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Autore: ___Page    18/03/2015    3 recensioni
Quando stai per vivere il giorno più bello della tua vita non sai che sarà il più bello.
Non finché lo diventa.
Non riconosci il giorno più bello della tua vita finché non lo vivi.
Quelli sono i giorni più belli, i giorni perfetti.
*Panda Day*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jewelry Bonney, Margaret, Nojiko, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Benvenuti al Panda Day, il giorno del delirio in cui da un'unica parola nascono fanfiction di ogni genere!

Perché Panda?!
Perché ci serviva un modo veloce per chiamarlo, perché 'Panda Day' suona che è una meraviglia e perché i panda sono carini e coccolosi.

Il meccanismo, se qualcuno vuole partecipare, è semplice.
Ogni settimana sceglieremo una parola aprendo a caso il dizionario e quello sarà il prompt per le varie fanfiction (tutti i generi, tutti i rating, tutti i pairing ma niente long) e basterà scrivere *Panda Day* nell'intro alla storia e il prompt della settimana in piccolo sotto al titolo sempre tra i due asterischi.
E non dimenticate la foto dei Pandaman in basso a destra!

Grazie a tutti e buona lettura!

La parola per mercoledì prossimo è: Cassonetto 







 
HAPPINESS, UNEXPECTED
*sogno*







 
"Quando stai per vivere il giorno più bello della tua vita non sai che sarà il più bello.
Non finché lo diventa.
Non riconosci il giorno più bello della tua vita finché non lo vivi.
Quelli sono i giorni più belli, i giorni perfetti."

 


 
-Ehi!!! Ecco la sposa!!! Allora pronta per il grande giorno?!?-
Seduta su una delle panche dello spogliatoio, si girò verso la propria migliore amica, il muffin a mezz’aria, guardandola a metà tra il supplice e lo spaventato.
-Oh no! Ti prego non fare la damigella entusiasta, Nojiko! Non ti si addice proprio!-
La specializzanda la guardò un attimo, le mani ancora in aria in un gesto di esultanza, prima di ficcarle nel camice e avvicinarsi alla rosa.
-Okay, meno male! Ero già preoccupata!- disse con un respiro sollevato, sedendosi accanto a lei e studiando con aria critica il muffin tempestato di pepite di cioccolato che la ragazza stava sbocconcellando con gusto.
Aggrottò le sopracciglia, quasi nauseata.
-Ma come diavolo fai?! Non sei nemmeno un po’ tesa?!-
Bonney la osservò masticando il boccone con rapidità, per poter rispondere.
-Te l’ho detto! Oggi non è il mio grande giorno okay?! È il grande giorno di Margaret! È lei quella esaltata, trasognata, emozionata… Io sono felice per lei, ma non vedo perché dovrei perdere l’appetito per questo!-
-Lo sai io davvero non vi capisco! Volevate fare una cerimonia intima, sposarvi in camice e servire ali di pollo al rinfresco e ora sei pronta a indossare un velo con diadema?!-
Bonney si strozzò quasi con il morbido impasto della sua colazione, prima di posare il muffin sulla panca tra lei e l’amica e pulirsi le punte delle dita.
-Punto numero uno: non indosserò nessun velo con diadema! Punto numero due: è malata, Nojiko! Margaret è malata e la sola cosa che le ha impedito di pensarci nelle ultime settimane è stato organizzare il mio matrimonio! È praticamente diventata la sua ragione di vita!- esclamò così coinvolta da non reagire neppure di fronte a Nojiko che staccava, senza chiedere il permesso, un generoso boccone dalla merendina -Avrei voluto vedere te al mio posto!-
-Oh beh io avrei fatto la stessa cosa ma Kidd mi avrebbe ucciso piuttosto che sposarsi in frac!- le disse con sguardo eloquente facendola sospirare.
-Killer ha il cuore più tenero di quel che sembra- commentò prima che per un po’ calasse il silenzio.
Rimasero a fissare gli armadietti sui due lati dello spogliatoio, riflettendo e dividendosi silenziosamente il muffin, finché Nojiko non prese di nuovo la parola.
-Come pensi che sia?! Trovarsi dall’altra parte, intendo! Insomma ti svegli una mattina al terzo anno di specializzazione, hai delle matricole a cui badare e scopri di non essere più un medico ma un paziente! I tuoi amici capiscono tutto quello che ti succede, i tuoi capi diventano i tuoi medici…-
Bonney fissò l’amica qualche istante.
-Sai a me più che Margaret preoccupa Law…-
-Che vuoi dire?!-
-Beh… Margaret sta passando quello che passano tutti i pazienti. Insomma certo, possono spiegarle le cose coi termini tecnici ma alla fine deve accettare la cosa come farebbe un paziente qualsiasi. Ma Law?! Come deve sentirsi sapendo che non può fare altro che starle vicino?! Conviviamo con la morte tutti i giorni qua dentro e non ci fermiamo mai a pensare che potremmo essere noi le vittime un giorno- concluse, puntando lo sguardo a terra.
Nojiko osservò l’amica qualche istante, un pallido e affettuoso sorriso sul volto.
Faceva tanto la dura, Bonney, ma in fondo aveva un cuore di panna che la rendeva l’eccezionale persona che era.
Portò una mano a sfregarsi sul suo braccio lasciato nudo dalla maglia azzurra della divisa e aprì la bocca per dirle qualcosa, nemmeno lei sapeva cosa, quando fu interrotta dal suono discordante dei loro due cercapersone.
Contemporaneamente le due ragazze abbassarono lo sguardo sulle scatoline nere agganciate alla loro cintura e si guardarono in apprensione nel riconoscere da dove veniva la chiamata.
Un attimo di fiato trattenuto e tutte e due si stavano precipitando fuori dallo spogliatoio, dirette ad oncologia.
 

