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Autore: Felix_Felicis00    18/03/2015    12 recensioni
INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE!
La storia può essere seguita anche se non si hanno tributi.
***
Dalla storia:
Tutto era pronto ormai.
Le telecamere erano state inviate ai distretti, con gli accompagnatori e la troupe televisiva.
I nomi, scritti su foglietti di carta, erano nelle bocce.
Le piazze erano state abbellite da stendardi colorati.
I ragazzi dai dodici ai diciotto anni erano stati radunati all’interno di zone delimitate da funi e contrassegnate a seconda dell’età, i più grandi davanti e i più piccoli dietro.
Ogni cosa era preparata, i trentesimi Hunger Games stavano, finalmente, per iniziare.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Strateghi, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LA MIETITURA – parte I

DISTRETTO 12 - carbone

Joey Anderson odiava il distretto dodici. Proprio non riusciva a sopportarlo: gli abitanti erano sempre con una’aria moscia e triste, non erano mai allegri. Inoltre non c’era mai un volontario, mai! I tributi che estraeva finivano sempre con il morire nel bagno di sangue, o comunque non molto più tardi. Nonostante questo fece un sorriso alla gente del dodici, quando si avvicinò alle bocce di vetro. Camminava piuttosto lentamente, forse aveva paura di cadere come l’anno precedente, ma chi non sarebbe caduto con quei tacchi? A Joey comunque piacevano e poi bisognava essere alla moda a Capitol City.

- Felici Hunger Games! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore! – disse con la sua voce stridula e fastidiosa, continuò il discorso raccontando di quando fosse felice di essere lì, anche se tutti sapevano che desiderava essere spostata a un distretto migliore.
- Prima le signore! – esclamò
Si avvicinò alla boccia contenente i nomi delle ragazze e tuffò la mano tra le migliaia di striscioline di carta, ne scelse uno a caso e il pubblico trattenne il fiato.
- Shanti Koyle – disse
Il mentore del distretto, un uomo basso e muscoloso, dai capelli castano scuro e occhi neri, rabbrividì. “Tutti ma non lei” pensò. Purtroppo non poteva far niente per cambiare le cose. Una ragazza alta e abbastanza formosa, con dei lunghi capelli neri legati in uno chignon laterale uscì dalla fila delle diciassettenni. Il suo sguardo trasmetteva fierezza, anche se suoi occhi verdi chiaro lasciavano trasparire un leggero timore. Sul palco cercò di sorridere al mentore, suo padre, anche se lui aveva lo sguardo perso nel vuoto. Joey la scrutò e il suo sguardo si fermò sulla catenella che portava al collo: aveva un ciondolo con scritto “always myself”. L’accompagnatrice sperò che le telecamere non la inquadrassero.
- Facciamo un bell’applauso al nostro nuovo tributo –
Nessuno applaudì, ma Joey non sembrò accorgersene e si avvicinò alla boccia dei ragazzi, prese una strisciolina di carta e lesse:
- Jim White –
Nessuno si fece avanti, allora la donna rilesse un’altra volta il nome e a quel punto un bambino di dodici anni avanzò lentamente, il pubblico lo guardò silenzioso, finché qualcuno urlò:
- Mi offro volontario! Mi offro volontario come tributo! –
Un ragazzo di diciotto anni avanzò velocemente verso il palco, quasi correndo, con i capelli color cenere mossi dal vento. Joey non riusciva a crederci: mai aveva visto un volontario nel distretto dodici!
- Come ti chiami? – gli chiese
- Blake, Blake Dawnson – rispose lui distrattamente, mentre con gli occhi nocciola cercava il ragazzino per cui si era offerto volontario
- Perché ti sei offerto volontario? – gli domandò sorridente, forse il primo sorriso sincero di tutta la giornata
- Solo perché non trovo giusto che dei dodicenni debbano partecipare a questi giochi –
Il sorriso sparì dal viso della capitolina, quell’anno le erano capitati due tributi ribelli. I due ragazzi si avvicinarono e si strinsero la mano. Shanti lo guardò attentamente e rimase colpita dalla voglia color marrone chiaro che aveva sulla fronte e dall’orecchino sull’orecchio sinistro. Dopo l’inno di Panem, vengono scortati dai Pacificatori nel Palazzo di Giustizia.

