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Autore: La sposa di Ade    17/03/2015    7 recensioni
Ecco il mare, grande e immenso, dove si muovono creature innumerevoli, animali piccoli e grandi.
Laddove viaggiano le navi e nuota il Leviatano. Colui che domina ed è il mare stesso.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Mia signora...”
“Lasciatemi.” L'ancella chiuse a malincuore la pesante porta, lasciando la Prima Sacerdotessa alla solitudine delle sue stanze private.
Il tempo scarseggiava, ma nonostante ciò Ita prese il suo tempo per fasciarsi con gli abiti sacerdotali che, come acqua, le scivolarono addosso dolcemente e per indossare la tiara adornata con zaffiri splendenti e pietre di acquamarina. Lasciò i lunghissimi capelli corvini completamente sciolti e allo stesso modo rinunciò al trucco.
Prese un attimo per osservare le sue stanze, camminando lentamente per tutto il perimetro accarezzando le superfici fredde e umide, cercando di non pensare che quella sarebbe potuta essere l'ultima volta che i suoi occhi avrebbero accarezzato i pesanti tendaggi o le particolari decorazioni dei muri. Cercando di non pensare alla possibilità che quelle stanze, quel tempio in cui ormai aveva speso la sua vita sarebbero potuti essere la sua tomba.
Il tempo era agli sgoccioli. L'alba stava per giungere, e con essa sarebbero arrivati i popoli della terra, con il glorioso intento di unificare tutte le genti, tutte le razze, sotto la falsa promessa della libertà e della tolleranza. Ita sapeva benissimo che se glielo avrebbero permesso si sarebbero ritrovate come niente più che schiave, sapeva che le loro certezze, i loro culti e le loro credenze si sarebbero persi del tutto.
Per questo aveva deciso di tentare il tutto per tutto, avrebbe donato la sua stessa vita in cambio della salvezza del popolo del Grande Mare.
Le porte della sua stanza si aprirono sotto il suo lieve tocco; si sentiva mossa da una volontà esterna, come capita spesso nei sogni, con un bruciante disagio che si attorciglia nello stomaco, e allo stesso tempo il senso di impotenza che fa muovere le membra.
L'ancella la stava aspettando all'esterno, gli occhi lucidi e disperati. Non c'era alcuna speranza per loro, nonostante la grandissima fiducia che provavano verso di lei, la Prima Sacerdotessa, temevano la sottomissione più della morte stessa.
“Andrà tutto bene, non lascerò che vi accada nulla.” Ita sforzò le proprie labbra a piegarsi in un sorriso, tuttavia gli occhi non vi presero parte. L'ancella parve accorgersene, ma tentò comunque di mostrarsi meno abbattuta mentre la accompagnava verso il centro del tempio.
La struttura attorno a loro era interamente trasparente; i raggi del sole attraversavano l'acqua e illuminavano gli ambienti di quel tempio situato sul fondo del Grande Mare.
“La situazione in superficie?” Si informò lei.
“In molti stanno ancora cercando il modo per raggiungere questo luogo, alcune delle nostre sorelle sono salite in superficie per guadagnare tempo, temo purtroppo che non ce ne sarà abbastanza per salvarci tutte quante.”
“Nimue, devi fidarti delle tue sorelle e del tuo...”
“Ma siamo in trappola!” Nimue stava crollando, era ancora giovane, aveva vissuto anni felici nelle profondità del mare, mai avrebbe immaginato uno scenario del genere; finire intrappolata nella sua stessa casa, impossibilitata di lasciare quel luogo e condannata, molto probabilmente, a morirci. Ita la vide scoppiare a piangere, coprirsi il volto con le mani tremanti mentre le sue spalle venivano scosse dai singhiozzi, un moto di compassione le strinse lo stomaco.
“Nimue.” La prese per le spalle. “Ora devi ascoltarmi.” Avrebbe fatto di tutto per salvare le sue sorelle. Doveva, voleva, fare il possibile per salvare le loro anime. “Nimue, ascoltami, ho bisogno di te, adesso.” L'ancella sembrò riscuotersi al richiamo della donna, servire la Prima Sacerdotessa era sempre stato un onore, la sua mente le disse che lo sarebbe stato anche in quel momento.
