Serie TV > Arrow
Segui la storia  |       
Autore: Anima90    17/03/2015    7 recensioni
Ra's Al Ghul ha fatto ad Oliver la sua proposta. Felicity e Ray hanno iniziato ad approfondire la loro relazione. Cosa accadrà da ora in poi? Quali risvolti assumerà la vicenda fino al finale di questa terza stagione?
Gli avvenimenti raccontati in questa storia si basano su tutti gli elementi canon che fino ad ora ci hanno mostrato nei precedenti episodi e sugli spoiler che di volta in volta ci verranno forniti.
ATTENZIONE SPOILER per chi non segue la programmazione americana
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le ultime due settimane trascorsero velocemente. Oliver e Felicity erano sempre più affiatati ed inseparabili, avevano vissuto praticamente in simbiosi sulla loro nuvoletta rosa personale, isolandosi quasi del tutto dal mondo esterno. Oliver si era ormai trasferito in pianta stabile a casa Smoak ed insieme avevano trascorso quasi tutto il tempo rinchiusi in quell'appartamento, coccolandosi e stuzzicandosi come due piccioncini in luna di miele. Rari furono i momenti in cui si erano concessi una visita al covo: Oliver al momento non poteva scendere in campo attivamente perché Arrow era ancora perseguitato dalla polizia. Ben volentieri aveva accettato di farsi sostituire dai suoi altrettanto validi collaboratori, erano lontani i momenti in cui non voleva che nessun altro si unisse alla sua crociata. Non che ci fosse parecchio da fare in realtà, era come se con l'avvicinarsi dell'estate i criminali fossero andati in vacanza. O semplicemente, dopo aver sconfitto una minaccia del calibro di Ra's Al Ghul, i problemi quotidiani di Starling City sembravano una barzelletta.
"Nooo, ti prego... altri cinque minuti..."
"Oliver, sai che devo tornare a lavoro. Dopo tutti questi giorni di malattia immagino il casino che mi aspetterà".
"Licenziati, no? Malcom ha lasciato a me e Thea tutte le sue proprietà, un modo per sopravvivere lo troveremo".
Felicity non gli aveva ancora detto nulla dell'attuale posizione che ricopriva alla Palmer Technologies ora che Ray era partito. Aveva intenzione di cedere ad Oliver la vecchia compagnia di famiglia e proprio quella mattina doveva incontrare Walter per rivedere le ultime formalità. Voleva fargli una sorpresa.
"Sai che adoro il mio lavoro. Non potrei mai accettare di fare la mantenuta".
"Si, ma so che adori anche me. Ed io ti sto chiedendo di rinunciare al tuo lavoro in cambio di un'intera giornata a letto insieme al sottoscritto, che ti farà questo...."
Le diede un lieve bacio sulla bocca.
"E questo..."
Scese fino all'incavo del collo.
"E questo..."
Raggiunse i seni e li sfiorò delicatamente con le labbra.
Felicity arrossì. Non avevano ancora fatto l'amore ma in quei giorni avevano iniziato ad esplorare approfonditamente i reciproci corpi, lasciandosi andare a contatti sempre più ravvicinati, a cui lei non si era ancora del tutto abituata.
"Oliver..."
"Che c'è?"
"Lo sai che non vorrei mai uscire da questo letto... soprattutto se provi a convincermi così..."
"Ma?"
"Ma... se anche non volessi andare a lavoro dovrei comunque uscire di casa. Oggi ho appuntamento dal dottore, ricordi?"
Finalmente avrebbe potuto mettersi definitivamente alle spalle tutta la storia dell'operazione. Di quella brutta esperienza sarebbe rimasta solo una cicatrice, nemmeno troppo grande.
Oliver, come ridestatosi, le accarezzò la pancia con delicatezza. Stando con lei aveva perso la cognizione del tempo. Erano davvero già passate due settimane?
"A che ora hai appuntamento?"
"Oggi pomeriggio alle 14.00".
"Facciamo così. Pranziamo insieme e poi ti accompagno in ospedale".
"Oliver... non è necessario, davvero".
"Avrai bisogno di un po' di supporto morale, visto che sarai circondata da aghi..."
Felicity rabbrividì. Odiava gli aghi.
"E va bene. Ma solo perché se uno di quegli affarini malefici decidesse di prendere vita e di attaccarmi avrò bisogno che il mio eroe personale sia lì a difendermi".
