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Autore: lasognatricenerd    18/03/2015    1 recensioni
Da quando Magnus ha baciato William, sotto gli occhi di Camille, il cacciatore non riesce a togliersi dalla testa quel sapore. Non riesce a darsi pace, come se avesse bisogno di una conferma. Per questo, decide di andare a casa dello stregone in piena notte...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Magnus Bane, William Herondale
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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https://www.youtube.com/watch?v=AJtDXIazrMo

– Mi hai appena baciato?
– No.
– Pensavo…
– A volte gli effetti collaterali degli incantesimi antidolorifici possono risolversi in allucinazioni del tipo più bizzarro.
 
Era ben sicuro del fatto che quello che aveva provato non era stata solo pura immaginazione. Aveva sentito anche fin troppo bene il sapore delle labbra di Magnus contro le proprie. Poteva essere davvero così drogato da avere un’allucinazione dannatamente veritiera?
William strinse gli occhi a due fessure, mentre si posava le dita contro le labbra e cercava di ricordare quel bacio davanti a Camille, la vampira che Magnus aveva amato molto tempo prima. Perché lo aveva fatto? Di cosa stavano parlando esattamente? C’era forse una spiegazione logica a tutto quello che era successo dentro l’appartamento dello stregone? E ancora non capiva perché gli avesse nascosto una cosa del genere. Da tempo oramai sapeva certi orientamenti sessuali di Magnus, quindi non riusciva a capacitarsi del perché non gli avesse detto la verità.
Forse non voleva fargli capire che provava qualcosa di estremamente grosso per William. Era stato solo un bacio. Magnus aveva chissà quanti anni, quindi non doveva significare proprio nulla. Forse era questo il motivo per il quale era rimasto in silenzio: non era stato che un bacio da mettere in scena per vedere se Camille diventava gelosa.
No, non è così.
Più cercava di convincersi che Magnus non era il tipo che usava le persone, più faceva fatica a crederci. Da quel giorno non ne avevano più parlato, come se non fosse successo niente del genere. Eppure, William, ci pensava almeno una volta al giorno se non di più. Era come se gli fosse rimasto impresso quel sapore che aveva sentito anche se solo per qualche secondo. Non era giusto che Magnus si fosse comportato in quel modo e poi se ne fosse uscito con quel semplice “no” che aveva distrutto letteralmente William, senza volerlo. L’Herondale non capiva perché fosse sempre pronto a pensarci, ma era qualcosa che faceva con naturalezza. Non è che prendeva l’iniziativa di pensarci, avvenivano come flash o pugnalate al cuore. Quasi gli faceva male. In più doveva tenere nascosto il tutto sia a Jem che a Tessa, perché non sarebbe mai riuscito a parlarne con loro.
Erano presi l’uno dall’altro come se non ci fosse un domani, dunque non sarebbe stato giusto rovinare quell’atmosfera perfetta che si era andata a creare fra di loro. Era convinto di provare qualcosa per Tessa dalla prima volta che aveva messo gli occhi su di lei, ma poi quel bacio lo aveva mandato fuori di testa. Inizialmente aveva pensato che fosse per colpa della droga e dell’incantesimo antidolorifico che lo stesso Magnus gli aveva fatto, ma poi si era reso conto che non era affatto così. Non ci pensava solo quando non aveva nulla da fare.
Quando finiva contro qualche demone, pensava che sarebbe stato bello poterlo baciare ancora, prima di morire. Per questo stava il doppio attento ogni battaglia che cadeva sulle sue spalle, come se si promettesse ogni volta che dopo questa, avrebbe chiesto a Magnus la verità. Ma poi non lo faceva mai, perché non era da lui. Non era il tipo che andava a pregare qualcuno per sapere la verità, solitamente non insisteva. Questa volta era tutto così diverso che non si riconosceva nemmeno più. Jem glielo aveva detto: quel muro che aveva costruito attorno a lui, stava crollando e ben presto non ci sarebbe stato nemmeno un mattone. Aveva paura di crollare insieme a questo ed era spaventato.