“Cosa...” Le sue lacrime si fermarono quando si rese conto di essere giunta fino alla cella interna del tempio e che non si sarebbe mai dovuta trovare lì, solo la Prima Sacerdotessa aveva il permesso di addentrarsi in quella minuscola stanza in cui si trovava l'effige di Jormungand.
“Nimue, andrà tutto bene, abbi fiducia. Vi salverò, dovessi rinunciare alla mia stessa vita. Per questo ora ti chiedo di fidarti di me.” L'ancella annuì, troppo sconvolta e stanca per provare a protestare. Tuttavia la fiducia che riponeva nella Prima Sacerdotessa era assoluta.
Le regalò un ultimo sorriso, nel tentativo di rassicurarla. “Non lascerò che il popolo della terra ci assoggetti, che ci privi del nostro orgoglio e della nostra identità. Non lascerò che accada. Lo prometto.” L'ancella sembrò tranquillizzarsi e nel tentativo di recuperare il contegno si lisciò gli abiti, annuendo freneticamente.
“Bene, ora è necessario che tu stia fuori e che sigilli la porta. Non intervenire, qualsiasi cosa accada. Qualsiasi cosa tu senta.” Vide il volto dell'ancella sbiancare, ciò che stava per accadere era un rituale molto delicato e terribilmente rischioso. E quello era un addio.
Vide la Prima Sacerdotessa entrare nella cella e chiudersi dolcemente le porte alle spalle. Per un istante temette di non rivederla mai più, poi si fece forza e iniziò a sigillare la porta.
Ita si avvicinò alla statua del Dio serpentino, intorno ad essa c'era una pozza d'acqua perfettamente circolare. La sacerdotessa vi si immerse fino a bagnarsi la vita. Le acque gelide le lambirono l'abito candido, appesantendolo, e il suo corpo venne scosso dai brividi. Osservò le pareti trasparenti intorno a sé, contemplando gli abissi marini, mentre i pesci e le tutte le creature acquatiche si allontanavano, consce del potere mortale che si stava avvicinando.
Fece un respiro profondo, poi iniziò a recitare: “Il sangue è come acqua. Il grande serpente nuota nell'essenza della vita stessa, ed è con la mia vita, con il mio sangue che lo richiamo, adesso, al mio cospetto. Jormungand, Re del Grande Mare.” Sussurrò la formula per il il rituale, dopodiché estrasse un elegante stiletto dal fodero che portava in vita, lo avvicinò al suo braccio e, dopo aver preso un respiro profondo, lo fece scorrere sulla pelle candida. Un profondo taglio si aprì nella sua carne, e subito dopo il sangue denso e scuro iniziò a gocciolare nell'acqua, macchiandola immediatamente. Un alone di un rosso cupo le avvolse i fianchi, macchiandole gli abiti, mentre il suo volto impallidiva leggermente. L'acqua sembrò ghiacciarsi intorno a lei, bloccandola, mentre ancora il sangue sgorgava dalla ferita. Dall'esterno, una potente vibrazione giunse fino a lei, Ita credette che gli uomini della terra fossero in qualche modo riusciti a giungere alle porte del tempio, ma quando vide i mulinelli iniziare a formarsi nell'acqua dell'oceano capì che avrebbe avuto ancora un po' di tempo per, almeno, provare a salvare il suo popolo.
Un ruggito la scosse dal profondo, facendole provare una paura viscerale, mai provata prima; l'idea di trovarsi di fronte a una creatura che avrebbe potuto decidere il loro fato la terrorizzava. Tuttavia tentava di imporsi una calma che sperava di non aver perso.
Dalla piccola vasca in cui era immersa iniziò a sollevarsi candido vapore salmastro, nell'ambiente umido si delineò il corpo serpentino del Dio; gli occhi evanescenti nella nebbia si mossero, fino a puntarsi su di lei. La sacerdotessa si sentì raggelare mentre il suo corpo andava a definirsi sempre di più mostrando le sue vere dimensioni.
