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Autore: LadyLisaLaurie    15/12/2008    0 recensioni
Il tempo del mistero, delle battaglie, degli incantesimi, dei draghi, dei cavalieri e delle principesse... Ogni luogo ed ogni sogno sono un pensiero di passione. La bella principessa sarà in pericolo, ma un prode cavaliere giungerà in suo soccorso. E l'amore sboccierà?
Genere: Drammatico, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Will I learn what’s truly sacred, will I redeem my soul, will Truth set me free?[1]

(The truth beneath the Rose – Within Temptation)

 

Sorge l’alba, si raduna la folla ed il cavaliere è lì, in quell’arena dove tutto ebbe inizio. Il ciclo della vita: un grande cerchio dove inizio e fine sono lo stesso punto. Tutto ritorna, nella teoria del divenire e l’uomo non può far nulla per fermarlo.

Un giorno che è sembrato essere un’eternità anche più lunga dei 16 anni passati in quelle mura di prigionia ed osservare i raggi del sole sembra…la prima volta. Il rumore della gente si sente fin dentro la testa e gli occhi che osservano la scena, punendo il corpo per la sua impotenza, perché non può fare niente. E alla fine realizzare.

Aprite

Cosa? sentire dall’altra parte della porta.

C’è un cadavere qui, non vorrete lasciarci con una morta spero! con risolutezza mentire spudoratamente. E poi cogliere di sorpresa l’avversario.

 

Quando la porta della stanza si aprì, Lady Lisa centrò un pugno in pieno volto alla guardia. Ce n’era solo una, le altre erano tutte con il Re, impegnate nella grande festa al cavaliere di Taeltran.

“Sono stanca di essere una Dama! – disse prendendo una corda e legando mani e piedi della guardia, che nel frattempo rinvenuta dal colpo, tentava di urlare. Gli infilò un pezzo di stoffa in bocca. – Tu starai qui buono, cuccioletto! – gli disse – Voi…prendetevi cura di lei – ordinò alle sorelle di curare Amber – e Voi – a Sir James – quanto siete desideroso di combattere?”

“Più di ogni cosa Milady…” rispose lui

“Accomodatevi! - gli fece segno di uscire dalla porta e gli diede in mano la spada della guardia e poi rivolta di nuovo all’uomo legato come un salame in terra. – Bada che se accade qualsiasi cosa ad una di loro tre, la mia sarà un’Ira funesta su di te!”

“Dove vai?” le chiese la sorella più piccola piagnucolando.

“A riprendermi quello che mi spetta. Sono la Regina di Harbot e intendo riprendermi il mio trono!” uscì dalla stanza dando solo un’ultima occhiata all’amica che delirante giaceva nel letto.


Il Re entrò nell’arena e tutta la folla lo applaudì ed acclamò quasi fosse un gladiatore invincibile. La paura fa agire da conigli ed opportunisti.

Calmò le grida con un sorriso incantevole e quegli occhi sempre accesi e vibranti, mentre le braccia alte si muovevano per placare gli animi desiderosi di violenza.

“Vi prego…vi prego…siamo qui per celebrare una vittoria. Il regno di Harbot ha scovato i traditori e li ha eliminati con risolutezza, solo uno è stato temerario fino all’ultimo. – nell’arena venne condotto il cavaliere, ancora incatenato mani e piedi, con visibili segni di pestaggio su tutto il corpo, i vestiti lacerati dalle frustate e gli occhi lacrimanti per la forte luce del sole che si rifletteva nei gioielli del Re facendoli luccicare fastidiosamente sul suo volto. – Sir Gregory… - la folla iniziò ad urlare ingiurie nei suoi confronti – Oggi festeggiamo la nostra vittoria…con la Vostra Morte!” indicandolo fece un sorriso famelico e scoppiò poi in una risata sonora che riecheggiò in tutta l’arena.

Il cavaliere venne sistemato sul patibolo, la corda gli venne stretta intorno al collo e sotto la botola che attendeva solo di aprirsi. Il Re si avvicinò al boia dicendogli parole che non furono comprensibili, troppo sommesse, ma al cavaliere giunse il messaggio quando il boia gli sistemò il nodo della corda perché scivolasse dietro il collo al momento dell’impiccagione, così da lasciarlo morire lentamente e in un dolore lancinante, come si faceva con le donne accusate di stregoneria nella vecchia Salem Village.

“Ancora non parlate?” il consigliere Talbross si fece vicino al cavaliere sorridente. La risposta del cavaliere fu, anche questa volta, un muto sorriso sul volto e il silenzio. Il consigliere rise di gusto alla scena.

Ohhhhhhh si sentì echeggiare. Una punta di lancia stava conficcata nella gola del consigliere, che guardandosi le mani le vide piene di sangue al contatto con la gola.

“Desolata. Ho sbagliato a prender le distanze. Puntavo al Re – in quel momento nell’arena entrò Lady Lisa con Sir James al suo fianco e due o tre guardie che erano state rinchiuse perché si erano rifiutate di servire Re Robert. Alla fine, dopo tanto faticare, il cavaliere qualcosa era riuscito ad insegnarle. – Sono alquanto indispettita. Mi avevate promesso un posto in prima fila..” molto ironicamente si avvicinava al fratello, bloccata soltanto dalle guardie che si frapposero nel mezzo.