 
***
 

-Ace!-
-Siamo qui!-
Il moro si voltò verso le amiche e colleghe, un’espressione corrucciata che non gli apparteneva.
-Che succede?!- domandò Bonney, frenando la propria corsa.
-Non sembrano esserci buone notizie- si limitò a mormorare il ragazzo, voltandosi nuovamente verso la stanza dell’amica.
Margaret era seduta sul letto e parlava con Shanks e Kaya, strutturati di neurochirurgia e chirurgia generale, con un tirato sorriso sul volto.
-Che succede?!- domandò una voce alle loro spalle, facendo voltare Nojiko, mentre Killer si avvicinava, accostandosi subito a Bonney e posandole un braccio sulle spalle in un gesto rassicurante.
-Non lo sappiamo ma…- lasciò la frase in sospeso la rosa quando Margaret annuì senza smettere di sorridere, asciugandosi rapida una lacrima che le era sfuggita.
Con lo stomaco annodato i quattro videro Shanks avvicinarsi all’ex allieva e attuale paziente per posarle un paterno bacio tra i capelli biondi.
Nojiko deglutì pensantemente.
-Dov’è Law?!- domandò senza staccare gli occhi dalla scena di fronte a sé.
-Emergenza. Oggi è di turno al Pronto Soccorso- rispose Ace in un sussurro, parlando a fatica.
-Forse dovremmo andare a chiamarlo…-
-Penso sia meglio aspettare- la interruppe Killer con gentilezza, nel vedere Shanks e Kaya avviarsi per uscire dalla camera -Prima parliamoci noi-
I due medici uscirono dalla stanza, i volti tirati e gli occhi mesti, focalizzandosi sul gruppetto in attesa.
Li guardarono con sincerità, dicendo loro tutto quello che c’era da dire senza nemmeno pronunciare una parola.
Ace fece un passo verso di loro, incapace di trattenersi.
-Shanks…-
Il neurochirurgo gli posò una mano sul braccio, stringendo appena, prima di spostare lo sguardo su Killer e Bonney e abbozzare un sorriso.
-Avete fatto bene ad anticipare il matrimonio a oggi- disse loro, facendo irrigidire Killer e sgranare gli occhi viola a Bonney.
Pietrificati da quelle parole, li guardarono allontanarsi prima di precipitarsi nella stanza.
 