Respiri gelidi e salmastri le accarezzarono la pelle. Ita resistette all'impulso di tirarsi indietro; doveva mostrarsi forte e decisa, quella era la sua unica possibilità.
“Per quale motivo ci hai chiamato, umana?” La sua voce risuonò nel tempio, con lo stesso suono delle onde feroci sugli scogli. Ammaliante e maestoso.
“Chiedo il vostro aiuto; il Grande Mare è in pericolo.” Dubitava che ci fosse effettivamente bisogno di dirglielo, Jormungand aveva occhi ovunque, lui stesso era il Grande Mare, ed era quindi a conoscenza di tutto ciò che vi accadeva.
“Ti ascolto.” La figura di agitò, nella massa di vapore salmastro il corpo serpentino del Dio si agitò lievemente, avvicinandosi un poco alla Prima Sacerdotessa.
“Ti chiedo di scacciare il popolo ostile che minaccia il mare.” La sua voce continuava ad essere salda, così come il suo animo che, combattuto tra timore e coraggio si rivelava essere più forte di quanto lei stessa avesse mai immaginato.
“Una tale richiesta ha un prezzo, lo sai?” Il corpo serpentino si avvolse su se stesso, allungando la testa verso di lei, osservandola con occhi che lei non riusciva a cogliere.
“Cosa vuoi in cambio?”
“Cosa sei disposta ad offrirci, umana?” Sarebbe stata disposta a qualsiasi cosa, avrebbe anche donato la sua vita, avrebbe rinunciato a qualsiasi cosa pur di salvarli.
“Qualsiasi cosa.” La sua voce non tremò quando pronunciò queste parole; il Dio sembrò apprezzare, perché il suo corpo ebbe un fremito e Ita riuscì quasi a scorgere le sue fauci socchiudersi un poco come a imitare un sorriso ferale.
“Allora renderò mio il tuo destino.” Ita non aveva idea di cosa ciò significasse, ma in quell'attimo di stasi si chiese se avesse fatto la scelta giusta a non imporre alcun paletto alla sua offerta.
Le gigantesche fauci si spalancarono, mostrando una chiostra di denti simile a coralli, dirette verso di lei che, raggelata dal terrore, rimase immobile, a osservare la sua stessa fine.

Il movimento dell'acqua l'accompagna dolcemente e, nel momento in cui i suoi sensi tornarono, si sentì una creatura marina, non diversa dal pesce nascosto tra gli scogli né dal placido ma velenoso corallo. Pensò che quella fosse la sensazione più bella che avesse mai sentito; essere un tutt'uno con il Grande Mare era l'obbiettivo di tutte le sacerdotesse. E nonostante lei avesse sempre avuto un forte legame con il mare non aveva mai immaginato una tale comunione.
Ma quegli attimi di beatitudine svanirono velocemente quando si accorse di essere effettivamente in mezzo al mare, e che si trovava all'interno di una specie di bolla d'aria, a sua volta all'interno di un corpo traslucido e del tutto simile all'acqua, se non per il colore leggermente più scuro.
Non le ci volle molto a capire che si trattavano delle spire di Jormungand; che la stavano strascinando lontano dal suo santuario.
“Che cosa...?” La sua voce si perse nelle correnti, ma non fu sorpresa di vedere il capo del Dio sollevarsi e girarsi un poco, fino a puntare un occhio cupo e profondo -finalmente definito- verso di lei.
“Stiamo facendo quello che ci hai chiesto, Prima Sacerdotessa. Osserva.” La sacerdotessa si voltò, un po' impacciata a causa della strana bolla d'aria in cui si trovava; il suo sguardo si posò sul Tempio, o almeno, su quello che ne restava. Potentissime correnti marine avevano sollevato scogli e massi, scagliandoli contro le pareti in vetro decorato della struttura subacquea, allagandola completamente. Per lo stesso motivo, le pareti in pietra chiara stavano crollando, creando una nuova dimora per le creature marine.
