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Autore: Sheep01    18/03/2015    4 recensioni
“Sempre insieme, eternamente divisi. Finché il sole sorgerà e tramonterà, finché ci saranno il giorno e la notte.”
Questa è la storia di un falco, di un lupo e di una ladra. Di come quest'ultima, in fuga da una delle prigioni più inespugnabili del regno, si troverà, suo malgrado, coinvolta in una tragica storia, alimentata da forze oscure e misteriose. Fra le sue mani, il destino di due amanti, oppressi dal maleficio di un vescovo crudele e senza scrupoli, che li costringe a una semi vita fatta di albe e tramonti che si rincorrono.
[Clintasha – Medieval AU]
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nick Fury, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO

 

*

 

Non era poi così importante indossare delle vesti o degli stivali comodi.

Non quando lo stomaco si contrae in modo pessimo all’idea di una separazione.

Perché è a quello, che regali tutta la tua attenzione. Non ai vestiti, non al freddo, non ai capelli scompigliati dopo una notte insonne.

Kate fissava la strada che si dispiegava dinnanzi a lei con l’aria di chi ha un gran mal di pancia. Una contrazione muscolare di quelle dolorose. Sulla schiena una sacca colma di cibo e vestiti puliti. Ai piedi un paio di confortevoli stivali di cuoio.

Un regalo.

Clint e Natasha si erano assicurati che partisse comoda. Che non le mancasse nulla. A furia di regali l’avrebbero fatta ricca. O carica come un mulo.

Non c’era modo, secondo loro, per sdebitarsi con lei.

Non avrebbero potuto restare a lungo nei pressi di Aguillon, non dopo tutto quello che era successo.

Clint era sicuro avrebbe potuto trovare impiego, da qualche altra parte. E lo stesso avrebbe fatto Natasha.

Un nuovo inizio dacché la maledizione era stata spezzata. Potevano reinventarsi quella vita che non erano ancora mai riusciti a godersi insieme.

Kate pensava che non ci fosse un posto dove lei potesse star comoda.

Quindi adesso si trovava di fronte tante di quelle possibilità di scelta che, a raccoglierne a manciate, avrebbe dovuto passare giornate intere a selezionare le migliori.

Avrebbe potuto tornare a casa, nella sua terra natia, così come aveva deciso di fare Fury, partito la sera precedente.

Avrebbe potuto proseguire a sud, a cercare caldi estati e mari limpidi.

Avrebbe potuto restare e godersi la rinata città, adesso libera dall’oppressione dell’ingiusto vescovo.

O chissà che altro.

Ma invece di sentirsi inebriata dalla prospettiva, quel groppo in gola sembrava opprimerla, malandrino.

Alzò lo sguardo sul sole adesso libero da ombre, il tiepido calore del mattino che la illuminava senza riscaldarla veramente.

“Indecisa su quale direzione prendere?”

La voce alle sue spalle ormai l’avrebbe riconosciuta fra mille.

“In realtà sì, mia signora…” disse, con un sorriso che nascondeva ben altri tormenti.

“Dicono che il nord sia ricco di possibilità.”

“Dicono. Ma lo trovo un po’ freddino per i miei gusti.”

Clint stava sistemando Golia, poco distante. Pochi ed essenziali bagagli per i due innamorati che per il momento sembravano non aver bisogno di niente se non l’un l’altro.

Il modo in cui si guardavano, come parlavano fra loro, poche frasi concise che contenevano un universo a lei completamente sconosciuto.

Si era detta fortunata di aver potuto godere, sebbene per poco, di quel grande calore che insieme sembravano emanare. Una sorta di benedizione non richiesta. Qualcosa che era riuscito a smuovere quella sua coscienza raffreddata da troppa solitudine.

Non era sicura di poterne gioire, a giudicare da come si sentiva.

“Non sembri in forma, Kate.” Dovette fare uno sforzo per non confermare quel sospetto. Natasha sembrava avere un dono tutto particolare per intuire gli stati d’animo altrui.

“Oh, sono solo molto assonnata. Non sono riuscita a dormire granché stanotte.”

La guardò, mentre Clint le avvicinava trascinandosi dietro il grosso cavallo.

“Potresti restare ancora qualche giorno. Più tardi ci sarà l’annuncio del nuovo vescovo.” Le disse Natasha.

“Oh, nuovo vescovo… scusate se passo. Credo di averne avuto abbastanza di vescovi per un bel pezzo.”

“Per così poco?” la prese in giro il capitano, scompigliandole i capelli. Kate se ne sottrasse, fingendo di non poterlo sopportare.

