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Autore: ThreeTacosForSweetRevenge    17/03/2015    1 recensioni
Tutti dicono che esiste un’anima gemella per ognuno di noi, ma non è così. O almeno, non per me. Non una reale. L’unica anima gemella per me è un ragazzo che ormai mi perseguita ogni notte nei miei sogni. E’ perfetto: ha i capelli corvini, gli occhi verdi smeraldo e un naso leggermente all'insù che gli da l’aria di un elfo. Il suo corpo ha delle linee magnifiche, e per fortuna non è troppo alto per me che sono una specie di Hobbit con i tatuaggi.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’orfanotrofio è un palazzo enorme, grigio e antico:dalla pittura scrostata e sbiadita sembra che non sia molto curato.
E’ circondato da un cortile dall’erba alta indomabile e così secca da sembrare quasi gialla. Gli unici giochi in questo “giardino” sono uno scivolo blu e rosso di plastica e una piccola altalena scricchiolante su cui non ti viene per niente voglia di sederti per paura che crolli e ti faccia volare via.
Diciamo che sembra più una casa di un vecchio scorbutico che un orfanotrofio in cui i bambini dovrebbero sentirsi quasi a casa, ecco. Credevo che fosse un posto un pochino più felice da come lo descriveva Gerard, sapevo di non dovermi fidare di lui: cercare su internet l’orfanotrofio più vicino a casa nostra senza conoscerlo non è stata per niente una bella idea.

Gerard mi tiene per mano e mi fa un sorriso incoraggiante, anche se anche lui non sembra entusiasta di questo orfanotrofio e ci avviciniamo davanti al portone del cortile, grigio come il resto del palazzo.

“Sei sicuro di voler venire qui?” Gli chiedo arrivati davanti al portone, quasi supplicandolo. Insomma, questo posto non è adatto per dei piccoli, fa paura persino a me! Non voglio sapere come saranno i bambini in questo posto. Probabilmente saranno tutti traumatizzati.

“Certo che sì. Che per caso hai paura Frankie?” Gli angoli della sua bocca si incurvano leggermente e capisco che mi sta prendendo in giro. Ma non lo vede quanto è spaventoso questo palazzo?

“Certo che no.” Mento, facendogli un sorriso incerto e seguendo i suoi gesti con gli occhi mentre preme su un bottone per citofonare. All’inizio non c’è risposta , così spero con tutto il cuore che questo orribile orfanotrofio sia disabitato, ma poi al terzo squillo risponde una voce femminile gracchiante.

“Sì?” “Abbiamo appuntamento per incontrare la Dottoressa Williams.” Dopo un attimo di indecisione sentiamo un *BIIIP* assordante, e Gerard apre il portone, invitandomi a seguirlo.
Ah già, ancora non vi ho detto perché siamo qui. Appena sono uscito finalmente dall’ospedale io e Gerard abbiamo deciso di dimenticare tutto (per modo di dire si intende, voglio dire ho appena riacquistato la memoria) e di cominciare una nuova vita adottando un bambino. Io preferirei se fosse una bambina e Gerard ha detto che per lui è uguale, così credo prenderemo una femmina, ma vedremo anche i maschi. Sì, lo so che un bambino è una grande responsabilità, ma sento di essere pronto per questo dopo averne passate così tante.

Entriamo nel grande palazzo e arriviamo davanti a una signora di circa cinquant’anni dallo sguardo serio seduta a un tavolo davanti a un computer, probabilmente la segretaria.
“Salve, noi vorremmo adottare un bambino.” Dico, con voce ferma, cercando di non vergognarmi troppo.

“Voi due?” Dice, studiandoci da sopra gli occhiali a mezza luna, lo sguardo impenetrabile. Io divento rosso come un pomodoro, e mi schiarisco la voce tentando di non sembrare uno scemo. Mi vergogno sempre un po’ quando la gente fa commenti sul fatto che siamo gay. Ma voglio dire, mica siamo pazzi o malati!Semplicemente ci amiamo, non può essere un reato no?