“No! Cosa stai facendo? Non è questo che ho chiesto!” Il corpo del serpente marino fremette, invertendo la rotta e dirigendosi nuovamente verso le rovine del tempio.
“Questo è esattamente quello che ci hai chiesto. Ci hai chiesto di scacciare il popolo ostile che minaccia il mare e per interi secoli vi siete stanziati nelle profondità, senza curarvi del fatto che la vostra presenza rovinasse gli equilibri marini.” Il suo lungo corpo serpentino scivolò un paio di volte attorno alla struttura ora fatiscente, come una serpe che avvolge le sue mortali spire attorno alla preda, altre rocce crollarono, colonne si sfaldarono, mentre i vetro colorati riflettevano in modo ipnotico la luce che filtrava attraverso la superficie. “Allo stesso modo i popoli della terra, come faceste voi secoli addietro, stanno cercando un nuovo terreno in cui stanziarsi. Non c'è distinzione tra chi vive sopra e chi vive sotto.” Si spostò un poco, avvicinandosi a quello che pareva essere un corpo; gli abiti sacerdotali le fasciavano il corpo come un pesante sudario, alcuni lembi le volteggiavano attorno come alghe, facendola sembrare una creatura mitologica marina. La coda traslucida di Jormungand si avvolse con strana dolcezza attorno alla sua vita, avvicinandola a dove si trovava la Prima Sacerdotessa. Ita la riconobbe subito; gli occhi sgranati erano di uno splendido color smeraldo, seppur velati dall'incoscienza. Nimue ora la fissava, inerte nelle spire del Dio come una bambola. Ita sentì il cuore accartocciarsi nell'osservare il frutto delle sue azioni.
La voce del Dio si sollevò in un ruggito che parve il suono di un'immensa onda che si infrangeva sugli scogli. “Qui siete tutti degli intrusi, dei parassiti!” In un moto di rabbia e repulsione le spire del Dio si serrarono attorno al corpo inerte di Nimue. Un raccapricciante scricchiolio giunse alle orecchie di Ita, che sobbalzò, e poi rabbrividì nel momento in cui vide del sangue mescolarsi con l'acqua intorno al corpo della giovane Sacerdotessa.
Jormungand allargò le sue spire e, come trascinata da un peso, il corpo della donna iniziò a cadere verso gli abissi. Gli occhi spalancati e vitrei che ancora fissavano la superficie.
Il Dio si allungò verso la lontana superficie, Ita seguì con gli occhi il corpo della giovane donna fino a che le tenebre non la inghiottirono completamente, incapace di distogliere lo sguardo, come se non credesse che una cosa del genere fosse successa davvero.
Iniziò a singhiozzare e quasi non si accorse del fatto che stava sussurrando preghiere e imprecazioni verso l'entità che la teneva prigioniera nel suo corpo traslucido. Pregava di fermarsi, nonostante sapesse bene che la destinazione di Jormungand era ora la superficie, laddove ora si trovava il popolo della terra, che lì si trovavano coloro contro i quali Ita aveva voluto scatenare il Dio. Ormai nulla aveva più importanza, ormai non aveva più nulla da proteggere. Imprecava contro la sua meschinità, contro il fatto di non essere stata abbastanza furba, come invece era stato lui.
Tuttavia per tutto il tragitto il Dio non proferì parola, troppo intento a pregustarsi il momento della tempesta.
Quasi all'improvviso il corpo di Jormungand scattò verso l'alto, allungandosi verso la superficie. Ita alzò il volto, puntando lo sguardo verso la strana scena; vedeva chiaramente le sagome di molte barche che si stagliavano attraverso i raggi del sole farsi sempre più vicine.
Le fauci di Jormungand si spalancarono.
“Gioisci, Sacerdotessa, questa sarà la prima e ultima volta che vedrai il mondo oltre la superficie.” Ormai la superficie era a pochi palmi e i raggi del sole quasi accecarono Ita.