“Chi credete che sarà il prossimo tiranno?” domandò invece, guardando in direzione della lontana Aguillon. Città da cui si erano allontanati immediatamente il giorno in cui avevano messo fine alla vita del vescovo. Nessuno sembrava però particolarmente intenzionato a dar loro la caccia. Solo non pareva una buona idea farsi vedere nei paraggi.

“Non credo di essere interessato a saperlo.” Ribadì Clint, dandole il pretesto per scoccargli un’occhiata comprensiva.

“Partite ora?” gli domandò quindi sorridendo al modo in cui Natasha si era fatta accanto al capitano, come se la sola idea di passare troppo tempo distanti potesse, in qualche modo, riattivare la maledizione. O forse solo un modo come un altro per recuperare tutto il tempo perduto.

Come se fosse un segreto che gli ultimi due giorni li avevano passati praticamente in simbiosi, persi in attività ludiche per cui li aveva invidiati grandemente.

“Sì, non abbiamo niente altro da sistemare qui.”

“Allora forse è arrivato il momento di salutarci.”

Clint e Natasha si scambiarono un’occhiata che lei non capì immediatamente.

“Perché non vieni con noi?” le domandò allora il capitano. Un’offerta tanto sincera e spontanea che dovette cercare anche lo sguardo di Natasha per l’approvazione.

L'unica cosa che però riuscì a fare, fu un passo indietro. A ritrarsi da quell’allettante proposta.

“Oh, non credo sia una buona idea”, disse, ignara di poter risultare sfacciata, “sono abituata a viaggiare da sola. Sono una ladra e un’avventuriera! Non posso avere legami, mi capite? Sto ancora aspettando la grande opportunità. L’avventura…” e mentre lo diceva cominciò di nuovo a sentire quel groppo in gola che sembrava non volersene andare più.

“Lo capisco.” Sorrise Clint, passandosi una mano sulla testa, quei capelli scompigliati che probabilmente sarebbero rimasti sempre così, a ricordargli i suoi trascorsi da falco. Si chiese se non gli sarebbe mancato potersi librare sopra il mondo, lontano dai problemi terreni.

In quel momento Kate si trovò a pensare che le sarebbe piaciuto ereditare quel dono.

“Allora non ci resta che salutarci…”

Kate gli allungò una mano, che lui si affrettò a stringere, prima di attirarla a sé, per un lungo abbraccio.

“Cerca di non metterti di nuovo nei guai, ragazzina.”

“Cerca di non farlo tu, bellezza.” Commentò, strappandogli una risata che, in parte, sembrò placare la sua angoscia. Che però, quando fu il turno di Natasha, diventò così opprimente che dovette affondare il viso sulla sua spalla per evitare di mostrarsi troppo emozionata.

Era una dura, lei… una dura che non poteva certo lasciarsi andare a simili sentimentalismi.

Si ritrasse di nuovo, allontanandosi di quei tre o quattro passi che impedissero loro di vedere i suoi occhi lucidi.

“E’ stata… una delle più emozionanti avventure che mai abbia vissuto”, disse solo, facendo loro un cenno di saluto, “una delle più grandi.”

Se non la più grande che le sarebbe mai capitato di sperimentare.

Esitò solo un istante, prima di dar loro le spalle e imboccare un sentiero a caso. Che fosse nord o sud, quello non le importava al momento.

Le lacrime avevano ormai preso a scendere copiose dai suoi occhi e, se si impedì di scoppiare in singhiozzi, fu solo per l’effetto del freddo.

Ma fu solo quando udì il rumore degli zoccoli del cavallo che la separazione si fece improvvisamente concreta, solida, straziante.

Sentì la sua coscienza stuzzicarla.

L’idea di un futuro ignoto e solitario, così come era sempre stata abituata. Abbandonata dalla famiglia, dagli amici, relegata di nuovo a quel suo volontario esilio. Si vide proiettata in un futuro dietro le sbarre, di nuovo. E il rumore di quella corda tesa, a scandire una miserabile fine.

“Signore, se stai cercando di dirmi qualcosa fallo con qualcosa di concreto”, singhiozzò senza trovare il coraggio di voltarsi indietro.

Quando le lontane campane di Aguillon presero a suonare - un suono festoso che però avvertì come lugubre presagio di sventura - il suo passo rallentò rapidamente. Mentre un brivido gelido le attraversava la schiena, impietoso.

