Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    18/03/2015    7 recensioni
L' ebook è scaricabile dal mio profilo autore. Revisione ultimata! Grazie a tutti coloro che continuano a leggerla! :)
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Cosa sarebbe accaduto se nel numero 28 Masumi Hayami fosse riuscito a confessare a Maya di essere l'ammiratore delle rose scarlatte? Leggete la mia versione di questo "what...if" ^_^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ultima revisione: marzo 2016

 

38. Davide e Golia

 

Come ogni mattina, Maya si recò in sala prove e Kuronuma era lì ad attenderla. Gli altri attori non erano ancora arrivati, voleva provare con lei alcune cose prima che giungessero tutti e lei non si era tirata certo indietro. Il regista era esigente, ma aveva molte visioni in comune con lei per quella sceneggiatura ed era ben felice di rispondere alle domande che le faceva e orgogliosa di poter partecipare ad alcune piccole decisioni che poi sarebbero andate in scena.

Il fatto che il regista si fidasse di lei aveva contribuito ad alleviare quel senso di inadeguatezza che l’aveva sempre accompagnata e questo era uno dei motivi per cui si era affezionata in maniera particolare a quell’uomo burbero ed esigente. Kuronuma infatti mescolava sapientemente carota e bastone, gratificandola e punendola praticamente in egual misura. Sicuramente un passo avanti rispetto ai modi della signora Tsukikage…

- Kitajima, mi ascolti? - la riprese sventolandole il copione davanti alla faccia. Lei sussultò e arrossì.

- Vai a vedere se Sakurakoji è arrivato, mettetevi gli abiti di scena, voglio provare la scena conclusiva, stamani - le ordinò alzandosi e raggiungendo la cabina di regia.

Maya schizzò in piedi e uscì di corsa dalla sala prove, percorse il corridoio principale, svoltò a destra e, senza pensare, aprì la porta del camerino di Yu.

Rimase immobile, sconcertata, mentre il lieve rossore sulle guance dovuto alla breve corsa si intensificava alla vista della schiena nuda di Sakurakoji. Era in piedi, probabilmente era stato in palestra perché indossava i pantaloni grigi di una tuta che segnavano perfettamente il suo fondo schiena, e quando si voltò di scatto in un movimento fluido sentendo aprirsi la porta, lei si portò una mano alla bocca, imbarazzata per la vista che lui le offrì. Oh… santo… cielo… io non credevo che… che lui…

Yu la vide con il volto in fiamme, afferrò una maglietta nera che era appoggiata sulla sedia e se la infilò rapidamente ottenendo solo di mettere ancor più in evidenza i suoi muscoli tesi.

- Scusa, Maya, io… - si scusò, arrossendo lievemente e distendendo la maglietta sulla pelle.

- No! - replicò lei che avrebbe voluto sprofondare - Sono... io che... sono entrata... senza bussare... - balbettò e chiuse la porta con uno scatto fulmineo. Maya si portò le mani al volto, sentendolo scottare. Tutto era durato forse venti secondi, eppure come avrebbe potuto guardarlo di nuovo? Ma perché sono entrata in quel modo? Stupida, stupida, stupida!

Yu si mise le mani sui fianchi e abbassò la testa sconsolato, mentre un lieve sorriso gli increspava le labbra e le sue guance s’imporporavano. Però sei rimasta a guardare...

- Immagino che Kuronuma mi aspetti per iniziare… - sbuffò borbottando fra sé, si tolse di nuovo la maglietta, la tuta, e indossò l’abito di scena. Quando uscì dal suo camerino, Maya era sparita come si era aspettato. Espirò e si incamminò verso la sala prove.


Nell’istante in cui Maya si dirigeva al camerino di Yu, Mizuki Saeko entrò nell’ufficio del suo capo, appena arrivato, senza neppure concedergli quei dieci minuti come era solita fare. Masumi sollevò la testa quando la porta si riaprì, indossava ancora il soprabito, e la fissò interrogativo.

- Mi scusi, signore, ma credo debba vedere questo - e gli porse un giornale, lui la raggiunse, lo prese e lo aprì.

Il titolo centrale riportava con ideogrammi netti e precisi: Davide contro Golia. Subito sotto, come sottotitolo: Storia di un produttore e di un’attrice. Mizuki lo vide corrugare la fronte e non le sfuggì neppure la mascella che si serrò in tensione.

L’articolo era scritto in prima persona come se qualcuno stesse raccontando. L’inizio riportava una parte, incompleta e inesatta, della storia che aveva coinvolto suo padre e Chigusa Tsukikage. Alcuni fatti riportati erano veri, rintracciabili su molti vecchi quotidiani, altri completamente inventati. Emise uno sbuffo infastidito e fece per chiudere il giornale, ma Mizuki ci mise una mano sopra.

- Signore, dovrebbe leggere fino in fondo - gli consigliò fissandolo intensamente. In quell’istante Masumi comprese che c’era qualcosa che non andava. Spiegò di nuovo il giornale e riprese quella lettura scadente. L’articolo proseguiva con una serie di inesattezze circa il ruolo di suo padre nel suicidio di Ichiren Ozaki, ma ciò che traspariva evidente era l’odio che il narratore provava nei confronti di Eisuke Hayami. Tutti i termini usati erano offensivi, svilenti, e lo condannavano come un mostro senza cuore, spietato, cinico e arrivista. Poi il racconto prese una piega diversa, spostandosi trent’anni dopo e quando si rese conto che la voce narrante in prima persona era Maya Kitajima, un gelo freddo gli serrò lo stomaco. Scorse rapido le righe, la maggior parte delle informazioni era approssimativa e raccontava di vessazioni che lei avrebbe subito a causa di Masumi Hayami, degno figlio di suo padre, perverso, gelido, egoista e senza scrupoli. Non era stata risparmiata neanche la Daito Art, che era stata dipinta come un covo di maligni approfittatori. L’ultimo paragrafo, che chiudeva l’articolo, diceva: “Lo credevo una brava persona, diverso da suo padre! Invece è un affarista senza scrupoli che pensa solo a raggiungere i suoi obiettivi! Mi ha sempre raggirata e ingannata e non ho più intenzione di accettare il suo gioco! Non importa quali mezzi usi, da me non avrà mai i diritti della Dea Scarlatta se dovessi vincere la sfida! Ricordatevi queste mie parole, perché io sono Maya Kitajima.”

