Holà! Eccomi di nuovo. (non
fischiate, eh xD)
Ho deciso di scrivere una
piccola boiata che mi è venuta in mente guardando una delle splendide
capocciate del consulente investigativo. La noia fa brutti scherzi a volte XD
Da qui sono approdata in un
possibile flashback nei ricordi di Sherlock.
Una storiella (?) da non prendere troppo sul serio XD Spero vi
piaccia. Fatemi sapere!
Come sempre i personaggi
non mi appartengono e non c'è alcuno scopo se non quello di.. ehm.. allietarvi
un po' ? xD
Tecnica Personale
Sherlock aveva le mani
legate dietro la schiena e la canna di una pistola a due centimetri dal viso.
Non che fosse una novità. John
fissava la scena teso tenendo a propria volta sotto tiro il malvivente.
"Di' addio al tuo bel
cranio ricciuto, Sherlock Holmes" sorrise l'uomo mostrando una fila di
denti gialli e un alito disgustoso.
Sherlock in un movimento
rapido tirò indietro la testa colpendo con forza il viso dell'uomo.
K.O. Di già? L'irritazione
del consulting detective s'impennò a dismisura
Ma che diavolo ne era stato
delle geniali menti criminali di un tempo?
"Spiacente, il cranio
mi serve. Tu non saprai che fartene ma il mio è di estrema importanza" borbottò
arrabbiato allontanando con un calcio l'arma mentre la fronte pulsava dolorante
"Sei impazzito? Aveva
una pistola!" lo rimbrottò John avvicinandosi per slegargli i polsi.
"Lo avevo notato,
John" sbuffò in risposta annoiato
"Che razza di metodo
assurdo, dare testate in quel modo. Dove diavolo hai imparato a fare a
botte?"
Fin da piccolo ho dovuto cavarmela da solo.
Non ho mai chiesto protezione. Anche se mio fratello a modo suo ha
sempre cercato di garantirmela. E ancora
ci prova. Costantemente. Con scarsi risultati, ovvio.
Per quanto sia una delle poche persone di cui mi sia mai fidato
veramente non ho mai accettato il suo aiuto. Devo ammetterlo, inizialmente per
codardia.
Il complesso del fratello minore ha avuto la sua parte, certo, ma era
la codardia il vero motivo.
Ero solo un bambino la prima volta in cui mi picchiarono. Perché mi
picchiarono, non sarebbe corretto dire che
"feci a botte". E lo ricordo perfettamente. Non erano poi molti, tre o quattro idioti al
massimo. Rimossi dal mind palace già il giorno dopo. Ma ho conservato a lungo
il ricordo del dopo. Non per le botte
che bruciavano come fuoco e nemmeno per le ferite che sanguinavano inclementi..
ma per la vergogna.
La delusione profonda che mi spingeva a voler persino farmi del male
da solo pur di non vedere la sconfitta bruciante in ogni graffio.
Impaurito avevo lasciato che il mio corpo si bloccasse. Ero rimasto
immobile. Avevo subìto tremante una paura irrazionale di qualcosa che avrei
dovuto evitare.
Se solo il mio corpo non si fosse ribellato, ovviamente.
Non ero riuscito a guardare mio fratello per le settimane seguenti. Ero
a pezzi. In ogni senso.
E meritavo di peggio solo per aver permesso che accadesse.
Affondavo sempre di più le unghie strappando più di quanto già non
avessero fatto gli altri.
Mai più.
Mentre ancora le mani tremavano per mille emozioni diverse, vermiglie
a dispetto della mia pelle troppo pallida, avevo capito che mai più sarebbe
accaduta una cosa simile. Non era un giuramento, era un bisogno impellente.
E le occasioni non mi sono certo mancate. Per quante volte io sia
finito al tappeto, spezzato, rotto, insanguinato, mai più ho permesso che il
mio corpo si bloccasse. Non tutto almeno.
"Reagisci!
Se le mani tremano
stringile più forte!
