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Autore: Vicious Vixen    16/03/2015    1 recensioni
«È successo qualcosa? È da un po' che diventi distante tutto insieme»
Ti amo, sono gelosa, il tuo migliore amico è nella merda e in più mi ha baciato. Non è successo nulla.
«Non lo so, sto dormendo poco, sarà per quello... Ora che è finita la scuola starò meglio, non preoccuparti»
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Show me what love's all about
1. Go ahead, rip my heart out
 

Entrai in casa seguita da Amber e buttai sul pavimento dell'ingresso lo scatolone spiegazzato che conteneva tutto ciò che normalmente stipavo nell'armadietto della mia scuola, imitata dalla mia amica, che si diresse in cucina per prendere un po' d'acqua.
Reduce dal mio ultimo “ultimo” giorno di scuola, non potevo essere più contenta, avevo ufficialmente sconfitto la mia bestia nera e non riuscivo a contenere l'euforia.
Posai le chiavi nel portaoggetti accanto alla porta, nel quale c'erano solo quelle di Luke e il paio di riserva: i miei erano partiti subito dopo la cerimonia del diploma, il giorno prima, e sarebbero stati fuori il mese intero “visto che ormai siete entrambi maggiorenni e responsabili”.
Sul “responsabili” non avevo potuto far altro che dubitare in silenzio, ma negli anni precedenti eravamo stati furbi abbastanza da mascherare qualsiasi danno fatto in loro assenza, quindi ero tranquilla.
Era la prima volta che ci affidavano la casa per un periodo così lungo: l'anno precedente erano state due settimane, quello prima qualche giorno, solo per metterci alla prova.
Entrai nel salone, trovando mio fratello e i suoi amici a darci le spalle, lo sguardo fisso sul videogioco con cui si stavano rincoglionendo.
«Ciao, stronzi» salutai allegra.
«Non penso di averti mai sentita così entusiasta al ritorno da scuola, Ro'» fece Luke a mo' di saluto, senza voltarsi.
Luke aveva un anno più di me, condividevamo la curva del naso, il colore degli occhi e qualche maglietta. Andavamo d'accordo, in linea di massima, non ci eravamo mai detestati, nulla di stereotipato. Anzi, il fatto che entrambi avessimo vissuto l'adolescenza nello stesso periodo ci aveva resi molto vicini, ci coprivamo a vicenda e ci aiutavamo, quando potevamo.
«Non voglio sentire mai più quella parola» sorrisi fiera di me stessa, andandomi a sedere sul bracciolo del divano accanto ad Ashton, che mi sorrise velocemente tornando al joystick.
Clifford, svaccato tranquillamente su uno dei divani, emise un misero grugnito, senza distogliere lo sguardo.
«Hey» li salutò Amber quando ci raggiunse, un bicchiere appannato fra le mani curate.
«Hai già portato tutto?» chiese distratto mio fratello. Si riferiva all'occorrente per stare da noi, come ogni anno. Visto che i genitori di tutti partivano per periodi più o meno lunghi, ci raccoglievamo tutti a casa Hemmings, la più grande. Calum incluso, l'altro migliore amico di mio fratello insieme ai due deficienti già presenti.
«No, mangio qualcosa e poi passo, tanto è già tutto pronto» rispose andandosi a sedere accanto a Michael, che le fece miracolosamente spazio. Fossi stata io mi avrebbe fatto lo sgambetto.
Clifford lo avrei potuto definire la mia nemesi: non avevamo un motivo particolare per detestarci, o almeno, a me sfuggiva, ma ci eravamo sempre urlati addosso per stronzate e ci tolleravamo veramente poco.
«Tu?» chiesi ad Ashton, facendomi sentire solo da lui.
«I genitori di Victoria sono via tutta la settimana, per adesso passo ogni tanto» disse cauto, studiando la mia espressione.