 
***
 

-Ragazzi non è niente okay?! Che volete che sia, una metastasi in più, una in meno!- minimizzò Margaret con tono allegro e sorridendo -La sola cosa che conta è che oggi è il matrimonio di quei due piccioncini e che io sarò presente!- aggiunse, accomodandosi meglio con la schiena contro i cuscini -Non vedo l’ora! Me la immagino già, la cappella addobbata e tu che incedi verso l’altare, Bonney! Sarai bellissima e io sarò lì a farti da damigella!- concluse increspando ancora di più le labbra.
Ace e Nojiko si scambiarono un’occhiata mentre i due chiamati in causa sorridevano tra il nervoso e l’imbarazzato per tutte quelle non richieste attenzioni.
Nojiko, seduta sul letto accanto alle gambe di Margaret si sporse appena verso di lei.
-Margaret, ti rendi conto che la nuova metastasi è inoperabile?- domandò cauta, mentre gli altri trattenevano il fiato.
La bionda sgranò appena gli occhi, osservando incredula l’amica.
-Ma certo che sì!- esclamò continuando a sorridere imperterrita -Vorrà dire che dovrò fare una chemio più aggressiva ma ciò che conta, ve l’ho detto, è che io oggi sarò presente al matrimonio! Perderò i capelli d’accordo ma quello era già previsto no?! E poi guardate il lato positivo, non dovrò preoccuparmi di farmi la ceretta! Andiamo ragazzi cosa sono quelle facce da funerale?! Non sono mica morta per il momento e poi non è nemmeno detto! Oggi è un giorno felice!- insistette, fissando Nojiko finché non la vide sorridere, sebbene poco convinta.
-Okay- mormorò la ragazza.
-Okay!- ripeté Margaret annuendo convinta e spostando gli occhi da lei a Ace alla coppia, i quali sfoggiarono a loro volta sorrisi di circostanza -Ora andate su!- li liquidò con un gesto delle mani e il tono sempre vivace -Su, su! Andate a operare, salvare vite! Io tanto non vado da nessuna parte! Ci vediamo stasera!-
-A dopo Margaret- la salutò Bonney mentre Nojiko si sporgeva a darle un bacio e Ace le posava una carezza sui capelli.
Si fermarono fuori dalla stanza, senza riuscire a smettere di lanciare preoccupate occhiate all’amica, dal cui volto traspariva tutta la stanchezza e la sofferenza per le difficili terapie a cui la stavano sottoponendo.
-Se questa non è piena fase di negazione, non so cosa sia- mormorò Ace, scuotendo appena la testa.
-Io vado in Pronto Soccorso a cercare Law- disse Nojiko.
-Okay. Ci vediamo dopo- la salutò Bonney, stringendole appena la mano e ottenendo un pallido sorriso in risposta.
-Vado anche io-
-Ciao Ace- lo salutò Killer, prima di sospirare e prendersi per un attimo il ponte del naso tra le dita -Che situazione schifosa- commentò sotto lo sguardo corrucciato della propria fidanzata.
-Killer- lo chiamò dopo qualche istante.
Il biondo abbassò gli occhi su di lei, accarezzandole immediatamente la guancia e guardandola abbandonare il capo sul suo palmo caldo.
Bonney riaprì gli occhi, una luce determinata nelle iridi viola.
-Che succede?!- domandò il ragazzo, accigliandosi e facendole prendere un profondo respiro.
-Non penso che dovremmo sposarci-
 

 
***
 

Uscì nel sole di metà mattina, odiando il bel tempo e il tepore che tanto contrastava con i loro stati d’animo.
Era come quando, da piccola, c’era bel tempo se lei aveva l’influenza.
Ma adesso era infinitamente peggio.
Perché Margaret non aveva l’influenza.
No, Margaret aveva il cancro e rischiava di morire più velocemente di quanto si potesse immaginare.
E per loro, che avevano voluto credere nella sua guarigione, non fosse altro che per trovare la forza di andare avanti, era una vera mazzata tra capo e collo.
Ma mai come lo era per lo specializzando seduto sulla panchina fuori dal Pronto Soccorso, che si teneva il capo tra le mani.
Le bastò uno sguardo per sapere che aveva parlato con Shanks.
Si avvicinò con un materno sorriso, sedendosi accanto a lui e passandogli una mano sulla schiena.
Law sollevò la testa di scatto, rivelando gli occhi lucidi e un’espressione stravolta.
-Law…- lo chiamò piano la ragazza.
Il moro si rilassò nel riconoscere l’amica e, fatto un profondo respiro, deglutì a fatica prima di parlare con voce rotta.
-È tutto sbagliato, Nojiko, tutto uno schifo! A cosa mi serve ora essere freddo e distaccato?! Essere freddo e distaccato non me la farà salvare! Nessuno la può salvare, neppure Shanks! Non era così che doveva andare, non era così che dovevamo avere dei figli, con degli embrioni fecondati e congelati prima che la chemio la renda sterile! Perché è dovuto capitare proprio a lei?! Perché non me lo sono potuto prendere io, il cancro?!-
Nojiko lo ascoltò sfogarsi senza dire nulla, senza smettere di accarezzargli la schiena, le sopracciglia corrugate in un’espressione sofferente nel vederlo così devastato, lui che mai si lasciava andare ai sentimenti.
Ma se c’era di mezzo Margaret, lo sapevano tutti, le cose cambiavano radicalmente.
-Hai ragione, non è così che doveva andare- sussurrò, chinandosi verso di lui -Non è così che doveva andare ma purtroppo è così che sta andando e tu puoi fare qualcosa per lei. Non puoi toglierle il tumore ma puoi fare qualcosa per lei- disse convinta, facendolo voltare nuovamente verso di sé.
-Di che stai parlando?!- domandò accigliandosi.
Nojiko sorrise.
-Bonney e Killer vorrebbero parlarti un attimo-
 