Se ci fosse stato qualcosa di importante, Magnus me lo avrebbe detto.
Ma era davvero così? Alla fin fine non si conoscevano davvero: erano solo uno stregone ed un Nephilim e William si era rivolto a lui solamente perché voleva disfarsi di quella dannata maledizione che aveva su di sé da ben cinque anni. Non doveva esserci nient’altro fra di loro, se non un semplice rapporto professionale.
Ma devo sapere.
William era un Herondale e la loro testardaggine era abbastanza famosa, dunque, non si fece mettere i piedi in testa da nessuno. Convinto di quello che avrebbe fatto, si alzò in piedi e si rimise gli stivali neri che usava solitamente per andare a caccia. Indossava la solita tenuta nera, senza differenze. Impugnò una spada angelica e se la sistemò sul fianco, prima di uscire dall’istituto, diretto verso la casa di Magnus. Sapeva che era in piena notte, ma aveva bisogno di porre rimedio a quel dolore che provava. Era passato quasi un mese ed ogni volta che i suoi occhi azzurri incrociavano quelli gialli e da gatto di Magnus, gli pareva che la sua ragione scomparisse tutta d’un tratto. Non ne aveva la forza. Aveva abbassato lo sguardo svariate volte e di questo, Magnus, se n’era accorto: gli Herondale non avrebbero mai abbassato lo sguardo davanti a qualcuno, amico o no. Sarebbe stato come un segno di sottomissione e nessuno di loro voleva provare quella sensazione, eppure William… Stava crollando.
La pioggia cominciò a scendere lenta e flebile contro le strade di Londra, come quasi tutte le sere. Non c’era da stupirsi che lì, il tempo, non era dei migliori. Non ci fece molto caso e continuò ad andare avanti con una certa tranquillità, anche se in cuor suo non era così calmo. Sentiva gli occhi lucidi ed il corpo tremare dall’agitazione. Paura dei sentimenti che cominciava a provare per quello stregone che, per lui, sarebbe dovuto essere uno stregone e basta. Ed invece, da un po’ di tempo, era diventato un amico fidato. E adesso…
E adesso?
Girò a sinistra, in un vicolo, per prendere una scorciatoia e soli in due minuti, si ritrovò davanti al portone di casa sua. Fece un grosso respiro e bussò, sperando che arrivasse subito. In effetti così fu.
“Lo sai che ore sono, Herondale?”
Nonostante tutto, Magnus non sembrava sorpreso di vederlo davanti alla porta di casa propria, completamente bagnato e con uno sguardo sperduto: non era la prima volta.
“Magnus, perché mi hai baciato?”
Un altro pregio – o difetto? – degli Herondale: arrivare subito al sodo. Lo stregone restò un attimo immobile ed in silenzio, prima di decidere di farsi da parte e farlo entrare, senza fare commenti. Gli chiuse la porta alle spalle e si avviò verso il salotto, sedendosi sul divano. “Sei venuto qui per chiedermi questo, William?”
“Beh, almeno adesso non hai negato. Quindi, mi hai baciato.”
Il moro era rimasto indietro, a metà strada fra la soglia della porta ed il divano, sul quale Magnus si era appena seduto, osservando il fuoco.
“Sì, ti ho baciato. E mi dispiace se questo ti ha recato disturbo. Non era niente.”
Non era niente.
“Come pensavo. Scusa se ti ho disturbato a quest’ora. Ci vediamo.”
In un batter d’occhio lo stregone si ritrovò davanti al moro, che era molto più basso di lui, vista l’età. Lo guardò negli occhi e gli alzò il mento, sfiorandoglielo con due dita, come se sapesse che cosa stesse cercando esattamente.
“La risposta non ti soddisfa?”
“Perché non dovrebbe essere così?”
“Will, ti conosco. Quando te la prendi diventi il ragazzo più freddo del mondo.”
“Ti sbagli, sono così e basta.”
