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Autore: Placebogirl_Black Stones    18/03/2015    5 recensioni
Stendo una striscia sul tavolino del soggiorno, per poi aspirarla velocemente.
Sono come un malato che non può fare a meno di prendere le sue medicine.
Mento a tutti dicendo che posso smettere quando voglio, ma in realtà ne sono diventato schiavo.
Nana, i Trapnest, la droga.
Ovunque mi giri c’è qualcosa che mi opprime.
Mi stendo sul pavimento, aspettando che l’eroina faccia effetto.
Forse cancellerà per un attimo il dolore, come un’illusione apparente.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ren Honjo
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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MEDS

 

I was alone, falling free, 
Trying my best not to forget 
What happened to us, 
What happened to me, 
What happened as I let it slip. 

 

Solo in questa stanza diventata improvvisamente troppo grande, non riesco a decifrare esattamente quello che faccio.

La mia testa è come vuota, e un attimo dopo si riempie di tutto quello a cui non voglio pensare.

Il respiro è affannato, le mani tremano.

Non posso nemmeno cercare conforto nella mia chitarra…

La realtà  mi colpisce come un pugno nello stomaco, gettandomi ancora nella volta in quel baratro che di recente ho visitato troppo spesso.

Una caduta libera, che termina con uno schianto inevitabile.

Sto cercando l’uomo che ero, il chitarrista geniale, il ragazzo cresciuto con le sue sole forze che si è costruito da solo il suo futuro giorno dopo giorno.

Sto cercando il meglio di me.

Eppure, sembra non essere da nessuna parte.

La vita mi ha insegnato come vivere liberi e senza troppe ambizioni, ma alla fine ho dimenticato la lezione.

Ho dimenticato il segreto della felicità.

Vorrei poter ricordare almeno tutto il resto.

Che cosa mi è successo?

Come sono arrivato a questo punto?

Che cosa è successo a noi, a quell’amore che ci aveva salvati entrambi e che ora sembra volerci uccidere?

“Chi ride dell’amore, muore per amore”

Solo adesso mi rendo conto di quanto avesse ragione quel pelatino.

L’amore ti ingabbia, ti rende schiavo desideroso di libertà, di ossigeno che tolga l’oppressione dal petto.

Ma le persone non si appartengono, gli esseri umani nascono e muoiono soli.

Allora perché non riesco a lasciarti andare, Nana?

Perché ti desidero sempre più?

Se osservo il nostro amore scivolare via, portato dal vento e dalle correnti del mare, mi sento ancora peggio che sapermi incatenato a te per tutta la vita.

Nemmeno la droga basta più per colmare questa sensazione di vuoto che mi risucchia le viscere.

 

 

I was confused by the powers that be, 
Forgetting names and faces. 
Passers by were looking at me 
As if they could erase it 

 

Apro la portafinestra ed esco sul balcone, dal quale si può godere della vista della strada sottostante.

Ho bisogno di aria.

Il chiacchiericcio della gente che affolla la via, troppo occupata dalla frenesia della vita quotidiana per fermarsi a riflettere, giunge alle mie orecchie come un fastidioso ronzio.

Sono confuso, tutto sembra rimbombare nella mia testa.

A volte mi sento così distante dalla realtà, come un eroe che vive nel mondo immaginario  che tutti sognano.

In realtà gli eroi vivono della stessa luce riflessa che abbaglia i loro adulatori.

Qualcuno alza la testa e mi riconosce, ragazzine che mi indicano parlottando e ridacchiando fra loro, donne adulte che sospirano chiedendosi perché non hanno qualche anno in meno.

I loro volti sono confusi, le loro parole distorte.

Dimentico facce, nomi, sensazioni, suoni e sensi.

Gli eroi salvano gli altri, ma non posso essere salvati.

Nessuno di loro potrà cancellare questa sensazione di fallimento che mi consuma lentamente, facendomi cedere come le corde di una vecchia chitarra suonata troppe volte.

A cosa serve la fama se poi sei destinato a morire solo come un cane?

Perché gli esseri umani rincorrono disperatamente il mondo del successo, sacrificando tutto il resto?

Perché non riusciamo a vedere l’oscurità celata dietro quella luce accecante?

Sono stanco di essere osservato, tutto mi irrita.

Muovo qualche passo per rientrare nell’appartamento, ma le gambe non vogliono sorreggermi.

Cado in ginocchio appena davanti alla portafinestra, stringendo i pugni.

Ho bisogno di una dose.

 

 

Baby did you forget to take your meds? 
Baby did you forget to take your meds? 

 

Stendo una striscia sul tavolino del soggiorno, per poi aspirarla velocemente.

Sono come un malato che non può fare a meno di prendere le sue medicine.

Mento a tutti dicendo che posso smettere quando voglio, ma in realtà ne sono diventato schiavo.

Nana, i Trapnest, la droga.

Ovunque mi giri c’è qualcosa che mi opprime.

Mi stendo sul pavimento, aspettando che l’eroina faccia effetto.

Forse cancellerà per un attimo il dolore, come un’illusione apparente.

 

 

I was alone, 
Staring over the ledge, 
Trying my best not to forget 
All manner of joy 
All manner of glee 
And our one heroic pledge 

 

Dieci, venti, trenta minuti.