Se la paura
immobilizza i piedi allora scaglia quanti più pugni puoi!"
Da brillante incapace, con i pensieri ero molto più avanti dei miei
nervi che troppo occupati a registrare quella scarica di adrenalina e paura,
inevitabilmente si congelavano inermi.
Solo su una cosa mantenevo il controllo, qualcuno potrebbe dire per
deformazione professionale ma a me piace chiamarla dote naturale: la mia mente.
Il mio cervello che registrava più in fretta di quanto avesse mai fatto ogni
dettaglio, ogni mossa, ogni errore che commettevano.
Ma che, maledizione, non riusciva più a riconnettersi con il resto di
me. Era tutto fuori posto. I fili penzolavano ondeggiando al ritmo dei pugni
che incassavo.
Così avevo fatto l'unica cosa che ancora non avevo provato: avevo
staccato la presa principale.
Non credevo di doverlo mai dire ma beata ignoranza!
In un moto irrazionale mi ero scagliato in avanti. Con forza,
caricando con furia arrabbiata.
Avrei fatto di tutto per non provare più quella vergogna.
Se proprio dovevo andare a terra qualcuno avrebbe portato qualche
segno. Avrebbero dovuto pagarla abbastanza cara da non dovermi, in un secondo
momento, rigirare nel letto in preda ai rimorsi. Sarebbero bastati i lividi e
le ossa rotte ad evitarmi il sonno.
Ruppi qualche dente e un naso scricchiolò disgustosamente facendo un
dolore inimmaginabile persino a me. E poi ovviamente mi massacrarono. Le presi
di brutto quella volta. Qualche cicatrice la conservo ancora tra la moltitudine
delle molte altre più fresche e credo anche più dignitose. Ma quando se ne
andarono lasciandomi solo sull'asfalto in condizioni orrende.. Risi.
Dio, quanto!
Risi asciugandomi il sangue dalla bocca martoriata. Risi sguaiatamente
facendomi più male di quanto potessi ancora sopportare. Probabilmente con una
crisi isterica in corso, lo ammetto.
Ma risi come mai in vita mia.
Quando riuscii ad arrivare a casa bussai alla porta sfiorandomi il
taglio profondo sulla fronte come un prezioso trofeo mentre gli occhi
bruciavano per il dolore. Alla vista delle mie condizioni la faccia di mio
fratello mutò impercettibilmente ma tanto bastò.
Ricominciai a ridere superandolo.
Al piano di sopra ancora ridevo tenendomi le costole che
sussultavano inclementi.
Una volta in camera mia persi i sensi per il dolore acuto, ovviamente ma
non importava.
Ero un po' più banale e terribilmente più umano di prima ma irrazionalmente
soddisfatto.
Col tempo mi è stata concessa l'occasione di perfezionare la mia
tecnica con diversi candidati. Che gentili.
Permettendomi persino di cacciare quell'inutile senso di impotenza
dettato dalla paura.
Più denti e nasi rompevo più mi rendevo conto che più preciso
diventavo e che avevo molto più controllo di me.
Purtroppo gli avversari cominciarono a scarseggiare quando riuscii ad
individuare punti deboli e mancanze altrui anche solo verbalmente. La
soddisfazione non mancava ma quel senso di adrenalina non era così spiccato.
Quando poi avevo avuto la splendida idea del consulting detective finalmente avevo ripagato l'attesa.
E di certo adesso non mi avrebbero immobilizzato solo con la paura.
Non ero più il tipo.
"è tutta tecnica personale,
John" rispose il moro strofinando i polsi per alleviare il fastidio.
"Certo, certo. Dalle
mie parti si chiama improvvisazione" ridacchiò l'amico più sollevato
immobilizzando il malvivente
"Ti assicuro che è
frutto di uno studio approfondito" confermò invece Sherlock osservando i
suoi movimenti con fare distratto, un sorriso appena accennato e la fronte
arrossata.
-----------------------------------------------------------------
() ()
( .
.)
c( M )