"Mi assicurerò personalmente che quegli affarini malefici non si avvicinino a te nemmeno per sbaglio".
"Bene".
Oliver, ancora sopra di lei, iniziò a baciarle il viso con dolcezza.
Felicity accennò una sorriso.
"Cosa?"
"Sono solo felice che tu sia il mio eroe personale".
"Lo sono sempre stato, Felicity. Tuo più di chiunque altro".
La ribaciò, questa volta sulle labbra, con sempre maggiore insistenza. Felicity chiuse gli occhi, completamente in balia di lui. Andarono avanti così ancora per qualche minuto.
"Ora può andare, signorina Smoak".
"Credo proprio che resterò qui, sai?"
"Vai. E ti prometto che stasera riprenderemo esattamente da questo punto".
Le sussurrò quelle parole all'orecchio, facendole venire la pelle d'oca.
"Mi farai impazzire un giorno di questi, signor Queen".
"È più o meno questo l'intento".
Oliver la liberò ritornando con agilità dalla sua parte del letto. Si poggiò su di un fianco, rivolto verso di lei. Non si sarebbe perso lo spettacolo di quelle gambe seminude per nessuna ragione al mondo.
Felicity si mise in piedi, non potendo fare a meno di sentirsi lusingata e leggermente compiaciuta di avere gli occhi di Oliver fissi su di lei. Si infilò le calze ricamate, con il suo solito fare maldestro. Prese dall'armadio un tubino blu elettrico, cui abbinò un paio di decolté avorio. Si diede una spazzolata veloce ai capelli ed una passata leggera di trucco.
"Domani scelgo io cosa devi metterti, mi sa che devo eliminare qualche gonna un po’ troppo corta da quell'armadio".
"Quanto sei esagerato, uomo delle caverne".
Oliver le rivolse un sorriso sardonico.
"Davvero non riesci a capire quanto sei sexy, non è così?"
"In verità no. E il fatto che tu mi trova per qualche strano motivo attraente continua ad essere un enorme mistero per me".
"Beh, ti assicuro che non sei solo attraente, sei maledettamente attraente. E mi dispiace per la concorrenza, ma ora sei solo mia".
"Mi assicurerò che la concorrenza lo sappia allora. Non vorrei mai che i miei tremila spasimanti rischiassero di ritrovarsi una freccia infilzata in un ginocchio".
"Ecco, brava".
"Stavo scherzando, Oliver".
"Io no. Per niente".
Felicity alzò gli occhi al cielo. Non pensava che Oliver fosse così geloso. Sinceramente non ne comprendeva il motivo, ma decise di godersi quella parte di lui inedita e, perché no, anche un po' buffa.
Prima di prendere il soprabito gli si avvicinò, salutandolo con un lungo bacio sulle labbra. Sapeva già che, anche se solo per poche ore, le sarebbe mancato da morire.
"Ci vediamo a pranzo".
"Buona giornata, amore".
Felicity si sentì finalmente pronta ad affrontare la giungla che la attendeva fuori da quella porta.
------------------------------
"Quindi mi sta dicendo che basta far mettere ad Oliver una firma qui e l'azienda sarà di nuovo sua?"
"Esatto. Il signor Palmer ti ha praticamente ceduto per intero le sue quote di maggioranza, rendendoti amministratrice delegata a tutti gli effetti. Se vuoi cederle a tua volta ad Oliver non dovrai fare altro che mettere una firma qui e dire a lui di fare lo stesso".
Felicity, senza pensarci troppo, appose la sua firma su quel foglio di carta.
"Farò in modo che Oliver firmi, stasera stessa".
"È molto generoso da parte tua, Felicity".
"Questa azienda appartiene da sempre alla famiglia Queen, ed è giusto che torni ai suoi legittimi proprietari".
Walter le sorrise, non potendo fare a meno di celare l'ammirazione che provava nei suoi confronti.
"Signorina Smoak?"
"Dimmi Jerry".
"Le ricordo che ha appuntamento con il signor Queen tra cinque minuti".
Felicity chiuse l'interfono, leggermente in imbarazzo.
"Sono felice che Oliver abbia una persona come te nella sua vita".
"Mi creda, il piacere è interamente mio".
"Non riesco ancora a credere che sei riuscita a fare tutta questa strada in così poco tempo. Ricordo ancora quando tre anni fa Oliver mi chiese di trovargli una ragazza bionda con gli occhiali che lavorava in azienda".