Il suo sguardo si fermò su quelle ultime righe mentre il suo cervello pensava già a ciò che avrebbe dovuto fare. Non ha nominato l’ammiratore delle rose scarlatte, mai… e non posso credere che abbia rilasciato un’intervista del genere senza autorizzazione del regista… Inoltre è quasi tutto inventato… tranne i nostri litigi, ma quelli sono finiti su tutti i giornali ed erano facili da reperire… è sicuramente un falso…

Sorrise lievemente mentre ripiegava il giornale, poi sollevò lo sguardo su Mizuki e la segretaria sussultò. Che occhi freddi e vuoti… degni del vecchio Masumi Hayami…

- Conosco il direttore di questo giornale - le disse algido - Non capisco come possa aver permesso una prima pagina di questo calibro, palesemente un falso. Me lo chiami - poi si voltò e si tolse il soprabito buttandolo sulla sedia - E prepari un comunicato stampa, potrebbe servire - aggiunse voltandosi a guardarla.

Mizuki fece un lieve inchino e uscì in silenzio.

Maya non posso credere che tu abbia parlato liberamente con un giornalista… mi hai detto che avevi capito come funzionava questo mondo… devo trovarti un manager… non ti è più concesso commettere questi errori e non puoi tenere per mano il tuo partner sulla scena fuori dai teatri di prova anche se sei innamorata di lui… almeno non finché non avrai vinto la Dea Scarlatta… ragazzina… non ti rendi conto di quanto sia fragile e pericoloso il rapporto fra attrici e giornali? Avrei voluto aiutarti, ma io… non posso più espormi… se davvero qualcuno scoprisse il mio legame con te, tutti gli obiettivi che hai raggiunto negli anni verrebbero messi in discussione… come se io ti avessi favorito… per non parlare di ciò che potrebbe farti mio padre! La vera identità del tuo ammiratore dovrà sempre restare un segreto!

Angosciato, si afferrò la testa fra le mani rendendosi conto che era stata proprio lei a tagliarlo fuori dalla sua vita come aveva sempre temuto. Tutto quello che era accaduto nella valle era solo un riflesso dei sentimenti di gratitudine e affetto che provava per il suo ammiratore e che aveva cercato di rispecchiare in lui dopo aver scoperto che erano la stessa persona.

Ma non ci sei riuscita, vero ragazzina?



Nell’istante in cui Mizuki chiudeva la porta dell’ufficio del signor Hayami e si apprestava a chiamare lo sconsiderato direttore che aveva dato l’autorizzazione alla pubblicazione di quell’articolo, uno degli attori del gruppo di Kuronuma spalancò le porte della sala prove portando con sé un giornale.

Andò dritto da Maya, che ci mise qualche secondo ad uscire dalla parte di Akoya, mentre le grida del regista invadevano tutto lo spazio.

- Ma che fai?! - urlò brandendo il copione nei confronti dell’attore e raggiungendoli. Anche Yu si alzò dalla sedia e in breve fu alle spalle di Maya.

La giovane lesse l’articolo diventando sempre più terrea finché non crollò in ginocchio appoggiandosi il giornale sulle gambe, il viso sollevato verso il regista che la fissava, le lacrime che scendevano silenziose. Quelle ultime parole… le ho dette a Rei… ma eravamo sole… non c’era nessuno!

Un’angoscia dirompente le squarciò il petto e le tolse il respiro.

- Kitajima, che ti succede? - la interrogò bruscamente.

- Non sono stata io, signor Kuronuma, non sono stata io… - balbettò fra i singhiozzi strozzati. Il regista le strappò di mano il giornale mentre Sakurakoji si inginocchiò accanto a lei e la prese per le spalle: standole dietro aveva potuto leggere ogni cosa, ma non poteva credere che fossero parole di Maya.

- Hai parlato con qualcuno? Dimmi la verità, Kitajima! - indagò il regista, incredulo che potesse aver commesso un errore così grossolano come parlare con un giornalista, nonostante in effetti si stesse parlando dell’ingenua Maya Kitajima. Potrebbe anche averlo fatto e non essersene neanche resa conto...

Lei scosse la testa, piangendo sommessamente.

- Quello che racconta l’articolo è vero? - insisté Kuronuma abbassando il tono.

Lei continuò a fissarlo con gli occhi spalancati, le lacrime che scendevano, poi fece un movimento laterale con la testa che non significava solo negazione, ma in qualche modo gli stava confessando quanto le stesse causando dolore ciò che era scritto in quell’articolo.

- Direi che non le hai dette tu queste cose, giusto? - sussurrò il regista prendendola per le spalle e tirandola su. Maya ondeggiò lentamente la testa, negando di nuovo.

- Sakurakoji, portala nel mio ufficio e preparale un tè - ordinò il regista. Poi chiamò il suo aiuto, gli attori, e li dispose per provare una nuova scena. Dovrò chiamare Hayami… spero che non creda davvero a quel mucchio di spazzatura...

Yu l’accompagnò senza fare una parola, la sentiva piangere sommessamente e aveva ancora gli occhi spalancati, come avesse visto un fantasma. Come quella sera al ristorante… ogni volta che si tratta di quell’uomo finisci per piangere…

Rese la stretta intorno alle sue spalle più serrata e Maya sembrò rifugiarsi nel suo fianco in cerca di protezione.

Arrivati nell’ufficio di Kuronuma, la fece sedere, le passò un fazzoletto di carta, che lei prese mantenendo sempre quell’espressione piena di sconcerto e dolore, e le preparò un tè rimanendo in silenzio.

