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Autore: Knights of Silence    17/03/2015    2 recensioni
Fino ad allora, sogna la nostra ascesa al successo
(Storia originariamente pubblicata da Knights of Silence su fanfiction.net in inglese, tradotta da Starishadow)
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: HEAVENS
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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TILL WE RISE
 
Nota della Traduttrice: perché sì, stavolta sono qui in tale ruolo! (Che emossssshhione! - ok smetto di fare la persona stupida ^^)
Allora, come forse avrete capito, questa storia non è scritta da me, ma viene dritta dritta da FFN (fan fiction.net), dall’account di Knights of Silence, un’autrice che a mio parere è bravissima, e che oltre ad aver accettato di farmi da beta su quel sito, mi ha anche gentilmente concesso di tradurre una delle sue storie per pubblicarla qui! :D
Quiiiindi, io ho fatto del mio meglio per tradurla (*coff* me volere diventare traduttrice letteraria *coff*), ma ogni merito va all’autrice!
Ecco il link della storia originale, se sapete l’inglese fate un salto e recensitela direttamente lì, oppure lasciate i vostri commenti qui e io le riferirò! ^^  -  https://www.fanfiction.net/s/10812828/1/Till-we-rise
Protagonisti: gli Heavens! ^^
Kisses!
Starishadow
 
*********************************************
 
There will be obstacles.
Ci saranno ostacoli
There will be doubters.
Ci sarà chi dubita
There will be mistakes.
Ci saranno errori
But with hard work,
Ma col duro lavoro,
There are no limits.
Non ci sono limiti.
̴ Anonimo
 
Nagi Mikado amava essere un idol.
Ciò che non amava era il fatto che nessuno sembrava prenderlo sul serio, o desse retta a lui e le sue idee.
Certe volte, addirittura, non gli piaceva lavorare con Kira o Eichi, ma doveva comportarsi allegramente per i suoi fan.
Ma ciò cambiò presto: dopo la sconfitta agli Utapri Awards, Raging era anche più severo con loro, e gli raddoppiava - a volte triplicava - la mole di lavoro.
Non si trattava più di far felici i fan, era diventata una guerra infinita con gli Starish. Una guerra a cui lui non voleva prendere parte.
Ogni giorno sembrava trascinarsi più a lungo del precedente. Kira, gentile come suo solito, offriva a Nagi di aiutarlo con i compiti; solitamente stavano svegli fino a tardi la maggior parte delle notti, nonostante Eichi si lamentasse che la loro era una camera condivisa, e portavano a termine quanto più potevano.
 
Una notte, Nagi si trovò con la vista appannata mentre cercava di cacciar via il sonno dai suoi occhi. Era così stanco…
Di nuovo, era stato un giorno come gli altri: si era svegliato presto, era andato a scuola, Eichi si era scordato di andarlo a prendere e quindi era dovuto andare a piedi fino alle prove… Ora era seduto di fronte a Kira, cercando di finire i suoi compiti, mentre il sonno minacciava di avere la meglio su di lui.
«Kira.» mugugnò Eichi dalla sala dove stava guardando la TV. A dire il vero era a malapena una sala, l’unica cosa che la separava dalla cucina dove Nagi e Kira stavano studiando era il pavimento a moquette che si interrompeva incontrando piastrelle laminate.
Kira alzò lo sguardo su di lui inclinando la testa da una parte.
Ogni volta che lo faceva, ricordava a Nagi un piccolo cucciolo di cane che guarda il suo padrone.
«Sì?»
«Non potete darci un taglio ora? Ho sonno e voglio dormire» piagnucolò il ragazzo castano.
Nagi alzò gli occhi al cielo di fronte all’atteggiamento del ventitreenne.
Poteva sempre andarsene a casa di suo padre, o meglio ancora comprarsi una casa tutta sua. Kira era già stato abbastanza gentile a lasciarlo vivere nel suo appartamento perché non gli andava di stare al dormitorio.
E con il fatto che Nagi era il più piccolo, Kira l’aveva invitato a stare con loro gratis, comunque Raging si era opposto a quest’idea; non gli piaceva l’idea di loro che vivevano per conto proprio.
Così avevano fatto un patto, in cambio di poter restare con il diciannovenne, Nagi doveva mantenere alta la sua media scolastica.
Eichi stava con loro per altri motivi, c’era voluto un po’ per Nagi, ma un giorno in cui era tornato presto da scuola li aveva capiti. A quel punto aveva cercato di lasciare la casa, ma Kira aveva cominciato a scusarsi.
Eichi quel giorno non aveva detto una parola: mentre il suo non-fidanzato dava le spiegazioni del caso, lui stava semplicemente in piedi, poggiato alla parete con le braccia incrociate sul petto e un ghigno che sembrava dire “Haha è mio!”
Kira guardò Nagi attraverso il tavolo:
«Sei a buon punto con i compiti?»
Già prosciugato di ogni energia dalla giornata, e stufo di stare a sentire le lamentele di Eichi, Nagi chiuse il suo libro e annuì rapidamente. Qualsiasi cosa mancasse ancora l’avrebbe potuta fare durante - o se era fortunato, prima - la lezione del giorno dopo.
Kira gli lanciò uno sguardo:
«Ti accompagnerò io domani a scuola».
«Kira!»
Eichi continuò a piagnucolare dal loro divano, che aveva cambiato in futon. Per lo meno aveva fatto qualcosa di utile, sebbene per tornaconto personale.
Per l’ultima volta quella notte, Nagi alzò gli occhi al cielo per colpa del maggiore, mentre tirava fuori il suo futon, che era riposto nel piccolo armadio. Srotolandolo e sistemandolo giù, ne inalò l’odore: profumava di un posto lontano che aveva solo visto nei suoi sogni.
 
