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Autore: TheCapo91    18/03/2015    3 recensioni
La piccola Amy non può certo dirsi felice, circondata da un mondo competitivo, freddo e senza pietà. Il suo unico compagno è un Paras affetto da una grave malformazione: non ha i funghi sul dorso.
Ma in una notte senza luna, il loro destino cambierà improvvisamente...
Questo racconto dell'orrore è stato appositamente realizzato per la mia recensitrice neo-maggiorenne preferita, su precisa richiesta della stessa... Tanti auguri, Mudie! 18 anni di Pokèmon e non sentirli!
Genere: Horror, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: N, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Anime, Manga
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- Molto bene, Electrode, chiudiamo questo incontro. Usa Autodistruzione!
- Silas! Sei impazzito?
L'urlo della bambina rimase inascoltato.
Con una velocità sorprendente, l'Electrode rotolò contro il suo Paras, mentre quello zampettava via, nell'inutile tentativo di allontanarsi.
Il corpo del Pokémon Elettro iniziò a pulsare di un'energia luminosa e accecante e gli spettatori chiusero gli occhi. Nell'aria risuonò una violenta esplosione, cui si unì l'urlo della ragazzina e di alcuni bimbi più piccoli.
Paras volò fuori dal polverone sollevato dall'attacco, atterrando duramente ai piedi di lei, il corpo coperto di graffi e abrasioni.
La piccola Amy si chinò su di lui e lo accarezzò, gli occhi pieni di apprensione; fortunatamente sembrava solo svenuto. Assicuratasi che stesse bene, lanciò un'occhiata fulminante al suo avversario, che avanzava baldanzoso verso di lei attraverso la cortina di fumo.
- Cosa hai fatto, Silas! Sei un mostro! Il tuo Pokémon...
- Cosa?
- Quell'Electrode... Lo hai ucciso! Solo per vincere una stupida...
Le sue labbra tremarono, mentre cercava le parole più velenose che conosceva per esprimere la sua rabbia.
Poi la nebbia si diradò e riuscì a distinguere il corpo tondeggiante dell'Elecrode a terra, ammaccato e stremato, sebbene ancora tutto intero.
- Com'è possibile? - esclamò, mentre quello tornava rotolando dal suo allenatore, il perenne sorriso sul volto - Gli hai ordinato di...
- Autodistruzione? Ahahahaha! - il ragazzo proruppe in una fragorosa risata - Ma in che mondo vivi, Amy? Pensavi davvero che Electrode saltasse in aria?
Tutti gli altri bambini li raggiunsero al campo lotta, indicandola col dito e ridendo.
- Gli attacchi Esplosione e Autodistruzione concentrano tutta la loro l'energia all'interno del corpo, rilasciandola poi in un colpo solo - spiegò Silas, con tono saccente - Il contraccolpo è talmente forte che lo stesso utilizzatore non riesce più a combattere dopo averlo usato... Ma questo non vuol dire che salti per aria in mille pezzi! Che idea ridicola!
- Ha senso - pensò amaramente Amy - Ecco perché la maggior parte dei Pokémon che sanno usarla sono tondeggianti... Così possono raccogliere l'energia all'interno del corpo nel punto centrale in maniera uniforme!
- Sono nozioni basilari, Amy - sorrise il ragazzino, mentre lei gli consegnava i pochi soldi che le rimanevano a occhi bassi, come prezzo della sconfitta - Davvero, non riesco a capire questa tua testardaggine a voler lottare con quel ridicolo Pokémon, senza contare che sei...


Qualche ora dopo, Paras seguiva la sua allenatrice sul sentiero per tornare a casa, mogio. La sua padroncina non lo aveva mai sgridato per aver perso un incontro, nè lo aveva fatto in quell'occasione, ma il suo senso di autopunizione superava qualsiasi rimprovero esterno. Era colpa sua e della sua debolezza se Amy non riusciva a vincere. Era colpa sua se Amy era triste.
Ma lui era un Paras speciale. Nel senso peggiore del termine.