“Sì.” Dice per fortuna Gerard, rompendo il silenzio dopo quella domanda. Meno male che c’è lui, che non si vergogna di stare con me e di ammetterlo davanti a tutti.

“Bene. Nome?” Ci chiede, un po’ annoiata, come se ci facesse un favore a rivolgerci la parola.

“Gerard Way e Frank Iero.” La signora si alza e va a bussare a una porta tutta bianca, poi torna e ci invita a entrare, sempre con modi un po’ bruschi. Mi chiedo se lo fa perché siamo gay o se lo fa con tutti. Gerard mi sorride per incoraggiarmi ad entrare e io cerco di ricambiare, anche se sono un po’ nervoso, anzi, molto. E se non ci lasciano prendere un bambino? E se ce lo impediscono perché siamo gay? Oddio, non ci avevo pensato. Probabilmente ci rispediranno a casa!
Il mio ragazzo entra per primo nella stanza piccola e spoglia e io lo seguo, cercando di farmi piccolo piccolo, cosa che non mi è difficile datala mia altezza.
La Dottoressa è una donna sulla quarantina, dai capelli castani con qualche filo grigio e gli occhi scuri coperti da una montatura di occhiali di marca, apparentemente molto costosi e lo sguardo serio. Indossa un maglione di lana grigio a collo alto, una gonna nera e i tacchi, che la fanno sembrare ancora più alta di quanto già è, sovrastandomi completamente. Ma veramente dirige un orfanotrofio?Non mi pare per niente cordiale. Una persona che lavora con i bambini non dovrebbe essere dolce e gentile?

“Salve. Voi dovreste essere il Signor Way e il Signor Iero giusto?” Noi annuiamo e lei prende un foglio di carta in mano, probabilmente un contratto e comincia a sfogliarlo, pensierosa. “Adesso vi farò vedere alcuni dei miei bambini migliori e voi vedrete se sono quelli che fanno per voi.” Annuisco di nuovo, ma in realtà sono indignato. Voglio dire, stiamo parlando di bambini, non animali!Questa donna non mi piace affatto.
Dopo poco torna la segretaria di prima e tiene per mano una bambina dai capelli biondi, quasi bianchi, e gli occhi azzurri color del mare.

“Lei si chiama Ginny, è una delle bambine più brave e intelligenti dell’orfanotrofio.” La guardo, ma non mi convince affatto. Se ne sta in posizione eretta e ferma come se fosse un soldatino pronto a ricevere comandi, non una bambina. Gerard mi lancia uno sguardo e vedendo la mia faccia perplessa scuote la testa alla dottoressa.

“Bene allora ve ne farò vedere un’altra.” Fa entrare una bambina alta e dai capelli castani lunghi fino al sedere e gli occhi a mandorla, che sembra più simpatica. “Lei è Lindsey.” Vedo Gerard fare una smorfia strana e scuote la testa con fare deciso, senza quasi guardarla. Io lo guardo in modo strano, ma lui sta fissando un punto del pavimento per ignorarmi, così ci rinuncio. Lindsey se ne va e dietro di lei appare una bambina dai capelli rossi fuoco, il viso pieno di lentiggini e gli occhi scuri.

“Lei invece è Gwen.” Anche lei sembra simpatica, ma le manca qualcosa … Sto per parlare per dire che non lo so, quando una bimba di circa quattro anni entra nello studio della Dottoressa senza permesso e comincia a saltellare ridendo. Ha dei bellissimi boccoli corvini, i suoi occhi sono azzurri, il nasino è all’insù e ha un’aria pestifera.
“Lily smettila subito!Non ti ho dato il permesso di entrare!”La ammonisce la Dottoressa, ma Lily la ignora e continua a ridere. “Scusate per questo piccolo inconveniente …” La Dottoressa cerca di scusarsi, ma io invece sono sicuro che questa è la bambina che fa per noi:è così che la volevo, non impettita e perfetta, ma un po’ pestifera, un po’ ribelle. Che poi è così che sono i bambini no?

