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Autore: inattivo ciao ciao    19/03/2015    10 recensioni
Louis si vede costretto a chiudere gli occhi perché è seriamente a un passo dallo scoppiare. È troppo. È troppo. Sta succedendo davvero? Non è solo un incubo? Per favore, non può essere solamente un brutto sogno? Respira lentamente e rincontra lo sguardo di Harry.
"Tua mamma non ti ha detto una cosa fondamentale" rivela, cercando di inghiottire il nodo che gli ostruisce la gola. Harry gli rivolge uno sguardo interrogativo.
"Io- io e te non eravamo amici" biascica, torcendosi nervosamente le dita fino a farle scricchiolare. Il riccio aggrotta le sopracciglia e apre la bocca, richiudendola l'attimo dopo, senza sapere cosa dire.
"Voglio dire, certo che eravamo amici e lo siamo, lo siamo anche adesso, cioè adesso-adesso proprio no perché n-non ti ricordi di me e-" Louis inciampa nelle parole.
"Non ti seguo" confessa Harry, scuotendo appena la testa. Louis ridacchia nervosamente e sfrega i palmi sudati sui pantaloni di jeans. Abbassa lo sguardo e lo rialza, massaggiandosi per un istante le tempie.
"Sono il tuo ragazzo, Harry" bisbiglia, gli occhi fissi nei suoi.
Harry/Louis
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Louis schiaccia il naso sul vetro freddo della finestra, il respiro che si condensa facendolo appannare con rapidità.
 
"Ma in questa casa lo accendete mai il riscaldamento? Ti ricordo che siamo praticamente a Natale" si lamenta, strofinandosi le mani e alitandoci sopra subito dopo. A quel gesto Zayn gli getta un cuscino dalla tonalità aranciata, colpendogli in pieno il naso, e "Primo, siamo a inizio novembre e, secondo, ci saranno minimo venticinque gradi qui dentro" gli ricorda, non accennando a sollevare lo sguardo da sopra lo schizzo a cui sta lavorando. Ha un'ottima mira, questo Louis può sicuramente riconoscerglielo. Si strofina la parte lesa con due dita e raggiunge l'amico, lasciandosi cadere a peso morto accanto a lui, sul divano. Zayn alza gli occhi dal disegno quasi completo per rifilargli un'occhiataccia. 
 
"Mi stavi facendo sbagliare" lo rimprovera con uno sbuffo.
 
"Devi intrattenermi" piagnucola Louis, incrociando le braccia al petto. Il moro solleva un sopracciglio scuro in risposta e si decide ad appoggiare il quadernetto delle bozze sul tavolino di legno posto di fronte a loro.
 
"E perché mai?" Zayn ghigna sornione. Il liscio sbuffa e "Perché so esattamente cosa state facendo tu ed Harry" lo informa, sollevando i piedi per appoggiarli sulle ginocchia ossute di Zayn. Il ragazzo le scaccia prontamente con una manata e "Ah, sì?" inclina il viso affilato da un lato, un sorrisetto derisorio a dipingergli le labbra.
 
"Mi ha costretto a venire da te in modo che possa organizzare qualcosa per il nostro anniversario senza che io gli stia in mezzo ai piedi e tu, caro il mio Malik, sei il suo complice!" lo accusa Louis, pungolandogli un capezzolo con l'indice. Zayn gli pizzica un fianco e "Come potrei accettare una cosa del genere?" scherza "Sei così fastidioso che non capisco come lui possa vivere ventiquattro ore su ventiquattro con te".
 
"Stronzo" ride Louis, piazzandogli le dita tra i capelli, scompigliando le ciocche scure. Zayn squittisce un verso di protesta e gli afferra repentinamente i polsi, stringendoli a mezz'aria con un' espressione di vittoria. Louis mugola e cerca di liberarsi, dimena le mani inutilmente. Il moro finge di mordergli le dita e sghignazza, la lingua tra i denti, quando l'amico, tra le risate, si immedesima in un gatto arrabbiato e prende a soffiare.
 
"Quando lo capirai che quella suoneria non ti rende rock, Lou?"  Zayn sospira teatralmente e lascia la presa, quando, improvvisamente, le note di Cherry Pie fendono l'aria, sovrastando le risatine ed i grugniti di lotta. Louis in risposta solleva la mano sinistra, abbassando medio ed anulare e si esibisce in un occhiolino sfacciato, ricevendo un'occhiata di sufficienza dall'amico. Louis ridacchia ed estrae il cellulare dalla tasca dei jeans sdruciti. Il viso sorridente di Anne illumina lo schermo e Louis scorre l'indice per accettare la chiamata.
 
"Ciao, suocera. Mi hai salvato dall'attacco di un pazzo" scherza, accartocciandosi su se stesso quando Zayn gli pizzica una coscia.
 
"Louis, amore" la voce della donna gli arriva debole. Il ragazzo si acciglia e "Anne? Stai bene?" domanda, leggermente preoccupato, una mano che va a posarsi su quella di Zayn, per calmare l'imminente attacco di pizzicotti. Un singhiozzo gli risuona nell'orecchio, facendogli stringere la presa sul telefonino.
 
"Anne, cos'hai? Cos'è successo?" esclama attirando l'attenzione di Zayn che gli rivolge uno sguardo interrogativo. Louis fissa gli occhi nei suoi e scuote la testa, scrollando appena le spalle con fare confuso.
 
"Tesoro, è successa una c-cosa brutta. Harry ha-- lui è-" la voce di Anne è spezzata, sta chiaramente piangendo. Il cuore di Louis fa una spiacevole capriola, lo stomaco gli si stringe dolorosamente.
 
"Harry? Cosa c'entra lui? Cosa- perché- cosa?" balbetta, irrigidendosi all'improvviso. Harry. Cosa brutta. Cosa brutta. Harry. Harry. Harry. Cosa brutta. Harry. Cosa brutta. Harry.
 
"Sono qui in ospedale. Ha avuto un incidente" spiega Anne in un bisbiglio.
 
"Cosa?" bisbiglia-urla Louis alzandosi di scatto dal divano, accorgendosi vagamente dell'occhiata preoccupata che gli lancia Zayn.
 
"Ha avuto un incidente, tesoro" ripete la madre di Harry, tirando su con il naso. Louis prende a tremare da capo a piedi e "Arrivo subito. Sto arrivando, arrivo" dice, la voce soffocata. Interrompe la chiamata e infila velocemente il cellulare nella tasca, senza preoccuparsi di bloccare lo schermo. Respira pesantemente, gli arti bloccati, non riesce a muoversi, non riesce a pensare, non riesce, non riesce, non riesce.
 
"Lou, che è successo?" gli domanda Zayn, ora anche lui in piedi, afferrandogli con cautela una spalla. L'adrenalina lo attraversa di colpo. Louis si divincola facilmente e corre verso la propria giacca imbottita, abbandonata su una delle sedie dell'ingresso. Se la infila con frenesia e "Ospedale, devo andare, Anne mi ha detto-- devo muovermi. Devo--" ansima, palpandosi automaticamente le tasche del giubbetto per accertarsi di avere le chiavi della macchina.
 
"Dove sono finite?" grida a se stesso, una volta constatato che no, non sono lì. Zayn lo raggiunge allarmato e "Lou, cosa cazzo è successo?" sbotta, gli occhi spaventati.
 
"Harry ha avuto un incidente" soffia Louis, facendo vagare lo sguardo intorno alla stanza. Zayn trattiene rumorosamente il fiato e "Cosa?" esclama, incredulo.
 
"Harry ha avuto un incidente ed io non riesco a trovare le cazzo di chiavi!" ribatte Louis, le prime lacrime iniziano a pungergli gli occhi.
 
"Shhh, tranquillo, Lou. Andiamo con la mia macchina, okay?" lo rassicura Zayn, stringendogli con delicatezza un bicipite. Louis annuisce con occhi vacui ed insieme escono di casa, chiudendo la porta con rapidità. Raggiunge velocemente la mini blu del moro, le dita di Zayn ancora ancorate al suo braccio.
 
"In che ospedale è?" domanda il pakistano, allacciandosi la cintura di sicurezza e premurandosi di fare lo stesso con quella dell'amico. Louis spalanca gli occhi, rivelando la loro lucentezza, e rimane immobile per qualche attimo.
 
"Non glielo ho chiesto! Come cazzo faccio ad essere così stupido?" sputa, la voce che si incrina ad ogni sillaba. Zayn gli stringe la coscia in un tentativo di calmarlo e "Tranquillo, ci penso io" mormora, mettendo in moto il motore ed estraendo il cellulare. Louis chiude gli occhi ed inspira ed espira con sforzo, i mille pensieri  che si sovrappongono l'uno sull'altro, scontrandosi con rabbia nei meandri della sua mente. Harry. Incidente. Cosa brutta. Harry. Harry. Harry. Cosa brutta. Incidente. Incidente. Harry.
 
**
 
E' divertente constatare quanto un posto possa essere terribilmente silenzioso e, allo stesso tempo, talmente rumoroso da spaccare i timpani. La sala d'aspetto è essenzialmente vuota se non si conta la presenza degli inservienti di turno o quella sporadica degli infermieri che camminano a passo spedito lungo il corridoio. Louis si sente come immerso in un'enorme bolla; tutto è attutito, ogni rumore, suono, odore o colore. I pensieri gli rimbalzano confusionari nella mente, stralci di conversazioni e pezzi di frasi si accavallano l'uno sull'altro con brutalità.
 
Lo stanno operando adesso.
Non posso dirvi niente, aspettate qui, per cortesia.
Siamo stati costretti a prolungare l'intervento per almeno altre due ore.
Ci dispiace, non può entrare adesso.
I parenti di Harry Styles?
Il ragazzo è in coma.
Non è possibile entrare nella sua stanza, ora.
Aspettate qui.
Aspettate.
Aspettate.
Aspettate.
E' possibile visitare il paziente, adesso.
Può entrare una persona alla volta, e ci può rimanere per un massimo di quindici minuti.
 
Louis fissa la porta con tale intensità che è quasi sorpreso di non averci ancora formato un buco. Accasciato su un seggiolino plastificato color crema, si stringe con forza le braccia intorno al busto, la paura di cadere definitivamente a pezzi se solo lasciasse andare la presa sul proprio corpo. Quando la porta si apre improvvisamente, rivelando la figura instabile della madre di Harry, Louis si alza di scatto, le ginocchia che protestano per il movimento affrettato. Una lacrima scivola lungo lo zigomo di Anne ed il ragazzo avverte il proprio stomaco stringersi dolorosamente. Senza proferire parola la donna lo avvolge in un abbraccio e "Non sarà facile" gli confida contro la tempia. Louis annuisce debolmente e tira su con il naso. Vorrebbe chiederle e dirle mille cose ma le parole semplicemente gli rimangono bloccate in gola. 
Sfiora la maniglia, coprendola titubante con le dita. Si volta verso Anne, che, nonostante gli occhi rossi e le guance bagnate, abbozza un piccolo sorriso incoraggiante. Louis punta lo sguardo verso le proprie scarpe ed apre la porta bianca, scivolando dentro la stanza. La testa ostinatamente china, accompagna la porta alla soglia, chiudendola subito dopo. Nonostante gli occhi bassi, nella sua visuale si stagliano con immediatezza i piedi di un letto e le quattro gambe di una sedia dall'aria non troppo comoda. A sovrastare il suo respiro affannoso un ritmico beep beep e quello che sembra il vibrare costante di una ventola. Louis solleva lentamente il viso e, in un gesto automatico, si preme la mano tremante sulla bocca. Lacrime salate gli si accumulano rapidamente negli occhi e, tirando su con il naso, Louis si avvicina esitante al letto. Un singhiozzo lo attraversa con facilità quando la distanza tra il suo corpo e quello di Harry si riduce notevolmente. Le pupille di Louis sfrecciano lungo l'intera figura del ragazzo, mettendo a fuoco ogni suo nuovo particolare che non dovrebbe esserci. La benda dall'aspetto ruvido a cingergli l'intera circonferenza della testa. Il livido scuro che gli contorna lo zigomo. I tre graffi dipinti sulla guancia. Uno è più lungo e scuro e si arcua arrivando quasi a sfiorare la coda dell'occhio, nota Louis nonostante la vista offuscata. La carnagione pallida, troppo pallida che, sotto il rosso ed il nero delle ferite, spicca particolarmente. Le gambe e le braccia che si stendono in avanti, dritte ed inerti come quelle di una bambola. Le lacrime bollenti gli iniziano a lasciare una scia calda ed umida lungo entrambe le guance, un immediato senso di bruciore gli si va a diffondere nelle iridi. Louis continua a piangere, solleva il viso verso l'alto in un tentativo di trattenere le lacrime. Invano, le gocce salate gli rigano il volto, scivolando agilmente sulla curva degli zigomi. Alcune gli solcano il naso e vanno a solleticargli l'arco di Cupido, per poi terminare il loro cammino nelle labbra, ormai bagnate ed arrossate; altre superano il mento e si aggrappano alla pelle, tracciando rivoli lungo l'intera colonna del collo.
 
"Harry" mormora, la voce distrutta. La mano gli trema incondizionatamente ma la sovrappone comunque su quella del ragazzo, spaventandosi quando incontra un ago collegato alla vena. Ritrae di scatto le dita e se le preme con forza sulla fronte. Singhiozza forte. Il petto gli si contrae ferocemente ad ogni respiro e stilettate violente gli colpiscono la gola e le corde vocali, facendogli produrre versi rochi e distrutti. Louis strizza gli occhi -nuove lacrime fuoriescono con rabbia- e spalanca la bocca in un pianto silenzioso che a tratti si spezza e viene squarciato da grossi singhiozzi. Si accascia sulla sedia, coprendosi il viso accaldato con le mani. Respira rumorosamente e si strofina con forza gli occhi, tanto da vedere puntini dai mille colori per un paio di secondi. Facendosi forza, torna a puntare lo sguardo su Harry. Con quegli occhi chiusi e l'espressione rilassata lo si potrebbe credere addormentato. Ma Harry, nel sonno, assume le posizioni più disparate. Su un fianco, o a gambe e braccia spalancate come una stella marina, o con una mano sotto la schiena ed una a stringere il cuscino. O abbracciato stretto a me, pensa Louis disperato. Non di certo così, come un corpo morto dentro alla sua bara.
 
"Oddio" geme Louis, le dita tremanti che vanno ad asciugare l'ennesima lacrima. Con un respiro tremolante si allunga fino ad accarezzargli la pelle liscia. Esitante, passa i polpastrelli sul suo braccio, scendendo lentamente fino ad arrivare al polso. Lo cinge con cautela, carezzandogli il battito con il pollice. Il cuore c'è. È sicuramente vivo. Ha gli occhi chiusi. Sta sicuramente dormendo. Però devi svegliarti adesso. Svegliati. Harry, mi senti? Devi svegliarti. Svegliati, dai, non farti pregare.
 