La bambina lo aveva trovato nel bosco, abbandonato dalla sua famiglia e rifiutato da tutti, in quanto sprovvisto dei tochukaso, i funghi dorsali caratteristici della sua specie. Eccolo lì, l'unico Paras al mondo incapace di apprendere mosse come Velenpolvere o Spora.
Ma a lei non importava, gli voleva bene. Gli voleva bene anche se non era in grado di eseguire nessuna mossa Erba, gli voleva bene anche se era la più bizzarra e inutile creatura di tutta la regione.
Come facesse a volergli bene, non se lo spiegava. Lui era il primo ad odiarsi, a detestare la sua debolezza... Eppure lei lo aveva accolto, nutrito e curato, senza mai chiedere nulla in cambio.
La bambina si sedette in una radura e lui le zampettò in grembo, cercando di consolarla. Mentre lei gli accarezzava il dorso liscio, il Pokémon si fermò a contemplare i suoi occhi, così piccoli eppure così pieni di affetto.
Gli altri bambini a scuola la prendevano in giro, per quei suoi occhietti piccoli e storti, per la sua bassa statura e per la sua difficoltà a imparare i nomi degli attacchi e i loro effetti...
Odiava quei bambini. Odiava quei piccoli mostri che la chiamavano "ritardata", facendola piangere, odiava se stesso perché non era in grado di proteggerla da un mondo crudele che l'avrebbe fatta soffrire...
E infine Paras capì perché Amy lo amava così tanto.
Amy gli voleva bene perché era diverso, come lei.
Diverso da quel mondo crudele.

Quella sera Paras non riusciva proprio ad addormentarsi. La sua allenatrice non lo teneva nella Pokèball la notte e lui era solito strisciare silenziosamente fuori dal letto della bimba e raggomitolarsi sui rami del giardino di casa, dove andava a godersi l'umidità che veniva dal boschetto vicino.
Eppure, posato sul suo ramo preferito, la luna che risplendeva nei suoi occhi senza sonno lo riempiva di malinconia.
Le ingiustizie, i soprusi... Tutto ruotava attorno alla sua debolezza. Perché non era nato come gli altri? Perché doveva sopportare tutto questo? E soprattutto... Cosa poteva fare per far sì che Amy potesse essere di nuovo felice?
La delicata brezza notturna che lo avvolgeva venne spezzata da una raffica più forte, di un'intensità tale che alzò una chela per proteggere gli occhi. Lì per lì non se ne curò, ma insieme al vento sembrava arrivargli un messaggio impreciso. Doveva muoversi da lì, andare da qualche parte... Ma dove?
All'improvviso si sentì sveglissimo. Aiutandosi con le sue zampe appuntite, scese lungo il tronco dell'albero, attirato dal bosco. L'istinto Pokémon lo guidava, non sapeva dove stesse andando, ma ogni passo che faceva lo convinceva di essere sulla strada giusta...
Dopo alcuni minuti era arrivato nella parte più remota della macchia, dove la vegetazione più fitta rendeva impossibile l'accesso a qualsiasi Pokémon non Coleottero. Paras si affidò al richiamo della foresta e continuò ad avanzare, mentre le ragnatele degli Ariados attorno a lui brillavano di gocce di umidità.
Nell'oscurità, i pochi nidi a grappolo di Kakuna ronzavano sommessamente, contribuendo a quella melodia notturna di suoni misteriosi che si può ascoltare in un bosco di notte.
Paras seppe di essere arrivato quando scorse un baluginio di luce rossa provenire da sotto la radice di un cipresso poco più avanti. Timidamente, si avvicinò all'insenatura, notando che il bagliore era prodotto da un agglomerato di polvere scarlatta, nella parte più nascosta della tana. Davanti ai suoi occhi, una piccola colonia di funghi dal gambo corto e tozzo e dal cappello ricoperto di macchioline bianche brillava di luce propria: erano di ogni sfumatura di rosso, alcuni più scuri e carnosi, altri quasi bianchi e secchi.
