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Autore: deddechan    18/03/2015    0 recensioni
Cinque anni sono passati da quando Haruka Nanase e Makoto Tachibana hanno lasciato l’Iwatobi. Ogni ragazzo dell’ormai ex club di nuoto ha preso la sua strada: Makoto si è trasferito a Tokio per seguire meglio le lezioni universitarie; Haruka è riuscito a entrare in una squadra di nuoto professionista (insieme all’amico d’infanzia Rin Matsuoka); i membri più giovani del club (Rei Ryogazaki e Nagisa Hazuki) hanno finito anche loro per diplomarsi, ma hanno deciso di non continuare gli studi.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Da quanto tempo non tornava a casa? Sei mesi, forse più. Makoto camminava tranquillamente guardando il paesaggio, lo stesso paesaggio che aveva accompagnato la sua infanzia. Arrivato in città non si era diretto subito a casa, voleva godersi la tranquillità del suo ritorno (tranquillità che certo non avrebbe avuto a casa, con i suoi fratelli chiassosi). E poi voleva rivederlo. Il vecchio edificio dove andava a nuotare quando era bambino.
Quando ci fu d’innanzi aspettò un attimo a entrare, guardò l’edificio sorridendo e la mente andò subito ai ragazzi che sono ancora oggi i suoi più cari amici, anche se non si vedono ormai da molto tempo. Si certo, sono rimasti tutti in contatto ma, sfortunatamente, in cinque anni non è mai riuscito a vedere nessuno di loro. Con un sospiro di nostalgia si decise ad entrare.
Non c’era molta gente, visto l’orario, e l’dea di tuffasi e fare qualche vasca sorse in lui, peccato che non aveva con se il costume. Stava per voltarsi per andare a cercare il suo vecchio istruttore di nuoto quando lo vide. All’inizio non ci credette.  Fissava quella figura che si muoveva come un delfino nell’acqua a bocca a aperta, con occhi sgranati. Solo quando il ragazzo smise di nuotare e alzò la testa lo riconobbe con certezza. Era lui. Era Haruka.
L’altro non lo notò subito. Ansimando si tolse la cuffia e gli occhialini, guardò l’orologio, il tempo sembrava buono. Stava per issarsi sulle braccia per uscire dalla piscina quando una mano si allungò davanti a lui. Con faccia interrogativa alzò lo sguardo…
‹‹da quanto tempo Haru.. noto che sei migliorato››
Quel sorriso rassicurante, quella voce dolce…
‹‹Makoto›› disse soltanto, stringendo la mano dell’altro, continuando però a fissarlo.
Quando Haruka uscì dall’acqua si trovò faccia a faccia con l’amico di vecchia data. Non servivano parole, non serviva nulla. Si erano finalmente ritrovati.
 