"Harry" bisbiglia Louis, accarezzandogli ancora il polso.
 
"Apri gli occhi" aggiunge, il tono dolce e affranto.
 
"Amore" lo chiama.
 
"Amore, svegliati, ti prego" mormora. Silenzio.
 
"Mi devi ascoltare, Haz, ti scongiuro, ti devi svegliare adesso".
 
"Harry, svegliati" ripete, la voce improvvisamente ferma.
 
"Ho detto svegliati, Harry" dice una seconda volta Louis, lo sguardo assottigliato. Lascia la presa sulla sua mano e "Apri gli occhi" sbotta, sollevandosi in piedi.
 
"Harry!" esclama, spingendo i palmi sulle sue spalle, una, due, tre volte.
 
"Apri gli occhi!" urla afferrandogliele, le dita che affondano nel suo stupido camice d'ospedale.
 
"Svegliati! Devi svegliarti, cazzo! Apri quei cazzo di occhi!" Louis continua a gridare, scrollandolo con vigore, le lacrime che fuoriescono violentemente dai suoi occhi spalancati andando a bagnare il volto inespressivo di Harry. Non passano molti minuti prima che qualcuno arrivi e lo afferri saldamente, scostandolo con decisione dal corpo del ragazzo. Louis lotta per liberarsi, i singhiozzi che gli squarciano il petto e gli occhi che sembrano colpiti da lava rovente, tale è la forza con cui bruciano. Non riesce a mettere a fuoco i visi che si trova di fronte o le parole che le loro bocche dicono; tutto ciò che riesce a fare è piangere e urlare e piangere ancora e urlare di nuovo e piangere, urlare, piangere.
 
**
 
"Ti ho portato una cosa" afferma Louis di punto in bianco, un piccolo sorriso ad adornargli il viso.
 
"Penso che ti piacerà" aggiunge, stringendosi piano il labbro inferiore. Con mani tremanti afferra la borsa a tracolla e se la poggia sulle ginocchia.
 
"Ecco" mormora, estraendone un pacchetto rettangolare, involucrato in una carta rosso carminio. Stacca i pezzettini di scotch che tengono unita la piccola composizione e li accartoccia, gettandoli alla rinfusa dentro la shoulder bag. Scarta il regalo, rivelando una scatolina nera dalla forma leggermente allungata. Louis solleva gli occhi su quelli chiusi di Harry e libera la propria bocca dalla presa degli incisivi. Si sporge in avanti, fino a posare un bacio sulla guancia morbida del ragazzo.
 
"Auguri, amore mio" mormora, indugiando le labbra sulla pelle soffice. Con un piccolo sospiro torna a prestare attenzione alla confezione, che scoperchia con cautela, fino a svelarne un bracciale sottile, placcato in oro bianco. Louis afferra delicatamente il polso sinistro di Harry e, con mani che tremano violentemente, gli aggancia il gioiello.
 
"Sei bellissimo" soffia Louis, incastonando le dita alle sue. Gli bacia gentilmente ogni nocca e "Auguri" ripete, gli occhi velati da uno spesso strato di lacrime.
Con l'indice libero accarezza il braccialetto che, colpito dalla luce della stanza, appare lucente e brillante. Sfiora la scritta che ha richiesto al gioielliere e "Ricordatelo sempre, hai capito?" sussurra, la voce incrinata. Dopodiché chiude gli occhi e Fate sì che appena li riapro lui sia sveglio, implora nella propria testa. Non succede.
 
**
 
Louis scorre l'indice sulla pelle diafana del ragazzo, andando a tracciare con il dito il rilievo di una vena azzurrina che si dirama sul suo avambraccio. Solletica i peli corti e a malapena visibili ed il contorno di quella rosa dai tratti così verosimili da farla sembrare pronta a sbocciare direttamente dall'epidermide. Louis sospira piano, le spalle gli si affossano inevitabilmente nell'accarezzargli il dorso soffice senza ricevere alcuna reazione.
 
"Harry" Louis chiama il suo nome con un bisbiglio.
 
"Harry" ripete, alzando leggermente il tono di voce.
 
"Harry" ritenta, sentendosi così stupido nell'attendere una risposta che non arriva, non arriva, non arriva. Louis espira rumorosamente e si stropiccia con la mano libera gli occhi stanchi. Non dorme bene da giorni. Da quel giorno. Scosta le dita dal viso e si allunga in avanti, fino a poggiare il mento sulle lenzuola candide del letto di Harry.
 
"Che poi perché negli ospedali è tutto così bianco?" riflette ad alta voce. Alza lo sguardo fino ad incontrare il volto rilassato del ragazzo e le iridi gli fanno quasi male dallo sforzo di restare così sollevate ma lui è così bello. È così fottutamente bello.
 
"Coperte bianche, muri bianchi, pavimenti bianchi, porte bianche, cessi bianchi" continua Louis, prendendo a gesticolare con una mano.
 
"Non ha senso" borbotta dopo due o tre minuti di silenzio, scrollando appena le spalle. Volta il viso e preme una guancia sulle coperte, solleticando con il naso la mano calda di Harry. Abbassa le palpebre e respira il suo profumo, che conosce a memoria e potrebbe riconoscere tra altri mille, altri duemila, altri miliardi. Una divertente nebbiolina di dormiveglia lo avvolge secondo dopo secondo, facendogli sfarfallare le ciglia castane. Immagini confuse e sbiadite gli si parano davanti, coinvolgendolo in un turbinio di colori e proteggendolo dai rumori, in una patina ovattata ma terribilmente fragile. Improvvisamente, un tocco leggero sulla punta del naso gli fa aprire gli occhi di colpo. Sbatte le ciglia più volte, intontito, ed aggrotta la fronte, confuso, non appena sente qualcosa sfiorargli una narice. Solleva stranito il capo, il cipiglio tra le sopracciglia ancora presente e mette a fuoco la mano pallida e grande di Harry. Possibile che? Louis drizza la schiena e fissa lo sguardo sul viso del ragazzo. Un vago senso di delusione gli si dirama nelle vene, nel non riscontrare alcun cambiamento nel suo volto. La bocca è sempre distesa in una piega morbida. Le iridi chiare sono sempre celate dalle palpebre calate. Louis chiude piano gli occhi e si morde con forza il labbro inferiore, tentando di frenare l'improvviso tremolio. Appoggia un gomito sul letto e, reggendosi una guancia con il palmo della mano, fissa lo sguardo azzurro sulle dita affusolate di Harry, inerti sul lenzuolo. Quando la punta dell'indice fa un timido scatto in avanti, Louis trattiene rumorosamente il fiato, strabuzzando gli occhi. Pietrificato, osserva l'ennesimo movimento del dito, questa volta più accennato. Louis si preme una mano sulle labbra e "Harry?" mormora, la vista appannata. Il riccio inizia a sbattere debolmente le ciglia.
 
"Amore mio?" geme Louis, un sorriso incredulo dipinto sul viso. Quasi senza rendersene conto preme il pulsante accanto al letto, per allertare il personale medico. Una lacrima di gioia gli scivola lungo lo zigomo e Louis la scaccia velocemente, avvicinandosi maggiormente ad Harry. Gli accarezza con lentezza una guancia e ride una risata bagnata appena il ragazzo riesce a mantenere gli occhi aperti.
 
"Ehi" bisbiglia con dolcezza Louis, strofinando i polpastrelli sulla pelle morbida dell'altro. Harry fissa le pupille nelle sue e aggrotta le sopracciglia scure. Separa le labbra e prova a parlare, ma la voce non esce. Louis scuote gentilmente il capo e "Non sforzarti, piccolo" dice piano, donandogli una carezza più marcata. Harry si divincola debolmente dalla sua mano, squadrandolo sorpreso. Louis avverte un'improvvisa fitta al cuore a quei gesti insoliti, ma l'arrivo di un'infermiera lo distrae.
 
"Si è svegliato" le spiega con un ampio sorriso. La donna ricambia dolcemente e "Adesso devi uscire, però. Il dottore verrà presto ad eseguire una visita di controllo" gli comunica, iniziando a maneggiare con la flebo di Harry. Louis stringe le labbra e "Okay" replica con voce bassa, restio a destituire il suo ragazzo della propria supervisione. Gli stringe con gentilezza il polso e abbandona la stanza, non prima di avergli lanciato un sorriso abbagliante. Il suo cuore fa un piccolo crack quando Harry lo guarda imbarazzato, per poi reclinare il viso verso l'infermiera, rifuggendo il suo sguardo.
 
**
 
"Cosa?" domanda fiaccamente Louis, sbattendo rapidamente le ciglia. Il dottore gli lancia uno sguardo dispiaciuto e stringe le labbra sottili in una linea dura.
 
"Ma com'è possibile?" interviene Anne, sgranando gli occhi, incredula. Il medico sposta lo sguardo in quello della donna e "È raro che avvenga, ma può capitare" spiega.
 
"E perché proprio a noi due?" sbotta Louis, la voce che si spezza. Anne allaccia le dita alle sue tremanti e stringe la presa. Louis china il capo e scuote la testa, storcendo il viso in una smorfia addolorata e mordendosi forte l'interno della guancia mentre una voce nella sua testa continua ad urlare mille volte Non piangere, Louis.
 
"Harry ha subito un danno all'emisfero destro e la corteccia cerebrale-".
 
"Può parlare normalmente, cazzo?" esclama Louis, sollevando gli occhi lucidi.
 
"Louis, calmati" sussurra con dolcezza la madre di Harry. Il ragazzo emette un verso stridulo e districa velocemente le loro mani intrecciate.
 
"Come posso calmarmi? Cazzo, il mio ragazzo è stato in coma per due settimane di merda!" grida, ignorando gli sguardi curiosi di due anziane che percorrono con calma il corridoio. "Il solo pensiero che lui- lui non potesse farcela mi ha distrutto, Anne! Senza di lui non riesco a vivere e-" Louis scoppia in lacrime, che lo soffocano e gli attanagliano la gola in una morsa stretta, impedendogli di parlare. Anne lo avvolge tra le sue braccia, stringendolo con vigore e "Amore" sussurra, gli occhi chiari appannati. Louis le cinge la schiena in una presa disperata e singhiozzi ancora più forti lo percuotono, facendolo tremare.
 
"E adesso si è svegliato e non si ricorda di me! Non si ricorda di me! Ricorda tutti quanti, tranne me, che sono il suo ragazzo, cazzo! Io lo amo più della mia stessa vita e lui- lui mi ha c-cancellato!" urla, lacrime salate gli bruciano gli occhi e scorrono rapide sul suo viso arrossato. Anne tira su con il naso e gli accarezza ritmicamente i capelli, premendogli il viso sul suo collo.
 
"Non ce la faccio più" geme Louis, qualche minuto dopo. Anne si divincola dall'abbraccio e gli circonda le guance accaldate.
 
"Cosa ne dici di andare un attimo a casa?" gli mormora gentile.
 
"No" replica con immediatezza Louis, il mento che trema e gli occhi velati.
 
"Vai a casa e cerchi di riposarti un po'. Raccogli le idee, mentre io starò con lui e gli spiegherò la situazione. Torni qui e poi ti confronti con Harry, okay?" propone la donna, raccogliendo con il pollice una nuova lacrima. Louis annuisce debolmente e "Non dirle di noi, però. Voglio- voglio farlo io" si raccomanda. Anne muove affermativamente il capo e si sporge per baciargli la fronte.
 
"Lui ti ama, non dimenticarlo" bisbiglia. Louis evita il suo sguardo, ingoiando quel È lui che dovrebbe cercare di ricordarlo, non io, che bussa con violenza alla sua bocca per poter uscire.
 
"Ci vediamo domani" mormora con un sorrisetto tirato. Fa un piccolo cenno al dottore, che in tutto quel tempo è rimasto lì, le mani ricoperte di peli scuri a stringere la sua cartella clinica e lo sguardo puntato a terra, in segno di rispetto. Louis incrocia le braccia intorno al proprio stomaco e si violenta mentalmente per non passare di fronte alla camera di Harry. Obbliga se stesso ad intraprendere la via più lunga per uscire dal complesso ospedaliero, pur di non passare di fronte alla sua stanza, pur di evitare di vedere la sua figura bellissima, stesa su quel maledetto letto. È tutto così bianco e Louis si sente quasi morire.
 
**
 
Appena solleva le palpebre un pugno invisibile lo colpisce in pieno in mezzo allo stomaco. Louis si abbraccia la pancia, arrivando a sfiorarsi i fianchi con le mani. Con un po' di immaginazione riesce a figurarsi che siano quelle di Harry, a cingerlo per avvicinarlo a lui. Si rannicchia in posizione fetale e osserva con occhi vitrei le cifre luminose della radiosveglia sul comodino. Respira silenziosamente e non si muove per le successive quattro ore e mezza, fino a quando l'allarme delle sei inizia a risuonare. Louis strizza forte gli occhi e pensa inevitabilmente alla roca voce mattutina di Harry.
 
Puoi spegnere quell'affare, Lou?
 
"Solo se ti alzi e mi prepari i cornetti" contratta Louis, gli occhi chiusi con ostinazione. Harry non replica e Louis si decide a sollevare le palpebre. Un senso improvviso di solitudine gli attanaglia le viscere. Spegne con fare meccanico la sveglia e si alza barcollando, la testa pesante per la stanchezza e la nausea ad aggredirlo.
 
"Anzi, niente colazione, amore. Non mi sento molto bene" soffia, sentendosi di colpo fottutamente stupido a parlare ad una stanza vuota.
 
**
 
Respira. Dentro. Fuori. Dentro. Fuori. Una mano appoggiata al muro e la fronte a strofinarsi contro la parete liscia e fredda, Louis inspira rumorosamente e si decide a bussare con leggerezza allo stipite della porta accanto.
 
"Avanti" borbotta Harry e Louis non sente la sua voce da due settimane, quattordici maledetti giorni vissuti senza ascoltare il suo angelo. Deglutisce e ricaccia indietro le lacrime, avanzando nella piccola stanza, il suo migliore sorriso dipinto sul viso.
 
"Posso?" chiede educatamente e vorrebbe morire perché tra di loro non funziona così, non ci sono regole del bon ton da seguire, non ci si limita nell'agire, non esistono freni comportamentali.
 