"Un momento, come faceva a sapere che una ragazza bionda con gli occhiali lavorasse alla Queen Consolidated?"
"Non ne ho la più pallida idea. Temo che dovrai chiederlo direttamente alla persona che incontrerai al prossimo appuntamento".
Felicity gli sorrise, ancora scossa dalla notizia che aveva appena appreso. Era sicura che Oliver fosse capitato nel suo vecchio ufficio per caso.
"Grazie, signor Steel. Non ce l'avrei mai fatta senza di lei".
"Grazie a te per avermi coinvolto ancora nella vita di Oliver. Lui e Thea sono come figli per me, e ci sarò sempre per loro e per le persone che sono a loro vicine".
Era un uomo eccezionale, estremamente generoso e disponibile. Felicity si sentì fortunata a poter contare su di una persona come lui.
Il campanello dell'ascensore annunciò l'arrivo di Oliver al pianerottolo su cui era situato il suo vecchio ufficio. L'ultima volta che era stato lì aveva vissuto uno dei momenti più tristi della sua vita. Felicity non sapeva che una sera di qualche mese fa aveva assistito per sbaglio al suo bacio con Ray, né lui aveva alcuna intenzione di dirglielo. Non voleva più riaprire il discorso Palmer, era solo grato del fatto che fosse partito lasciando campo libero, una volta per tutte.
"Walter, che piacere rivederti".
Felicity approfittò del fatto che Oliver si fosse trattenuto in corridoio per nascondere il contratto nel cassetto della scrivania. Non era ancora arrivato il momento di mostrarglielo.
"Oliver, ti trovo in forma. Sono felice di averti incontrato, è passato tanto tempo. Come vanno le cose?"
"Mai andate meglio".
"C'entra qualcosa la signorina nell'ufficio qui accanto, per caso?"
Oliver si chiese se davvero fosse così evidente. Ce l'aveva scritto in fronte di essere perdutamente innamorato di lei?
"Sono stato inopportuno, perdonami. In ogni caso sono felice per te, e sono certo di parlare anche per Moira".
Ad Oliver vennero immediatamente gli occhi lucidi. Sentiva ancora terribilmente la mancanza della mamma.
"Grazie Walter, di tutto".
Felicity assistette in disparte all'abbraccio che i due si scambiarono. Era così fiera di Oliver, di tutti i progressi che aveva fatto negli ultimi tre anni.
Quando rimase solo, lo raggiunse, preparandosi a pranzare insieme al suo fidanzato.
------------------------------
 
"Credo che non mi abituerò mai alla quantità di patatine fritte che assumi quotidianamente".
"E io non mi abituerò mai alla quantità di cibo verde scuro che assumi quotidianamente".
"Si chiamano verdure, Felicity. Dovresti provarle ogni tanto".
"No grazie, roba troppo salutare per me".
Oliver rise. Era incorreggibile.
"Come mai hai incontrato Walter stamattina?"
"Mmmh, nessun motivo in particolare, dovevo chiedergli qualche consiglio".
"Qualche consiglio? E su cosa?"
Felicity odiava mentirgli. Decise di raccontargli solo parte della verità, per non rovinare la sorpresa di compleanno che aveva in mente per lui. In quel momento si chiese se Oliver ricordasse che il giorno dopo era il suo compleanno.
"Ti ho raccontato che Ray è partito, no?"
"Grazie al cielo!"
Felicity lo ignorò.
"La sua intenzione era quella di aprire una nuova filiale a Seattle. E così ha lasciato la sede di Starling City a me".
Oliver rimase di sasso.
"E tu me lo dici così?"
"In che modo dovevo dirtelo?"
"Beh non so, magari non in un ristorante e magari non facendo passare quindici giorni prima di farlo, dal momento che siamo stati insieme praticamente 24 ore al giorno".
Si stava arrabbiando. Felcity non si aspettava una reazione del genere.
"Mi spieghi cosa c'è da innervosirsi? Pensavo saresti stato felice per me".
"Lo sarei anche, se non fosse che il tuo ex ti ha praticamente regalato un'azienda e tu non ti sei degnata nemmeno di informarmi".
"Non è questa gran cosa, Oliver".
"Non è questa gran cosa? Ti rendi conto che non ti libererai mai di lui? Che prima o poi verrà a chiederti di restituirgli il favore?"
"Ma cosa ti salta in mente? Sei paranoico".