***
 
‹‹e cosi sei tornato uh? Per quanto rimmarai?›› chiese il moro mentre camminava affianco all’amico. Avevano deciso di andare a casa assieme, dopo tanti anni ne avevano di cose da raccontarsi.
‹‹giusto qualche settimana.. era da un bel po’ che non vedevo la mia famiglia e sai.. mi mancava questo posto›› rispose l’altro sorridendogli.
Haruka annuì. Non era mai stato uno di molte parole.
‹‹E tutti gli altri? È da tantissimo tempo che non li vedo! Mi piacerebbe ritrovarci tutti›› continuò Makoto sorridendo.. ma appena finita la frase l’amico si fermò di botto. ‹‹mhmm? Haru cosa c’è?›› domandò allora il castano.
Haruka non disse nulla, alzò il braccio e indicò una panchina sul lato della strada (rivolta verso un piccolo spiazzo d’erba) da dove sbucavano due teste.
‹‹no.. non ci posso credere›› disse Makoto e corse incontro a quella panchina, con Haruka che cercava di stargli dietro. ‹‹Nagisa! Rei!›› urlò mentre si avvicinava.
Le teste si volsero contemporaneamente sentendosi chiamare. Sì. Erano loro. Anche dopo tanto tempo non poteva non riconoscerli.. certo erano cresciuti e maturati ma erano sempre loro.
‹‹Mako-chan›› urlò il più piccolo dei due quando riconobbe l’amico. Nagisa si alzò di scatto e corse incontro a Makoto, buttandosi tra le sue braccia.
‹‹N-nagisa›› balbettò Makoto, arrossendo un poco ‹‹d’accordo che non ci vediamo da anni, ma la tua reazione mi sembra esagerata››.
‹‹e c’è anche Haru-chan›› esclamò il biondo senza neanche ascoltare le proteste dell’amico. Si staccò quindi da Makoto per andare a stritolare nel suo abraccio il moro, il quale lo lasciò fare con faccia indifferente.
‹‹Makoto-senpai, Haruka-senpai, da quanto tempo›› anche Rei aveva raggiunto gli altri, e guardava la scena sorridendo.
‹‹Rei, Nagisa.. sono così felice di vedervi.. e scommetto che anche Haru lo è giusto?›› domandò voltandosi verso l’amico, che veniva ancora strizzato dal piccolo Nagisa, il quale si limitava ad annuire.
‹‹voi senpai non siete cambiati affatto..quanta nostalgia›› commentò Rei con un pizzico di malinconia nella voce.
‹‹anche voi non siete certo cambiati›› sorrise il castano, guardando entrambi gli amici, e rievocando nella sua mente vecchi ricordi. ‹‹ma ditemi come state? Il lavoro procede bene?›› anche se non si vedevano da tempo Makoto sapeva comunque che cosa stavano facendo i ragazzi. Entrambi non avevano continuato gli studi (cosa che non si sarebbe mai aspettato dallo studioso Rei) per entrare nel mondo del lavoro. Rei lavorava nell’azienda di suo padre, mentre Nagisa aveva trovato piccoli lavori part-time.
Rei non fece in tempo a dire qualcosa che Nagisa saltò come una molla ‹‹il lavoro! Accidenti è già tardi..›› quasi strillò il piccoletto, correndo verso la panchina dove aveva lasciato lo zaino, lo prese e  tornò indietro di tutta fretta ‹‹scusatemi ragazzi ma devo scappare..magari ci vediamo dopo da Haru-chan! Io porto il gelato!›› esclamò entusiasta senza dare l’opportunità a nessuno di ribattere. Facendo una mezza giravolta su se stesso, infine, si rivolse a Rei ‹‹Rei-chan io dovrei finire il turno per le sette e mezza, ti passo a prendere dal lavoro così torniamo a casa assieme›› e senza dare scampo all’altro, si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò delicatamente sulle labbra ‹‹ti amo, Rei-chan›› aggiunse prima di correre verso il posto di lavoro, lasciando il suo ragazzo rosso come un peperone in balia degli amici.
‹‹e così le cose tra te e Nagisa funzionano bene uh?›› commentò Makoto divertito dalla reazione di Rei. ‹‹ormai state assieme da tanto non dovresti più avere quella reazione›› Makoto era stato informato anche di questo. Nagisa non era certo il tipo da tenersi le cose per se. Sapeva che il biondino aveva aspettato la fine del loro terzo anno per dichiararsi a Rei. Makoto non si stupiva che fossero una così bella coppia, in fondo lo erano sempre stati.
‹‹M-makoto-senpai..non dire così.›› rispose Rei ancora più imbarazzato ‹‹i-io devo andare ora.. ecco..il lavoro. Si. A dopo›› disse in tutta fretta, raccogliendo le sue cose velocemente e correndo dalla parte opposta di quella in cui era sparito Nagisa.
Makoto guardò divertito l’amico andarsene e voltandosi verso Haru sogghignò ‹‹non pensavo che sarebbe stato così in imbarazzo..eheh..ma sono contento per lor- mm?? Haru tutto bene?›› voltandosi notò che l’amico lo stava fissando. Lo guardava come poche altre volte aveva fatto fino ad ora. Iniziò a avvicinarsi a lui. Lento ma deciso.  Makoto sentì il cuore battere forte, sempre di più, man mano che l’amico si avvicinava. Le guancie di Makoto divennero calde e rosse. Haru si fermò poco distante da lui, alzò la testa per guardarlo meglio, più intensamente di prima, con quegli occhi blu che ricordavano il colore dell’oceano.
‹‹H-haru›› Makoto chiuse gli occhi, fu un riflesso condizionato, serrando le mani a pugni..tremava, e sapeva che Haru se n’era accorto.
Haruka continuò ad avvicinarsi sempre di più…sempre di più…più vicino, fino a sentire il suo dolce profumo..fino a che il telefono non squillò. Entrambi ebbero un sobbalzo e si guardavano senza capire da dove venisse quel suono. Il moro sentì la tasca vibrare e solo in quel momento capì che era il suo cellulare. Con una faccia sorpresa rispose.
 