"Certo. Vieni pure, Louis" dice gentilmente Harry. Louis strabuzza gli occhi e "Ti ricordi il mio nome. Ti è tornata la memoria" bisbiglia emozionato. Harry prende a giocare con le proprie dita con fare imbarazzato.
 
"Mamma mi ha mostrato alcune tue foto, ieri" chiarisce infatti, con un sorriso di scuse. Louis si sente improvvisamente debole, i polsi gli tremano con violenza e cerca di camuffarlo incrociando le braccia.
 
"Oh. Che stupido, scusami" mormora, pizzicando con i denti la carne tenera dell'interno guancia. Le lacrime lottano per sgorgare ma Louis sbatte velocemente le ciglia e, in qualche modo, riesce a tenerle a bada. Si protrae un silenzio scomodo, rotto dall'improvviso "Vuoi sederti?" di Harry proprio nel momento in cui Louis gli chiede uno strozzato "Come ti senti, oggi?". Entrambi chinano il capo, mordendo un piccolo sorriso, e Louis si appresta ad accomodarsi sulla sedia nera che, ne è convinto, potrebbe essere considerata di sua proprietà, date le innumerevoli ore passate lì sopra a stringere la mano immobile di Harry ed a sussurrare litanie e litanie di Svegliati, amore, svegliati, torna da me, ti scongiuro.
 
"Comunque sto abbastanza bene, grazie" Harry risponde gentilmente, posando i suoi occhi curiosi su quelli disperati di Louis.
 
"Cosa ti ha raccontato Anne di me?" inizia Louis, passandosi nervosamente la punta della lingua sul labbro secco.
 
"Ecco, mi ha detto che io e te ci conosciamo da poco più di cinque anni e che siamo molto legati" risponde incerto il riccio. Un secondo sorriso di scuse compare sul suo viso quando "E a quanto pare sei l'unica persona di cui non ricordo nulla. Mi dispiace" aggiunge. Louis sbuffa una risata affatto divertita e "Grandioso, non è vero?" domanda ironico, asciugandosi con il dorso della mano una lacrima ribelle, riuscita a sfuggirgli nonostante tutto. Harry, esitando, gli posa un palmo sulla spalla e "Ehi. Non piangere, dai" mormora. Louis si vede costretto a chiudere gli occhi perché è seriamente a un passo dallo scoppiare. È troppo. È troppo. Sta succedendo davvero? Non è solo un incubo? Per favore, non può essere solamente un brutto sogno? Respira lentamente e rincontra lo sguardo di Harry.
 
"Tua mamma non ti ha detto una cosa fondamentale" rivela, cercando di inghiottire il nodo che gli ostruisce la gola. Harry gli rivolge uno sguardo interrogativo.
 
"Io- io e te non eravamo amici" biascica, torcendosi nervosamente le dita fino a farle scricchiolare. Il riccio aggrotta le sopracciglia e apre la bocca, richiudendola l'attimo dopo, senza sapere cosa dire.
 
"Voglio dire, certo che eravamo amici e lo siamo, lo siamo anche adesso, cioè adesso-adesso proprio no perché n-non ti ricordi di me e-" Louis inciampa nelle parole.
 
"Non ti seguo" confessa Harry, scuotendo appena la testa. Louis ridacchia nervosamente e sfrega i palmi sudati sui pantaloni di jeans. Abbassa lo sguardo e lo rialza, massaggiandosi per un istante le tempie.
 
"Sono il tuo ragazzo, Harry" bisbiglia, gli occhi fissi nei suoi. Harry spalanca le labbra e lo squadra da capo a piedi, boccheggiando.
 
"Cosa?" sbotta inarcando le sopracciglia.
 
"Sono il tuo ragazzo, stiamo insieme, sei il mio fidanzato, ci amiamo" vomita Louis, uno strato spesso di lacrime a fargli luccicare gli occhi celesti. Harry ha uno sguardo sconvolto e "Mi prendi per il culo" mugola gesticolando con una mano, la stessa che un paio di minuti prima cercava di consolare Louis.
 
"Perché dovrei?" la voce di Louis trema pericolosamente e le guance vengono rigate da due umide scie gemelle. Harry strabuzza gli occhi e "Perché dovrei dimenticarmi del mio ragazzo? Non capisco!" gli domanda, risuonando vagamente orripilato all'ipotesi.
 
"È quello che mi sto chiedendo anche io!" singhiozza Louis, che, con la manica color panna del maglione, cerca di tergersi il viso alla bello e meglio. Le spalle di Harry si affossano e, per una decina di minuti, l' unico suono nella stanza è dato dallo sniffare del naso del liscio che, nel tentativo di controllarsi, preme le unghie sulle ginocchia.
 
"Non capisco" ripete Harry, gli occhi immobili sul muro di fronte a sé.
 
"Siamo in due" sussurra Louis.
 
"Stiamo insieme da poco, non è così? Pochi mesi, giusto? La nostra relazione non è molto importante, è per questo che-" ipotizza Harry, sistemandosi sul letto per poter rimanere seduto, la schiena contro il cuscino.
 
"Quattro giorni fa era il nostro quinto anniversario" pronuncia con voce atona Louis, lo sguardo che cade inevitabilmente sul polso sinistro del ragazzo. Harry boccheggia e "Cristo" dice tra sé e sé.
 
"Sei la persona più importante della mia vita, Harry" mormora Louis, la voce spezzata. Harry si tira il naso, strofinando le nocche contro le narici e solo in quel momento pare accorgersi del braccialetto che gli ballonzola di fonte agli occhi. Always in my heart legge.
 
"Oh" commenta, visibilmente spiazzato. Entrambi evitano lo sguardo dell'altro.
E sai cosa? pensa Louis, strofinandosi le palpebre umide con i polpastrelli. Fino a qualche giorno fa tu mi dicevi la stessa cosa.
 
**
 
Lascia sgorgare le tue lacrime. Lascia che bagnino la tua anima. Louis vorrebbe così tanto mettere in pratica il consiglio di Eileen Mayhew, non appena lascia vagare il proprio sguardo sulla figura slanciata di Harry che, le dita snelle che giocherellano tra loro e i piedi ben ancorati al parquet dell'ingresso del loro appartamento, ha l'espressione più smarrita che abbia mai visto su qualcuno. Caccia indietro il pianto imminente e si limita a schiarirsi la voce, affiancandosi con cautela a lui.
 
"Vuoi fare un giro della casa?" propone, toccandogli per istinto il braccio. Harry scocca un'occhiata alle sue dita. Louis ritira immediatamente la mano.
 
"Scusa. Forza dell'abitudine" mormora con una falsa risata. Il riccio punta lo sguardo sul pavimento e "Dove posso lasciare la giacca?" chiede sfilandosela, quasi timido. Louis inghiotte e "Dai a me" gli fa gesto di prendere l'indumento. La appende su uno dei ganci bronzei dell'attaccapanni, alzandosi leggermente sulle punte per sistemarla a dovere. Liscia il tessuto scuro in un tentativo di frenare il tremolio delle mani, fallendo appena il profumo che impregna la giacca di Harry gli colpisce le narici. Calmati, si autoimpone. Emette un sospiro tremolante e si volta verso Harry, costringendosi a sorridere.
 
"Allora, questo giro?" ripete gentilmente. Il riccio scrolla le spalle e "Certo. E' okay per me" risponde. Louis gli regala un altro piccolo sorriso e allarga le mani.
 
"Beh, questo è l'ingresso" annuncia teatralmente. Harry ridacchia e "Ma dai?" ribatte scherzosamente. Louis si morde il labbro, un breve risolino gli fuoriesce dalla bocca. Supera il ragazzo e "Di qua c'è il salotto. Ogni tanto mangiamo qui, ma soprattutto quando abbiamo ospiti" continua, gesticolando in modo esagerato nell'indicargli la stanza.
 
"Questo è il divano" aggiunge per strappargli una risata e gongola dentro di sé quando ci riesce. "Cuscino, altro cuscino, giornale abbandonato, coperta, altro cuscino, poltrona, televisione, pavimento, tappeto" elenca toccando brevemente ogni oggetto nominato.
 
"Sei ridicolo" commenta Harry, scoppiando in una risata. "Scusami" rettifica velocemente, coprendosi la bocca "Non intendevo offenderti o-"
Louis scuote la testa, gli occhi divertiti.
 
"Guarda che non mi hai offeso! Non sono così permaloso" chiarisce, leggermente spiazzato dall'improvvisa timidezza di Harry.
 
"Comunque" riprende "Da quella porta si arriva alla cucina" Louis raggiunge la stanza annunciata. Harry lo segue, rimanendo sulla soglia, gli occhi che analizzano ogni singolo centimetro, dalle piastrelle chiare che ricoprono una parte della parete all'angolo cottura, piuttosto spazioso.
 
"Il tuo regno" scherza Louis. Il riccio gli rivolge un'occhiata interrogativa e "Cucinare non è mai stato il mio forte" fornisce il castano.
 
"A me piace, invece" commenta Harry, annuendo tra sé e sé.
 
"Appunto, è il tuo regno" ripete Louis.
 
"Ti ho mai cucinato qualcosa?" chiede improvvisamente Harry. Louis sbuffa una risata dal naso e "Harry, penso sia merito tuo se ora come ora sono ancora vivo" dice. Alle sue parole Harry punta lo sguardo sulle calamite colorate del frigorifero, un inspiegabile rossore a dipingergli le guance. Louis schiude la bocca all'improvvisa reazione e aggrotta le sopracciglia fino a che "Oh" capisce.
 
"Intendevo dire che io non cucino. Cioè, mi annoia e non ne sono capace, quindi tu lo facevi per entrambi e. Insomma. Sono ancora vivo grazie alla tua cucina, cioè, senza sarei morto di fame e-" inciampa sulle parole. Harry sbatte le ciglia e muove il capo affermativamente.
Louis tossicchia e "Posso chiederti un favore?" mormora. Harry risolleva lo sguardo e annuisce nuovamente, leggermente titubante.
 
"Non- insomma, non. Voglio dire, tu non- non te lo ricordi, ma. Siam- eravamo in confidenza e lo so che è difficile, ma. Non sentirti a disagio con me, okay?" lo prega, strofinandosi una mano sul braccio.
 
"Ci proverò" bisbiglia Harry. Si morde con forza il labbro inferiore e, gli occhi puntati in quelli di Louis, "Ci proverò" ripete, la voce più sicura.
 
"Grazie" sospira Louis. "Coraggio. Abbiamo ancora il bagno e le camere da letto da vedere" annuncia, sforzandosi di iniettare la propria voce di vivacità ed allegria.
 
"Le camere da letto?" gli fa eco Harry. Louis si massaggia il retro del collo e "La nostra e la stanza degli ospiti. Ho preparato entrambe. Ho- ho pensato che probabilmente avresti voluto avere i tuoi spazi" dice, cupo.
 
"In effetti è così" si lascia sfuggire il riccio. Louis si volta repentinamente per celargli la propria espressione ferita. In effetti è così. E' così, in effetti. E' così. E così. Senza farsi vedere, stringe forte un pugno, le unghie che calano dolorosamente nella carne. Graffia in profondità più che può, per distrarre le stupide lacrime che smaniano per uscire.
 
"Louis?" lo chiama Harry, incerto.
 
"Dai, seguimi" Louis esce dalla stanza a passi veloci, rilasciando la presa sulla propria mano e complimentandosi con se stesso per essere riuscito a parlare senza far incrinare la voce. Percorre il breve corridoio tappezzato da imitazioni di quadri famosi e fotografie artistiche scattate da Harry durante tutti i loro viaggi compiuti insieme. Con la coda dell'occhio nota il ragazzo sfiorare qualche cornice, come fosse sovrappensiero.
 
"Eccoci" dichiara Louis, fermandosi tra due porte lasciate aperte. "Qui" punta un braccio alla stanza alla sua sinistra "C'è la camera degli ospiti". Harry sbircia dalla soglia, notando un letto ad una piazza e mezza, dalla coperta marrone e piccoli dettagli dorati. Una finestra abbastanza ampia fa entrare la luce, che colpisce dolcemente la mobilia dall'aspetto allo stesso tempo semplice ed elegante.
 
"Carina" commenta Harry. Louis gli sorride e "L'altra camera è la nostra" spiega, quasi timido. Harry fa vagare lo sguardo, registrando la presenza di un king size ricoperto da lenzuola e piumone color crema che si adattano alla perfezione alla tonalità calda delle pareti e al grande armadio in legno.
 
"Sono un po' stanco" confessa improvvisamente Harry. Louis allarga le palpebre e "Ti senti bene?" si informa preoccupato.
 
"Ho un po' di mal di testa" dice il riccio, sfiorandosi la tempia con due dita. Louis annuisce e "Okay. Il dottore ha detto che è normale, quindi, uhm, okay. Hai con te le medicine che ti ha prescritto, giusto?" replica.
 
"Sì" risponde il ragazzo, annuendo debolmente.
 
"Faresti bene a stenderti. Accomodati pure" Louis fa un gesto cerimonioso verso il loro letto matrimoniale. Harry tentenna e "Uhm. Preferirei prendere la stanza degli ospiti?" confessa, facendo risuonare la propria affermazione come una domanda. Louis sbatte le ciglia e "Oh" è l'unica cosa che riesce a dire. Tossicchia, camuffando la sorpresa ed il dispiacere improvviso con un piccolo sorriso.
 
"Sicuro?" tenta. Harry annuisce nuovamente e "Dormire lì" indica il loro letto "Mi farebbe, ecco, uhm, mi sentirei-" incespica.
 
"Non ti sentiresti a tuo agio, vero?" completa Louis per lui, la voce impercettibilmente spezzata all'ultima sillaba. L'espressione colpevole che si diffonde negli occhi di Harry fornisce una risposta più che sufficiente. Giusto, perché la sola idea di dormire dove fino a qualche giorno fa passavamo le nottate insieme, a dormire o a fare l'amore, ti fa ribrezzo adesso, pensa il liscio e, cazzo, perchéPerchè hai perso la memoria? Perchè hai avuto quell'incidente? Perchè a noi due? Perchè, cazzo? Perché? gli interrogativi si ripetono martellanti nella sua mente. Louis si lecca nervosamente il labbro inferiore, la lingua troppo secca e gli occhi troppo umidi.
 
"Ti mostro il bagno" Louis cambia deliberatamente discorso e raggiunge un'altra porta. "Troverai tutto ciò che ti serve in quell'armadietto" dice, sedendosi sul marmo freddo della vasca.
 
"Grazie, Louis" sorride mesto Harry, gli occhi che volano improvvisamente ad una crepa evidente sullo specchio lucido. Louis segue il suo sguardo e "Sono imbranato anche a fare le pulizie" spiega, sforzandosi di ridere. Entrambi fingono di non notare le sue nocche ferite e rovinate.
 