“Gerard, prendiamo questa.” Sussurro all’orecchio del mio ragazzo, che annuisce sorridendo, capendomi al volo. Ecco perché lo amo, la pensiamo sempre allo stesso modo.

“Noi vorremmo adottarla.” La Dottoressa ci guarda ad occhi spalancati.

“Siete sicuri?” Noi annuiamo e Lily mi si aggrappa alla gamba senza staccarsi più.

“In realtà … Lily ha una gemella e dovreste adottarle insieme.” Ci informa, guardando un po’ storto la bimba attaccata alla gamba.

“Beh, vediamola.” Dice Gerard, e una bambina identica a Lily, solo con i capelli neri raccolti in due trecce entra nella stanza. “Lei si chiama Cherry.” A guardarla direi che assomiglia anche nel carattere a Lily:mentre quest’ultima non intende staccarsi dalla mia gamba, l’altra si aggrappa a quella di Gerard.

“Beh, credo che non ci molleranno più, quindi le prendiamo.” Dice lui, ridendo, mentre io sono al settimo cielo. Queste bambine mi ricordano molto me da piccolo:non stavo mai fermo ed ero una piccola peste.

“Ma … ne siete convinti?” Dice ancora un po’ dubbiosa la donna, guardando le gemelline attaccate alle nostre gambe e poi spostando lo sguardo su di noi.

“Sì.” Dico sorridendo e prendendo la penna che lei mi porge per firmare il contratto che serve per adottare dei bambini. Dopo che anche Gerard firma salutiamo la Dottoressa che sorride radiosa, felice di essersi liberata di Lily e Cherry.
Io stacco Lily dalla mia gamba e la tiro su in alto (beh non tanto in alto in realtà) e me la metto sulle spalle, facendola ridere.
“Credo che abbiamo fatto la cosa giusta.” Dice il mio ragazzo, prendendo in braccio Cherry che vuole imitare Lily e stare sulle spalle e quindi fa i capricci.

“Sono sicuro che ci renderanno felici.” Continua, mentre Cherry fa la linguaccia alla gemella perché si trova più in alto di lei e vede meglio il panorama. Lily mi strappa i capelli mentre cerco di metterla in macchina e già prevedo guai, mi sa che queste due pesti ci faranno passare davvero molti guai.

“Ahi!” Soffoco il dolore e salgo in macchina, mentre Gerard trattiene a forza una risata e accende il motore.

“Adesso andremo a casa e conoscerete zio Mikey, mio fratello.” Dico alle gemelline che però non mi ascoltano, si guardano tutte eccitate contente di essersene finalmente andate dall’orfanotrofio.
Mentre viaggiamo, mi perdo ad ammirare il panorama:l’orfanotrofio è fuori città, così si vedono colline, pianure, prati verdi infiniti. Sono così preso da questo paesaggio, che non sento più le bambine fare chiasso. Mi sento più forte con Gerard, mi sento forte abbastanza per iniziare questa avventura insieme. Io voglio farlo, voglio metterci tutto me stesso per crescere queste bambine meglio di quanto i miei genitori hanno cresciuto me, dandole un futuro migliore, diverso da quello che avrebbero avuto restando nell’orfanotrofio con quella Dottoressa.

Quando ritorno alla realtà, sento che Lily e Cherry stanno cantando con le loro vocette acute una canzoncina: “Best friends forever, best friends forever, but not now.” Sarà anche un motivetto stupido, ma non l’avevo mai sentito prima. E poi cantano in coordinazione e sono anche intonate!

“Che cos’è?” Chiedo, stupito.

“E’ una canzone che abbiamo inventato noi!” Dicono ridendo le sorelline. Io lancio uno sguardo complice a Gerard, che sta di nuovo ridendo in modo perfetto. Abbiamo adottato delle bambine musicali! Secondo me potrebbero davvero scambiarle per le nostre figlie. Voglio dire, hanno lo stesso colore di capelli di quelli di Gee, sono delle pesti come lo ero io e sono anche intonate! Sento che i prossimi anni passati con loro saranno indimenticabili e fino ad ora il mio intuito non ha sbagliato mai, giusto?
   
 
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