Quella luce... Così misteriosa e ipnotica... All'improvviso gli venne voglia di toccare con la punta delle chele quelle escrescenze micotiche così particolari. Voleva sentirne la consistenza, voleva punzecchiarle per vedere se avessero rilasciato ancora più luce...
Una delle sue chele si posò sul cappello del fungo e lo tastò, assaporandone il turgore e la sottile patina umida che lo ricopriva.
Poi, colto da un'improvvisa ispirazione, Paras usò l'attacco Lacerazione, tagliando il gambo di un grande fungo cremisi e infilzandolo con la chela. Il movimento prodotto creò un turbine di spore cangianti che lo avvolse completamente, mentre, in preda a quell'impulso irrefrenabile, il Pokémon schiudeva le piccole fauci e lo addentava, sentendo il sapore invadergli la bocca e attraversare il suo corpo come se fosse energia pura...

Sono pronto... Io sono pronto... per diventare...

Quando si svegliò, Paras era sul suo solito ramo nel giardino di casa di Amy. Stiracchiò le zampe, assonnato. L'alba era passata da un pezzo, ma il suo corpo era stanco, come se avesse compiuto uno sforzo immane. Eppure, nonostante la spossatezza, sentiva una strana energia pervaderlo, come se fosse pronto a combattere.
In preda a queste sensazioni contrastanti, si diresse verso la stanza della sua allenatrice passando per la finestra, mentre la ragazza finiva di prepararsi per andare a scuola.
Amy si bloccò con la spazzola ancora impigliata nei capelli, i piccoli occhietti dilatati dallo stupore.
- Paras... Tu hai...
La ragazzina scoppiò a ridere, saltando in piedi e correndogli contro.
- Non ci credo! Tu hai funghi! Ti sono spuntati questa notte, è incredibile!
Paras cercò di guardarsi la schiena, ma tutto quello che riuscì a fare fu rovesciarsi all'indietro, le zampe che si agitavano frenetiche in aria.
Ridacchiando, la bambina sollevò il suo Pokémon e lo appoggiò sopra la testa, posizionandosi poi davanti allo specchio che aveva nell'anta dell'armadio.
- Guardati, sei bellissimo! E poi sono di un rosso veramente...
Paras sentiva a malapena la sua voce, gli occhi spalancati sulla superficie liscia dello specchio. Sul suo dorso ora campeggiavano due tochukaso vermigli e striati di bianco. La sua sorpresa fu tale che per poco non scivolò e si aggrappò con le sue zampe ai suoi capelli.
- Ma ci pensi, Paras? Ora potrai finalmente imparare un sacco di mosse nuove! E poi dicono che i funghi dei Paras abbiano poteri curativi, come la...
L'entusiasmo di Amy venne interrotto da un improvviso scoppio di ilarità da parte del Pokémon.
- Rasssss! - urlò alzando le chele al cielo, in segno di trionfo.
La sua gioia fu tale che dai suoi nuovi funghi si alzò una spruzzata di polvere luminosa, che li avvolse entrambi. Amy ne fu incantata ed accennò ad un passo di danza, mentre Paras, sopra la sua testa, la ricopriva di quella pioggerella scintillante.
I due finirono per cadere sul letto, in preda ad una felicità smisurata. Amy rideva talmente tanto che quando diede uno starnuto sembrò mancarle l'aria per un attimo.
- Non ci posso credere, Paras, è successo davvero! E poi in una notte sola! La maestra dice che i Pokémon Coleottero crescono velocemente, ma non credevo...
Il Pokémon era un distillato di gioia. Il mondo si era raddrizzato, finalmente. Era diventato più forte, in modo da proteggere Amy. Ora nessuno avrebbe più potuto far loro del male. Sarebbero stati così, sicuri e felici, per sempre...

Era passato da poco il tramonto e i due erano tornati a casa, al termine della più bella giornata scolastica dell'anno.
- Domani è sabato, potremo allenarci presto! - sorrise la bambina al suo Pokémon, mentre si infilava sotto le coperte - Con i tuoi nuovi funghi sono certa che diventerai il Pokémon più forte del mondo!