“Prego…- il Re fece segno alle guardie di spostarsi, non temeva la sorella, sapeva che non gli avrebbe fatto alcun male. – Vi avevo detto di restare nelle Vostre stanze, non è uno spettacolo per una donna!” le sussurrò.

“E per una Regina?Ahh…- lei sorrise – Non Ve lo aspettavate vero? Rinchiudermi in una stanza come una donnetta qualsiasi…ma avete dimenticato un piccolo particolare…sono la Regina designata!”

“Ehm…permettetemi di rettificare – il messo si avvicinò portando in mano l’atto firmato da Re Alron con il quale cedeva tutto al figlio maschio – come è scritto qui…il principino Robert è…effettivamente il Re…” Lady Lisa prese in mano l’atto.

“Qui dice per ‘sfortunata morte della primogenita’ – si guardò il corpo – A me sembra di esser viva e poi… - strappò la carta – Basta con i convenevoli. Vi propongo uno scambio…” il Re si incuriosì.

“…un duello…” disse il cavaliere da lontano.

Il Re fece segno al boia di tirare la leva e la botola si aprì. Lady Lisa spalancò gli occhi e deglutì alla vista di quella scena, mentre Re Robert si voltò di nuovo verso lei con tranquillità e disse “Proseguite mia cara…”. Lei scostò il capo oltre quello del fratello e disse “Non è ancora morto?” riferendosi al consigliere Talbross.

“Ora sì! - rispose il cavaliere – in piedi sulla pedana. In pochi avevano notato che le punte di lancia scagliate erano due: una nel collo del consigliere e l’altra sulla corda, per poterla spezzare. Il consigliere era disteso su di essa, non poteva parlare o emettere alcun suono; il cavaliere con il piede, spinse quella punta più in fondo, colpendo infine la carotide e provocandogli la morte – Vi avevo detto che non l’avreste toccata! – scese dalla pedana e si diresse verso il Re, ma venne bloccato dalle guardie  – La mia vita per la sua – indicò la Principessa – Un duello: Voi contro di me. Se vincerete mi ucciderete…”

“..e anche me!” proruppe la Principessa guardando il cavaliere con uno sguardo torvo, il quale cavaliere, ben consapevole di non poterle far cambiare idea in alcun modo, non si lasciò prendere dai convenevoli e proseguì. “E anche lei…ma se vinco io…Voi andrete via per sempre e resterete per questo regno solo un ricordo che fugge nel vento!”

 

Il Re accettò e fece cenno alle guardie di lasciare il cavaliere, gli fece dare una spada e gli concesse, sottolineando ripetutamente quanto non meritasse, qualche minuto per riprendersi.

Il cavaliere era vicino alla Principessa.

“Voi siete matto!” disse lei

“Voi non siete da meno, non temete!” rispose lui lasciandola sgomenta come sempre. Per un momento le loro mani si sfiorarono, impercettibile agli occhi di chiunque, ma fortemente sentito dai loro cuori.

“Vi guarderò le spalle!” disse Sir James impugnando la sua spada e il cavaliere ringraziò con una forte stretta di mano.

“Siete in ritardo, lo sapete?” disse il cavaliere alla principessa.

“Oh mi dispiace avevate un impegno? È che tra chiacchiere di corte e tè pomeridiani non ho potuto liberarmi prima!”

“Bastava un sì! Vi piace molto chiacchierare, ma io ho fretta, se non l’aveste notato!” le sorrise e si diresse, zoppicando verso il Re. Sapeva di non poter vincere, lui era zoppo, malconcio…ma lei sarebbe comunque stata salva, a quel punto la Morte gli sembrò il gesto d’amore più romantico mai compiuto. Per la prima volta gli tremavano le mani.

Dal canto suo, il Re si sentiva sicuro di poter vincere per le stesse ragioni, ma sapeva anche che mai avrebbe onorato quel patto e che Lady Lisa, così come le altre sorelle, Sir James e tutti coloro che avevano osato schierarsi contro di lui sarebbero morti l’uno dopo l’altro.

 

Velocemente una voce del duello era giunta alle orecchie delle principesse per opera di Sir Eric che era accorso non appena a conoscenza dei patti, certo che il Re non li avrebbe mai rispettati. Lady Stacy e Lady Allison fecero la loro entrata nell’arena accorrendo dai rispettivi mariti.

“Promettetemi che non morirete!” disse Lady Stacy piangendo mentre abbracciava il marito, che osservando la sua amata Principessa, rispose alla moglie “Farò del mio meglio!Posso restare ferito almeno?”

“Vi prendete gioco di me?” rispose lei piangendo.

“Ama farlo con tutti! - rispose Lady Lisa, con le lacrime agli occhi, riprendendo tra le sue braccia la sorella. Si tolse poi dal collo la collana che aveva portato sempre dalla morte della madre, quell’amuleto di protezione che le aveva regalato poco prima di morire, e lo mise al collo del cavaliere, nascondendolo sotto i brandelli di camicia che restavano – Vi proteggerà!” gli disse sorridendo e si allontanò con la sorella.