**
 
Louis occhieggia nervosamente Harry, osserva, una punta di ansia che gli aggroviglia lo stomaco, la sua gamba muoversi nervosamente su e giù.
 
"Harry?" lo chiama con cautela. La testa del ragazzo scatta per guardarlo e Louis, alla vista di quegli occhioni grandi e smarriti, deve trattenersi con la forza per non donargli una carezza rassicurante o per stringerlo in un abbraccio. Ma lo sa che se lo facesse, con buone probabilità, Harry si irrigidirebbe sotto il suo tocco. Quindi deglutisce e si costringe a rimanere seduto al proprio posto, le unghie impiantate nella pelle del sedile per precauzione.
 
"Stai bene?" si accerta. Harry emette un grosso sospiro e annuisce con veemenza, lo sguardo nuovamente puntato sulla piccola villa di fronte a loro. Louis stringe le labbra e "Possiamo non andare, se non te la senti" suggerisce, per quella che sembra la centesima volta durante la giornata. Harry, per tutta risposta, si libera dalla cintura di sicurezza e spalanca la portiera. Posa i piedi al suolo e "Vieni, dai" gli dice, un piccolo sorriso a curvargli le labbra piene. Louis ci riconosce della preoccupazione e dell'incertezza dentro. Sospira e segue il riccio, accertandosi brevemente di chiudere l'automobile. Percorrono silenziosamente il vialetto, la ghiaia mista ad un sottile strato di neve che scricchiola sotto le loro scarpe. Louis estrae una piccola chiave e, con goffaggine dovuta alle dita congelate, dopo un paio di tentativi, riesce ad aprire la porta. Dopo aver gettato un ultimo sguardo ad Harry, "Mamma, siamo arrivati!" grida dalla soglia. I passi di Jay riempiono la stanza qualche attimo dopo; la donna, un grembiule azzurrino stretto in vita -regalatole da Harry, lo stupido cervello di Louis non tarda a ricordargli- ed un bimbo tra le braccia, dona ai due ragazzi un grande sorriso e "Tesori miei" tuba avvicinandosi. Louis le sorride di rimando e si allunga per lasciarle un breve bacio sulla guancia liscia. Accarezza con due dita il visino di Ernest e "Harry" annuncia voltandosi verso il ragazzo accanto a lui "Lei è mia madre, si chiama Jay", si morde il labbro inferiore con forza tale che non si sorprenderebbe se avvertisse da un momento all'altro il sapore ferroso del sangue. Si allunga per accogliere tra le braccia il fratellino e Non metterti a piangere, mamma, la prega nella propria testa. Invano, gli occhi di Jay si riempiono di lacrime e il suo mento prende a tremare leggermente. Louis distoglie lo sguardo quando la vista gli si appanna.
 
"Ciao" saluta Harry, le spalle affossate e la voce dispiaciuta e un po' imbarazzata. Jay ride nervosamente e "Harry, tesoro, ti posso abbracciare?" domanda flebilmente. Il riccio annuisce dopo un attimo di esitazione e presto si ritrova a stringere a sé il corpo formoso e profumato della donna che lo avviluppa tra braccia sorprendentemente forti. Louis sente il piccolo singhiozzo che si lascia scappare Jay e, no, semplicemente no.
 
"Mamma, così lo uccidi" tenta di smorzare la tensione e sorride sollevato quando la madre lascia la presa su Harry e ridacchia, premendosi gli indici sugli angoli degli occhi. Harry sbuffa una risatina, ma Louis avverte ancora il suo disagio, il suo sentirsi fuori posto.
 
"Lui è Ernest" decide di presentargli il bambino, schiarendosi appena la voce arrochita dal persistente groppo in gola. Harry si avvicina e "Ehi" mormora intenerito. Louis sorride internamente; il riccio ha sempre avuto un debole per i bambini e lui lo sa bene. Ernest gorgoglia felice e agita le gambette, le manine tese in avanti. Harry solleva un angolo della bocca e gli sfiora il palmo aperto con un dito, che viene immediatamente stretto dal piccolo. Sorride più ampiamente e "Ehi" bisbiglia una seconda volta, inchinandosi in avanti per facilitargli la presa. Il cuore di Louis batte così forte che il ragazzo inizia a nutrire la paura irrazionale di scuotere troppo il corpicino del bambino, adagiato contro il proprio petto. Con la coda dell'occhio nota Jay borbottare un "Vado a controllare la cena" e rintanarsi in cucina, le guance completamente bagnate. Louis si sistema Ernest tra le braccia e sorride nuovamente quando il bimbo non dà cenno di volersi staccare dal dito di Harry. Il riccio gli pungola delicatamente il pancino tondo e ridacchia quando Ernest si divincola con fare allegro, la boccuccia rossa aperta in un sorriso sdentato.
 
"Come sei carino" commenta sussurrando.
 
"Vuoi tenerlo tu?" propone Louis con tono dolce. Harry solleva gli occhi grandi dal bambino e "Eh?" replica confuso. Louis, semplicemente, afferra il fratellino dalle ascelle e glielo allunga. Harry batte più volte le ciglia e, con un tiepido sorriso, si strofina i palmi sui jeans neri. Afferra con delicatezza Ernest, le mani grandi a rivestire quasi completamente la piccola figura che appoggia immediatamente la testolina dai capelli radi nell'incavo delle sue braccia. Louis morde un sorriso nel vedere il ragazzo finalmente meno teso.
 
"Andiamo di là che c'è anche Doris" annuncia togliendosi il beanie blu. Harry aggrotta le sopracciglia e si morde pensieroso il labbro inferiore.
 
"La gemellina di Ernest, giusto?" tenta. Louis si limita ad annuire, sentendosi di colpo decisamente frastornato dalla situazione.
 
"Poi abbiamo le altre due gemelle Daisy e Phoebe, poi c'è Lottie e poi Fizzy, che è la più grande" Harry ripete a mezza voce i nomi delle sorelle di Louis.
 
"No, Lottie è più grande di Fizzy" lo corregge Louis, trattenendo a stento un sospiro. È da due o tre giorni che gli sta parlando della sua famiglia, ma Harry confonde ancora i nomi e non riesce a distinguere Daisy da Phoebe. A Louis viene da piangere se pensa a come, fino a poco tempo prima, il riccio fosse in grado di riconoscere l'una dall'altra addirittura più velocemente di quanto ci impiegasse Jay.
 
"È vero, è vero" mormora Harry tra sé e sé.
 
"E comunque oggi non ci sono né le gemelle né Lottie, quindi…" Louis scrolla le spalle. Harry annuisce, l'espressione leggermente sollevata. Un rumore di passi fa volgere la testa di entrambi verso le scale dove, avvolta in un maglione nero decisamente troppo ingombrante e jeans grigi strappati alle ginocchia, fa la sua comparsa Fizzy.
 
"Ehi tu" dice dolcemente Louis. La ragazzina sorride e scende corricchiando, i piedi ricoperti da semplici calzini.
 
"Ciao" replica, lo sguardo che si sofferma lungamente su di Harry. Il ragazzo sorride e sventola una mano, leggermente imbarazzato. Fizzy abbassa gli occhi, una smorfia dispiaciuta che le fa calare gli angoli della bocca.
 
"E questo maglione?" esordisce Louis per spezzare l'improvviso silenzio. Ne afferra un lembo morbido per rimarcare il concetto.
 
"Cosa" borbotta la ragazza, un inspiegabile rossore a colorarle le guance.
 
"E' un po' troppo grande per te, no?" chiarisce Louis, sollevando un sopracciglio. "Félicité, è forse di un ragazzo?" torna alla carica, il tono a metà tra il divertito nel vederla arrossire così violentemente e a metà abbastanza infastidito al pensiero di un probabile fidanzatino. Fizzy sbuffa ma non ribatte. Piuttosto, fissa imperterrita lo sguardo in quello di Harry, alla ricerca dell'alleanza solidale contro il fratello che il ragazzo era solito formare con lei.
 
"Allora è vero" sbotta Fizzy, incrociando le braccia con aria delusa quando Harry evita i suoi occhi e continua a dedicare tutte le sue attenzioni al piccolo Ernest. Tutti e due i ragazzi aggrottano la fronte, con fare confuso.
 
"Non ti ricordi un cazzo" chiarisce Fizzy, stringendo i denti. Louis spalanca la bocca e "Fizzy!" esclama sconvolto. La ragazza volge loro velocemente le spalle e, i passi veloci e pesanti, sale i gradini che portano al piano superiore. Il rumore di una porta sbattuta con furia risuona in tutta la casa.
 
"Mi dispiace" mormora improvvisamente Harry. Louis scuote la testa e "Per cosa ti stai scusando? Non so cosa le sia preso, lasciala perdere" ribatte rapidamente. Harry arcua un sopracciglio e "Non dovevo conoscere Doris?"  cambia argomento, sistemandosi Ernest tra le braccia.
 
"Harry, ti ho detto di lasciarla perdere" Louis gli stringe un gomito per fermare la sua imminente avanzata verso la cucina. Harry storce le labbra in un sorriso storto e "Andiamo di là, dai" sospira. Louis lo squadra nervosamente, per poi annuire con lentezza.
 
"Fizzy non è scesa?" domanda loro Jay, una volta che la raggiungono.
 
"Lascia perdere" taglia corto Louis, spogliandosi finalmente della giacca.
 
"Che cosa è successo?" insiste la donna, gettando un'occhiata veloce a quella che sembra una pentola fumante di spezzatino.
 
"Ernest lo metto qui?" chiede in quel momento Harry, portando l'attenzione di Jay su di lui.
 
"Oh, sì. Grazie, tesoro" replica con un sorriso. "Allora?" Jay torna alla carica, tornando a guardare il figlio maggiore.
 
"Mamma, lascia perdere" ripete Louis, cercando di apparire stizzito per interrompere il suo terzo grado, il Perché deve essere tutto così difficile? che torna a tormentarlo, all'improvviso. Jay gli lancia un'occhiata incerta e aggiunge un pizzico di sale allo spezzatino. Lo scampanellio della porta risuona improvvisamente.
 
"Devono essere Anne e Gemma" ipotizza Jay.
 
"Vado io" interviene velocemente Harry, apprestandosi a raggiungere la porta d'ingresso. Louis fissa lo sguardo sulla schiena della madre e "Fizzy era sconvolta dalla perdita di memoria di Harry" bisbiglia. Jay si afferra il labbro inferiore tra indice e pollice e "Dopo provo a parlarle" sospira. Louis annuisce riconoscente e proietta gli occhi sulla piccola fiamma blu elettrica che sta scaldando la pentola. La mano morbida della madre gli accarezza gentilmente una guancia e il ragazzo preme maggiormente il viso per andare meglio incontro alla sua carezza.
 
"Come stai, Louis?" gli domanda Jay, i grandi occhi azzurri seri come non mai. Louis scrolla una spalla e continua ad evitare il contatto visivo.
 
"Tesoro" lo chiama la donna con fare dolce.
 
"Non lo so" mormora Louis. "È tutto così strano" si decide a guardare negli occhi la madre.
 
"Tu sei forte, amore" gli risponde semplicemente Jay, facendogli tornare un'improvvisa voglia di piangere. Non è vero, mamma, non lo sono. Non lo sono, non ce la faccio.
 
"Sei forte, Louis" ripete la donna, accarezzandogli nuovamente la guancia. Il ragazzo scuote la testa, la gola ostruita da lacrime gli impedisce di parlare, e sovrappone la propria mano alla sua, ancora sul suo viso.
 
"Il mio gladiatore" sussurra Jay, con un sorriso traballante e gli occhi lucidi. Un piccolo colpo di tosse fa voltare entrambi e Louis incontra gli sguardi leggermente commossi di Anne e Gemma e, per una minima frazione di secondo, coglie quello sfuggente di Harry. Subito raggiunge Anne e la stringe tra le braccia.
 
"Ciao" mormora, sospirando piano sul suo collo quando la donna restituisce l'abbraccio e gli accarezza brevemente la schiena. Louis si scosta gentilmente e, dietro le spalle della donna, adocchia Gemma, che non esita un attimo prima di avvilupparlo anche lei tra le braccia. La ragazza gli strofina gentilmente i capelli e "Stai bene?" gli chiede in un bisbiglio. Louis affonda delicatamente le dita sulla sua vita sottile e annuisce debolmente contro la sua tempia.
 
"Andrà tutto bene" gli assicura Gemma, la voce ridotta ad un sussurro, prima di districarsi dall'abbraccio.
 
"Allora, ci sediamo? Ho preparato una cena coi fiocchi!" irrompe Jay con tono squillante. Louis le lancia un sorriso riconoscente da sopra le spalle di Gemma, grato alla madre per i suoi tentativi di portare una ventata di allegria. La sorella di Harry gli dona un'ultima carezza prima di andare a prendere posto al grande tavolo in legno dei Tomlinson.
 
"Ciao, patatina" canticchia, tirando un buffetto leggero al nasino della bimba, comodamente sistemata, accanto a lei, in un seggiolone verde mela. Doris emette un adorabile risolino, contagiando immediatamente anche il gemellino alla sua destra. Louis ringrazia mentalmente anche i suoi due piccoli fratellini. Il ragazzo prende posto di fronte a Gemma e, come di consueto, lascia il posto alla sua sinistra libero. Per Harry. I suoi occhi scattano feriti in quelli del riccio quando questi, con un piccolo sorriso rivolto ai due bambini, si siede con fare naturale accanto a Gemma, nell'ultima sedia di quel lato del tavolo. Louis abbassa prontamente lo sguardo, un' inevitabile morsa che va a stringergli il cuore. Finge di concentrarsi sui dettagli eleganti dei manici delle proprie posate e si morde con forza il labbro quando sente su di sé gli occhi dispiaciuti della madre, di Gemma e della sua suocera. Aumenta la presa dei denti quando il Sempre se ho ancora diritto di chiamarla così per scherzare gli rimbalza con un tempismo perfetto nella mente. Stringe le mani in grembo e non rialza gli occhi, neanche quando Anne si accomoda vicino a lui, nella sua sedia e, con tutta la gentilezza possibile, gli districa le dita e lo prende per mano. Louis rafforza la presa e Grazie cerca di comunicare alla donna. Anne prende ad accarezzargli dolcemente il dorso con il pollice. Va tutto bene sembra volergli dire ma. Non va tutto bene. Louis si lecca brevemente il labbro appena morso e risolleva lo sguardo, notando la smorfia triste che gli lancia Gemma e notando gli occhi verdi di Harry fissi sul suo braccio e quello di sua madre così vicini. Louis deglutisce e china il viso quando Harry non accenna a smuovere gli occhi, quasi come se volesse formare un buco sul tavolo per osservare meglio la scena delle loro due mani incatenate.
 