Dopo pochi minuti le porse la tazza fumante e finalmente Maya si riscosse, forse distratta dal profumo. Sollevò lo sguardo e incrociò i suoi occhi preoccupati. Prese la tazza fra le mani e bevve un sorso.

- Grazie, Yu - mormorò abbassando lo sguardo. Lui si inginocchiò davanti a lei raggiungendo i suoi occhi.

- Maya, perché ti ha così scosso quell’articolo? In fondo, anche se non è un’intervista a te, non mi sembrava così distante dalla realtà… devi ammettere che Masumi Hayami sarà anche un genio degli investimenti, ma è davvero odioso - sussurrò a bassa voce cercando di scuoterla. Maya sollevò lo sguardo incapace di trattenere un debole sorriso che Yu ricambiò.

- Lo è - ammise Maya debolmente bevendo un altro sorso di tè.

- Cosa? Un genio degli investimenti o odioso? - puntualizzò Yu sedendosi a gambe incrociate. Maya sollevò lo sguardo e lo fissò intensamente.

- Entrambe le cose - rispose lei seriamente, stupendolo. Chinò la testa e bevve di nuovo. Yu non aggiunse altro, sembrava essersi ripresa, e quell’ultima risposta gli era sembrata intrisa di un significato sconosciuto, come se lei sapesse molto di più su quell’uomo ambiguo e gelido.



Quella notte Maya non fece che rigirarsi nel letto, tanto che Rei si svegliò dopo aver ricevuto un calcio per come si dimenava.

- Maya… - mormorò assonnata, ma l’amica si girò nuovamente - Eppure il tuo futon è lontano… come fai a colpirmi…? - e sbadigliò. Si appoggiò sui gomiti e guardò la sua sagoma nel buio.

Scosse la testa sconsolata, si alzò e andò in cucina. Quell’articolo sembrava averla sconcertata più di quanto l’avesse rassicurata a cena. Appena lei stessa l’aveva letto, era rimasta colpita da quell’ultima frase.

Qualcuno stava ascoltando quando abbiamo parlato fuori dai Kid Studio e si è divertito a costruirci su una storia… Quanto devi essere combattuta, Maya, se l’ami così profondamente… sapere che è il tuo ammiratore e allo stesso tempo un uomo cinico che persegue con una volontà incrollabile i suoi scopi… Hai forse paura che le sue attenzioni fossero mirate? Per questo mi hai parlato dei diritti della Dea Scarlatta? Possibile che tu non abbia capito i sentimenti di quell’uomo e che lui non abbia ancora compreso i tuoi? Siete così ciechi di fronte al vostro amore? Oppure siete solo ingenui e non sapete riconoscerlo… o troppo spaventati per ammetterlo…

Preparò una tazza anche per Maya e sbadigliando tornò in camera. Durante la cena avevano parlato a lungo di quell’articolo, Maya si sentiva estremamente in colpa per aver parlato all’aperto e ad un certo punto aveva anche detto: “Il signor Hayami mi aveva avvisata di stare attenta, che le relazioni coi giornalisti sono sempre delicate…”. Si era stupita per quell’uscita, ma la frase seguente, pronunciata in un ringhio sommesso, l’aveva fatta sorridere: “La colpa è solo sua! Perché continua a volere quei diritti! Non si sono stancati di rovinare le persone? Non hanno un cuore?!” e aveva sbattuto un pugno sul tavolo, lamentandosi subito dopo del dolore.

La solita Maya...

Sorrise nelle tenebre, seduta a gambe incrociate di fianco al suo futon, lei che si rigirava nervosa.

Fra poche ore incontrerò Mizuki Saeko… deve avere qualche novità e anche io ce l’ho… dire a Maya quanto sia evidente il sentimento che li leghi entrambi in questo momento non è sicuramente una mossa saggia… la Dea Scarlatta è troppo vicina… e sono convinta che il signor Hayami pensi la stessa cosa… e sono anche convinta che entrambi crediate il vostro amore impossibile da essere corrisposto… che situazione assurda… sembra quasi che il dramma di Ichiren Ozaki si sia trasposto nella realtà…

Sospirò, accese una piccola abatjour e scosse Maya leggermente.

- Maya… svegliati… - mormorò continuando a scuoterla dolcemente. Lei aprì gli occhi e si mise seduta di scatto.

- Che c’è? Che succede? - biascicò insonnolita.

- Devi aver fatto un brutto sogno, tieni, bevi - e le porse la tazza di tè fumante. Maya osservò l’amica, poi la tazza, poi aggrottò la fronte.

- Un sogno… - sussurrò, e prese il tè - Grazie, Rei - gli disse, riconoscente.

Rei sorrise e si distese nel suo futon.

- Devi cercare di dormire, Maya, e dare il massimo nelle prove e nello spettacolo dimostrativo che ci sarà a breve… - le consigliò l’amica girandosi a guardarla - Lo so che sei confusa, anche se non vuoi confidarti con me, ma tieni duro come hai sempre fatto e afferra la Dea Scarlatta! -

Maya arrossì e abbassò lo sguardo.

- Rei… io… - balbettò, ma l’amica la interruppe subito.

- Non preoccuparti, Maya, pensa solo allo spettacolo - insisté, rassicurandola con un sorriso.

