suoi piedi. Quella sì che era stata una preda degna di essere chiamata tale. Aveva lottato come una tigre prima di soccombere. Si sentiva quasi in colpa per aver privato il genere umano di un tale esemplare, ma l'odore di quella femmina era davvero irresistibile. Persino così, sdraiata sui sampietrini lucidi di pioggia come una bambola rotta, faceva la sua figura. Indossava solo un vestito leggero a fiori e un paio di sandali di pelle. I capelli castani, scompigliati e macchiati di sangue, coprivano solo in parte il suo volto dalla pelle chiara, puntellata di lentiggini sul piccolo naso.
C'era qualcosa di diverso in lei, oltre al fatto che era incinta, ovviamente. Uno stato decisamente interessante, pensò il vampiro compiacendosi del doppio senso. Ma non era stato quel particolare a farlo impazzire. No, era stato l'odore della sua pelle, così diverso da qualsiasi altro avesse mai sentito, un misto d'incenso e resina, dolce e pungente allo stesso tempo. Unico. Per nessun motivo avrebbe potuto resistere.
Rischiava di pagare le conseguenze per aver violato la regola più importante: niente gravide a cena. Tutto per quella stupida storia della riproduzione vampirica a cui lui non si era mai interessato. Ma il vicolo era deserto e il succhiasangue più vicino era a chilometri di distanza, non se ne sarebbe accorto nessuno.
Trascinò il corpo vicino a un secchione dell'immondizia e strappò la catenina dal collo insanguinato. Era d'argento e vi era infilata una croce. La solita paccottiglia da turista credulone. Era il minimo che potesse fare per simulare una rapina, così se la mise in tasca. Osservò un'ultima volta la scena e poi si voltò per andarsene.
Ma non fece nemmeno tre passi prima di sentire il rumore secco del proprio collo che cedeva. Non fu in grado di reagire e si accorse di essere caduto a terra solo quando lei gli fu sopra. Il suo viso dolce era ora una maschera di bramosia. Lo guardò negli occhi e si passò la lingua sulle labbra già umide.
- Com'è possibile, tu sei morta... - rantolò lui.
- No, io ho solo sete - ribatté la ragazza prima di avventarsi sul suo collo.
Quando affondò le zanne, l'ultima cosa che lui vide fu la lampada al neon che si spegneva. Poi più niente.
   
 
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