Più forte... A Paras piaceva quell'idea. Sentiva le sue chele robuste e affilate, non vedeva l'ora di poterle usare in combattimento.
Quando il respiro di Amy divenne regolare e profondo, sgusciò fuori dal suo abbraccio e, dirigendosi verso la finestra, provò un paio di affondi avanti a sè, colpendo tutti gli avversari immaginari che gli si paravano davanti.
Poco prima di uscire dalla finestra, però, sentì la ragazza starnutire e decise di impiegare le sue chele in una missione più tranquilla.
Facendo dietrofront, si arrampicò nuovamente sul letto e, non senza fatica, riuscì a tirare le coperte fino a coprire totalmente la ragazzina, che si rigirò nel sonno, serena.
Soddisfatto del lavoro, diede un altro sbuffo di polvere scintillante: non ne era sicuro, ma cominciava a credere che fosse una reazione alle sue emozioni più forti. Infine si diresse sul suo albero, stanco della giornata ma soddisfatto come non lo era da tempo.
La luna che lo accolse quella notte non poteva essere più diversa da quella della sera prima. Luminosa e gentile, lo irradiava dei suoi raggi argentei, mentre lui distendeva le chele, preparandosi al sonno.
Poi, mentre sentiva il torpore vincere sui suoi sensi, avvertì un vago prurito sul dorso, dove spuntavano i suoi tochukaso. Distrattamente, strofinò una delle chele sul gambo del fungo, quando venne invaso da un'improvvisa scossa dolorosa. Preoccupato, stuzzicò di nuovo il gambo e ricevette ancora una volta un dolore pungente: a quanto pare, i suoi nuovi funghi erano particolarmente sensibili al tatto. Preferì non indagare oltre sulla questione quella sera, era troppo stanco: il giorno dopo avrebbe controllato meglio...

Presto... Molto presto... Nell'aria umida, nell'acqua torbida... Dentro le radici... Presto...

- Skreeeek!
Il pigolio stridulo di uno stormo di Pidgy selvatici che si alzava in volo lo svegliò di soprassalto. Paras si stiracchiò e si grattò il capo con la chela, assonnato. Non aveva passato una buona nottata e quel brusco risveglio non aveva contribuito al buongiorno. Ma non importava.
Quel giorno era il grande giorno. Dopo colazione, Amy lo avrebbe portato al parco, come ogni weekend e lì avrebbe lottato al Centro Pokémon contro gli altri bambini... Sì, quel giorno sarebbe stato il primo di una lunga serie di successi!
Stiracchiò le articolazioni, concentrando tutta la sua energia e un'altro sbuffo di polvere si alzò dai suoi funghi, come una locomotiva che rilascia vapore e aria compressa nello sforzo di trainare il treno.
Sentendosi in forma, si intrufolò nella camera di Amy, trovandola ancora in pigiama seduta sul letto.
Sorpreso, le si avvicinò, guardandola interrogativo.
- Buongiorno, Paras... Hai dormito bene...?
L'aspetto della sua allenatrice lo preoccupò. La sua pelle era più pallida del solito, i suoi capelli avevano perso lucentezza e ricadevano opachi e secchi sulle spalle.
- Mi sa che non sono in forma... oggi...
Seguì uno starnuto, più violento di quelli del comune raffreddore.
- Nel pomeriggio starò meglio, sono sicura. Tu... vai fuori a giocare... o ti ammalerai anche tu...
Un altro starnuto accompagnò il Pokémon mentre usciva.
Di certo Amy non aveva mai goduto di una salute di ferro. La sua malformazione genetica la rendeva particolarmente vulnerabile all'influenza e a tutte le malattie tipiche dei bambini, eppure quell'anno aveva preso tutte le precauzioni contro virus, batteri e bacilli.
Ricordava addirittura di averla sentita scherzare, dicendo che neanche il morso di un Arbok avrebbe potuto farla ammalare, data la quantità di farmaci che assumeva. E allora, come...?
Il giorno passò lentamente. Era preoccupato per la sua allenatrice, ma il desiderio di combattere non era passato.