***


Shanti camminava su e giù per la stanza dove i tributi avevano la possibilità di salutare i propri parenti, prima di partire, forse per sempre. Non poteva credere di essere stata estratta, la sua famiglia era abbastanza ricca, visto che suo padre aveva vinto i quindicesimi Hunger Games, quindi non aveva molte nomine. Eppure era successo, doveva rassegnarsi all’idea e cercare di dimostrarsi forte. Riuscì a non piangere quando sua mamma, sua sorella maggiore e la sua unica amica Scarlett vennero a salutarla. Le abbracciò e promise loro che avrebbe cercato di vincere.


***


Blake si chiuse dentro la stanza, tanto nessuno sarebbe venuto a salutarlo. Tutta la sua famiglia era morta quando aveva solo sei anni, uccisa dai Pacificatori, e di amici non ne aveva. Era solo e, anche se non l’aveva detto, era per questo che si era offerto per gli Hunger Games: credeva di essere solo un peso, a nessuno importava di lui, mentre era sicuro che quel dodicenne avesse una famiglia e comunque era troppo giovane per morire.



DISTRETTO 11- agricoltura


Chanel Morgan, orribile nel suo vestito fucsia e con una tremenda parrucca verde, estrasse un biglietto dalla boccia contenente i nomi femminili con noncuranza. A lei infondo non importava niente dei tributi, le interessava solo lo stipendio che prendeva, così da potersi comprare tutto ciò che desiderava e inoltre amava apparire in televisione. Rimase infatti a fissare le telecamere un po’ più del dovuto e fu un colpo di tosse di un mentore a spingerla a leggere il nome scritto sulla striscia di carta.

- Alexandra Green –
Una ragazza abbastanza alta, con gli occhi marroni e i capelli neri, uscì dalla fila delle quindicenni e, con passo deciso, raggiunse la capitolina sul palco. Chanel non la degnò nemmeno di uno sguardo e prese subito un biglietto dalla boccia dei ragazzi; senza tante cerimonie disse:
- Matthew White –
Alexandra fu scossa da un brivido. “Non lui, non è possibile, non lui!” pensò. Come poteva lottare nell’arena contro un suo amico? Era già abbastanza difficile essere estratta, ma se poi doveva addirittura combattere contro di lui… Solo uno usciva vivo dagli Hunger Games, questo significava che almeno uno dei due sarebbe morto.
Sembrava che il ragazzo alto, muscoloso, con i capelli neri lunghi fino alle spalle e gli occhi marroni, che uscì dalla fila dei sedicenni, stesse pensando le stesse cose di Alexandra. Una volta sul palco la guardò, cercando di rassicurarla, anche se con scarsi risultati. Dagli sguardi che si scambiarono durante la stretta di mano, tutti capirono che non erano semplici compagni di distretto, ma amici, infatti avrebbero voluto abbracciarsi e confortarsi a vicenda.
Chanel li presentò velocemente al pubblico e poi entrò nel palazzo di giustizia, senza nemmeno curarsi di accompagnare i tributi, che vennero scortati dai Pacificatori fino alle stanze dove avrebbero salutato i loro cari.

***


Quando Samantha e Jacob, i genitori di Alexandra la vennero a salutare, lei li abbracciò subito.

- Tornerò, lo giuro – disse tra le lacrime, che cercava di fermare, per dimostrare di essere forte
I genitori erano davvero scossi: quel giorno, infatti, non avevano solo perso Alexandra, ma anche Matthew, che consideravano come un figlio, da quando praticamente viveva a casa loro. Infatti all’età di tredici anni il ragazzo perse la sua famiglia, uccisa dai Pacificatori, e venne accolto dalla ragazza in una giornata di pioggia. Da quel giorno passa a casa dei Green per mangiare e dormire, si può quindi dire che viva con loro.
Anche la migliore amica di Alexandra, Emily, la venne a trovare. Le due rimasero abbracciate per tutta la durata dei saluti, nessuna delle due poteva credere di stare per perdere la persona con cui era solita confidarsi, alla quale raccontava tutti i segreti.