 

Non fu un duello molto lungo, a causa delle condizioni poco promettenti del cavaliere, che dopo pochi colpi era già esausto ma ancora per niente sconfitto. Poche battute di spada: il Re si batteva con molta grazie ed audacia, da vero cavaliere, frutto degli insegnamenti impostigli dal padre da quando aveva solo sei anni. Un vero uomo si riconosce dalla sua bravura con la spada e dalla sua virilità nel tenerla in mano. Gli ripeteva sempre. Finalmente si sentiva all’altezza di quel compito, finalmente nessuno poteva più criticarlo e se lo avesse fatto…l’avrebbe ucciso. Ma nonostante questa sicurezza, non mancava di giocare sporco, tirando calci al corpo ormai esausto del cavaliere che era inginocchiato in terra da un bel po’ ormai. All’ultimo, quando vide che stava con la testa bassa, il respiro affannato e la spada ormai abbandonata, si mise di lato e posò la sua spada sul collo scoperto del cavaliere, la rialzò e urlando “Sono il Re!” sferrò il colpo per mozzargli la testa.

Ma non aveva previsto di incrociare un’altra spada nel mezzo: Lady Lisa era lì, con il respiro pesante, le mani che reggevano con forza la spada che il cavaliere aveva abbandonato in terra, e impediva che quel colpo lo uccidesse.

La scena rimase bloccata per qualche istante solo su loro tre in quella posizione: il Re in piedi, con le gambe aperte per bilanciare il peso e calibrare bene il colpo, lo sguardo torvo fisso sulla sorella, la spada di pochi centimetri lontana dalla pelle del collo del suo avversario; Lady Lisa nella sua sottoveste bianca, ancora sporca di terra, sangue e sudore, i capelli arruffati e mantenuti solo da un lato da un piccolo ed invisibile fermaglio, le mani tremolanti fisse su quella spada, ad impedire la morte del suo innamorato; il cavaliere inginocchiato che non osava muoversi in alcun senso, stava fermo, sicuro che la sua Principessa non avrebbe mai permesso di ucciderlo, in virtù di quelle promesse d’amore che gli aveva fatto pronunciando quel E anche me.

Come svegliati dall’incanto, guardie e cavalieri intorno iniziarono una battaglia gli uni contro gli altri, mentre Sir James e Sir Eric cercavano in ogni modo di difendere le principesse, senza che venisse loro torto un capello.

Si sbloccarono anche i tre, quando Lady Lisa lanciò in aria il colpo per allontanare la spada del fratello, permettendo al cavaliere di alzarsi. Non mollò mai quella spada e il Re si trovò dinnanzi una spada impugnata da una donna tremante ed un moribondo, in piedi, sanguinante e a pochi attimi dal crollare in terra morto. Lanciava colpi a caso, sperando di colpire almeno uno dei due, ma forse l’agitazione o forse la paura vedendo svanire il suo desiderio di vendetta e la gloria della vittoria, non riuscì a mandare un solo colpo a segno, finché diretto ormai sulla sorella, che indifesa non sapeva cosa fare, lanciò un colpo facendo volar via la spada dalle sue mani. Il cavaliere si mise nel mezzo, dando le spalle al Re e con le mani strette sulle braccia di lei le urlo “Fuggite!”, ma lei pietrificata non sapeva cosa fare, con gli occhi sbarrati e le lacrime che scendevano a fiume l’una dopo l’altra, finché non lo vide spalancare gli occhi ed emettere un lieve suono. Nel suo fianco trovò un pugnale e la mano che la reggeva era di un Re felice e sorridente di aver vinto con ogni mezzo. Prima di crollare in terra, riuscì solo a dargli una gomitata alla gola, facendolo piegare riverso sul pavimento con difficoltà di respirazione. E poi cadde.

Lady Stacy, con un urlo demoniaco, si lanciò verso di lui, gettandosi in terra, prendendogli la testa e piangendo, mentre Lady Allison con gli occhi chiusi cercava di pensare a tutto quello come ad un incubo.

E lì stava lei, senza più un respiro, un battito, una ragione per vivere…perché la ragione per la quale fino ad ora non era fuggita dal Regno era ormai riversa in terra e non si muoveva più. Quel destino che li aveva fatti incontrare…ora li separava.

 

Senza ragione alcuna o pensiero logico si fece vicino al fratello, che stava ancora sul terreno polveroso dell’arena tentando di riprendere il respiro, gli prese i capelli e tirandogli indietro la testa gli disse “Andrai all’Inferno e io sarò presente!”. Prese la spada e lanciando un urlo di dolore misto a rabbia, paura ed ogni sensazione mai provata in tutta la vita, gliela piantò nella schiena, lasciandola lì conficcata quasi l’avesse infilata in un masso aspettando che qualcuno la estraesse.




[1] “Imparerò cosa è veramente sacro, la mia anima troverà la redenzione, la verità mi libererà?”

  
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