Maya annuì sollevata, avrebbe voluto tanto confidarle ogni cosa e potersi sfogare, ma era una situazione troppo complessa. in verità era sicura di apparire come una stupida ragazzina e che tutto ciò che si era immaginata riguardo quell’uomo fosse solo, appunto, un sogno. Cosa avrebbe potuto dirle? “Sai Rei, sono innamorata del mio ammiratore delle rose scarlatte… che poi è Masumi Hayami, che ho odiato profondamente per anni, che ha fatto chiudere la compagnia della signora, che l’ha vessata per anni insieme a suo padre, che ha concorso alla morte di mia madre, che mi ha costretto ad un contratto con la Daito e non ha fatto che umiliarmi e tormentarmi per sette anni, che le sue rose e attenzioni erano tutto uno stratagemma per arrivare ai diritti... ma io lo amo più di chiunque altro, non riesco a sopprimere questo mio sentimento e fino a qualche giorno fa ero convinta che fosse la mia anima gemella…”

No… non posso assolutamente dirglielo… e poi anche se lo facessi a cosa servirebbe? Lui non mi vedrà mai come una donna, non potrà mai pensare a questa ragazzina goffa e magra come a qualcuno con cui condividere la vita, l’unica cosa che poteva fare l’ha fatta: ha provato ad ottenere i diritti con le buone… ed io, senza rendermene conto, sono caduta nella sua trappola e so che ciò che sento non potrà mai essere cancellato dal mio cuore…

Si distese nel futon e si coprì mettendosi su un fianco, dando le spalle a Rei. Non riuscì a trattenere quelle lacrime di dolore che scaturivano dal suo profondo e quando Rei la udì, le si strinse il cuore. Strisciò nel suo futon, le mise un braccio intorno alla vita e si distese accanto a lei, abbracciandola stretta. Maya si abbandonò a quella vicinanza amichevole e silenziosa come fosse una colonna. Qui sentimenti così devastanti e incomprensibili non coinvolgevano solo lei, ma anche altre persone intorno e si rese conto, fra i singhiozzi, che tutta quell’angoscia non l’avrebbe portata da nessuna parte.

Farò in modo che tutto questo traspaia dalla mia Akoya! Renderò vivo il suo amore per Isshin, nessuno potrà dubitare di quel sentimento, né dell’esistenza della Dea, né del sacrificio dei due amanti!



La mattina seguente, dopo aver trascorso la notte quasi insonne, Maya si presentò puntale ai Kid studio. Andò nel suo camerino, si cambiò e raggiunse la sala comune per mangiare qualcosa. Si sentiva spossata e la mancanza di sonno aveva generato un lieve mal di testa. C’erano già altri due attori che la salutarono brevemente, avevano acceso la televisione e stavano guardando le notizie del mattino.

Maya prese una tazza di tè e una bottiglietta d’acqua, sempre disponibili sul tavolo. Si accasciò su una delle poltrone mentre ascoltava distrattamente il giornalista eliminandolo completamente dal suo campo uditivo quando iniziò a parlare delle notizie finanziarie. Ma all’improvviso uno dei due attori alzò il volume, così si voltò a guardare.

“... che a seguito dell’articolo uscito ieri hanno subito una forte oscillazione in negativo all’apertura della borsa. L’ufficio stampa della Daito Art Production ha confermato un comunicato che sarà rilasciato a breve dal suo presidente, Masumi Hayami, per fare chiarezza sulla situazione. Ed ora passiamo al meteo.”

Maya spalancò la bocca e lasciò cadere la tazza che andò in frantumi mentre i due attori si voltarono di scatto.

Sono stata io… è stata colpa mia… ma io… io non volevo… non ho mai voluto una cosa del genere!

- Kitajima! - l’urlo del regista la fece sussultare prendendola alla sprovvista e scattò in piedi come un soldato.

- Allora, vieni o dormi?! - l’apostrofò entrando nella stanza e notando la tazza a terra. Sbuffò e urlò di nuovo per chiamare la signora delle pulizie. I due attori si dileguarono in fretta lanciandole una rapida occhiata di comprensione.

- Kitajima… che ti succede? - si avvicinò abbassando la voce e riacquisendo la calma. Lei lo fissò arrossendo, ma lui non si mosse di un millimetro.

- N-Niente… - balbettò - Sono pronta -

- Pronta, dici? - Kuronuma la squadrò da capo a piedi, poi si voltò e imboccò il corridoio delle sale prove seguito dalla giovane che camminava a occhi bassi, il cuore colmo di tristezza e senso di colpa.



Masumi Hayami fissava impaziente il monitor del suo portatile che mostrava file e file di valutazioni borsistiche, in attesa di vedere quelle della sua azienda a seguito del suo comunicato stampa. Quella mattinata era trascorsa frenetica alla Daito Art, erano le dodici e la borsa avrebbe chiuso alle quindici: se le azioni si fossero riprese avrebbero potuto recuperare almeno quanto perso nella mattinata prima della chiusura.

L’elenco in scorrimento mostrò ciò che gli interessava e quando vide la cifra di quotazione in verde con la freccia in su in segno di ripresa, espirò passandosi le mani fra i capelli, si accese una sigaretta e si alzò raggiungendo la vetrata.

Non era la prima volta che tamponava dei danni collaterali: spettacoli che non erano andati bene, attori che avevano fatto scenate, litigi, corruzione, accuse di vario genere, ma era sempre riuscito a riguadagnare la fiducia degli investitori e del mercato.

Danni collaterali…

Controllò il telefono: non c’era nessuna chiamata da Hijiri. Il giorno prima lo aveva contattato dandogli il nome del giornalista che alla fine il direttore del giornale gli aveva fornito, dato che l’articolo riportava solo le iniziali. Era proprio curioso di scambiarci due parole.

Aveva anche ricevuto una telefonata del regista Kuronuma che si era scusato per l’inconveniente assicurandogli che la sua prima attrice non c’entrava niente. Anche lui non riteneva possibile che Maya potesse aver fatto una cosa del genere deliberatamente, non aveva né l’abilità né il carattere, però alcune delle cose che c’erano scritte somigliavano davvero molto a ciò che gli aveva rinfacciato spesso.

Sorrise fra sé, ripensando alle volte in cui l’aveva affrontata e aveva perso, compresa l’ultima.

Maya, ho sempre saputo che non avresti mai potuto vedermi come un uomo qualsiasi né tanto meno innamorarti di me… nonostante i sospetti di Mizuki e di Kuronuma, nonostante la rosa che hai baciato, nonostante quei versi incredibili che mi hai recitato nella valle… tutte le speranze che mi sono dato derivano solo dai miei desideri più profondi e non hanno alcuna attinenza reale…

Spostò lo sguardo sulla scrivania, il monitor si era spento, e lo fissò sul fascicolo giallo che conteneva le informazioni sul gruppo Takatsu, che Hijiri aveva raccolto, e la fotografia di Shiori Takamiya.