Con immensa forza le mandibole del Dio spinsero e si serrarono sulla barca in semplice legno, spezzandola in due. Frammenti di legno e altissimi schizzi d'acqua si sollevarono verso il cielo e, ancora prima che qualunque uomo potesse urlare, la forza di Jormungand si abbatté sulla barca accanto, che venne distrutta con una potente sferzata della sua coda.
In un attimo tutto sembrò tornare calmo, poiché il Dio si era immerso di nuovo, e si stava muovendo sinuoso appena sotto la superficie, smuovendo l'acqua e le barche con il semplice movimento del suo corpo.
Gli uomini afferrarono armi e lance, alcuni di loro scagliarono i loro arpioni verso l'immensa creatura sinuosa sotto di loro, ma nessun colpo sortì l'effetto sperato; le armi scivolavano in acqua e si perdevano nelle profondità.
Il corpo serpentino riemerse, scagliando in aria barche e uomini, distruggendo e divorando senza furia ma con grande minuziosità.
Alla fine il mare acquistò un colore rossastro, intervallato in alcuni punti dallo scuro del legno e dei corpi morti.
Ita aveva osservato quello scempio come se fosse stata lei stessa a compierlo; tanto vicina a quel disastro quanto totalmente isolata da tanta violenza.
Ora le lacrime le colavano lungo il viso, scivolavano oltre il mento e si perdevano nella bolla di vuoto in cui era intrappolata, mentre il Dio tornava nelle profondità, la sensazione di non aver fatto nulla di buono, di aver condannato il suo popolo, la pervadeva completamente, togliendole il respiro.
Era stato sciocco da parte sua non aver visto oltre la coltre dell'inganno intessuto da Jormungand. Il grande serpente marino incarnava il mare, e come tale era feroce, violento e talvolta imprevedibile.
Non c'era mai stata una vera comunione tra le potenti entità divine e il popolo del mare. Ita lo capiva solo adesso.
Mentre il movimento del Dio la cullava come se fosse il mare stesso con i suoi flutti ad accompagnare il suo corpo verso profondità mai sfiorate da occhi umani la Prima Sacerdotessa si chiese se sarebbe stato quello il suo destino, e se mai avrebbe potuto trovare un modo per sfuggirgli.
“Potrò mai-” La sua voce rotta si perse nell'abisso, tuttavia Jormungand sembrò cogliere le sue parole e il suo muso si sollevò un poco, puntando i suoi occhi liquidi nei suoi.
“Vivrai l'eternità con noi, Prima Sacerdotessa, osserverai eternamente il frutto delle tue azioni e delle tue scelte. Vedrai ogni giorno la luce del Sole attraverso le acque con la consapevolezza di non poterlo mai più avvicinare, e vedrai ogni giorno l'oscurità più profonda degli abissi pregando perché noi non ti ci avvicineremmo mai. Questo è il tuo destino.”

I popoli della terra non osarono mai più avvicinarsi al mare, che ora risplendeva di toni vermigli.
Ora conoscevano la potenza del Re del Grande Mare, e non osarono mai più sfidarlo.




Info:

Storia scritta per il contest: 'Un segno zodiacale per una storia', indetto da Aurora_Boreale_ sul Forum di EFP.

Ita: Nome irlandese, significa 'assetata'.
Nimue: Uno dei nomi con cui era chiamata la famosa Dama del Lago.
Jormungand: Il Miðgarðsormr è un enorme e mostruoso serpente che compare nella mitologia norrena. Miðgarðsormr non è tanto un nome quanto un epiteto, che significa: "Serpe di Miðgarðr". È altresì chiamato Jörmungandr “demone cosmicamente potente". Nella mitologia, dopo essere stato gettato nel mare, si dice che sia diventato tanto grande da essere in grado di cingere l'intero mondo.
Piccola nota: ho fatto parlare Jormungand con il plurale maiestatis perché, nella mia idea, il dio del mare parla di se stesso riferendosi a tutte le creature del mare, quindi non come singola entità ma come l'unione e l'insieme di tutta la fauna marina :)


  
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