 
***
 

-Nojiko?!- la chiamò dal letto, dove, seduta a gambe incrociate, stava sistemando la sua borsetta in tinta con l’abito da damigella -Forse sarebbe il caso che cominciassi ad aiutarmi con il vestito-
Osservò l’amica sulla porta della sua stanza, già pronta nell’abito ciclamino, i capelli tirati su e una ciocca libera a incorniciarle il viso, il suo vestito tra le mani e lo sguardo costantemente puntato al corridoio.
-Nojiko?!-
La ragazza si voltò verso Margaret, sobbalzando appena.
-Come?! Sì, sì ora ti aiuto Margaret, solo un attimo!-
-Okay!- mormorò perplessa la bionda -La scarpe sono nell’arm… Nojiko!!!- esclamò esasperata quando la vide girarsi nuovamente verso l’esterno della camera.
Ma cosa le prendeva?!
-Dove diavolo si è cacciata?- le sentì mormorare tra i denti, accigliandosi ancora di più -Oh eccoti finalmente!-
-Ci sono, ci sono, ci sono!!!-
Bonney entrò nella stanza, l’abito da sposa in mano, accuratamente avvolto nel cellophane e i capelli acconciati come quelli della sua migliore amica.
Margaret sgranò gli occhi incredula.
-Bonney ma che fai qui?! Dovresti già essere alla cappella dell’ospedale!-
Le due amiche si scambiarono un’occhiata, sorridendosi senza riserve.
-Sono venuta a portarti l’abito!- le disse Bonney, lasciandola di stucco.
-Ma di che parli?!-
-Non mi sposo!-
Margaret la guardò a bocca aperta qualche istante.
-Come sarebbe che non… Oh andiamo Bonney! Non puoi farti prendere dal panico! Killer ti ama, vuole passare il resto della tua vita con te! Se fossi io al tuo posto, non…-
-È proprio così!- la interruppe la rosa, lasciandola interdetta.
Margaret sbatté le palpebre un paio di volte, prima di ritrovare l’uso della parola.
-Come?!-
-Ci sarai tu al mio posto! Sono venuta a portarti l’abito!-
La biondina spostò più volte gli occhi da un’amica all’altra, senza riuscire a elaborare pienamente ciò che le due stavano cercando di dirle.
Fu quando una figura si accostò allo stipite della porta, attirando la sua attenzione, che sentì il cuore accelerare e lo stomaco rivoltarsi per l’emozione.
Perché Law era lì, sull’uscio, uno splendido ghigno sul volto e il frac addosso.
Il frac che lei aveva accuratamente scelto per Killer.
Law era lì, innamorato e con una muta domanda negli occhi.
Sopraffatta dall’emozione si portò una mano alla bocca mentre una lacrima scendeva silenziosa a solcarle una guancia e lo sguardo le si assottigliava in un sorriso.
-Sì- mormorò annuendo anche con il capo -Assolutamente sì-
 