"Et voilà lo spezzatino!" esordisce Jay, la pentola retta saldamente grazie a due presine viola.
 
"Non vedo l'ora di mangiarlo" confessa Anne con un sorriso accecante, seguita a ruota da Gemma che si porta l'indice alla guancia e lo fa girare in piccoli cerchi, facendo inspiegabilmente ridere una seconda volta Ernest e Doris. Louis ha ancora il volto rivolto verso le proprie cosce quando inizia a sentirsi come bruciato o perforato da parte a parte. Non fatica a capirne il motivo quando, rialzando gli occhi, trova quelli di Harry a fissarlo intensamente ma, allo stesso tempo, come se non lo stesse focalizzando al cento per cento. Louis aggrotta le sopracciglia quando riconosce nella sua espressione un senso spossante di esasperazione miscelata con buone dosi di quelle che paiono tristezza e voglia di scoppiare, come se avesse appena raggiunto il più elevato livello di sopportazione, come se la famosa goccia avesse finalmente fatto traboccare il vaso. Non è troppo stupito quando, qualche secondo dopo, un Harry dalla mascella serrata borbotta uno "Scusatemi" tra i denti e abbandona la tavolata e raggiunge rapidamente l'ingresso, portando su di sé le occhiate confuse delle tre donne. Louis, dopo attimi infiniti in cui rimane pietrificato al proprio posto finalmente "Vado io" esclama, alzandosi velocemente dal proprio posto, facendo stridere fastidiosamente la sedia. Senza premurarsi di indossare la giacca spalanca la porta ed esce dalla casa, il vento freddo che si abbatte immediatamente sul suo viso. Voltandosi forsennatamente verso destra e verso sinistra, finalmente scorge la figura di Harry superare la loro macchina posteggiata pochi metri più in là.
 
"Si può sapere dove stai andando?" grida Louis, troppo sorpreso per riuscire a muovere un solo muscolo per qualche secondo. Il riccio lo ignora e prende a camminare con passo ancora più spedito.
 
"Harry!" ritenta Louis, le gambe che iniziano a muoversi come spinte da una forza invisibile. Ignorando l'aria gelida che gli sferza sul viso, corre fino a raggiungere il ragazzo.
 
"Harry!" sbotta nuovamente, cingendogli un gomito.
 
"Non mi devi toccare!" ringhia Harry, strattonando il braccio in avanti. Louis sobbalza, incredulo, gli occhi sgranati e feriti. Harry gli squadra il viso e sbuffa un verso infastidito.
 
"La devi smettere" annuncia, continuando a percorrere la strada deserta. Louis gli si affianca e "Di cosa diavolo stai parlando?" quasi grida, la voce leggermente tremolante. Harry lo ignora e velocizza maggiormente il passo.
 
"Harry, parlami. Dimmi cos'hai, io non ce la faccio a-" inizia Louis, stringendosi nel pullover troppo leggero, in un tentativo di acquistare un minimo di calore. Il riccio si ferma di botto e "Tu non ce la fai? Tu, Louis? Ma ti senti? Smettila di fare la vittima, cazzo!" lo aggredisce, gli occhi grandi e lucidi. Louis spalanca la bocca, le lacrime che si formano inevitabilmente.
 
"E non piangere!" sbraita Harry, la voce che si incrina pericolosamente. Louis scuote arrabbiato il capo e "Non sto piangendo, cazzo! Si può sapere cosa ti prende?" per la prima volta da tanto tempo alza la voce con lui. Harry ride una risata affatto felice e "Mi prende, caro Louis, che mi sono rotto i coglioni di questa storia. Mi prende che io non ce la faccio più" esclama con freddezza. Louis boccheggia, puntando gli occhi smarriti su ogni centimetro del suo viso. Harry si morde con forza il labbro inferiore e socchiude pericolosamente le palpebre, come se fosse sul punto di scoppiare a piangere. Si inclina leggermente in avanti, una mano ad indicarsi il petto e la voce che si riduce ad un filo, parola dopo parola.
 
"Mi prende che sono stanco di essere il cattivo della situazione, lo stronzo che si è dimenticato del suo ragazzo" geme Harry. Louis emette un verso sorpreso e "Perché dici questo? Non è vero! Non- non lo pensa nessuno, non-" balbetta, accigliandosi.
 
"Sì, certo, come no" asserisce Harry con fare sarcastico. Sbuffa l'ennesima risata senza gioia e volge il viso per qualche attimo al cielo senza stelle, per poi tornare all'espressione confusa del liscio.
 
"Povero Louis, il suo ragazzo ha avuto un incidente" intona. "Povero Louis, il suo ragazzo è finito in coma! Povero Louis, il suo ragazzo si è svegliato e non lo ha riconosciuto! Povero Louis, deve rincominciare tutto da capo!".
 
"Haz" mugola Louis, le lacrime che traballano nelle iridi celesti. Harry trema da capo a piedi e "Nessuno prova a vedere le cose dal mio punto di vista, ti rendi contoNessuno pensa povero Harry, ha avuto un incidente o povero Harry, è finito in coma o povero Harry, un enorme pezzo della sua memoria gli è stato strappato via con la forza! Nessuno, nessuno, nessuno e io non ce la faccio più" si sfoga, le lacrime che scorrono senza freni sulle guance arrossate. Louis reprime un singhiozzo e annulla la distanza tra loro due, stringendo con vigore il ragazzo. Harry si irrigidisce per qualche attimo, le braccia a penzolare inermi lungo i fianchi, ma poi gli circonda il corpo con altrettanta frenesia e libera il primo di una lunga e violenta serie di singhiozzi. Louis non ci pensa due volte prima di proteggergli la nuca con una mano e portarselo ancora più vicino. Harry lascia scivolare il viso nell'incavo del suo collo e "Non ce la faccio più, non ce la faccio più, non ce la faccio più" continua a ripetere, soffocando tra le lacrime. Louis preme le dita libere sulla sua schiena e lo zittisce dolcemente con mormorii incomprensibili perfino alle sue stesse orecchie. Harry singhiozza ancora e una seconda volta e una terza e. Louis arriva a contare l'undicesima quando improvvisamente anche le proprie barriere crollano, riducendolo ad un corpo piangente e tremante. Il vento continua ad abbattersi su di loro con ferocia e Louis giura di sentire un fiocco di neve baciargli la punta del naso, ma nulla impedisce loro di staccarsi l'uno dall'altro; semplicemente restano lì, abbracciati, in una stradina deserta dello Yorkshire inglese, per quelle che sembrano ore, e probabilmente sono semplicemente pochi minuti, ma non importa. Non importa.
 
**
 
Harry si sta appisolando sul divano, questo Louis lo può notare anche a distanza di qualche metro. E sarà per la paura irrazionale che ancora lo tormenta nel vederlo chiudere gli occhi, e sarà perché O ora o mai più, ma si decide ad allontanarsi dalla soglia della porta per avvicinarsi al ragazzo. Stringe con forza la busta color latte che sta ormai tormentando con le dita da parecchi minuti e, dopo un ultimo respiro liberatorio, "Harry?" lo chiama con tono alto. Harry sussulta e si appresta a raddrizzare la schiena.
 
"Mi hai svegliato" lo accusa biascicando. Louis gli rivolge un sorrisetto di scuse e "Mi dispiace" borbotta.
 
"Devo- volevo darti, insomma-" balbetta, gesticolando con la mano libera.
 
"E' per me?" gli viene incontro Harry, indicandogli la busta, ormai leggermente spiegazzata. Louis annuisce, il labbro stretto tra i denti, e si appresta a sedersi accanto al ragazzo, una gamba piegata sotto il fondoschiena. Gliela allunga, lo sguardo puntato sul suo viso.
 
"Sono soldi?" scherza Harry, accingendosi ad aprire la busta. Louis sbuffa una risatina e "No" risponde, roteando gli occhi. Il riccio libera due fogli a righe, interamente ricoperti dalla calligrafia piccola e ricalcata di Louis. Harry deglutisce e "Ciao, amore" legge ad alta voce.
 
"Probabilmente arriccerai il naso a questo nomignolo-" continua, interrompendosi di colpo con un sorrisetto storto. "Ti sbagli. Non ho arricciato un bel niente" canticchia con fare vittorioso. Louis solleva nuovamente gli occhi e "Dai, continua" lo sprona indicandogli la lettera. Harry obbedisce, cominciando tuttavia a leggere nella propria mente. Louis fissa le sue pupille sfrecciare da sinistra verso destra e si mordicchia nervosamente le pellicine del pollice mentre cerca di captare e capire le sensazioni che sta provando Harry. Dopo qualche minuto, finalmente, il ragazzo solleva lo sguardo dalla lettera e, senza dire una parola, stringe Louis tra le braccia. Il castano gli appoggia la fronte sulla spalla e si lascia accarezzare la schiena dalle mani grandi e calde di Harry. Quando qualcosa di bagnato gli cade sulla testa, bagnandogli i capelli e scivolandogli sul collo, non commenta. Si limita ad abbracciarlo più forte.
 
**
 
I bicchieri più eleganti da una parte. Quelli più caserecci dall'altra. Sono sbeccati o presentano fenditure profonde ed evidenti nel vetro? Da buttare. Uno strato di polvere alleggia sul fondo? Da lavare.
 
"Lou?". Louis si volta e morde un sorriso sorpreso all'udire del diminutivo.
 
"Dimmi, Harry" dice gentilmente, tornando a sistemare i bicchieri.
 
"Ecco-" inizia il ragazzo, mordicchiandosi il labbro con fare nervoso. Louis gli lancia un'occhiata incoraggiante e allunga un braccio verso l'alto per riporre uno dei calici del set che ha regalato loro sua nonna per Natale. Non arrivandoci, sbuffa e si solleva sulle punte per-
 
"Oh, grazie" mormora non appena Harry gli si affianca e sistema al posto suo il bicchiere. Harry piega le labbra in un sorriso mesto e raggiunge il tavolo dove, facendo leva sulle mani, si siede. Louis deglutisce e si arrotola fino ai gomiti le maniche del maglione leggero.
 
"Mi dovevi dire qualcosa?" riprende il discorso, girandosi per guardarlo.
 
"Io- volevo farti delle domande" risponde esitante Harry, prendendo a dondolare le gambe lunghe.
 
"Tutte quelle che vuoi" replica Louis, scrollando appena le spalle.
 
"Uhm, qual è il tuo colore preferito?" chiede il ragazzo in un borbottio incerto.
 
"Eh?" Louis si acciglia con fare confuso. Harry si gratta il naso e "È che non so da dove iniziare e- vorrei conoscerti meglio-- vorrei riscoprirti, capito? Sia te che la nostra, ehm, storia. Non so se ha senso?" si spiega con un sorriso imbarazzato. Louis incrocia le braccia e sposta il peso da un piede all'altro, leggermente spiazzato.
 
"Okay, uhm. Sì. È logico, sì. Uhm. Rosso" ribatte, scrollando appena le spalle.
 
"Cosa?" Harry aggrotta la fronte, scuotendo il capo confusamente.
 
"Rosso" ripete il liscio appoggiando la schiena contro il mobile della cucina. "È il mio colore preferito" rivela, abbozzando un sorriso. Harry gliene regala uno più ampio e "Uhm. Cane o gatto?" torna alla carica.
 
"Entrambi" risponde Louis senza indecisione. In realtà si sente quasi ridicolo. L'intera situazione è ridicolafrustrante. E terribilmente sbagliata. Ci vogliono tutte le sue forze per reprimere un urlo frustrato e rimpiazzarlo invece con un'espressione serena e quasi divertita. Tu sai tutto di me! vorrebbe ricordargli e quelle cinque piccole parole gli premono i loro artigli appuntiti sulla gola, cercando di sfregiarla e rompere l'epidermide per poter finalmente esplodere nella verità.
 
"Io preferisco i gatti" commenta Harry. Lo so, pensa stancamente Louis che tuttavia gli dona un altro dolce sorriso, prima di scivolare verso terra, sedendosi sulle piastrelle tiepide.
 
"Il film che ti piace più di tutti?" domanda Harry, giocherellando distrattamente con uno dei suoi riccioli.
 
"Grease" bisbiglia Louis, passandosi una mano sul viso.
 
"Ti senti male?" si informa Harry, scendendo velocemente dal tavolo e fissandolo con preoccupazione. Louis scuote la testa con poca convinzione e "No, tranquillo" gli assicura. Harry sorride tristemente e si avvicina, accomodandosi accanto a lui. Raccoglie le ginocchia al petto e "Forse non è stata una buona idea" commenta in un mormorio. Louis deglutisce un paio di volte, la gola sempre troppo secca.
 
"No, non è- non è vero. È solo un po' strano, no? Voglio dire, non mi sembra vero che- insomma. Non ci ho ancora fatto l'abitudine, capito?" tentenna. Harry annuisce, mordicchiandosi un dito, sovrappensiero.
 
”Quindi posso continuare?" gli chiede, incerto. Louis stira le gambe di fronte a sé, afferrandosi le ginocchia, per poi concentrare le punta delle dita sulle cuciture dei jeans.
 
"Se ti fa stare meglio" decide di rispondere, tornando a guardargli il viso. Harry sorride e "The o caffè?" irrompe.
 
"Detesto il caffè. Mi fa venire la nausea il solo odore" borbotta Louis, il naso arricciato. Harry gli mostra una smorfia comprensiva che muta in una incuriosita non appena "E tu, una volta-" Louis inizia a parlare interrompendosi velocemente.
 
"Ed io una volta...?" lo sprona Harry, imitando inconsciamente la posizione delle sue gambe. Louis, al contrario suo, la nota, eccome se lo fa. Un inaspettato pizzico di malinconia inizia a farsi largo in lui, e cerca di scacciarlo riprendendo le proprie parole. Si schiarisce la voce e "Una volta avevamo appena finito di fare l'amore e-" inizia, frenandosi bruscamente nell'accorgersi del rossore improvviso sulle guance di Harry. Louis sorride tristemente e "Ti imbarazza parlarne" constata con un filo di voce.
 
"No" sbotta Harry con tono di risolutezza. Louis solleva un sopracciglio.
 
"Okay, forse un po'" concede il riccio, dimostrando un improvviso interesse per le proprie unghie.
 
"Non avrei mai pensato di poter assistere ad un esemplare di Harry Styles che si vergogna di parlare di sesso" Louis tenta di smorzare la tensione. Harry sbuffa una risatina dal naso e gli colpisce con leggerezza il braccio.
 