Victoria era la sua attuale ragazza, stavano insieme da qualche mese. Sentii un distinto crack nella mia testa, ma feci il sorriso più credibile possibile.
Prima di passare per una psicopatica: non ero il tipo di amica appiccicosa e gelosa fino alla morte.
Ashton era il mio migliore amico da una decina d'anni, più o meno da quando Luke se l'era portato a casa alle elementari e lui si era riparato in camera mia dopo la contesa di un giocattolo – che ha ancora, secondo i racconti dei ragazzi – e anche la mia cotta da qualche anno di cui nessuno, e sottolineo nessuno, era al corrente.
Non avevo problemi con Victoria, sembrava una a posto e avevo accettato il fatto che non avrei mai potuto avere il suo stesso ruolo nella vita di Ash, ma era comunque doloroso vederla messa davanti a me. Mi rendevo conto di essere egoista, e per questo tentavo di non dar a vedere la mia gelosia al biondino, che però mi conosceva fin troppo bene, e per questo annuì poco convinto.
«Stasera c'è una festa da Sanders» buttò lì Amber, facendo cadere il gelo fra me e Ashton, che osservò la mia reazione.
Odiavo le feste. Proprio tanto.
Non ero una persona socievole, mi ci volevano secoli per sciogliermi con una persona, anche solo per fare una conversazione normale, in più odiavo bere e non sapevo ballare, non aveva senso che partecipassi. Amber, al corrente di tutto questo, continuava imperterrita a proporre feste un giorno sì e l'altro pure, sapendo che saremmo finite a litigare visto che le mie opzioni erano andare e rompermi le palle o rimanere sola a casa. Non è che stessi solo lì a lamentarmi per il gusto di farlo: proponevo attività diverse, ma venivano prontamente bocciate da tutti.
«Ci sto» annunciò Luke.
«Io non posso...» borbottò Ashton, e a quel punto ero sull'orlo di una crisi isterica.
Rimasi in silenzio, cercando di calmarmi, in quel momento avrei potuto dare il via all'ennesima discussione con Amber e non ne avevo assolutamente intenzione, non in un giorno come quello.
«Cazzo, chi guida allora?»
Di solito toccava ad Ashton, visto che non si riduceva mai male quanto gli altri e mi faceva compagnia, in più io e Amber non avevamo ancora la patente.
«Io – ci voltammo tutti verso Michael, strabuzzando gli occhi – che cazzo avete da guardare?» domandò atono, concentrandosi sulla tv.
«Niente, razza di egocentrico» svagò Luke, sapevo che avrebbe indagato dopo. Era davvero assurdo che Michael non bevesse, lo avevo visto più ubriaco che sobrio, e contando che praticamente viveva a casa nostra è tanto.
Decisi che mi sarei fatta i cazzi suoi più tardi.
Sbuffai e uscii nella veranda sul retro, riempiendo Amber di insulti a mezza bocca. In più sarei stata sola visto che Ash aveva sicuramente da fare con Victoria.
Tirai fuori le sigarette dalla tasca e me ne accesi una, soffiando fuori una grande boccata di fumo mentre mi lasciavo cadere sul dondolo alle mie spalle.
«Me ne dai una?» chiese Michael dopo qualche minuto, facendo sporgere la testa ricoperta di ciuffi verdastri sparati in aria fuori dalla porta.
Gli porsi il pacchetto bianco e blu senza una parola, non essendo in vena di litigate, e lasciai che prendesse una sigaretta.
Si sedette di fianco a me, facendo dondolare l’altalena violentemente fino a fermarla con i piedi.
«Vedo la gelosia divorarti da qui» mi fece notare dopo qualche secondo di silenzio.
«Non sono gelosa, è Amber che mi fa incazzare» ribattei col tono più credibile che mi riuscisse.
«Prendi per il culo qualcun altro, me ne sono accorto da un pezzo che ti piace» ridacchiò.
«Come ti pare» l'indifferenza era l'unica arma che avessi in certi casi, soprattutto con persone insistenti come lui.