 
***
 

Seduta nella sagrestia guardò le sue due amiche intente a fissarle un fiore tra i capelli.
Alla fine aveva ammesso che il velo con il diadema era pessimo e Bonney l’aveva guardata scettica, prima di recuperare da qualche parte quella piccola composizione floreale.
Si spostò per permetterle di guardarsi allo specchio, aiutandola ad alzarsi.
-Sei bellissima!- mormorò, mentre anche Nojiko si accostava a loro e le posava una mano sulla spalla.
Margaret le guardò ricacciando indietro le lacrime.
-Grazie- soffiò, sorridendo radiosa -Grazie davvero-
Bonney l’accarezzò sul capo, guardandola con affetto.
-Chi vuoi come damigella d’onore?!-
-Te- rispose senza esitazione prima di voltarsi verso Nojiko -Law ti vorrebbe come suo testimone-
La ragazza la guardò presa in contropiede prima di aprirsi in un luminoso sorriso.
Un sommesso tossicchiare le fece voltare verso la porta della sagrestia, dove Ace si era appena accostato, anche lui bellissimo nel completo elegante.
-Di là è tutto pronto- avvisò facendo trattenere il fiato alla sposa.
Bonney le strinse più forte la mano, per infonderle coraggio, e Margaret annuì, mentre le due si spostavano verso la porta e afferravano i bouquet nel passaggio.
-Ci vediamo tra poco- le disse Nojiko, uscendo dietro a Bonney per raggiungere l’altare prima di lei.
Margaret si diede un’ultima occhiata, lisciando il vestito sull’addome, prima di voltarsi verso Ace.
Il moro la guardò in un attimo di contemplazione.
-Posso avere l’onore di accompagnare la sposa all’altare?!- domandò sorridendo radioso e facendola sorridere in risposta.
 

***
 

La chiesa era gremita.
Aveva organizzato tutto lei, aveva immaginato tutto nei minimi dettagli proprio perché fosse emozionante ma, forse perché non era previsto che fosse tutto per lei, non aveva pensato lo sarebbe stato fino a quel punto.
Stringendo il braccio di Ace, ignorando la debolezza dovuta alla malattia e alla terapia a cui la stavano sottoponendo, prese ad avanzare verso l’altare, dandosi una rapida occhiata intorno.
C’erano tutti, compagni di specializzazione, le matricole a cui aveva fatto, anche se per poco, da insegnante e responsabile, gli strutturati che da insegnanti erano diventati amici.
C’erano tutti, tutti lì per lei.
Ma in quel momento, si rese conto che c’era solo una persona di cui le importava che fosse lì per lei.
Cercò o suoi occhi con i propri, trovandoli fissi su di sé, per sostenerla anche a distanza, darle la forza e il coraggio necessari.
Era bellissimo nel completo scuro ed elegante, ma sarebbe stato bellissimo anche solo con il camice, lo sapeva bene Margaret.
Non riusciva a credere di avere tutta quella fortuna, di avere proprio lui accanto.
E mentre lo raggiungeva sull’altare, lasciando il braccio di Ace per prendere la sua mano pronta a sostenerla, sentì che non aveva bisogno di altro che del suo sguardo e il suo calore per riuscire ad andare avanti.
 

 
***
 

La aiutò ad allungarsi sul letto, coprendola con cura.
Era stato estenuante anche solo reggere la durata della cerimonia per Margaret, debole com’era.
Il rinfresco era durato pochissimo e Law l’aveva riportata in oncologia appena ne aveva avuto l’occasione, vedendo che aveva bisogno di riposare.
Ora Margaret lo guardava occuparsi dei cuscini e delle coperte, dopo essersi tolto giaccia e gilet, e una terribile sensazione si stava impadronendo di lei.
Quando si era svegliata, quella mattina, non aveva immaginato che sarebbe stato il giorno più felice della sua vita e per questo era stato ancora più bello.
Ma proprio ora che si rendeva conto di tutto ciò che aveva, di quanto potesse essere felice, ora la consapevolezza di avere poco tempo, di essere malata, forse terminale, si stava pienamente impossessando di lei.
Se ne accorse solo quando il primo singhiozzo le rimbombò nelle orecchie, che stava piangendo.
Portò una mano tremante alla bocca mentre Law lasciava perdere i cuscini e si sedeva sul materasso accanto a lei.
-Ehi!- la chiamò, posando una mano sulla sua guancia -Va tutto bene. Calmati, va tutto bene- le disse riuscendo a farle focalizzare lo sguardo umido e perso su di sé.
La vide allungare il braccio per cercarlo e non perse tempo, stendendosi al suo fianco.
Margaret si girò, lasciandosi avvolgere dalle sue braccia, lasciandogli raccogliere le sue lacrime con la bocca e le sue calde dita.
Si strinse di più a lui, imponendosi di calmare i singhiozzi.
-Grazie- soffiò a fatica -Oggi mi hai fatto vivere un sogno- gli disse, facendolo ghignare.
La baciò sulla fronte prima di agganciare i suoi occhi con i propri.
-Ti prometto che farò in modo che ogni giorno sia un sogno d’ora in poi- le disse, mentre Margaret infossava il capo nella sua gola.
Posò il mento tra i suo capelli, stringendola senza farle male.
-Te lo prometto, Margaret-
 