Alla fine dovrò sposare davvero quella donna? In fondo non ha alcuna importanza, farò ciò che mi ordinerà mio padre, anche se non potrò mai smettere di amare lei…

Il bussare deciso alla porta lo riscosse, costringendolo ad accantonare quei pensieri confusi e angoscianti.

Mizuki entrò e chiuse la porta, raggiungendo in pochi passi la sua scrivania.

- Signor Masumi, mi dispiace disturbarla e aggiungere altre preoccupazioni ma… - fece una breve pausa sistemandosi gli occhiali - Abbiamo ricevuto alcune telefonate minatorie - aggiunse infine tornando a guardarlo.

Masumi alzò un sopracciglio perplesso - Telefonate minatorie? -

- Sì, solo oggi ne abbiamo ricevute una dozzina. Asseriscono che metteranno bombe nei luoghi dei concerti o che faranno avere un incidente a qualche membro della band… - riportò la segretaria senza mascherare la sua preoccupazione.

- A questo punto deve trattarsi davvero di quelli della Hokuto Production… - soppesò Masumi accendendosi una sigaretta.

- Stia molto attento, Presidente, è gente che può essere pericolosa… - lo mise in guardia Mizuki, realmente preoccupata.

- Sì, ho capito, Mizuki… - annuì Masumi stranamente serio questa volta.

La segretaria fece un lieve inchino, contenta che per una volta quell’uomo testardo l’avesse ascoltata.


Saeko e Rei si incontrarono durante la solita pausa pranzo. L’ufficio era ancora sottosopra per la flessione di borsa del mattino, ma la segretaria era sicura che il comunicato stampa letto direttamente dal signor Masumi avrebbe fatto riacquisire la fiducia necessaria e le azioni sarebbero risalite, senza sapere che già dalle dodici tutto si era risolto per il meglio. In fondo non è la prima volta che affronta questo tipo di problemi…

- Che situazione assurda... - brontolò Rei sedendosi, imitata dalla segretaria.

- È stata Maya? - chiese Mizuki dopo una pausa. L’aveva domandato solo per scrupolo, sapeva che non poteva essere stata lei.

Rei la fissò per un attimo.

- No - rispose senza esitare - O almeno, non consapevolmente - aggiunse con una smorfia - C’ero anche io, in realtà… stava parlando con me. È probabile che un giornalista stesse ascoltando - aggiunse abbassando la testa.

- Quanto di ciò che ha scritto è uscito dalla bocca di Maya? - indagò ancora senza voler sapere i motivi né il contenuto esatto del loro dialogo.

- Solo l’ultimo paragrafo… - sussurrò Rei sentendosi in parte in colpa.

Mizuki valutò in silenzio la sua risposta, poi accantonò il problema, per lei ormai era passato e inutile.

- Ho scoperto dove va ogni giorno il signor Hayami - rivelò la segretaria dopo qualche attimo di riflessione. Rei la fissò pensando che facesse quasi paura.

- Adesso non ha alcuna importanza che io glielo dica, perché non è collegato a nessuna delle attività del signor Hayami, è una sua cosa personale che… - e fece una breve pausa - Sinceramente ha stupito anche me. E non è collegata neanche a Maya… almeno credo… - concluse assestandosi gli occhiali in mezzo al naso.

Rei annuì, confidando che la segreteria avesse ponderato la sua decisione e a lei certamente non interessavano gli affari di quell’uomo.

- Maya invece mi ha raccontato di aver affrontato il signor Hayami la sera del ristorante - disse Rei e Mizuki spalancò gli occhi.

- Gli ha detto che, anche se avesse vinto, non gli avrebbe mai ceduto i diritti della “Dea Scarlatta”… - proseguì Rei - Che poi è la frase che ha ripreso il giornalista - terminò tristemente.

- I diritti? Allora deve proprio aver sentito qualcosa… chissà cos’hanno detto quei due uomini sconsiderati nell’ufficio quella sera… - Mizuki corrugò la fronte poi sbuffò esasperata.

- Si amano e non lo sanno... Com’è possibile? - mormorò Rei incredula, condividendo con la segretaria quel pensiero.

- Sinceramente, signorina Aoki, non lo so… - sospirò Mizuki - Il signor Masumi… lui è stato allevato da Eisuke Hayami, ha avuto una vita sempre programmata. Lo hanno addestrato ad essere un manager per guidare le aziende di suo padre e il suo percorso è iniziato quando aveva sei anni. Comprende facilmente che tipo d’uomo possa essere diventato… - spiegò la segretaria parlando a bassa voce e fissando Rei.

- Il principe tenebroso… - sussurrò Rei appena udibile fra sé e sé.

- Mi scusi? - Mizuki alzò un sopracciglio, incerta di aver compreso bene. Rei ridacchiò portandosi una mano alla bocca e arrossendo lievemente.

- Non ci faccia caso… è un nomignolo che gli ho affibbiato - confessò candidamente.

La segretaria sorrise convenendo che era un appellativo che calzava a pennello.

- Inoltre non dobbiamo dimenticare la differenza di età e la loro posizione sociale nettamente diversa... - aggiunse Mizuki guardando l’orologio.

- Immagino che almeno da parte del signor Hayami abbiano avuto un peso rilevante… - azzardò Rei senza sapere se questo avrebbe recato offesa alla fedele segretaria. Mizuki la fissò per qualche istante.

- Non credo possa neanche lontanamente immaginarlo, signorina Aoki, e sono convinta che per Maya valga la stessa identica cosa. Sono in un impasse - sussurrò, e quando Rei la fissò senza capire, la segretaria si spiegò - È un termine francese, significa stallo - e Rei annuì, comprendendo.

- Pensa che noi potremmo… - la giovane attrice esitò - Sciogliere questo stallo? - terminò infine.