"Dai, continua" richiede, le guance ancora calde. Louis gli studia il viso per qualche secondo, per poi annuire e rifugiarsi nell'osservazione delle proprie mani.
 
"Ecco- eravamo sul letto, e tu mi guardavi in un modo così meraviglioso, con gli occhi dolcissimi e sorridenti. Poi, ad un tratto mi dicesti: Sai cosa vorrei fare adesso, piccolo? E io ti sorrisi, pensando Vuoi baciarmi, ovviamente. E tu, invece, mi-" Louis si interrompe con una piccola risata.
 
"Cosa?" chiede Harry, gli occhi brillanti di curiosità. Louis emette un' altra risatina e "Tu mi dicesti: Ho una voglia fottuta di bermi un caffè! Io ti guardai a metà tra lo sconvolto ed il disgustato perché-" continua.
 
"-perché ti fa schifo il caffè" completa Harry, appoggiandosi un palmo sulla guancia, lo sguardo attento e partecipe.
 
"Già. E tu lo sapevi benissimo!" ghigna Louis. "E niente" continua, "Tu continuasti a dirlo, giustificandoti per giunta!".
 
"Giustificandomi?" ripete il riccio.
 
"Insomma, Lou, c'è chi dopo averlo fatto si fuma una sigaretta, c'è chi si addormenta... io, invece, adesso ammazzerei per un po' di caffeina" Louis cerca di imitare la sua voce profonda, finendo per scoppiare a ridere ogni due o tre parole. Harry lo segue a ruota e "Io non parlo così!" si difende divertito, colpendogli il fianco con una gomitata leggera. Louis si strofina la mano sulla bocca aperta in un sorriso e "Alla fine il tuo era tutto uno scherzo" conclude.
 
"E tu ci sei cascato in pieno" commenta Harry con un piccolo ghigno. Louis rotea gli occhi divertito, ma non ribatte. I due cadono in un piacevole silenzio per quasi un minuto fino a che-
 
"Eravamo felici, non è vero?" mormora Harry, gli occhi leggermente lucidi. Louis lo scruta per un po', la gola otturata da lacrime che non possono uscire, non lo devono fare. Un po' goffamente si rialza dal pavimento e tossicchia per schiarirsi la gola.
 
"Vieni con me" sussurra per evitare che gli si rompa la voce. Per istinto allunga una mano verso di lui, ma all'ultimo secondo riesce a dissimulare il gesto nell'atto di scostarsi una ciocca di capelli dal viso. Harry si solleva e lo segue, nervoso ma allo stesso tempo incuriosito, fino alla camera da letto dove dorme Louis.
 
"Perché siamo nella tua stanza?" non può fare a meno di domandare. Louis strizza forte gli occhi, ringraziando mentalmente che il ragazzo non possa vedergli il viso. La nostra stanza. La nostra, Harry. La nostra. Gli lancia comunque un breve sorriso da dietro la spalla e prende a trafficare con il baule di legno posto alla fine del lettone. Inginocchiandosi di fronte ad esso, con una mano va a reggere il coperchio formato da corde sottili elegantemente intrecciate tra loro, mentre con l'altra sposta delicatamente i vari oggetti accantonati l'uno sopra l'altro. Finalmente, tra un consistente plico di lettere e cartoline e due morbide tutine da neonato -una sua e l'altra appartenente a Harry-, Louis trova ciò che cercava. Se lo stringe forte al petto, riuscendo comunque a richiudere il baule. Occhieggia nervosamente Harry e si siede sul letto, i piedi ben ancorati a terra.
 
"Puoi sederti qui se vuoi" lo incoraggia con un piccolo sorriso. Harry obbedisce docilmente e "Che cosa hai lì?" chiede indicandogli le braccia con l'indice. Louis deglutisce e gli allunga un album dalle dimensioni considerevoli, rilegato in pelle marrone. Harry lo afferra, leggermente titubante, e studia le piccole cuciture che fanno resistere la copertina, completamente liscia ad eccezione di una piccola scritta in rilievo sull'angolo in basso a destra. Harry, con delicatezza, ci passa sopra un pollice. H & L. Harry si schiarisce la voce e solleva lo sguardo su Louis, che ha gli occhi fissi nei suoi, carichi di ansia ed aspettativa.
 
"Posso?" domanda, facendo per aprire l'album. Louis annuisce con veemenza e "Certo" lo sprona con un gesto della mano. Harry svela la prime due pagine, fatte di carta di riso. In esse fanno il loro sfoggio delle fotografie lucide, contornate da piccoli adesivi colorati e commenti sporadici qua e là. Lo sguardo di Harry cade sulla prima immagine, che lo raffigura addormentato, il petto nudo a malapena coperto dal lenzuolo, la bocca schiusa e le narici dilatate.
 
"Russi!!!" Harry decifra la scrittura disordinata di Louis. Il riccio ride incredulo e "Non è vero!" si difende. Louis solleva un sopracciglio, divertito, e "Ho anche un video ed una registrazione come prove, mio caro" lo avverte con un occhiolino. Harry arriccia il naso in segno di disappunto e passa alla fotografia successiva. Un Louis apparentemente più giovane mostra la lingua all'obbiettivo e regge tra le braccia un micione nero e bianco. Harry sfiora la figura del felino con le dita e "È Dusty!" esclama nel riconoscere l'animale domestico di casa Styles, sollevando lo sguardo su Louis che "Già. Quel gatto esisterà dai tempi degli Egizi" scherza, scrollando le spalle. Harry sbuffa una risatina e sorride inconsciamente nell'osservare la foto seguente dove, in un maldestro autoscatto, si vede rappresentato con Louis e Dusty. Entrambi i ragazzi fingono di mordere le orecchie pelose del gatto che punta gli occhioni chiari alla macchina fotografica. Accanto, nello spazio lasciato libero della pagina, vi è un'altra frase, questa volta nella calligrafia piccola e calcata del riccio.

"R.i.p. Dusty. Era davvero...delizioso :)" Harry legge ad alta voce, una traccia ilare nel tono. Louis sorride con lui e, mordendosi il labbro inferiore, gira la pagina al posto suo. Questa volta, uno solo dei due fogli è occupato da fotografie. Nell'altro, infatti, vi è una serie di frasi, la scrittura di Louis che a tratti viene sostituita da quella di Harry.
 
Harold, scrivimi qualcosa di carino.
Qualcosa di carino...
Non sei divertente.
When you smile the entire world stares for a while, cause you're amazing... va meglio? :)
Sì, grazie.
È il tuo turno, ora.
Non so cosa scrivere non so cosa scrivere non so cosa scrivere.
Sei un poeta!
Che simpatico che sei, Harry.
Scemo.
Idiota.
Stronzetto.
Coglione.
...ti amo :)
Anche io, amore.
Ho fame.
E lo scrivi qui??
Perché no? :)
Harold, fila a mangiare. E prepara un panino anche per me!
 
Harry risolleva lo sguardo dallo scambio di battute, un sorriso triste dipinto in faccia. Louis tossicchia e distoglie lo sguardo, sistemandosi meglio sul letto, le gambe incrociate sulle coperte.
 
"Questa l'abbiamo scattata a Londra" decide di dire, indicando una fotografia leggermente sbiadita ai margini. Harry sposta gli occhi sul punto toccato dal suo dito e si osserva abbracciare da dietro un Louis dal sorriso accecante. Le braccia del riccio stringono dolcemente la pancia del ragazzo più grande che, rilassato sul suo petto, tiene le mani sovrapposte alle sue.
 
"Questa invece l'abbiamo fatta nell'hotel in cui avevamo alloggiato" continua Louis riferendosi ad una foto incollata un po' storta. Louis è seduto all'indiana su un tappeto di cui si intravedono frammenti di filature colorate e, sul suo grembo, un Harry dai boccoli più corti riposa la testa. Dalle labbra schiuse e leggermente screpolate sporge quello che sembra uno spicchio di mandarino dall'arancione vivace. Il pezzo di frutto è mantenuto dall'indice ed il pollice di Louis che osserva il ragazzo con dolcezza.
 
"Mi piace questa foto" mormora Harry, facendo strabuzzare gli occhi a Louis. Il riccio sussulta all'improvviso e lo imita, lo sguardo dipinto di incredulità per le sue stesse parole. Adesso non giustificarti, ti scongiuro. Non farlo, amore, prega Louis dentro di sé.
 
"Voglio dire, la luce crea un bell'effetto e, uhm, i colori sono belli" borbotta Harry, facendo sospirare impercettibilmente il ragazzo di fronte a sé. Louis stringe i denti ed i pugni, incrociando le braccia per non farglielo notare. Le unghie spingono nei palmi, pizzicano la pelle. Harry continua a sfogliare le pagine, ignaro della sua reazione. Questa volta entrambe sono occupate da scritte. Harry riconosce in esse stralci di testi di alcune canzoni. A mo' di segnalibro svetta un lungo e stretto cartoncino di fototessere. Si schiarisce la voce e "Dove eravamo qui?" domanda, gli occhi puntati sulle mini fotografie. Nella sequenza entrambi si esibiscono nelle loro smorfie migliori; boccacce, dita nel naso, occhi storti, guance gonfie, occhiolini sfacciati, lingua fuori che distolgono l'attenzione da altri gesti, più dolci ed amorevoli. Le loro dita incatenate. O le tempie appoggiate l'una all'altra. O una mano a stringere la vita dell'altro.
 
"Fuori da un cinema. Avevamo appena finito di vedere l'ultimo film di Harry Potter" risponde Louis rilassando le spalle rigide. Harry sorride e volta nuovamente pagina. Tutti e due i ragazzi si immobilizzano all'istante, gli occhi incapaci di spostarsi dalla nuova fotografia, più grande delle altre, tanto da sporgere fuori dall'album.
 
"Eravamo, uhm, al mare. In vacanza con i nostri amici" esordisce Louis spezzando il silenzio. "L'ha scattata Niall" aggiunge con tono criptico. Harry non proferisce parola, incapace di distogliere lo sguardo dall'ennesima prova tangibile della loro storia. Louis deglutisce. Se si concentra sente ancora il rumore delle onde a fendersi sulla riva o la brezza frizzante a colpirgli le braccia ed il petto nudo con tale forza da scatenargli la pelle d'oca. O le mani grandi di Harry sui fianchi, per avvicinarlo maggiormente. Louis guarda quella fotografia, di cui conosce a memoria ogni frammento, e rivive quel bacio salato al gusto di mare. I polsi a circondare il collo bagnato di Harry, le dita a stringere i lunghi capelli impregnati d'acqua di Harry, lo stomaco premuto contro quello tatuato di Harry, le labbra ad assaporare quelle di Harry.
 
"Posso- posso tenerlo per un po'?" chiede Harry a voce bassa, sollevando l'album, per poi richiuderlo ed adagiarlo sulle proprie ginocchia. Louis si strofina con forza la base del naso e "Certo" acconsente, la voce appena più stridula del normale.
 
"Grazie" dice il riccio, chinando la testa. L'ennesimo silenzio della giornata cala tra di loro; viene interrotto il minuto seguente da Harry che "Beh, direi che entrambi abbiamo una passione per i tatuaggi" esclama con una risatina leggera, l'ultima fotografia evidentemente ancora al centro dei suoi pensieri.
 
"Già" sorride Louis, guardandosi automaticamente la pelle scoperta.
 
"Ne abbiamo di complementari?" continua Harry, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Louis punta lo sguardo sui suoi occhi e annuisce.
 
"Sì, qualcuno" conferma a voce bassa.
 
"Qualcuno?" gli fa eco Harry. Louis annuisce una seconda volta e allunga l'avambraccio destro verso di lui, mostrandogli il tatuaggio di una bussola.
 
"Questo si completa con il tuo veliero" spiega, frenandosi prima di toccargli il bicipite sinistro. Harry, al contrario, non si pone problemi a sfiorargli la pelle con il dito.
 
"Ha un significato davvero importante" commenta, quasi tra sé e sé, tracciando delicatamente il rilievo della parola home racchiusa nella bussola, facendo rabbrividire internamente Louis per quella carezza casuale.
 
"Poi?" chiede Harry, tornando a prestargli attenzione. Louis inghiotte e "Oops! ed Hi" mormora, cercando di non farsi lasciare sprofondare dall'assurdità della situazione.
 
"Cioè?" Harry inclina la testa confuso. Louis combatte per non chiudere gli occhi e "Le prime parole che ci siamo detti" sospira.
 
"Per favore, dimmi che non sono stato io ad aver detto Oops" lo prega Harry con una risatina. Louis gli lancia uno sguardo apologetico e "Allora non te lo dico" ribatte, con un piccolo occhiolino. Harry sbuffa divertito e "Poi?" ripete, come un bimbo smanioso si sapere cosa succede alla pagina successiva di un bellissimo libro di fiabe.
 
"La rosa ed il pugnale" continua Louis, indicando gli intricati fili d'inchiostro. Harry ha gli occhi enormi, captano ogni nuova rivelazione, come ad assorbirle per immagazzinarle in un archivio speciale.

"La gabbia aperta e gli uccellini che volano. La piccola chiave ed il lucchetto. L'ancora e la corda" dice Louis, la voce che si riduce ad ogni parola.
 
"L'ancora e la corda?" ripete Harry. Louis fissa lo sguardo nel suo, per poi abbassarlo fugacemente alla sua mano sinistra. Con un respiro tremolante gli afferra il polso e fa combaciare il proprio palmo con il suo.
 
"L'ancora-" ed insieme osservano la pelle leggermente abbronzata di Harry "-e la corda" conclude dolcemente Louis, mostrandogli il proprio polso. Harry lo guarda intensamente, facendogli perdere un battito quando inizia ad abbassare le dita per intrecciarle alle sue. Il riccio adatta meglio la stretta e fa calare gli occhi sulla sua bocca. Louis trattiene all'ultimo secondo un verso strozzato e lo fissa intensamente, lo sguardo completamente sgranato. Harry socchiude gli occhi, lo guarda attraverso le ciglia scure, per poi tornare ad osservargli intensamente le labbra. Si inchina leggermente in avanti, la mano ancora incrociata alla sua, ma all'ultimo momento pare ritornare in sé e si scosta bruscamente, tossendo imbarazzato.
 
"Beh, ecco- grazie per aver risposto alle mie domande. Io ora- vado. Sì, vado. Ciao" Harry si solleva in tutta fretta, precipitandosi fuori dalla stanza, l'album come inghiottito tra le braccia forti. Louis ingoia l'improvviso groppo in gola e lotta con tutte le sue forze per tenere a bada le cuciture del proprio cuore che combattono per squarciarsi. Fissa gli occhi, ancora spalancati, sulla propria mano, sentendo un improvviso freddo attraversarlo dove non c'è più il tocco di Harry. Rimane immobile, seduto sul letto, fino all'ora di cena.
 