 
***
 

Entrò in casa, un mazzo di fiori in mano e un ghigno felice sul volto.
Aveva fatto un po’ più tardi del previsto ma non così tanto per fortuna.
Era strano vivere ancora tutti insieme, in quella enorme casa che era stata della madre di Bonney, quasi fossero ancora degli spiantati al primo anno, ma aveva un che di caloroso stare lì.
Erano come una grande famiglia, poco importava che adesso ci fossero ben due coppie sposate nel loro gruppo.
Un’imprecazione al piano di sopra e un urlo acuto lo avvisarono che Kidd era di nuovo entrato in bagno senza bussare e Perona, la specializzanda al primo anno con cui Ace aveva una storia da qualche settimana per quanto non fosse deontologicamente ineccepibile come comportamento, aveva dimenticato nuovamente di chiudersi a chiave prima di entrare in doccia.
Sospirò, scuotendo il capo divertito.
Ormai si era rassegnato a vivere in mezzo alla follia.
Appese la giacca all’attaccapanni nell’ingresso prima di spostarsi verso il salotto e fermarsi sulla porta ad ammirarla.
Era sempre bellissima.
Anche con i capelli così corti, che avevano ricominciato a crescere, anche ancora così smunta e pallida per la chemioterapia a cui si era dovuta sottoporre insieme a svariate operazioni in quei mesi era sempre comunque bellissima.
Ancora di più con addosso la sua felpa che le andava enorme, considerò Law.
Si stava ancora perdendo a contemplarla quando Margaret sollevò la testa dal libro che stava leggendo e gli sorrise radiosa.
-Ehi! Com’è andata in ospedale?!-
Law la guardò ghignando.
-Tutto bene-
Faticava ancora a crederci.
A credere che davvero ce l’avesse fatta.
Era stata una guerriera, aveva lottato e aveva sconfitto il cancro.
Era guarita, la sua Margaret era finalmente guarita, era sana e pronta a vivere la loro vita insieme.
-E qui?!-
Margaret si strinse nelle spalle.
-Solita routine- rispose, sorridendo -In realtà non vedo l’ora di tornare in ospedale- sussurrò abbassando la voce.
Law si lasciò sfuggire uno sbuffo di risata, prima di staccarsi dallo stipite, incapace di starle lontano un attimo di più, mostrandole i fiori che teneva in mano.
Margaret sgranò gli occhi sorpresa.
-E quelli?!- chiese, increspando le labbra in un sorriso.
Fu il turno di Law di stringersi nelle spalle.
-Volevo fare un regalo a mia moglie- si spiegò, porgendole i fiori e sedendosi accanto alle sue gambe, sul divano.
Margaret li ammirò qualche istante per poi allungarsi e posarli sul tavolino prima di afferrarlo per il colletto della felpa e trascinarselo contro.
Lo baciò con un’energia che per mesi le era mancata, affondando le dita nei suoi capelli, sentendolo stringerla per i fianchi che stavano tornando a rimpolparsi, seppure lentamente.
Si staccarono solo quando furono a corto di fiato e Margaret si perse a contemplarlo innamorata.
-Mi sei mancato oggi- ammise, con semplicità, facendolo sorridere.
Portò una mano sulla sua guancia, sfiorandole il naso con la punta del proprio.
-Anche tu mi sei mancata- soffiò per poi stendersi al suo fianco e abbracciarla.
Rimasero così per un tempo indefinito, senza parlare, perdendosi semplicemente nel calore l’uno dell’altra.
Dovevano raccogliere le energie.
Domani era il primo giorno della loro nuova vita.
 
 
 









 
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