- Non lo so… - valutò seriamente la segretaria - Ma io adesso conosco il piccolo segreto del signor Masumi e non esiterò ad usarlo se dovesse essere necessario - rispose decisa Mizuki alzandosi - Mi scusi, ma devo andare -

- Oh… Sì! Le chiedo scusa… - borbottò Rei imbarazzata.

- Non si preoccupi - la rassicurò la segretaria scuotendo lentamente la testa.

- Stamani ho visto il telegiornale - aggiunse rapidamente Rei - Le perdite in borsa per quell’articolo sono state molto ingenti? -

- Il signor Masumi rimetterà tutto a posto, non tema - rispose la segretaria sorridendo. La giovane annuì e uscirono dal bar tornando ai rispettivi impegni.



Quando Maya uscì dagli studi di prova, fuori la notte aveva già avvolto completamente Tokyo. Guardò il cielo scuro, si girò intorno al collo la sciarpa sottile e abbottonò il soprabito. S’incamminò lentamente verso la fermata dei taxi, a quell’ora non avrebbe potuto prendere il treno per tornare a casa.

Ce ne erano due in attesa, così si avvicinò al primo e lo prese. Dette l’indirizzo al guidatore e si appoggiò stanca al sedile di pelle nera. Le luci della città correvano veloci mentre il suo pensiero insisteva ancora su quell’articolo che aveva addirittura avuto delle ripercussioni sulla borsa. Non volevo… non l’ho fatto apposta…

Un’angoscia dolorosa le attanagliò lo stomaco e le tolse il respiro. Si sentiva inadeguata e sempre fuori posto. Quello era un mondo così difficile, pieno di insidie e di persone cattive. Come farò ad affrontarlo da sola? Ayumi ha un manager…

Si portò le mani al volto e pianse sommessamente, sofferenza e rabbia, completamente incapace di gestire quella situazione che la vedeva contrapposta a lui, alla sua famiglia, al suo potere, al suo mondo.

All’improvviso si sporse in avanti verso il tassista. L’uomo sussultò e alzò un sopracciglio quando lei gli fornì un nuovo indirizzo. Borbottò qualcosa e poi acconsentì.

Chissà cosa avrà pensato… devo dirgli che non sono stata io… non l’ho fatto apposta, non volevo che accadesse tutto ciò!

Le strade erano quasi deserte e in breve il taxi si fermò di fronte al palazzo della Daito. Guardò l’orologio e si rese conto che le lancette segnavano le undici. Guardò fuori dal finestrino, in alto, e vide che gli ultimi piani erano illuminati. Pagò e scese, mentre il cuore prese a batterle rapidamente. Si portò una mano al petto e si fece coraggio. Avanti, Maya! In fondo è stata colpa tua, non hai ancora imparato come ci si comporta, il minimo che puoi fare è scusarti e fargli sapere che non sei direttamente responsabile…

Salì le scale verso il grande atrio e le gambe presero a tremarle.

Ma chi vuoi convincere? Ti riderà dietro… dirà: ragazzina non ha ancora capito come funziona questo mondo? E vorrebbe diventare la Dea Scarlatta?

Nella sua mente riprodusse quella voce antipatica e ironica e il risultato la fece innervosire convincendola ad accelerare il passo. Si avvicinò alle porte scorrevoli, ma rimasero chiuse. Si guardò intorno e sul lato sinistro, più avanti, vide l’ufficio della guardia notturna. Si avvicinò e quando fu davanti al vetro, il signore gentile dall’altra parte le chiese cosa volesse.

- Devo vedere il signor Hayami, gli dica per favore che c’è Maya Kitajima - non sapeva neanche dove avesse trovato il coraggio per dire la frase di senso compiuto, ma l’ometto annuì, alzò il telefono e fece una chiamata. Parlò alcuni istanti e le sembrò quasi di sentire la voce piena di sarcasmo che chiedeva chi fosse.

- Prego signorina, può entrare - la invitò la guardia e la porta di vetro davanti a lei si aprì con uno scatto. Maya la varcò e seguì le sue indicazioni per raggiungere gli ascensori laterali.

Per tutto il tragitto di salita fissò le luci dei piani che si accendevano e spegnevano sulla pulsantiera cercando di non pensare alla pazzia che stava facendo. Me le vado proprio a cercare… cosa penso di ottenere, poi? Non gli interesseranno affatto le mie scuse...

Strinse forte la cinghia della borsetta, uscì dall’ascensore e si trovò in un corridoio parzialmente buio che si allungava sia da un alto che dall’altro e venne presa dallo sconforto. Scelse una direzione e si incamminò lentamente.

- Dove va, ragazzina? - la sua voce la raggiunse alle spalle e lei sussultò, voltandosi immediatamente. Lui era lì, in mezzo al corridoio, a malapena distinguibile nella penombra.

- Gliel’ho già detto che non dovrebbe andare in giro da sola a quest’ora, o mi sbaglio? - l’apostrofò restando immobile - Lei non mi ascolta mai - si girò incamminandosi nella direzione opposta presa da Maya e lei lo seguì senza neanche avere la forza di rispondergli. Oh santo cielo…. dov’è finita tutta la mia determinazione?

Quando la guardia notturna lo aveva avvisato che c’era una certa Maya Kitajima, aveva avuto un attimo di esitazione. L’unico motivo che poteva averla portata nel suo ufficio a quell’ora e affrontarlo, era quell’articolo. Era rimasto immobile sulla sua poltrona, il cuore che aveva accelerato immediatamente. Sapeva che sarebbe uscita dagli ascensori laterali, così aveva deciso di andarla a prendere, sicuro che non fosse mai passata da quel lato. Quando era uscita, era rimasto ad osservarla, appoggiato alla colonna, protetto dal buio del corridoio, e quando l’aveva vista prendere la direzione opposta aveva sorriso e l’aveva chiamata.