Decise di non pensarci e di schiacciare un pisolino nel giardino di casa. Almeno avrebbe fatto passare il tempo più velocemente. Eppure il pallido sole invernale lo irritava, come se fosse più luminoso del solito. Infastidito, si addentrò nel bosco quel tanto che bastava perché nessun raggio di luce lo raggiungesse, quindi riuscì finalmente a coricarsi e a chiudere gli occhi.

Sopravvivi. Uccidi per sopravvivere. Lacera, colpisci, squarcia. Ancora una volta e poi...

Istintivamente, rotolò di lato, alzando la chela, perfettamente sveglio. Davanti a lui, uno Spearow lo guardava famelico, il becco ricurvo e le piume arruffate, deluso di non averlo colto di sorpresa.
Paras fissò la testa dell'avversario muoversi a scatti, cercando di superare le sue difese.
Non si capacitava di come avesse fatto a reagire con una simile prontezza: era come se il suo corpo si muovesse di sua iniziativa, agitando le chele con movimenti secchi e precisi, che ogni volta vanificavano le incursioni dell'avversario. Tutto stava accadendo ad una velocità tale che la mente di Paras si stava progressivamente ritirando in un angolo, passiva, mentre il corpo continuava a reagire alla minaccia.
Lo Spearow tentò un altro paio di affondi col becco, poi rinunciò e si mise in assetto di volo, pronto a cercare il suo pasto altrove.
Poco prima che spiccasse il volo, però, una densa nube di spore violacee lo avvolse completamente, accecandolo. I tochukaso di Paras stavano liberando una quantità incredibile di quel polline velenoso e lo Spearow si dimenava inutilmente, agitando le ali per dissiparne il terribile effetto. Eppure quell'alone luminoso sembrava essersi attaccato alle sue piume, appesantendolo, soffocandolo, sfinendolo...
Paras osservò il proprio corpo avanzare di qualche passo, come se non ne fosse più padrone, mentre lo Spearow collassava in preda ad una crisi respiratoria. Gli occhi del rapace ebbero la fugace visione di un paio di zampe sottili ed artigliate calare a gran velocità.
Poi tutto si tinse di rosso, mentre l'attacco Forbice X di Paras lo colpiva con precisione sul collo, decapitandolo di netto.
Il Pokémon coleottero osservò la testa del suo nemico rotolare via con distaccata curiosità. Il corpo dell'uccello era rimasto immobile dove era caduto, solo la testa era schizzata via. Le spore che ancora saturavano l'aria vennero assorbite dal sangue che sgorgava sul prato e il suo odore metallico pervase tutto l'ambiente.
Paras non provava alcuna emozione. Era la prima volta che uccideva qualcosa: in effetti, era la prima volta che vedeva del sangue e non gli parve affatto strano che il verde dell'erba si armonizzasse così bene con quel rosso vermiglio.
Tutto era calmo e perfetto: un'opera d'arte tinta di scarlatto.
Con solennità, sfiorò con l'artiglio la spina dorsale che sporgeva dal corpo dello Spearow e le spore che lo ricoprivano si riversarono al suo interno, invadendo il midollo osseo e diramandosi all'interno di tutto il corpo. Paras riusciva a sentirle farsi strada lungo tutte le infinite diramazioni lungo colonna vertebrale, le percepiva risalire lungo ogni vena e ogni arteria, fino ad arrivare alla completa possessione del corpo.
Poi d'improvviso la trance in cui era calato finì e Paras riprese coscienza di sè.
Avvertì distintamente la consistenza viscosa e appiccicosa del sangue sulle sue chele, fiutò l'odore metallico, vide il corpo ricoperto di polvere viola a terra davanti a lui e la sua mente venne travolta dalla consapevolezza.
Aveva ucciso un Pokémon. Lo aveva fatto deliberatamente, senza ragione, solo perché poteva farlo... ma perché...

Terrorizzato come non lo era mai stato in vita sua, corse via, verso casa.
Cosa aveva fatto? Non era normale, non era affatto normale! Gli Spearow cacciano i Pokémon Coleottero per sfamarsi, era ovvio che lo avesse attaccato... Ma lui non si era limitato a difendersi, lo aveva bloccato a terra con Paralizzante, lo aveva guardato negli occhi e poi le sue chele...