«E non prendertela con Amber, non se ne rende conto, lo vedi pure te quanto è svampita» spiegò fissando la staccionata dalla vernice graffiata di fronte a noi.
«Ma che cazzata, Clifford. Svampita fino a un certo punto, sarà la quinta volta che succede solo 'sto mese»
«Lo fa anche per aiutarti, secondo me»
«La timidezza non è una malattia venerea, Michael. Ho tutti gli amici di cui ho bisogno e sono soddisfatta della mia vita anche senza essere un animale da festa»
«Non dirmele tu, le cazzate. Lo so che daresti un occhio pur di essere estroversa come lei»
«Senti, sarà anche così, ma non è un suo problema. E poi deve essere proprio ottusa per non rendersi conto che questa strategia non funziona»
«Come vuoi, Tomboy»
«Non chiamarmi in quel modo – dissi meccanicamente. Era da quando ero piccola che mi prendeva per il culo per il mio essere un maschiaccio, condizione che si era risolta crescendo, in ogni caso – piuttosto, com’è che guidi tu stasera?»
«Non credo siano cazzi tuoi» sbottò guardandomi finalmente negli occhi.
«Beh, lo sono visto che devi riportare a casa anche me» ribattei.
«Non ho voglia di sbronzarmi, stop. Oh, se lo dicessi ad Ash la mollerebbe subito Vanessa»
«Victoria» lo corressi.
«Sì, va beh, quella»
«Non ho niente da dirgli, comunque. Com’è che stiamo avendo una conversazione normale? Non succedeva da quando-»
«Da quando pisciavo seduto, già. Boh, sei particolarmente mansueta oggi, non mi va di prenderti per il culo se poi non ti incazzi»
«Logico» dissi sarcasticamente.
«Comunque parla ad Ashton, seriamente» disse prima di andarsene.
«Non so cosa dovrei dirgli» risposi seguendolo dentro.
C’erano solo Luke ed Ashton, Amber doveva essere andata a casa a prendere le sue cose e probabilmente aveva anche capito che non era aria.
«Io vado, passo domani a vedere se siete sopravvissuti – disse il riccio, alzandosi dal divano e lanciandoci sopra il joystick – vieni un secondo?» mi chiese indicando la porta di casa mia.
Annuii, guardando male Clifford alle sue spalle che mimava un pompino con la bocca ed il pugno chiuso.
«Dimmi» gli sorrisi come se nulla fosse.
Mi abbracciò di slancio, stringendo più del solito, e io gli avvolsi le braccia intorno alla vita, sollevandomi sulle punte per poggiare la testa sulla sua spalla, confusa dal gesto improvviso ma di certo senza lamentarmi.
«Mi dispiace che passeremo meno tempo insieme, solo che è la prima volta che faccio le cose seriamente e devo capire come gestire il tempo con voi e con lei. Ti prometto che verrò ogni volta che posso» sussurrò al mio orecchio.
«Lo capisco Ash, non preoccuparti – risposi soltanto, abbracciandolo più stretto per un altro po’ – dai, vai, ti starà aspettando» feci sistemandogli qualche ricciolo nella solita bandana rossa che portava fra i capelli.
«Ti voglio bene, Ronnie» mi fece uno dei suoi grandi sorrisi, uscendo.
«Anche io Ash» feci lo stesso e aspettai che attraversasse tutto il giardino, poi socchiusi la porta vedendo Amber girare l’angolo per tornare, un borsone in spalla e Calum accanto a lei, così non sarei dovuta tornare ad aprire.






Hola!
La vecchia storia che avevo iniziato, Even if she falls, non mi soddisfava e in più non se la filava nessuno, quindi ho deciso di riscriverla da capo, sperando di avere più fortuna.
Vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate, anche in due parole, non sapete (o probabilmente sì) quanto sia frustrante vedere un bordello di visualizzazioni e nemmeno una recensione.
Alla prossima!

 

 

   
 
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