**
 
L'atmosfera è strana. Gli occhi di Louis sono costantemente puntati su di Harry. Su quello che dice, su ciò che fa, sulle espressioni del suo viso, sul modo in cui gesticola con le mani, su tutto. Harry fa finta di niente, nota Louis. Si comporta come se nulla fosse successo, come se tre giorni prima non gli avesse stretto la mano e non avesse cercato -di sua spontanea volontà!- di baciarlo. Louis si mangiucchia le unghie, ed il dubbio di aver frainteso tutto lo attraversa per l'ennesima volta.
 
"Okay. Ragioniamo" mormora tra sé e sé, gettando sul divano il libro che da ormai un'ora si sta auto-convincendo di star leggendo.
 
"Mi ha guardato le labbra, questo è certo" dice, voltandosi a pancia in sotto e spalmando il volto contro il bracciolo del divano.
 
"Poi mi ha guardato gli occhi e poi mi ha riguardato la bocca" elenca, prendendo a gesticolare con una mano. Puntellandosi su un gomito rotola giù dal divano e si accuccia sul pavimento.
 
"Ne sono certo!" sbotta contro la poltrona e, davvero, riderebbe della sua stessa stramberia se non fosse così confuso e alla disperata ricerca di risposte.
 
"E poi si è inchinato lentamente verso di me e-" Louis afferra un cuscino e ci soffoca sopra un lamento frustrato.
 
"Cazzo" sbuffa gettandolo a terra.
 
"E adesso fa finta di niente!" esclama mettendosi in piedi, gli occhi strabuzzati.
 
"Si può sapere perché?" continua, tornando a confrontarsi con la poltrona.
 
"Ehm, Lou?" domanda una voce alle sue spalle. Louis sussulta e "Cazzo!" impreca girandosi velocemente, una mano ad artigliare la maglietta all'altezza del cuore. Harry lo sta fissando, la testa leggermente inclinata di lato, il viso corrucciato da quel che sembra un mix tra sorpresa, preoccupazione, divertimento e confusione.
 
"E tu quando saresti rientrato?" gli chiede Louis, il cuore che batte rapidamente per l'imbarazzo di essere stato colto nell'atto di parlare da solo e la paura di quanto l'altro ragazzo possa aver effettivamente sentito.
 
"Un minuto fa" risponde Harry, indicandosi per mostrargli di avere ancora addosso il cappotto. "Ho sentito la tua voce e pensavo ci fosse qualcun altro, però sono entrato qui in salotto e- ehm" Harry gli offre un piccolo sorriso. Louis deglutisce rumorosamente ed evidentemente il suo filtro cervello-bocca non è intenzionato a funzionare razionalmente perché "Allora, si può sapere qual è il tuo problema?" sbotta incrociando le braccia, le immagini di lui che lo ignora dopo averlo quasi baciato -sì, perché lo stava per fare, conclude il liscio annuendo dentro di sé con convinzione- ancora ben impresse nella mente. Harry aggrotta la fronte e Non ero io quello che stava parlando con una poltrona Louis legge chiaramente sul suo viso.
 
"Non capisco di cosa stai parlando" opta diplomaticamente il riccio. Louis scioglie le braccia e "Parlo del fatto che tre giorni fa stavi per baciarmi e che continui a comportarti come se non fosse così!" sbotta.
 
"Infatti non è così" replica troppo velocemente Harry, le guance che assumono rapidamente una sfumatura rosea. Louis solleva un sopracciglio e si avvicina pericolosamente a lui. Harry indietreggia, braccato, ma Louis si morde forte un labbro e gli avvolge le guance.
 
"Dimmelo guardandomi negli occhi che non è vero" mormora.
 
"Lasciami" mugola Harry, divincolando il viso.
 
"Dimmi che non è vero che stavi per baciarmi" insiste Louis fissando lo sguardo nel suo. Harry china gli occhi e "Non è vero che stavo per baciarti" ribatte in un sussurro.
 
"Non ti credo" bisbiglia Louis immediatamente, lasciando la presa sulle sue guance e voltandosi, dandogli le spalle. La mano grande di Harry gli stringe improvvisamente il polso e "Aspetta" dice piano il riccio. "È- è vero" confessa. Louis torna a guardargli il viso e inghiotte a vuoto, il battito cardiaco accelerato.
 
"Io- io volevo baciarti" balbetta Harry.
 
"Allora perché ti sei fermato?" gli chiede Louis, cingendogli a sua volta il polso. Harry sospira tremante e "Non lo so- io. Forse ho avuto paura" sussurra, gli occhi sgranati.
 
"Di cosa?" lo interroga il castano, avanzando di un ulteriore passo.
 
"Non lo so" risponde Harry. "Forse-" inizia poi.
 
"Forse...?" gli fa eco Louis, rafforzando la presa sul suo polso.
 
"Forse perché non mi ricordo ancora di te ma allo stesso tempo mi sei così fottutamente familiare" mormora Harry, strofinandosi il collo con la mano libera.
 
"Sarà perché sono il tuo ragazzo, magari?" replica sarcasticamente Louis, gli occhi che si fanno più lucidi.
 
"Anche adesso voglio baciarti" confessa di punto in bianco Harry.
 
"Io ho sempre voglia di baciarti" si sente in dovere di ribattere Louis. "Magari se lo faccio ti ritornerà la memoria" si giustifica, liberando dolcemente entrambi i loro polsi.
 
"Guardi troppo film" sussurra Harry, facendo sfrecciare gli occhi sulle sue labbra. Louis smette automaticamente di respirare nel momento in cui registra la breve distanza tra i loro visi. Gli occhi gli cadono inevitabilmente sulla sua bocca e ci vuole tutta la forza di volontà che possiede per non avvicinarsi ulteriormente e aggredirlo a suon di baci. Deglutisce rumorosamente e solleva lo sguardo sugli occhi di Harry, che scopre essere già puntati su di lui. Sono sgranati, le ciglia non accennano a battere per numerosi secondi. Louis si avvicina ulteriormente, mantenendo ostinatamente il contatto visivo. Harry schiude le labbra ed espira tremante, colpendolo con il suo alito caldo.
 
"Sei ancora in tempo per fermarmi" lo avvisa Louis in un sussurro, per evitare di rompere l'atmosfera. Harry non replica e solleva leggermente il mento, fino ad annullare maggiormente la distanza. Louis fa scivolare lo sguardo dai suoi occhi verdi alla linea del naso, fino a scendere sulla sua bocca, che pare formata da due morbidi petali di rosa. Le sue labbra sembrano urlare Adesso baciami, idiota e Louis obbedisce. Preme la bocca sulla sua, le palpebre abbassate ed il cuore che gli batte a sproposito. Gli cinge nuovamente le guance e si scosta lentamente per affrontare la reazione di Harry. Il ragazzo inspira ed espira rumorosamente, anche i suoi occhi sono chiusi. Louis affonda gentilmente i polpastrelli nella sua pelle accaldata e gli posa un secondo bacio, aprendo le labbra con un piccolo schiocco. Inclina leggermente il capo e gli accarezza brevemente il naso con il proprio, prima di tornare a baciarlo a stampo, sempre lentamente ma esercitando una pressione maggiore. Harry schiude la bocca e prende a rispondere con un ritmo lento, le labbra già gonfie che avvolgono quelle del ragazzo, per poi lasciarsi avvolgere a loro volta da esse, per poi ricominciare da capo. Louis si sente come in procinto di scoppiare a piangere e probabilmente una lacrima gli sfugge davvero, se il pollice di Harry che gli va a strofinare delicatamente la pelle sotto l'occhio può essere di qualche indicazione. La foga nel baciarsi aumenta di secondo in secondo e presto le loro lingue si ritrovano ad accarezzarsi dopo quelli che a Louis sono parsi secoli infiniti. Harry appoggia una mano sulla sua nuca e si scosta gentilmente, ammutolendo l'immediato gemito di protesta di Louis tracciandogli una lenta scia di piccoli baci sul labbro inferiore. Louis schiude maggiormente la bocca ed accoglie nuovamente la sua lingua, strusciandola con la propria e facendola scontrare con il palato caldo e l'interno morbido delle guance. Il ragazzo si solleva sulle punte e tira gentilmente le ciocche ricce che gli solleticano il viso.
 
"Ti amo così tanto" non può fare a meno di mormorare quando Harry gli afferra con dolcezza il volto e, massaggiandogli gli zigomi con i pollici, preme le labbra sulle sue più volte, facendo risuonare il salotto con schiocchi bagnati. Louis fa scivolare una mano sul suo corpo, supera la barriera del cappotto e fa collidere il palmo con il pettorale sinistro di Harry, andando a scoprire una forte e veloce sequenza di thum thum. Louis avverte anche il proprio cuore in procinto di scoppiare. Piano piano, il ritmo del bacio rallenta ed i due ragazzi prendono a scambiarsi baci a stampo sempre più lenti, fino ad arrivare a separarsi definitivamente. Il respiro di entrambi è accelerato e Louis si accorge vagamente di star sorridendo con fare ebete.
 
"Grazie" ansima con un filo di voce. Anche il viso di Harry si abbaglia con un sorriso e "Non so cosa dire" confessa.
 
"Stai bene?" si informa Louis, tenendolo per i fianchi.
 
"Non lo so" risponde il ragazzo. Louis annuisce e "Niente magie?" chiede allora.
 
"Per ora no" Harry sbuffa una risatina dal naso. "Per ora" ripete poi allacciando lo sguardo con il suo. Louis storce le labbra e rifugge i suoi occhi, i propri che tornano a bagnarsi di lacrime.

"Lou?" lo chiama Harry, sollevandogli il mento con un dito.
 
"Ho paura, amore" svela Louis, deglutendo sollevato quando Harry non commenta o reagisce negativamente a quel nomignolo che si è lasciato sfuggire.
 
"Di cosa?" domanda paziente Harry. Louis si lecca nervosamente le labbra e "Che tu non ricorderai mai più il nostro passato" mormora, la vista offuscata.
 
"Non dire così, vedrai che prima o poi succederà" lo consola Harry, pettinandogli brevemente i capelli.
 
"Ho paura che tu te ne andrai via da me" aggiunge Louis, reprimendo a fatica un singhiozzo.

"Non lo farò, Lou" sussurra Harry, donandogli una seconda carezza.
 
"Promettimelo" lo prega Louis, una lacrima che va a rigargli la guancia accaldata. E lo sa, lo sa che un semplice Te lo prometto non può veramente fare la differenza, non può dargli la garanzia che tutto tornerà come era prima, non può restituire la memoria al suo ragazzo ma.
 
"Te lo prometto" gli dice dolcemente Harry, raccogliendogli con un pollice la lacrima, e Louis riesce finalmente a tornare a respirare.
 
**
 
Una sensazione fastidiosa prende a fargli formicolare il braccio; è come se qualcosa glielo stesse avvolgendo con forza per poi tirarglielo bruscamente. Louis abbassa lo sguardo e trasalisce spaventato quando riconosce un tentacolo scuro intorno al suo gomito. Cerca di combattere la forza della cosa ma quella non desiste, anzi, lo stringe con vigore maggiore.
 
"Ma che cazzo!" sbotta inorridito, orrore che cresce a dismisura nel rendersi conto che non può parlare perché- è in acqua. In acqua? Volta il viso, sentendosi pizzicare gli occhi dal sale marino, marino perché si trova nel fondale di un fottuto mare e, sinceramentecosa? Bollicine gli escono dalle labbra schiuse e Louis avverte la gola bruciare ed il petto stringersi dolorosamente per il bisogno impellente di respirare ma- non può. Non può, perché è in acqua e morirebbe annegato se solo provasse ad inspirare, anche solo per un attimo. Il tentacolo gli strattona nuovamente il braccio e Louis decide di smettere di lottare. Sta per respirare, quando si accorge che la cosa lo sta spingendo verso l'alto, quasi riesce a scorgere la luce del sole fendere sulla superficie dell'acqua. Il tentacolo continua imperterrito a tirarlo, tirarlotirarlo-
Louis sbatte gli occhi più volte ed un mugolio simile a quello che farebbe un animale morente gli lascia le labbra.
 
"Sei sveglio?" una voce gli domanda con fare concitato.
 
"Cosa c'è, Haz?" geme Louis strofinandosi vigorosamente le palpebre.
 
"Non volevo disturbarti ma, Dio, è successa una cosa, Lou ed io- Lou, io-" Harry sta balbettando ma un inaspettato sorriso a tutto denti tradisce la sua eccitazione.
 
"Cos'hai? Stai bene?" gli chiede immediatamente Louis, improvvisamente sveglio. Si puntella sui gomiti e fissa lo sguardo negli occhi sgranati e lucidi del ragazzo, inginocchiato di fronte al suo lato del letto. La luce della camera è accesa, nota.
 
"" lo rassicura velocemente Harry. Appoggia un ginocchio sul materasso e scavalca velocemente il suo corpo steso.
 
"E' successa una cosa" ripete, sembrando quasi impossibilitato a smettere di sorridere. Louis aggrotta la fronte e "Cosa?" domanda con voce ancora arrochita dal sonno. Harry non risponde e si spalma le mani sulle guance, lo sguardo leggermente trasognato ed incredulo. Ed è allora che Louis si accorge di tre cose. Primo, le dita del ragazzo sono scosse da un tremore apparentemente incontrollabile. Secondo, le suddette dita fino a qualche secondo prima gli stavano stringendo il bicipite. Terzo, le gambe lunghe di Harry sono completamente nude. In effetti, il ragazzo sta indossando unicamente un maglioncino grigio abbastanza largo ed un paio di boxer stretti.
 
"Harry?" lo chiama, un po' allarmato.
 
"Ho avuto un flash" sputa Harry, i palmi ancora a premere sulle gote. Prima che Louis possa solo accigliarsi confuso, il riccio "Mi stavo mettendo il pigiama quando- Dio, è stato così strano! Lou, ho avuto come- insommaoh Dio" cerca di spiegarsi.
 
"Cosa stai dicendo, Haz? Non ti capisco" confessa Louis scuotendo appena la testa. Harry espira rumorosamente e "Non so come ho fatto a non collegarlo subito, cazzo! Il braccialetto che mi hai regalato e poi avevo ancora una pellicola protettiva! Quindi era sicuramente fresco! E la frase, Lou- oh, Dio" biascica, iniziando a spogliarsi velocemente del maglione. Louis strabuzza gli occhi e "Che stai facendo?" soffia, le guance che si scaldano. Harry lo ignora e getta senza troppe cerimonie il golf sul letto.
 