"Sono anche paranoico adesso. Mi sa che vivi nel mondo delle fiabe, le persone non fanno mai niente per senza niente, prima te lo metti in testa e meglio è".
"Quindi il problema è che mi fido degli altri? Che sono così ingenua da pensare che una persona veda in me un potenziale tale da decidere di affidarmi un'azienda, senza per forza averne un tornaconto personale? Beh, Oliver, preferisco essere mille volte ingenua che patologicamente diffidente".
"Sai che c'è? Il tuo ragazzo patologicamente diffidente se ne va. Ci vediamo in ospedale, ho bisogno di schiarirmi un po' le idee".
Felicity era sconvolta. Il solo motivo per cui gli aveva tenuto nascosta quella cosa era per fargli una sorpresa. Si chiese se avesse preso la giusta decisione. Di sicuro non si aspettava che Oliver reagisse così male, era stata una doccia fredda per lei.
Fece mettere tutto sul suo conto e andò via. Ad Oliver sarebbe passata prima o poi, o al massimo gliel'avrebbe fatta passare lei, con le buone o con le cattive.
---------------------------
 
Oliver giunse allo Starling General un quarto d'ora prima dell'appuntamento. Odiava fare tardi e così cercava di anticiparsi in qualunque circostanza.
Felicity arrivò solo dieci minuti dopo, perfettamente in orario e tremendamente ansiosa per la mini operazione che doveva affrontare. In realtà le avrebbero solo dovuto sfilare i punti e controllare se la ferita si fosse rimarginata bene, ma per lei questo era già abbastanza spaventoso.
"Sei già qui".
"Lo sai che odio fare tardi".
Si chiese per quanto tempo ancora le avesse portato il muso.
"Andiamo?"
Oliver la seguì, in silenzio, fino allo studio del dottore che doveva visitarla. Lo stesso che aveva eseguito l'operazione.
"Sigorina Smoak, prego si accomodi. E lei dovrebbe essere il signor Palmer se non vado errato".
Felicity pensò che il tempismo del dottore non poteva essere migliore di così.
"In realtà sono il signor Queen, Oliver Queen".
"Oh, mi scusi. Errore mio".
Il dottore guardò Felicity, mortificato per quella gaffe.
"Che ne dice di procedere, dottore? Sa com'è, quest'ansia mi sta distruggendo".
"Non ha motivo di essere ansiosa. Sono sicuro che prima che se ne renda conto avremo già finito".
Si distese sul lettino, dopo essersi abbassata il vestito fino alla vita. Oliver la marcò stretta, era arrabbiato con lei ma non per questo avrebbe perso di vista il dottore. Soprattutto dopo l'impressione che gli aveva fatto.
"Oh, benissimo. Direi che la ferita si è perfettamente rimarginata".
"Cosa deve fare con quelle?"
Felicity guardò terrorizzata il paio di forbici che il dottore stava puntando verso di lei.
"Queste? Le userò per tagliare via i punti residui che non sono caduti autonomamente. Non sentirà dolore, glielo assicuro".
Strinse gli occhi così tanto da farsi arricciare le palpebre. Oliver le afferrò la mano, solo lui poteva capire quanto fosse impaurita in quel momento.
"Fatto".
Spalancò gli occhi sorpresa.
"Di già?"
"Le avevo detto che non avrebbe sentito nulla. La cicatrice è grande, ma regolare. Purtroppo le resterà il segno, spero non sia un problema".
"In realtà no. Mi piacciono le cicatrici".
Oliver scosse il capo, in realtà si stava riferendo alle sue di cicatrici. Non avrebbe mai compreso del tutto il suo debole per quei segni che gli sfiguravano il corpo.
"Bene. Il mio lavoro è terminato. Le consiglio di tenere il fegato periodicamente sotto controllo. Non dovrebbero esserci ripercussioni, ma come si dice in questi casi, la prudenza non è mai troppa".
Felicity non avrebbe mai più potuto condurre una vita pienamente normale. Oliver avrebbe odiato Palmer per questo fino alla fine dei suoi giorni. Ne era certo.
La aiutó a rivestirsi, abbottonandole la cerniera.
"Grazie dottore. Di tutto. Mi ha salvato la vita".
"Dovere. Arrivederla signor Queen, felice di averla conosciuta".
Si congedarono con una stretta di mano e si incamminarono verso il corridoio.