Nagi si sentiva ancora stanco quando Kira lo svegliò scuotendolo la mattina successiva. Grugnì e si rotolò su se stesso, tirandosi la coperta sopra la testa, ma nemmeno quello lo aiutò, dato che una mano afferrò rudemente e fermamente la sua spalla, scuotendolo bruscamente. Aprendo a stento un occhio, vide il ghigno di Eichi, gli occhiali che riflettevano la luce della finestra e lo abbagliavano.
«Sveglia sveglietta!» disse il moro con la sua snervante vocetta dolce. Quella che aveva usato una volta con Nanami.
Tirandosi a sedere, il ragazzino dai capelli rosa si strofinò gli occhi; nonostante questi volessero chiudersi ancora e lui fosse tentato di lasciar cadere di nuovo il suo corpo fra le soffici coperte sottostanti, si tirò su.
Lo stesso del giorno prima, lo stesso che avrebbe fatto il fiorno dopo.
Afferrando i suoi abiti, si fece rapidamente strada verso il bagno, l’unico piccolo santuario di quiete nella casa. Dopo essersi vestito e lavato la faccia alzò lo sguardo verso lo specchio: i suoi occhi grigi incontrarono stancamente se stessi nel riflesso, sotto di loro delle borse già pronte a formarsi.
Distolse lo sguardo, disgustato.
 
Gli faceva male la testa mentre spingeva la porta di legno e la apriva, trovandosi davanti Eichi che lo fissava dall’alto in basso. Brontolò qualcosa e si spinse oltre il maggiore, quello gli lanciò un’occhiataccia prima di entrare nella stanza e sbattere la porta dietro di sé.
Kira, dalla cucina, si limitò a rivolgere una piccola scrollata di spalle conciliante al ragazzino.
«Non fare caso a lui. Si è alzato di cattivo umore.» spiegò Kira mentre posava la colazione sul tavolo.
«No grazie.» Nagi scosse la testa. «Non ho fame.»
Il corvino gli lanciò uno sguardo strano e si avvicinò per toccarlo, ma Nagi lo evitò rapidamente.
«Che stai facendo?» chiese.
Kira si limitò ad indietreggiare, prendendo le chiavi della macchina dal loro gancio:
«Uno strappo?»
Nagi annuì, afferrando la cartella da terra, vicino a lui. Alzandosi troppo velocemente, fu colto dalle vertigini, ed emise un piccolo gemito toccandosi la testa, proprio sopra l’occhio sinistro.
Si prospettava una lunga giornata.
 
In qualche modo era riuscito a finire i compiti della notte prima durante la prima lezione, ma nel resto delle altre trovò difficile restare sveglio, figuriamoci concentrarsi. Non si era nemmeno curato di presentarsi a ginnastica, non voleva correre, non voleva fare nulla. Si limitò a starsene seduto, perdendosi nei suoi pensieri per gran parte della giornata. Non fosse stato per un compagno di classe, non avrebbe nemmeno realizzato che era ora di tornare a casa, avrebbe continuato a fissare apaticamente la lavagna.
I suoi occhi volevano chiudersi prima che lui riuscisse anche solo a mettere piede nell’auto di Kira. All’inizio aveva pensato che fosse strano ci fosse un’auto ad aspettarlo, ancora più strano che fosse Eichi quello che attendeva al suo interno. Il moro non gli gettò nessun’occhiata strana o cattiva stavolta, a dire il vero sembrava preoccupato per lui.
«Sali.» disse, con una sfumatura di apprensione nella voce.
Nagi aprì la portiera e si sedette. Appoggiò la testa contro il finestrino, ascoltando il suono del motore che si avviava.
I suoi occhi plumbei si chiusero diverse volte prima che cedessero definitivamente e lui si addormentasse.
 
Quando si risvegliò, era sotto le sue coperte con il volto di Kira su di lui. Con la gola dolente chiese:
«E le prove?»
«Non importa.» Kira scosse la testa, posando una mano gelata sulla fronte del minore.
«Ma…» cominciò Nagi, sentendo gli occhi che gli si chiudevano.
«Shh, torna a dormire, ti sveglio io più tardi».
«Svegliami prima di…» cercò di finire la frase prima di tornare in un sonno tranquillo e profondo.
«Ti sveglierò presto. Fino ad allora, sogna la nostra ascesa al successo».
   
 
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