…
to the faraway towns…
“Va bene, riprendiamo. Ma prometti
che dopo mi lasci in pace.”
“Perché, hai qualcosa di meglio da fare? Oh, giusto: finire quello stupidissimo livello al gameboy!”
“Fatti gli affari tuoi e cerca di concentrarti. Pronto?”
“Quando vuoi.”
“Mood.”
“Facile! Luna.”
“…Quello è moon, con la n.”
“Mica è colpa mia se tu non scandisci bene le lettere! Vai avanti.”
“Cheap.”
“Patatin…”
“Con la e, Mel. Cheap, con la e. Fa’ attenzione, okay?”
“Per chi accidenti mi hai preso? Sono perfettamente in grado di ordinare delle patatine in un altro Paese.”
“Già, ma non capiresti neppure se sono economiche.”
“E a chi importa, tanto offre la scuola! Piantala di disorientarmi e dammi un’altra parola.”
“Come vuoi tu, ma ti assicuro che è l’ultima. Apri bene le
orecchie e rifletti. Weather.”
“Che razza di parola sarebbe?! Scommetto che te la sei
inventata.”
“Nient’affatto! Ti servirà, nel remoto caso in cui tu riesca davvero a mettere piede in Inghilterra.”
“Non capisco proprio come – AH! Ah-ah! Ma certo, ora ricordo! L’ho
sentita alla tv!”
“Hallelujah. E allora…?”
“Pelle! Come quella del mio giubbotto nuovo, sai, quello che ho preso alla televendita. Come ho fatto a non pensarci subito?!”
“…Sai, dopotutto la tua totale ignoranza non sarà un vero problema.”
“Perché con la mia straordinaria intelligenza riuscirei a farmi capire anche da un branco di analfabeti?”
“Nope. Perché tanto Roger ha già detto che sarà Near a partire per Londra!”
Ovviamente bluffavo. Niente e nessuno sarebbe
mai riuscito a tagliarti fuori da quel viaggio, e lo sapevamo entrambi molto
bene.
“Stai scherzando! Io devo partire!”
“Mel, accetta la realtà. Sei del tutto negato.”
“Chiudi il becco e non calunniarmi! Ti rendi conto dello smacco, dell’impalpabile ma vivida onta dell’esser privato di ‘sì impellente esperienza culturale?”
“Puoi anche risparmiarti i paroloni, la gara di linguistica era lo scorso trimestre. E sei arrivato secondo pure là.”
“Budriere! Che razza di parola sarebbe budriere?”
“Quella con cui Near ti ha
battuto, apparentemente.”
“È stata solo fortuna, e poi lo sanno tutti che il vecchio fa i favoritismi.”
“In tal caso come speri di essere incluso nel gruppo per Londra?”
“È lì che L ha studiato nel corso della sua adolescenza, Matt. Non importa come, ma otterrò quello che voglio. Parteciperò a quel viaggio, fosse l’ultima cosa che faccio!”
“Ah-ah.”
“Non guardarmi in quel modo. Il fine giustifica i mezzi, no?”
“Yep. Ora traduci in inglese.”
“Sta’ un po’zitto e dammi una mano!”
Roger diceva spesso che eri un vero terrorista, e lo faceva in quel suo modo
tipico, portandosi la mano alla fronte e scuotendo la testa in atto di
scoramento. Forse pregava nottetempo
per la tua anima, chi lo sa. Poco ma sicuro, il vecchio conosceva i suoi
polli.
Solo che non avrei mai creduto possibile che tu arrivassi a tanto.
“Questo tour è una noia mortale. Credi forse che L abbia sprecato il suo tempo guardando degli stupidissimi ponti o delle orribili ruote panoramiche?”
“Ma si tratta dei monumenti più importanti della città! Il Tower Bridge, il Millenium Eye…”
“A chi vuoi che importi?! Siamo i predestinati successori del detective numero uno al mondo, mica dei costruttori edili. Voglio vedere dove L ha studiato.”
“Guarda che è previsto, nel tour. Ci arriveremo più tardi, dopo la pausa pranzo.”
“Ma io voglio vederlo adesso!”
“Smettila di agitarti e resta seduto, o finisce che ti becchi di nuovo un albero in faccia.”
“Stupidissimi tour-bus per turisti.”
“Tour-buses, plurale.”
“Sulla fiancata c’è scritto senza s! E
ora chiudi il becco e fammi passare.”
“Mel? Dove… dove stai andando?! Mello, torna qui! È vietato parlare al conducente! Mello!”
Era vietato, certo, ma non a te. Rimasi di sale a fissarti
mentre blateravi nel tuo inglese pasticciato, evidentemente destinato ad
una brutta sconfitta per il tuo ipertrofico ego. Ma
avevo fatto
male i miei conti, sembrava, perché tornasti a sedere con un ghigno
malevolo
stirato ad arte su quel faccino d’angelo sadomaso.
“Che diavolo hai fatto?”
“Lo vedrai.”
“Mel.”
“Niente di grave, solo una piccola deviazione.”
“Hai dirottato l’autobus?!! For heaven’s sake, Mello!”
“Sì, sì, va bene, come ti pare.”
“Ti arresteranno.”
“Quanto sei noioso! Perché non ti fai una dormita?”
“Okay, ma svegliami appena arrivano gli sbirri. Quando ti leggeranno i tuoi diritti e non capirai una sola parola dovrò immortalare l’evento per i posteri.”