Finalmente la droga fa il suo effetto.

I tremori si placano, le mie mani sono di nuovo in grado di suonare.

In questo momento, però, non credo mi uscirebbe nessuna melodia.

Da un corpo vuoto non esce nulla, un cuore che sanguina produce solo dolore.

Riesco finalmente a ritrovare la forza di rialzarmi, trascinandomi come un fantasma vicino alla finestra.

Anche se fuori è inverno inoltrato, qui a Tokyo la neve non si decide a cadere.

Il paesaggio è sempre lo stesso, invaso dallo smog e illuminato da luci artificiali.

È in questi momenti che mi torna alla mente quel vecchio appartamento che una volta era un magazzino, quella casa che mi sono costruito e nella quale intendo tornare un giorno insieme a te.

Ormai non riuscirei più a viverci da solo, è diventato il nostro nido d’amore, quell’angolo che sa di famiglia.

È l’unico posto che possa davvero chiamare casa.

Mi manca il paesello, mi manca quella neve che cadeva silenziosa ricoprendo ogni cosa sotto la sua coltre.

Sono le uniche cose che non vengono cancellate nemmeno quando la droga mi offusca i sensi.

In strada due ragazzini, probabilmente fidanzati, si rincorrono ridendo per poi acciuffarsi.

Ed ecco che la via diventa un frangiflutti ricoperto di neve, dove una ragazzina di appena sedici anni, apparentemente già donna, lancia palle di neve contro un ragazzo poco più grande di lei che si fa scudo con un braccio.

Lei indossa vestiti provocanti, un corto pellicciotto maculato a proteggerla dal freddo.

Lui, avvolto dal suo inseparabile chiodo in pelle nera, cerca di fumare in santa pace l’ennesima sigaretta della giornata.

Nelle vene scorre ancora l’euforia del concerto che hanno appena tenuto con la loro band, un vero successo.

Ma c’è dell’altro dietro le apparenze.

I due ragazzi si amano, se lo confesseranno reciprocamente di lì a poco.

Te la ricordi, Nana?

Quella notte è stata per me una delle più belle.

Non mi importava se i miei giorni da donnaiolo erano finiti, avevo trovato qualcosa che valeva molto di più di una fugace notte di sesso.

Per la prima volta nella vita mi sembrava di essere riuscito ad agguantare quella felicità che bramavo da sempre.

E poi, un giorno, quella promessa.

“Ren…se io morissi, moriresti con me?”

Ancora oggi la mia risposta a quella domanda è sempre la stessa.

“Certo”

Eppure non me la sento di trascinarti in questo baratro con me, il desiderio di proteggerti è più forte.

Sono l’unico che può salvarti dalla tua solitudine.

E io?

Chi può salvarmi dalla mia?

 

 

Baby did you forget to take your meds? 
And the Sex and the drugs and the complications 


 

La bustina con quella polvere bianca che mi permette di sopravvivere è ancora aperta sul tavolo.

Non ha importanza che la nasconda, tu non sei più qui.

Questa casa è diventata vuota, come l’uomo che la abita.

E io mi ostino a non volerti vedere, nonostante le continue telefonate di Hachi.

Non è per cattiveria, né perché non ti amo più.

Solo non posso ancora venirti a prendere, non in questo stato.

Cosa potrei dirti?

Che non posso occuparmi di te perché non sono in grado di occuparmi di me stesso?

Sarebbe umiliante.

Non voglio deludere anche te, che sei la persona di cui mi importa più di chiunque altro.

Voglio che il giorno in cui ci rivedremo sia perfetto, voglio poter fare di nuovo l’amore con te e saperti serena al mio fianco.

Voglio ritornare a quella notte di neve in cui incatenammo insieme le nostre vite.

Tutto questo non è ancora possibile, almeno non oggi.

Ho ancora bisogno delle mie “medicine”.

 

 

I was alone, 
Falling free, 
Trying my best not to forget


 

Scivolo con la schiena contro il muro, sedendomi a terra con le gambe piegate e divaricate.

Sembro un burattino abbandonato in un teatro decaduto che non darà più nessuno spettacolo.

Mi manca la forza di essere un eroe, mi manca la forza di lottare.

Mi manchi tu, Nana.

Sei tu il meglio di me.

E questo non posso dimenticarlo.

 

ANGOLO AUTORE

Cos’è sta schifezza??? Boh! Avevo in mente di fare una song fic che parlasse di droga, visto che parecchie della canzoni dei Placebo che mi piacciono hanno come tema questo argomento, misto al perdere se stessi e al dolore. E chi meglio di Ren può interpretare queste cose?
Alla fine ho scelto MEDS, tratta dall’omonimo album appunto dei Placebo.
Però non sono soddisfatta del lavoro, credo che avrei potuto fare di meglio. Sono poco ispirata in questo periodo, ma volevo comunque tenermi allenata per recuperare un po’ la voglia. Spero che non faccia così pena come sembra!
Ho in mente altre ideuzze, confido nel portarle a termine il prima possibile, tempo e voglia permettendo!
Un bacione a tutti
Place

   
 
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