"Voglio dire, è sicuramente tutto collegato e- è la nostra frase, non è vero?" riprende a parlare, incrociando le braccia per liberarsi anche della maglietta nera. L'espressione confusa di Louis desiste fino a trasformarsi in una vogliosa e avida e desiderosa e nostalgica quando Harry rimane completamente nudo -ad eccezione dei boxer- a pochi centimetri da lui, dalle sue mani che fremono per toccare, riscoprire, dare il benvenuto a quel corpo che non ha da quelli che sembrano secoli. E l'espressione di Louis muta nuovamente, quando gli occhi gli vanno a cadere sul pettorale sinistro di Harry. Il liscio spalanca gli occhi e la bocca, i palmi che vanno a coprirgli le labbra e le lacrime che riaffiorano rapidamente di riflesso. Sposta lo sguardo appannato sugli occhi emozionati e soddisfatti di Harry, boccheggiando.
 
"Quando l'hai fatto?" riesce infine a mormorare Louis, la voce che trema dalla sorpresa.
 
"Penso il giorno dell'incidente" risponde Harry, mordendo un sorriso. Louis allunga tre dita sulla sua pelle nuda e gli sfiora incredulo il tatuaggio all'altezza del cuore.
 
"E' bellissimo" bisbiglia Louis, gli occhi che vagano su quell'Always in my heart, analizzandone ogni minimo dettaglio, dal ghirigoro delicato che arriccia la iniziale alla particolare tipologia di nero dell'inchiostro utilizzata. Harry sorride compiaciuto e si avvicina maggiormente, spingendosi contro i polpastrelli del ragazzo.
 
"E' per me?" soffia Louis, incastonando gli occhi bagnati nei suoi. Harry annuisce veemente e "L'ho fatto per il nostro quinto anniversario. E' il mio regalo per te" spiega commosso. Louis si lascia scappare un piccolo singhiozzo e non esita neanche un secondo prima di fiondarsi tra le sue braccia, le punte delle dita che affondano sulla sua schiena calda e nuda. Harry lo cinge con altrettanta forza e "Ho come rivisto la scena, Lou. Ero da Tom, steso sul lettino e. Mi stava tatuando il petto e mi ha detto Sono sicuro che Louis lo adorerà ed io- io gli ho risposto Non ho idea di come fare per nasconderglielo fino all'anniversario e-" anche a lui scappa un leggero singulto. Le lacrime di gioia di Louis gli scivolano sul collo ed Harry lo abbraccia ancora di più, avvolgendolo completamente con il suo calore. Louis emette un'improvvisa risata dal sapore incredulo e felice e lo stringe stretto-stretto a sé, trascinandolo steso sul materasso morbido, senza staccarsi nemmeno per un solo istante dal rifugio del suo corpo. Respira a pieni polmoni il profumo naturale della sua pelle e preme le labbra sulla sua clavicola, in un bacio umido e prolungato. Harry gli pettina gentilmente i capelli alla base della nuca e gli accarezza la schiena avvolta in una t-shirt slavata con fare ritmico, soffermando di tanto in tanto il palmo grande sul suo fianco. Nessuno dei due ha la minima intenzione di divincolarsi dalle braccia dell'altro, neppure quando il collo di Harry prende a protestare o quando per Louis diventa più difficoltoso respirare dato che ha le labbra ed il naso completamente schiacciati contro il suo petto.
Nessuno dei due
 
**
 
Ciao, amore.
 
Probabilmente arriccerai il naso a questo nomignolo ma, te lo giuro, non lo faccio apposta. E' una cosa naturale, sai? D'altronde sei il mio amore, la luce dei miei occhi, il mio personale raggio di sole. Sono frasi fatte, forse troppo sdolcinate e magari anche un po' banali, ma devi sapere che non sono chissà quale grande poeta... Però ci tengo così tanto a farti capire quanto sei meraviglioso e perfetto per me. Probabilmente ti starai chiedendo perché ti ho scritto questa lettera, anziché parlarti faccia a faccia. Non ho neanche io una risposta. Forse lo sto facendo perché so già che non riuscirei mai a dirti tutto quello che ho provato, provo e proverò per sempre per te guardandoti negli occhi senza scoppiare a piangere. E io voglio farti sapere che ti amo senza lacrime, senza singhiozzi, senza tragedie o tristezza. Perchè siamo stati veramente felici in questi anni e, nonostante anche noi abbiamo passato periodi brutti, siamo sempre riusciti a superare tutto quanto. Insieme. Io e te, tu ed io.
 
Tra giornate pigre, in cui ci stendevamo sul letto e non facevamo nulla di particolare perché ci bastava essere lì l'uno per l'altro. Tra giornate all'insegna del divertimento, in cui ridevamo così tanto da sentire male alla faccia e non riuscivamo a smettere, perché appena uno dei due si calmava un attimo dopo l'altro scoppiava di nuovo. Tra giornate arrabbiate, in cui ci incazzavamo per un nonnulla e ci ignoravamo fino a quando ci guardavamo negli occhi e ci sorridevamo complici. Tra giornate con gli amici, con la famiglia, con il vento, la pioggia, il sole, il mare, la neve, la grandine e l'arcobaleno. Tra giornate in cui mi insegnavi a cucinare e io ti sporcavo il naso di farina, oppure quelle in cui ti massaggiavo la schiena ma finivo con il lamentarmi per il male alle mani. Secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ore dopo ore, sono passati i giorni, le settimane, i mesi, gli anni. E io non rimpiango niente perché, Harry, tu non te lo ricordi, ma tu sei la mia anima gemella, sai? La mia vita. Senza di te non scherzerei se ti dicessi che morirei all'istante.
 
E un po' sono morto quando ho saputo del tuo incidente. Un altro pezzo di me se ne è andato quando ti ho visto lì, steso su quel letto d'ospedale, con gli occhi chiusi ed i ricci appiattiti. In quei giorni continuavo a fingere, sai? Recitavo e facevo finta che tu fossi semplicemente addormentato e che dopo un po' ti saresti risvegliato, con la tua voce roca, il naso arricciato e gli occhi stropicciati. Avresti sbadigliato e mi avresti stretto in un abbraccio, e avresti richiuso immediatamente gli occhi e mi avresti mugolato "Ancora cinque minuti, Lou". E, come tutte le mattine, ti avrei assecondato, ma avrei finito per riaddormentarmi anche io, finché non ci saremmo svegliati ore dopo e ci saremmo resi conto di aver saltato quella colazione con Liam, o quella partita di calcio con Niall, o quel giro di shopping promesso a tua madre. Ed allora ci saremmo guardati con aria colpevole e subito dopo avremmo scrollato le spalle, per poi inchinarci l'uno sulle labbra dell'altro, infischiandocene del ritardo o dell'alito mattutino.
 
E sono rinato, amore mio, il mio corpo si è riacceso di vita e di gioia non appena ho visto, dopo giorni e giorni e giorni di nulla, i tuoi occhi riaprirsi. Mi dicevo "Sto sognando" perché non potevo crederci che finalmente il mio desiderio si fosse realizzato. Non avrei mai potuto pensare che potessero mancarmi degli occhi ma, Dio. Quando ho rivisto i tuoi tutto ha finalmente riavuto senso. Sono bellissimi, lo sai? Sembrano quelli di un gatto, così particolari e dalle sfumature che cambiano a seconda del tempo. Ogni volta che te lo dicevo tu, con una risatina, ti mettevi a miagolare in un modo adorabile e a farmi le fusa, strofinando la testa contro il mio collo.
 
E sono di nuovo morto quando ho visto il tuo sguardo. Confuso. Sbigottito. Penso di averci riconosciuto anche della paura dentro. E il mio cuore si è spezzato in così tanti pezzi, amore. Perchè mai, mai, mai mi avevi guardato in quel modo. Nemmeno la prima volta che ci siamo incontrati, quando io non sapevo il tuo nome e tu non sapevi il mio. Neanche quando ti arrabbiavi o ti innervosivi con me. Perchè per la prima volta, in quella stanza d'ospedale, mi hai urlato in silenzio "Chi sei?" e "Cosa diavolo ci fai qui con me?". Sconvolto, mi hai chiesto con gli occhi cosa ci facessi lì, perché fosse uno sconosciuto la prima persona ad aver visto e non, che so, tua madre, tua sorella, un tuo amico. Senza dirlo ad alta voce, mi hai accusato di non c'entrare niente con la tua vita. E questo, amore, mi ha distrutto. Perchè, nonostante i momenti no che abbiamo attraversato nella nostra storia d'amore, abbiamo sempre e comunque avuto la certezza che il cuore di uno appartenesse all'altro, come se fossimo legati da una promessa non scritta o da una decisione del destino.
 
E ti dirò una cosa. Se avessi la scelta di poter resettare anche io tutto ciò che abbiamo condiviso, anche adesso, in questo momento, io non lo farei. Non lo farei, perché, nonostante la sofferenza, le mille lacrime spese, le fitte al petto ed il dolore lancinante che provo nel ricordarmi che tu non hai idea di chi io sia, io ho te. Ho te, capito? Ho mille, duemila, tremila, un milione di ricordi che mi legano a te, che nessuno potrà mai strapparmi via. Sono miei e sono il tesoro più grande che ho. La prima volta che mi hai sorriso, mostrandomi quelle fossette da bambino che ti ritrovi. Le stesse che pizzico e torturo quando mi annoio e non so cosa fare. La prima volta che mi hai accarezzato il viso, con quella mano troppo grande per i tuoi sedici anni e quelle dita da pianista che mi divertivo a tirare fino a farle scricchiolare. E' colpa mia se adesso il tuo indice destro e il tuo anulare sinistro sono leggermente storti. Scusa. La prima volta che mi hai tenuto per mano, ignorando il sudore che mi bagnava il palmo per colpa dell'emozione. La prima volta che ci siamo baciati, Harry. E' stato bellissimo, sai? Non te l'ho mai detto, ma ogni volta che non riesco a dormire perché non sei vicino a me penso a quel momento, a come le nostre labbra sembrassero conoscersi di già, come se avessero vita propria e avessero già sperimentato tutto da lontano, quando noi due eravamo troppo distratti per rendercene conto. Ogni volta che abbiamo fatto l'amore, ogni volta che ci siamo abbracciati, ogni volta che abbiamo scherzato, riso, pianto, parlato, urlato, sussurrato, bisbigliato. Ogni momento è stampato nella mia memoria e sarebbe come squarciarmi l'anima se qualcosa o qualcuno riuscisse a rubarmeli.

Conosco tutto di te, sai? Forse detta così risulta un po' maniacale, ma è la pura verità. So che il tuo colore preferito è il blu cobalto, ma che non hai idea del perché ti piaccia così tanto. So che da piccolo avevi tre animali immaginari: una volpe, un piccolo ippopotamo rosso ed una giraffa dal collo corto. E poi dici di non essere una persona creativa... So che ti piace inventare delle barzellette e che, pur rendendoti conto che facciano tutte pietà, ridi per le tue stesse battute come se non ci fosse un domani, arrivando a contagiare chiunque nonostante tutto. So che detesti il fatto che non ti crescano molti peli sulla faccia e so che è per questo che a volte la mattina mi chiedi se puoi farmi la barba, per avere la soddisfazione di poter finalmente usare un rasoio, non su te stesso, okay, ma ti va bene lo stesso, alla fine. So che non sopporti le persone che commentano i film e che ti distraggono quando stai cercando di seguirne uno. So che quando sei stanco diventi bisognoso di coccole e so che ami quando ti accarezzo i capelli e ti bacio la tempia poco prima di addormentarti. So che la tua torta preferita è la Saint Honorè e che sei frustrato perché, nonostante i mille tentativi, non ti esce mai come vorresti. So che non riesci a toglierti da solo le ciglia che ti entrano negli occhi. So che adori i cuccioli di cane ed i cavalli ma, per qualche strano motivo, non riesci a guardare un film con loro come protagonisti. So che quando sei felice mi baci con lentezza e premi le tue labbra su ogni centimetro delle mie, senza fretta, come se avessi tutto il tempo del mondo.
 
Conosco tantissime altre cose di te e, te lo giuro amore mio, sono tutte custodite dentro di me, protette e al sicuro. So che ti amo e so che mi hai amato, ma non so più se mi ami ancora. Non so come mi vedi. Non so se vorresti ancora un futuro con me e non so se, nel profondo del tuo cuore, ti ricordi ancora di me. Ma io non mi rassegno, hai capito? Non lascerò perdere, non getterò all'aria cinque anni della nostra storia, non ti abbandonerò. Non ho alcuna intenzione di andarmene, Harry, hai capito? Perchè sei il mio angelo e ho bisogno di te. Forse è un ragionamento un po' egoista ma io senza di te non riesco a vivere, okay? Tu sei il mio cuore. Potrei mai vivere senza il mio cuore? Preferisco continuare a soffrire ma averti accanto, anche se non nel modo che vorrei, piuttosto che vederti lontano da me anche fisicamente. Però non devi pensare mai, nemmeno per un secondo che tutto questo sia colpa tua. Me lo devi promettere, amore, hai capito? Questo pensiero non ti dovrà mai attraversare la mente, va bene?
 
Ti amo.
 
Louis
 
**

 
ANGOLO AUTRICE:
 
Ehi, buongiorno/buonasera :)
Vorrei ringraziare with all my heart tutti voi superstiti che siete arrivati fino a qui. Davvero, un grazie enorme a tutti quanti (e un grazie 98643 volte più grande a chi mi farà sapere cosa ne pensa. As usual, non c'è cosa più bella per me che sapere la vostra opinione ♥).
E niente, spero davvero vi sia piaciuta e che non vi abbia annoiato troppo. Non esitate a scrivermi consigli/suggerimenti/critiche o a pormi domande/chiarimenti :) Mi scuso profusamente per la banalità della trama, però avevo troppo voglia di scrivere una storia con un Harry smemorato ed un Louis disperato. A proposito, sono riuscita a far emergere almeno un pizzico di angst? Sono curiosa di sapere da voi se sono in grado di scrivere scene abbastanza angoscianti oppure no... (per quanto riguarda il fluff, invece, sono più sicura di me) (a volte penso che dovrebbero darmi lo scettro e la corona di zucchero per alcune cose diabetiche che scrivo lol)
P.s. qualcuno di voi (sì, tu! Proprio tu!) saprà che ho in cantiere una caterva di ff e giurin giuretta parola di lupetta prima o poi le pubblicherò tutte :)
Grazie ancora, e un bacio a tutti!
  
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