Inorridì, rifiutando le immagini che la mente gli offriva e si rifugiò sul suo ramo, tremando di paura. Non poteva farsi vedere da Amy con le prove del suo omicidio ancora fresche sulle chele. L'adrenalina che gli scorreva nelle vene amplificava ogni suo senso e ogni sua emozione, facendogli vivere l'orrore del suo assassinio con eccezionale nitidezza.
Non era stato lui, si disse. Lui era una creatura mansueta, non aveva mai fatto veramente del male a nessuno. Gli incontri di Pokémon contavano poco, le sue zampe non riuscivano quasi mai ad arrecare danni importanti agli avversari, almeno fino a che...
All'improvviso, si bloccò e la sua schiena formicolò di nuovo.
I funghi. Doveva essere colpa dei funghi.
Da quando li aveva ottenuti si era sentito più potente ed aveva quei sogni strani.
A quella improvvisa rivelazione se ne aggiunse un'altra, ancora più devastante. Tutto era iniziato mentre dormiva, mentre la sua mente era più debole...  In qualche modo, quando dormiva, si trasformava in una creatura pericolosa, pronta a far male a chiunque lo minacciasse...
- Paras...? Eri qui allora...?
Amy. Con orrore, sentì le manine delicate della sua padroncina sollevarlo dal ramo sul quale si trovava e stringerlo al petto.
- Mi spiace di non... essere uscita fuori a giocare... ma il dottore ha detto...
La povera ragazza era talmente provata dal suo malessere da non riuscire a completare una frase senza emettere lunghi sospiri.
- Sono stata male... Tutto il giorno...
Seguì uno starnuto, accompagnato da un accesso di tosse.
A Paras si stringeva il cuore vedendola così, ma in quel momento era ancora troppo scioccato da ciò che aveva fatto.
- Ti dispiacerebbe farmi... Compagnia, stanotte? Magari così poi starò meglio e... Potremo giocare di nuovo... insieme?
Oh, no. Non poteva chiederle una cosa simile. Non in quel momento. Paras si agitò tra le sue braccia, come per scappare, ma la bimba lo teneva forte a sè.
- Guardati... Hai tutte le zampe sporche... Sei andato di nuovo a giocare nel bosco? Ti ho detto di non andare, lì la terra è sempre umida... e torni tutto infangato...

Si trovava sotto le coperte ora, avvolto dalle calde braccia di Amy. Paras avvertiva il calore febbricitante del corpo di lei, ma non poteva andarsene. Era il suo Pokémon, il suo fedele compagno. Abbandonarla nel momento del bisogno lo avrebbe reso un mostro.
Ma lui era un mostro... L'immagine del corpo mutilato dello Spearow gli balzò davanti agli occhi, le piume arruffate, il sangue dall'odore nauseante...
Paras rabbrividì, nonostante il calore. Poi guardò il volto di Amy, innocente come solo i bambini sanno essere quando dormono.
Si sarebbe dominato. Avrebbe combattuto il suo male come Amy stava combattendo il suo. Sarebbe stato al suo fianco, fino alla fine.
Non doveva addormentarsi.
Nonostante il calore attorno a lui, non doveva addormentarsi.
Nonostante la stanchezza in seguito ai terribili avvenimenti di quel giorno, non doveva addormentarsi.
Nonostante la pesantezza delle sue pupille...
Debole... Ospite... Infezione...
Non doveva addormentarsi.
Spore... Sparse ovunque...
Doveva restare sveglio.
Per la sopravvivenza... Del più forte...
I suoi occhi si chiusero solo per un attimo...
No!
Paras riprese coscienza, terrorizzato. Si era addormentato? Forse solo per qualche secondo. Era nel punto esatto dove Amy lo aveva posato, sul lato destro del cuscino. I poster con i Natu e le scritte giapponesi pendevano ancora dalle pareti, la finestra semiaperta dava ancora sul giardino immerso nella notte...