Mi segui in silenzio, senza neanche parlarmi… e questo mi spaventa più di qualsiasi altra cosa…

Maya era così atterrita da riuscire a malapena a respirare. I suoi sentimenti contrastanti la rendevano insicura e spaventata per ciò che provava in quel momento. I corridoi erano vuoti, come quella sera in cui era tornata dalla valle, sebbene quella volta le porte al piano terra si fossero aperte, non era così tardi. Non c’era nessuno, neanche la signorina Mizuki. Tutte le porte erano chiuse finché non vide la sua, aperta, con la luce che invadeva il corridoio.

- Prego, signorina Kitajima - la canzonò lui facendo un gesto d’invito nella stanza. Maya lo fissò corrugando la fronte ed entrò, precedendolo. Riesce sempre a indispettirmi…!

- Allora, cosa la porta nella tana del lupo a quest’ora della notte? Non ha avuto neanche la buona creanza di salutarmi - le fece notare lui sedendosi alla sua scrivania, piena di documenti sparsi.

Maya fece un lieve inchino stringendo il soprabito fra le braccia unite davanti. Non perde occasione per criticarmi… odioso!

- Buonasera, signor Hayami - lo salutò arrossendo lievemente, cercando di infonderci tutta l’educazione possibile.

Masumi scoppiò a ridere e lei lo guardò in cagnesco.

- Non le riesce per niente naturale! -

- Se lei non fosse sempre così odioso, anche io sarei diversa! - ringhiò Maya raggiungendo le due poltrone davanti alla scrivania con pochi passi rapidi. Perché ogni volta deve essere sempre così?

Lui arretrò con la sedia sollevando le mani per evitare la sua aggressione, fintamente spaventato. Come dice la signora… riesco ad irritarti in modo magistrale…

- Ma davvero? - sussurrò, interrogandola poco convinto. Si alzò lentamente e la vide trasalire. Girò intorno alla scrivania, continuando a fissarla, senza fretta, e la vide fare un passo indietro sebbene non avesse abbassato lo sguardo, finché non le fu davanti. Sembrava spaventata ed aveva le guance arrossate. Sarebbe diversa, eh? Sono proprio curioso...

- Allora, vuole dirmi perché è qui? - le chiese dolcemente appoggiando una mano alla scrivania ed eliminando tutta l’acredine che usava di solito con lei. La vide spalancare gli occhi per lo stupore e sorrise al pensiero di quanto fosse trasparente.

Signor Hayami… ma… perché fa così…? Non so più neanche contare quanti volti ho visto… quale sarà davvero il suo? La sua voce adesso è come nella valle… come in quell’illusione…

- Io… - balbettò, abbassando lo sguardo - Volevo scusarmi per quell’articolo - gli disse tornando a incrociare i suoi occhi - Non sono stata io, davvero! Non ho parlato con nessun giornalista! -

Lui la fissò meravigliato, appoggiando le mani sui fianchi. Sembrava realmente dispiaciuta, teneva le mani serrate e i suoi occhi brillavano pieni di apprensione. Ragazzina…

Maya sentiva la gola chiusa per il senso di colpa, lui restava in silenzio, la guardava e non sapeva più davvero cosa dirgli quando Masumi la sollevò da quello stallo.

- Quindi il giornalista si è inventato ogni cosa? - le chiese con tono realmente incuriosito, senza asprezza. Lei arrossì di nuovo e distolse lo sguardo.

- Non tutto… - confessò - Io… ecco… ero fuori dagli studi, parlavo con Rei e qualcuno… qualcuno ha sentito - sussurrò, trasmettendo nel tono della voce tutto il disagio che provava. Qui lavora così tanta gente… e mi parlò della Daito con così tanto affetto e io… io non volevo causare dei problemi… adesso mi rimprovererà...

Masumi la fissò di nuovo, in silenzio e immobile, e Maya non avrebbe potuto dire se fosse arrabbiato o meno.

La tua espressione… così addolorata… perché ci tieni così tanto, ragazzina…?

- Mi… Mi scusi - aggiunse Maya con tono dimesso facendo un altro inchino, dato che lui non aveva replicato alle sue scuse, facendola sentire ancora più in colpa.

Masumi sospirò e lei rialzò lo sguardo stupita.

- Mi sembrava di averla messa in guardia - Maya lo fissava e lui si sentì stranamente in soggezione - I giornalisti ricamano sempre delle belle storie, soprattutto quando si tratta della “Dea Scarlatta”… - tornò a sedersi per mettere un po’ di distanza. Lei era troppo arrendevole, triste, probabilmente il senso di colpa la stava tormentando e lui non era certo di riuscire a mantenere l’autocontrollo. Ogni volta che si incontravano, non aveva idea di come si sarebbe evoluta la situazione. A volte sembrava quasi che potessero andare d’accordo, altre invece si tramutavano in alterchi aspri. E questa volta cosa farai, ragazzina?

- La “Dea Scarlatta”… - mormorò lei abbassando lo sguardo. Dietro a quell’opera c’era davvero un mondo crudele, che era stato anche il palcoscenico del dramma che aveva coinvolto la signora Tsukikage, il maestro Ozaki ed Eisuke Hayami.

- Deve ricordarsi che essere un’attrice non significa solo recitare - aggiunse Masumi cercando di mantenere quel tono conciliante. Maya annuì, sembrava smarrita, con i grandi occhi spalancati, per la prima volta la vide completamente dimessa nonostante si trovasse di fronte a lui.

- È così che lei mi vede? - le chiese infine, mettendole davanti il giornale piegato. Lei arrossì e lui scoppiò a ridere.

- No… non sono parole mie… è che io… - balbettò insicura e lui la interruppe.

- Lo so, lo so, i diritti della “Dea Scarlatta” - la prevenne lui sapendo bene quanto si sarebbe arrabbiata e infatti Maya smise di parlare stringendo le labbra e ingoiando la rispostaccia che le era salita alla lingua.

- I soldi attirano più dello spettacolo in sé - constatò amaramente lei e Masumi alzò un sopracciglio perplesso. In realtà si era aspettato una sfuriata epica, invece sembrava rassegnata.