***


Matthew stava camminando su e giù per la stanza, quando il suo migliore amico, Trevor, entrò a salutarlo. Si abbracciarono subito, senza dire niente, troppo scossi per farlo. Quando il tempo stava per scadere Matthew disse:

- Tornerò, fratello –
Non aggiunsero altro, né un “ciao”, nemmeno un “addio”, solo un altro abbraccio, forse l’ultimo, per far capire all’altro quanto fosse importante.

DISTRETTO 10 – allevamento


Diane Wright era conosciuta per essere l’accompagnatrice più critica tra tutte, giudicava sempre i tributi che estraeva in ogni cosa: nell’aspetto fisico, nel nome e persino nell’andatura che avevano nel camminare verso il palco. Per questo suo lato critico era odiata da tutti gli abitanti del distretto dieci, ma nemmeno a Capitol City era considerata particolarmente simpatica: trovava sempre il pelo nell’uovo in tutto! Quando Felicity Morrison arrivò sul palco la squadrò dall’alto in basso: era piuttosto bassa, aveva lunghi capelli biondo cenere e gli occhi erano di un colore che andava dal verde al marrone. Diane fece una smorfia alla vista dei vestiti che erano tutto tranne che carini ed eleganti e preferì dirigersi subito alla boccia dei nomi dei ragazzi. Estrasse una strisciolina di carta e lesse un nome, che però venne coperto da un urlo:

- Mi offro volontario, mi offro volontario come tributo! –
Un ragazzo alto, con la carnagione chiara, capelli castani e occhi nocciola, abbastanza muscoloso uscì dalla fila dei diciassettenni, con aria noncurante. Mentre camminava verso il palco, una ragazza dai capelli rossi e mossi, piccola e minuta, lo seguiva con lo sguardo, scuotendo la testa.
- Come ti chiami? – gli chiese Diane, guardando con aria scettica i suoi vestiti trasandati e i suoi capelli un po’ troppo lunghi
- Jack –
- E? –
- Jack e basta, mi chiamo Jack –
- Okay ragazzo, ma qual è il tuo cognome? – chiese la capitolina spazientita
- Non lo conosco – rispose lui tranquillamente
- È uno scherzo? –
- No, nessuno scherzo signorina Wright. Jack non conosce davvero il suo nome, vive in un orfanatrofio, i suoi genitori sono morti negli Hunger Games, ma non sappiamo bene chi siano – rispose il sindaco
Diane non disse più niente, anche se continuò a borbottare qualcosa come: “Non è possibile, non si può non avere un cognome, ma guarda un po’!”
I due ragazzi si strinsero la mano e Jack lanciò a Felicity un sorriso di sfida, che lei ricambiò, non voleva che quel ragazzo pensasse, che tutti pensassero, che lei fosse debole. Felicity non si riteneva debole, affatto.

***


Felicity stava piangendo tra le braccia della madre, Sarah, nonché la sua migliore amica, a lei infatti confidava tutti segreti. Il padre di Felicity, Jake Morrison, era stato ucciso dieci anni prima da un assassino che non era ancora stato trovato. La madre si era risposata con Mark Sanders e avevano avuto tre gemelle, che ora avevano solo sei anni: Micol, Samantha e Marie. Per lei erano molto importanti e voleva loro un mondo di bene.