In qualche modo te la cavasti, quella volta come tutte le altre. Roger non fu contento di sapere che la guida ci aveva mollati nel mezzo di una radura erbosa persa nel nulla, ma
neanche il suo
sfiorato colpo apoplettico avrebbe mai cancellato l’emozione che mi diede
seguirti.
“…Dove siamo finiti?”
“Ti piace? Ho letto che L veniva sempre qui, nei pomeriggi di sole. Sedeva sotto quest’albero, dove siamo noi ora, e studiava i fascicoli dei suoi primi casi.”
“Come facevi a sapere una cosa del genere?”
“Mi sono documentato.”
“…Perché ci hai portato me?”
“Che domanda sarebbe?!”
“Insomma, tu sei mortalmente geloso di ogni cosa che apprendi sul conto di L. Non capisco perché abbia deciso di dividere questa con qualcuno, ecco tutto.”
“Matt, certo che sei scemo forte.”
“…?”
“Tu non sei mica una minaccia, per me. Non avrei mai portato qui nessun altro, è vero, ma tu fai eccezione.”
“Perché, forse non mi ritieni all’altezza di succedere ad L? Guarda che potrei battere te o Near in qualunque momento, se solo volessi.”
“…Perché tu sei mio amico.”
“Oh.”
Non sarei riuscito a dire nulla di più sensato, in quel momento. Ero
con te nel giardino di L, a dividere il momento più prezioso della nostra
storia, sapendo esattamente
quanto fossi privilegiato.
“E allora? Avevo ragione o no?”
“Su cosa?”
“Quello che ti ho detto prima, sul bus.”
“Beh, mica tanto. Tour-bus è singolare, tour-buses
plurale. Fine della questione.”
“Non quello! L’altra cosa. Te l’ho detto quando il conducente ci ha lasciati qui. Già dimenticato?”
Per fare la cosa giusta, talvolta devi prendere la strada sbagliata. Me
lo ricordo ancora, Mel, e
sarà così sempre, fino alla tomba. Ironia della sorte,
non manca poi molto: qualche
chilometro più in là e poi svolta a destra. Mai avrei creduto di misurare i miei
ultimi momenti
in frammenti d’asfalto, ma cosa vuoi che ti dica.
Questa vita è un bizzarro tour-bus, amore.
E poco male se le tue parole, quella saggezza
da terrorista in erba, continuano a rimbombarmi nelle orecchie,
mentre tremando do gas. Se tornare indietro fosse la cosa giusta da fare, Mel, se
tornare
da te fosse la cosa giusta da fare, allora girerei questo sterzo e invertirei
la rotta, perdendomi nella certezza di una strada sbagliata e di una nuova vita
da vivere. Una più giusta.
“Matt…”
“Che altro vuoi?”
“Non voltarti indietro, domani. Qualunque cosa accada, non voltarti mai.”
“Perché, hai paura che ti veda cadere dalla moto come un’idiota, ammanettato a quella tizia?!”
“No. Perché ho paura di prendere la strada sbagliata.”
“E questa è la tua preoccupazione??! Pensavo avessi studiato la mappa in ogni dettaglio.”
“L’ho fatto.”
“Allora qual è il maledettissimo problema?”
“Per fare la cosa giusta, talvolta devi prendere la strada sbagliata.”
“Senti Mel, sono stanco, è l’una di notte. Non li reggo i tuoi indovinelli.”
“…Lascia stare. Ora va’ a dormire, ché domani è un gran giorno.”
…London calling
at the top of the dial…
After all this, won’t
you give me a smile?
.Fin.
********
Per
la serie, chi non muore si rivede J
Tralascerò
le spiegazioni futili sui cali d’ispirazione e gli scossoni della vita, tanto
non hanno importanza. E a chi
ancora ricordasse me e la mia raccolta, rivolgo un invito a tornare indietro di
qualche capitolo.
London Bus (la mia amica e le sue benedette parole. Tutta colpa
sua se ho smesso di scrivere! xD)
culmina sul finale con una scena che va direttamente integrata al contesto di Scala [Reale]. È la notte prima della fine – attimi che Matt
rivive nei frammenti in corsivo – e fervono i preparativi. Mentre Mello s’affanna a esporre il suo
piano nei dettagli, il complice si abbandona alle riflessioni amare viste in Scala. Ebbene,
il paragrafo conclusivo della presente è il vero finale di quel capitolo lì, l’ultima
scena dell’ultima notte. Mi chiedo se Mello faccia a
voi la stessa pena straziante che fa a me.
La
canzone che apre e chiude London Bus non poteva che essere una pietra miliare del punk inglese anni ’70,
alias London Calling dei Clash. ^^
“…
Londra sta chiamando le città lontane…”
“…
Londra sta chiamando, in selezione rapida. Dopo tutto
questo, non mi faresti un sorriso?”
Grazie mille dal più profondo
del cuore alle ragazze che mi hanno
seguita in passato, alcune recensendo (penso a Slepless, MellosBarOfChocolate, Soleya e
Betta90 – ultima, ma certo non meno importante), altre preferendo (Amy_Vampire, BlackMoclips,
fleurs_du_mal, MarlaSinger,
Nemia,
Nightmares,
NiraMalfoy,
renachan,
sooshiki,
tobichan),
altre ancora semplicemente leggendo.
Il sorriso voluto da Londra è tutto per voi J