Paras sospirò di sollievo, confortato dallo scampato pericolo. O almeno cercò di darlo, perché nessun sospiro uscì dai suoi polmoni.
Non aveva più controllo del suo corpo. Di nuovo.
In preda al panico, sentì le sue zampe muoversi di loro iniziativa, mentre in tutti i modi cercava di riprendere il controllo. Sapeva che stava per succedere qualcosa di orribile, doveva impedirlo a tutti i costi.
Intrappolato all'interno della sua testa, assistette ad una panoramica completa della stanza, mentre chiunque lo stesse controllando entrava in familiarità con l'ambiente circostante.
Poi Amy si rigirò nel sonno, e il movimento attirò la sua attenzione. Orripilato, si vide strisciare sul letto, contemplando la figura esile della bambina febbricitante. Era così indifesa. Completamente inerme e debilitata dalla malattia. Deliziosamente debole.
Paras urlò dentro la sua testa, mentre sentiva scorrere nel suo corpo una serie di istinti estranei, urgenze di compiere azioni, parole che non gli appartenevano. Pensieri che non erano suoi.
Finalmente, l'emisfero sinistro è nostro. Il controllo del sistema periferico è stato completato.
Se ne avesse avuto la facoltà, Paras avrebbe gridato.
Invece assistette al sinistro spettacolo delle sue zampe che sfioravano il corpo della bambina, arrampicandosi sopra di lei ed esaminandola da ogni lato.
Non poteva farle del male. Si rifiutava di infliggerle la stessa fine di quello Spearow. Con un esasperato sforzo di volontà, arrestò la chela che si stava avvicinando al volto di Amy. Poi sentì la sua coscienza ritirarsi, esausta, e le sue zampe ripresero a muoversi da sole.
Non resisterci. Ti stiamo aiutando.
Sentiva quegli impulsi irrefrenabili, sentiva quella presenza muovere il suo corpo, senza poter farci nulla...
Con noi sei al sicuro, ospite. Ti abbiamo donato la nostra potenza, ora tu donerai a noi il nutrimento. Sarai forte, più forte di quanto tu abbia immaginato. Lasciati guidare...
In quel momento, gli occhi di Amy si aprirono. Paras fremette intimamente di gioia, la sua allenatrice era sveglia, non correva più alcun pericolo...
Poi scorse qualcosa nell'iride, una sorta di patina rossastra. Una sottile polvere simile a quella dei suoi tochukaso.
Amy si alzò dal letto e il Pokémon la seguì, contro la sua volontà.
La bambina salì lentamente le scale fino a raggiungere la soffitta. Il suono prodotto dai suoi piedi nudi era quasi impercettibile, mentre apriva la piccola finestra della mansarda e si arrampicava sul tetto.
Paras la guardò stendersi sulle tegole, l'aria notturna immobile e fredda, mentre la voce della sua mente gli ordinava di avanzare.
Nutrici della linfa vitale. Aiutaci a crescere...
E poi, ogni singolo frammento andò al suo posto. Le spore che emetteva di continuo, lo strano raffreddore di Amy, i sogni, l'assassinio dello Spearow. Tutto era collegato ai funghi che aveva trovato nel bosco.
Era giunto il momento. Lo seppe nel profondo prima ancora che accadesse. Non poteva opporsi. Non aveva senso resistere.
Era diventato succube del simbionte.
Odiandosi per il suo gesto, emise una cortina di spore violacee, che si insinuò nella bocca e nelle narici della bimba.
Il banchetto poteva avere inizio.

Vinto su ogni suo senso, assistette impotente alla terribile opera, avvertendo l'intenzionalità di ogni azione prima di eseguirla materialmente.
Le sue zampe artigliate affondarono negli occhi ancora aperti di Amy. Sentì le sue chele stridere mentre affondavano nella materia gelatinosa del bulbo oculare, scavando a fondo per raccoglierne i disgustosi succhi. Esercitando una leggera pressione, il Pokémon ritrasse le chele e l'occhio sinistro di Amy venne rimosso dalla sua orbita, ancora attaccato al sottile nervo ottico. Le piccole fauci di Paras si chiusero su quel raccapricciante antipasto, mentre l'odore del sangue, ormai familiare, cominciava a spandersi nell'aria.