Si scostò dall’altro in modo che evitasse di guardarlo ancora negli occhi. Quegli occhi che presto avrebbero cominciato a piangere lacrime.
“Non sei così, smettila! Ma che ti prende? Ti presenti qui, alle tre di notte, con quello sguardo che mi ammazza ogni volta, mi chiedi perché ti ho baciato e quando ti rispondo nel modo che probabilmente pensavo ti piacesse di più, hai intenzione di andartene via in questo modo?”
“Nel modo in cui mi piacerebbe di più? E tu che ne sai di quello che voglio? Non mi conosci.”
“Già, non ti conosco.”
Maledizione Will, esci da questa cazzo di casa. Esci. Esci o non lo farai mai più.
“Magnus, spostati.” Disse con uno sguardo truce, nonostante fosse a terra, ed una voce che non ammetteva repliche ma, ovviamente, lo stregone non si spostò di un millimetro.
“Dammi un valido motivo per il quale dovrei farlo, William.”
“Non spreco tempo con le persone che baciano così, tanto per fare. Quindi per favore, spostati e basta, o sarò costretto a sfondarti la finestra per uscire.”
Ci fu un silenzio che William non riuscì bene ad interpretare e poi un sospiro uscì dalle labbra dell’altro. Avrebbe voluto osservarle un’ultima volta, ma non riusciva ad alzare lo sguardo per poterlo guardare seriamente.
“Non capisci proprio nulla, William Herondale.”
Con quella frase si offese particolarmente.
“Ah, io non capisco niente?!” Urlò, alzando finalmente gli occhi pieni di lacrime verso di lui. “Io?! Sei tu che dovresti metterti le idee chiare in testa, invece di fare così! Non osare mai più dirmi che non capisco nulla, perché capisco benissimo quello che voglio! Ora sposati, maledizione!”
Si fiondò su di lui, pronto a fargli male, a tirargli un pugno nello stomaco, ma nel momento in cui lo fece, Magnus aprì le braccia e lo abbracciò.
No, per favore.
“No, non riesci a capire. Non capisci che sei la mia luce e la mia notte. La mia cura ed il mio dolore. Sei l’unica cosa che voglio toccare, William. Non immaginavo che avrebbe significato così tanto per me, ma è così. A quanto pare hai acceso il mio cuore in fiamme.”
Non poteva crederci che lo stregone avesse appena detto quello che effettivamente aveva appena detto. Doveva aver sognato. Sì, probabilmente lui era ancora all’istituto e stava sognando un desiderio nascosto anche a se stesso. Affondò il viso nella sua maglietta, respirando a fatica. Lo aveva detto sul serio? Eppure quel profumo che proveniva da lui era così buono e veritiero che forse… Non era davvero un sogno. Forse quel bacio era davvero qualcosa.
Il proprio viso si alzò verso l’altro, guardandolo negli occhi. La prima volta che li aveva visti, aveva pensato che fossero qualcosa di incredibilmente buffo, ma adesso pensava che fossero la cosa più bella del mondo. “Cosa stai aspettando?”
Entrambi sapevano di cosa William stesse parlando. Senza aggiungere nient’altro, lo stregone portò di nuovo due dita contro il mento del ragazzo, lo alzò, la sua schiena si sporse in avanti e… lo baciò, proprio come aveva fatto quella volta. Ma adesso era una situazione così diversa, che mille brividi gli percossero la stessa schiena, facendolo tremare. Le sue mani, piene di rune, si strinsero attorno al suo collo, sfiorandogli le ciocche di capelli neri. Questa volta non era drogato. Né avvelenato. Né sotto un incantesimo antidolorifico. Era solamente lui: William Herondale.
“Ogni centimetro della tua pelle è un punto che devo scoprire.”
Le parole pronunciate dalle labbra di Magnus furono un toccasana per il moro che sentì la propria bocca aprirsi in un gran sorriso.
“Non voglio altro, Magnus. Amami come sai fare solo tu.”
“ Lo farò, William. Lo farò.”
   
 
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