- Pensava davvero che aziende come la Daito Art vivessero di sogni? - le domandò sinceramente meravigliato.

- Certo che no! - ringhiò lei stringendo un pugno - Ma speravo che chi le guidava fosse onesto! - aggiunse con occhi ardenti, accusandolo senza farsi troppi problemi. Aveva già pronta la lista delle sue scorrettezze, partendo dalla chiusura della Compagnia Tsukikage, ma Masumi si alzò, volgendo il suo sguardo all’esterno oltre la vetrata, le mani in tasca. Signor Hayami…

Maya lo osservò di spalle, aveva le maniche della camicia arrotolate e la giacca e la cravatta erano appoggiate su uno dei due divanetti a sinistra.

- La “Dea Scarlatta” non è solo un’opera di fantasia, ogni volta che viene rappresentata genera un indotto notevole, ormai se ne sarà resa conto anche lei - disse in un sussurro lieve - Sa anche quanto mio padre abbia sempre desiderato quei diritti - e si voltò a guardarla. Maya rimase stupita dal suo sguardo, così pieno di malinconia, e ricordò perfettamente quelle parole così aspre che aveva sentito quella sera uscire dalle labbra di suo padre.

- Come avete potuto tormentare la signora per così tanti anni? Quanto valgono questi diritti?! - sibilò Maya picchiando un pugno sulla scrivania. Masumi si girò e la fissò in silenzio qualche secondo, sapeva che sarebbe stata una lotta, in fondo fra loro era sempre stato così. Poi raggiunse la parete alla destra della scrivania e scostò un quadro, tirandolo verso di sé come fosse una finestra, sotto lo sguardo attonito di Maya.

Dietro al quadro c’era una cassaforte e Maya deglutì nervosamente. Lo sentì ruotare più volte il selettore per la combinazione, poi abbassò la maniglia e lo sportello si aprì. Tolse una cartellina nera e la raggiunse alla scrivania.

La guardò per un attimo poi appoggiò gentilmente i documenti sul piano davanti a lei. Non ti fiderai mai di me, vero?

- Può controllare da sola - le disse serio - Queste sono le previsioni dei ricavi se la Daito Art Production dovesse mettere in scena la “Dea Scarlatta” ottenendone i diritti - rimase in piedi accanto a lei, mentre Maya sollevava il lembo della cartella e sfogliava i documenti all’interno. I primi erano tutti contratti di acquisizione dei diritti da parte di chi li deteneva precedentemente. Ogni foglio aveva impresso in alto il logo di uno studio di avvocati.

Questi documenti sono tutti generici… non ci sono nomi… non gli interessa chi detiene i diritti… La signora Tsukikage, Ayumi, io… non ha alcuna importanza…

Con il cuore pieno di amarezza, continuò a girare i fogli finché non arrivò a uno che doveva essere messo in orizzontale per essere letto. Lo ruotò e osservò i conti. Le colonne riportavano delle abbreviazioni che non conosceva, ma si rese conto che quella proiezione si estendeva per cinque anni ed erano indicate anche la quantità di risorse umane impiegate. Quante persone potranno lavorare... sono tantissime…!

Si ricordò che in quei documenti le cifre erano da considerarsi con tre zeri in meno, quindi, la cifra in fondo a destra era esorbitante. Sollevò lentamente lo sguardo meravigliato verso di lui, ancora immobile accanto a lei, incrociando i suoi occhi chiari che avevano perduto del tutto quell’aria ironica che avevano di solito quando la guardava.

- E tenga presente che quella è la previsione con il margine più stretto - la informò con un lieve sorriso, spostando i fogli e mostrandone altri due.

- Margine più stretto? - mormorò lei spostando lo sguardo sugli altri conti.

- Sì, la previsione più pessimista - spiegò ancora lui osservando il suo profilo. Così vicina, eppure così lontana…

Maya lo sentiva vicino pur essendo cosciente del divario che la separava da lui, il suo cuore non aveva smesso un attimo di battere freneticamente, nonostante lei si imponesse di restare calma. Cercò di concentrarsi relegando in fondo al cuore quell’angoscia infinita.

Previsione pessimista? Ma allora… per quella più ottimista… di che cifra si parla?

Spostò titubante lo sguardo sull’ultimo foglio, cercando quella cifra, e quando la vide rimase sbalordita. Tenendo il foglio fra le mani tremanti si girò verso di lui.

- Ma… è impossibile - sussurrò mentre improvvisamente le furono chiari molti dei motivi che avevano spinto Eisuke Hayami a volere quei diritti che neanche Ichiren Ozaki riuscì a gestire. E che spingevano lui ad averli.

- Perché dice “impossibile”? - domandò Masumi in un sussurro gentile, incapace di distogliere lo sguardo dai suoi occhi sinceramente meravigliati.

Anche Maya, nonostante i suoi propositi, si rese conto di quanto fossero profondi e malinconici quegli occhi azzurri che la fissavano, stavolta privi d’astio come la sua voce, e il suo cuore perse un battito per poi accelerare improvvisamente. Cosa ci faccio io qui? Ho dimenticato perché sono venuta, ricordo solo le sue braccia intorno a me, le mie labbra sulla sua guancia quella notte al tempio, le sue mani fra i miei capelli…

Lasciò cadere il foglio, senza riuscire a rispondere, il respiro rapido e le guance arrossate immaginando qualcosa che, sapeva, non sarebbe mai accaduto.

Masumi vide cadere il foglio come fosse a rallentatore, vide il cambiamento graduale della sua espressione e non riuscì ad allontanarsi, non voleva allontanarsi. Perché esito? Come può guardarmi così…? Aveva ragione Kuronuma? È innamorata di me…! Ho dimenticato perché non gliel’ho mai confessato, ricordo solo le sue braccia intorno a me, le sue labbra sulla mia guancia quella notte al tempio, le sue mani fra i miei capelli…

Allungò lentamente una mano verso il volto di lei e lasciò che il suo cuore battesse follemente in petto, preludio di un’emozione ancora più intensa.


 

   
 
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