Deliziati da quel sapore nauseabondo, i suoi funghi emisero un altro flutto di spore, che salirono turbinando nell'aria, disperdendosi in fretta.
Siamo compiaciuti, ospite. Ora procedi.
Servili, i suoi artigli sezionarono la trachea della bimba, che ancora viva, rimaneva immobile, prigioniera della catalessi indotta dalle spore.
Incapace di raccogliere le cartilagini con le sole zampe, Paras tuffò il muso nella gola squarciata di Amy, affondando nel morbido collo e ricoprendosi di sangue.
I tessuti adiposi, scoprì, erano più saporiti e nutrienti della cartilagine interna. Iniziò dunque a tracciare lunghi solchi sul collo della sua vittima, strappandone brandelli con la bocca, scorticando e ingoiando i soffici tessuti epiteliali.
Lentamente, il volto della bimba stava assumendo forme inumane. Le guance erano state completamente rimosse, lasciando intravedere la dentatura sottostante, le orbite vuote nascondevano a malapena la materia grigia dietro, la gola lacerata ancora pompava debolmente sangue, che andava a rapprendersi insieme alla polvere delle tegole sulla quale la bambina era sdraiata.
Quando anche l'ultimo boccone venne ingoiato, Paras sentì il proprio stomaco contrarsi dal disgusto. Ma non era ancora finita.
Ci hai deliziato con questo piccolo assaggio,  ospite. Lasciaci ricambiare la cortesia...
Una tenue luce circondò la sagoma del Pokémon e Paras sentì i suoi funghi dorsali crescere a dismisura fino a fondersi tra loro, mentre il suo corpo, sotto, veniva schiacciato dalla massa superiore.
Quando l'evoluzione finì, un unico enorme fungo campeggiava sulla sua schiena. Ma qualcos'altro era cambiato.
I suoi occhi, prima vivaci e animosi, erano diventati piccoli e incolori, vuoti. Agitò le nuovi potenti chele verso il cielo, quando si voltò verso il cadavere scempiato della sua piccola allenatrice.
Finalmente, anche l'emisfero destro è nostro. Abbiamo il completo possesso dell'ospite. Siamo pronti all'infezione.
Parasect si avvicinò e posò il nuovo, potente artiglio sulla soffice pancia della bambina.
La femmina umana era particolarmente predisposta, le sue difese immunitarie hanno ceduto in poco tempo. Eppure non ha i mezzi per diffonderci senza un aiuto esterno. Siamo lieti di poter contare su di te, ospite.
Ubbidendo ad un ordine non espresso, Parasect calò con forza la chela sul corpo di Amy, squarciandole il ventre molle.
Il taglio l'aveva tranciata per lungo, andando a recidere gli organi interni. Dallo stomaco e dai polmoni della bimba scaturì una orrenda nube di scura polvere rossa, che, spinta dalla pressione interna, galleggiò in aria, spargendosi a macchia d'olio.
Poi, trasportate dal vento, le spore andarono a posarsi sulle foglie degli alberi e nei pressi delle tane dei Pokémon boschivi, in attesa del loro prossimo ospite.
Sopra di loro, sul tetto della casa, Parasect osservava l'intera operazione, gli occhi bianchi, vuoti e inespressivi, l'intero corpo ricoperto di sostanze organiche.
 Un altro flusso di spore luminose, identico a quello che aveva spruzzato per la prima volta sulla testa di Amy, prese il volo dalla punta del suo enorme fungo dorsale, colorando la notte di mille sfumature di rosso.
L'infezione procede bene, ospite. Ora procediamo col banchetto.
Parasect si voltò nuovamente verso i resti della bambina. Ogni suo organo interno riluceva della stessa cromatura vermiglia delle spore che l'avevano infettata.
Quindi, impassibile, allargò ulteriormente lo squarcio sul torace di Amy e riprese a mangiare.

 
  
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