Alzò lo sguardo al cielo, che continuava a restare limpido, pensando che fosse quello il segnale richiesto, per quanto improbabile. Un pretesto forse. Improvvisamente non ebbe più importanza.

“E se doveste avere un bambino?” si sentì pronunciare, andando a coprire il suono delle campane a festa. Il rumore degli zoccoli del cavallo si fermarono.

“O magari due! Perché non tre!” si volse, solo per rendersi conto che Clint e Natasha non si erano mossi di un passo. A simulare rumore di zoccoli che non si erano allontanati che di qualche passo, in circolo, come se le avessero dato un'ultima, definitiva possibilità di ritrattare.

Li maledisse appena con lo sguardo, provando al contrario una sorta di liberazione.

“Solo se è lui a partorirli”, rispose Natasha indicando Clint che non poté far altro che toccarsi il ventre come fosse davvero in dolce attesa.

“Bè, in ogni caso avreste bisogno di una balia. Ho una grandissima esperienza con i bambini, sapete?” disse, azzardando solo un passo nella loro direzione, “non sono sicura di avervi mai raccontato di quella volta che ebbi a che fare con un'intera nidiata di giovani virgulti dell'alta società. Non ero che io stessa una fanciulla con il latte alla bocca.”

“Non credo tu ce l'abbia mai raccontato, no. Ma il viaggio è lungo, immagino avresti tutto il tempo di farlo”, la assecondò Natasha mentre il capitano Barton le faceva un esplicito cenno a raggiungerli, finalmente.

“Diavolo sì... certo se avete orecchie abbastanza sane da sopportare tutti i tormenti delle mie mirabili gesta!” esclamò cominciando a correr loro incontro, mentre le risate permeavano l'inizio di quella nuova intrigante avventura.

Un concerto di note acute e cristalline, più gioiose di quelle di un cappio che si tende.

 

*

 

La processione della nomina del nuovo vescovo cominciò a sciamare verso l'interno della chiesa. L'eco del canto gregoriano scandiva con forza le celebrazioni, cercando di coprire la potenza spirituale delle campane a festa.

La neo nominata eccellenza, vestita con gli abiti talari, sbirciava con curiosità quel crocifisso dall'aria decadente che si intravedeva da una delle porte laterali, in attesa di percorrere la lunga navata che conduceva all'altare.

“Vostra grazia... siete pronto?” domandò una voce sottile alle sue spalle. Un piccolo prete dall’aria sparuta. Timoroso quasi di interrompere quel momento di raccoglimento carico di emozione... aspettativa.

Era pronto? Era pronto da molto tempo ormai.

Il bel giovane dai capelli corvini si volse a sfoggiar il suo miglior sorriso, colmo di sacrale beatitudine.

“Lo sono. Possiamo procedere”, disse.

I suoi occhi color del ghiaccio, scrutarono il piccolo prete che iniziò a fargli strada per iniziare finalmente le celebrazioni.

Prese un profondo respiro. Represse la risata che premeva per uscirgli dalle labbra e dopo aver scacciato quel sorriso carico di compiacimento... Loki fece il suo primo vescovile ingresso.

 

The end.

___

 

Note:

Siamo finalmente giunti all’epilogo. Alla conclusione di un’altra storia. E così come sempre succede si prova un po’ di malinconia, non senza lanciare la rinnovata promessa di ritrovarci presto o tardi con qualcosa di nuovo. Mi sono davvero divertita di riportare in vita una storia simile e se sono riuscita a strappare qualche sorriso (e a far conoscere, anche solo incuriosendo, il magnifico personaggio di Kate Bishop) con questo azzardo, non posso che esserne felice.

Come nel precedente capitolo  non posso esimermi dal ringraziare chi ha voluto spendere un po’ di tempo recensire e regalarmi un parere: Frau Blucher, Hermione Weasley, missgenius, Divergente Trasversale, Ragdoll_Cat, _Atlas_, Sarugaki145 (non credo di essermi dimenticata nessuno, in caso vi autorizzo a ricordarmelo). Ringrazio come sempre, ma mai in modo scontato, la mia beta socia Sere, che mi ha caldamente consigliato l’epilogo, perché ci si sostiene sempre in modo ammirevole in questi deliri, soprattutto quando qualche malvagio regista tenta di affondarli. Ma non ci riuscirà mai. Ringrazio anche chi è solo passato in visita. E insomma, come concludere? Spero di tornare presto con qualcosa di nuovo. Di finire quello che ho in corso. Ma di non perdere mai l’entusiasmo. Me lo auguro… moltissimo. A tutti a presto. E buona prossima primavera a tutti!

  
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