***
 
‹‹Oggi sembra destino! Prima Haru, poi i due innamorati e ora tu! Rin sono cosi felice di vederti››
‹‹Anche io lo sono Makoto›› rispose il rosso dopo aver finito di bere un sorso del suo caffè ‹‹non immaginavo fossi tornato, e tantomeno fossi con Haruka. Non volevo certo disturbare.. spero di non aver interrotto nulla di importante›› disse ciò voltandosi verso Haru, il quale voltò la testa dall’altra parte, con un silenzioso ‹‹tsk››.
Quando Haruka rispose al cellulare non si stupì più di tanto nel sentire la voce di Rin. Da quando erano tornati dall’Australia si vedevano tutti i giorni per bersi un caffè assieme dopo gli allenamenti, e quel giorno non faceva certo eccezione.
‹‹ma no, Rin, non ti preoccupare. Non stavamo facendo nulla di che..ma su, ora raccontami dell’Australia›› replicò Makoto imbarazzato, tentando di cambiare velocemente argomento. Rin non voleva certo intromettersi tra i due (anche se poi il suo obbiettivo sarà quello di sommergere Haru di domande) per cui decise di accontentare l’amico, facendo finta di non notare il colorito sulle sue guancie ‹‹cosa vuoi che ti dica.. gli allenamenti vanno bene, sia io che Haruka siamo migliorati davvero tanto..ormai le dure ore passate a nuotare stanno dando il loro frutti››.
‹‹oh.. bene! Ne sono davvero felice! E..Yamazaki invece? Non ditemi che è in città anche lui eh›› commentò il castano, lieto finalmente di cambiare discorso, anche se non potè non notare un sorrisetto strano da parte di Haruka, un sorriso da “ben ti sta”.
‹‹Sousuke eh? Quel maledetto si sarà fatto sentire si e no due o tre volte in questi anni. Non che mi importi eh, quello che fa sono affari suoi›› rispose Rin infastidito, finendo in un unico sorso il suo caffè, sbattendo con troppa forza la tazza sul tavolo. Makoto capì al volo di aver toccato un tasto dolente, ma non era certo sua intenzione.
Improvvisamente il telefono di Rin si mise a suonare. Con fare frustato lo prese dalla tasca e guardò il display per vedere chi fosse.
‹‹Rin, tutto bene?›› domandò Makoto, notando che Rin guardava il cellulare con fare interrogativo.
‹‹E’ un numero che non conosco…che faccio rispondo?››.
Dato che entrambi gli amici alzarono le spalle senza dire nulla, decise di sentire chi lo cercava, magari avevano semplicemente sbagliato numero.
‹‹Pronto?›› rispose il rosso, sistemandosi meglio sulla sedia.
‹‹Yo›› disse la voce dall’altra parte del telefono. Una voce maschile, profonda, familiare.. troppo familiare.
Rin sgranò gli occhi per qualche secondo, aprì la bocca per parlare, ma poi con uno scatto la richiuse, cosi come fece con il cellulare. Spinse con forza il bottone rosso per chiudere la chiamata e sbatté il telefono sul tavolo, facendolo muovere leggermente.
‹‹Rin? Chi era?›› chiese preoccupato Makoto, guardando il volto adirato dell’altro.
‹‹Nessuno. Hanno solo sbagliato numero›› rispose con foga.
Il castano aprì la bocca per commentare ma il telefono di Rin ricominciò a squillare.
Prima che il rosso potè prenderlo e scaraventarlo a terra, le mani veloci di Haruka lo arraffarono, e senza dare ascolto alle proteste dell’amico rispose al telefono.
‹‹Pronto? Uh Yamazaki? No, non hai sbagliato numero, sono Nanase..uh Rin?››  guardò per un attimo Rin che gli faceva segno di mettere giù la telefonata ‹‹si, è qui con me, sai gli era caduto il telefono e glielo ho raccolto io..ah davvero? Ti veniamo a prendere allora. Spero che non ti dispiaccia che ci sia anche Tachibana…va bene. A dopo›› non fece in tempo a mettere il cellulare sul tavolino che Rin esplose ‹‹che cosa diavolo ti è saltato in mente? Questi non sono affari tuoi, vedi di starne fuori Nanase..io davvero, come hai osato intrometterti?›› se solo avesse potuto lo avrebbe strozzato lì, in quel preciso instante.
‹‹vendetta›› ribatté semplicemente Haru, alzandosi e intimando agli altri due di fare lo stesso ‹‹comunque è tornato in città, ci sta aspettando sotto casa tua Rin. Non penso che tu possa scappare più tanto››.
‹‹come sotto casa mia?›› Rin lo guardò allibito ‹‹lui non può…accidenti. Ora mi sente quell’idiota››.
   
 
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