- Vincerò, lo farò per voi – disse tra le lacrime, dopo aver abbracciato la madre e le sorelle
A Felicity non piaceva particolarmente Mark, anzi si poteva benissimo dire che l’odiasse, ma sapeva che se lei fosse morta, sarebbe toccato a lui occuparsi della sua famiglia e sarebbe stato suo compito consolare Sarah e le gemelle, perciò si rivolse a lui con un tono che non lasciava spazio a proteste:
- Se non dovessi tornare, toccherà a te prenderti cura di loro e sappi che se non lo farai mi vendicherò da morta! –
- Non ti preoccupare, Felicity – le rispose cercando di rassicurarla
Dopo la sua famiglia entrò a salutare la ragazza Samuel Jones, il suo fidanzato. Non appena la vide l’abbracciò forte.
- Felicity, io. . . Vinci, non posso stare senza di te. Promettimi che ci proverai –
- Lo prometto –
- Ti amo –
- Ti amo anch’io -  gli rispose cercando di trattenere le lacrime
Il ragazzo la baciò, cercando di trasmetterle tutto quello che le voleva dire e che in quei pochi minuti di tempo non avrebbe fatto in tempo a riferirle. Quando anche lui se ne andò si asciugò le lacrime e riacquistò il suo solito sguardo determinato: non si sarebbe mostrata debole alle telecamere.

***


L’unica persona a salutare Jack fu Jacqueline, che appena entrò nella stanza urlò:

- Perché accidenti l’hai fatto? –
- Era una scommessa, ricordi? Una nostra scommessa, su chi dei due era più coraggioso –
- Sì, ma non dovevi fare questo. Potresti morire, Jack –
- Non morirò, non ti lascerò sola in questo schifo – le disse e lo sguardo della ragazza si addolcì un po’ e lo abbracciò
- Se per ricevere un tuo abbraccio devo iscrivermi agli Hunger Games, credo proprio che lo farò più spesso –
- Stupido – disse lei, tirandogli una gomitata nelle costole, ma non spostandosi dal suo abbraccio
- Guarda che se morirò e questa sarà l’ultima parola che mi hai detto te ne pentirai! –
- Tornerai, vero? –
- Certo, tornerò –
Quando il tempo per stare insieme finì, lui le lasciò un bacio sulla guancia e le sorrise rassicurandola. Pensò che forse avrebbe potuto dirle che provava qualcosa per lei, ma non ne era sicuro nemmeno lui e poi perché dirle una cosa del genere prima di andare incontro a una possibile morte? Meglio aspettare, se fosse tornato gliel’avrebbe detto.


SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti ^.^
Ecco qui la prima parte della mietitura, ho deciso di dividerla in quattro parti, così, anche mettendo i saluti di entrambi i tributi, non esce un capitolo troppo lungo.
Per quanto riguarda i tributi, spero di averli descritti bene, se trovate qualcosa che non va ditemelo pure, ci tengo che i personaggi risultino come li volevate voi.
Le accompagnatrici che conoscerete saranno per la maggior parte, se non tutte, antipatiche, ma adoro scrivere di loro.
Parlando dei capitoli futuri, non ho ancora deciso bene cosa fare, credo che farò un capitolo sul treno, uno su sfilata e allenamento insieme, uno sulle interviste e poi l'arena, ma non ne sono sicura.
Riguardo l'arena dichiaro aperte le votazioni su quanti morti ci saranno il primo giorno: voi scrivete un numero di morti nella recensione e poi io ne farò una media. Le votazioni chiuderanno dopo le mietiture, credo.
Chiedo ai creatori che hanno prenotato i tributi dei distretti 7-8-9 di mandarmi al più presto le schede, ovviamente non quelle che mi sono già arrivate.
Okay, ho finito, giuro! Ringrazio solo la mia BETA, La_Sniffa_Libri che mi ha corretto il capitolo! <3
Se vi va lasciatemi una recensione <3
A presto! Un bacione,
Felix
p.s. Sono l'unica a pensare che Jack e Jacqueline siano altamente shippabili? Peccato che lui stia andando in un'arena in cui ha una possibilità su ventiquattro di sopravvivere, mi sento sadica! p.p.s. Se volete potete mandarmi il prestavolto dei vostri tributi, qui vi lascio quello di Felicity Morrison, distretto 10: http://data3.whicdn.com/images/96874460/large.jpg
  
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