"Come stai?"
"Sollevata, in realtà. Non pensavo fosse così veloce".
"Sei stata molto coraggiosa".
"Beh si... ce l'avrei fatta anche senza te che mi stringevi la mano, ma grazie comunque per averlo fatto".
Oliver sorrise. Era praticamente impossibile avercela con lei per troppo tempo.
"Mi dispiace, ok?"
Felicity si fermò. Era difficile sentire Oliver pronunciare quelle parole.
"Dispiace anche a me, Oliver. Avrei dovuto parlatene prima".
"Non è questo il problema in realtà, è che quando c'è Palmer di mezzo non ragiono più".
La ragazza si mise di fronte a lui, prendendogli le mani.
"Ora sto per aprire un discorso che abbiamo sempre rimandato, ma che è giusto affrontare una volta per tutte".
"No, ti prego, non farlo".
"Senti, so che non vuoi sentir parlare di Ray neanche per sbaglio, che lo odi a morte per quello che mi ha fatto e che non so per quale strano motivo hai paura che cambi idea e che da un momento all'altro torni correndo da lui. Ma non possiamo andare avanti se c'è questo fantasma che incombe su di noi. Non è meglio liberarsene una volta per tutte?"
Oliver alzò gli occhi al cielo. Rassegnato.
"Ok. Ti ascolto".
"Devi capire che se ad un certo punto ho preso in considerazione la possibilità di stare con Ray è solo perché tu continuavi a respingermi, senza volerne sapere di lasciarti andare e di vivere quel sentimento che dicevi di provare. Mi amavi, ma in realtà non permettevi a te stesso di farlo per davvero. Così ho cercato in Ray quello che tu non eri disposto a darmi".
Oliver distolse lo sguardo, sentendosi un cretino per averla praticamente spinta tra le braccia di un altro uomo.
"Ma poi ho realizzato che per quanto anche lui volesse aiutare gli altri, diventare a modo suo un eroe come lo sei diventato tu... nonostante avesse con te moltissime cose in comune, in realtà gli mancava l'elemento fondamentale".
"Quale?"
"Il fatto che non eri tu, sciocchino. Se mi sono innamorata di te non è mai stato per quello che fai, nè per come lo fai. Ma per quello che sei. Amo Oliver Queen, non il simbolo che rappresenta. Amo la tua persona, quella che rientra distrutta al covo dopo una missione e che prende doppio caffè la mattina per svegliarsi, e non la maschera che indossi. È bene che te lo metta in testa il prima possibile, perché credimi nessun uomo su questa terra potrà farmi cambiare idea a riguardo".
Oliver le afferrò il viso e la baciò. Proprio come la prima volta, esattamente nello stesso posto. Allora aveva paura di non trovare il modo di far combaciare le due parti di sé, la persona e la maschera. Ora aveva finalmente capito che la chiave per riuscirci era Felicity, l'unica che gli aveva ricordato di essere un uomo, prima che un eroe. L'unica che gli aveva dimostrato che le due cose potevano perfettamente convivere, se solo avesse trovato il giusto equilibrio. Grazie a lei era riuscito a diventare qualcosa di più di un eroe, qualcosa di più di Arrow. Era riuscito a diventare un supereroe, Green Arrow.
La luce di quella nuova consapevolezza li avvolse, in un'atmosfera quasi surreale, paradisiaca. Sentirono di poter volare fino a toccare il cielo con un dito. Di poter essere felici fino a farsi scoppiare il cuore. Doveva voler dire questo amare da morire una persona, non poteva essere altrimenti.
 
 
*NOTA DELL'AUTRICE*
Aaaaaaaah lo so, lo so, vi sto facendo patire peggio del KGB ma credetemi non lo faccio apposta! È che ci sto prendendo così gusto a raccontare le vicende degli olicity da fidanzati che scrivo e scrivo senza fermarmi, trovandomi poi costretta  a rimandare sempre il finale che ho in mente per questa storia.
Spero ugualmente di avervi intrattenuta. Io mi sto divertendo moltissimo ad immaginarli insieme, vorrei tanto che per la fine di questa stagione ci regalino momenti simili, ce li meritiamo dopo una stagione di patimenti :)
So che ormai non mi crederete più (un po' come la storia di a lupo a lupo) quindi non vi dirò nient’altro se non.... al prossimo capitolo :P :*
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Arrow / Vai alla pagina dell'autore: Anima90