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Autore: darkrin    19/03/2015    2 recensioni
Sulla porta, Dioniso si china a baciarle il naso ed Arianna corruga il volto in un’espressione che il dio, anche dopo tutti quei secoli, non riesce a non trovare adorabile.
- Bevi un bicchiere di vino in mio onore – ordina, più che domandare.
(Dioniso/Arianna - seguito di: "Di inviti ed altre guerre", ma si può leggere anche da sola (penso))
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dei Minori, Dioniso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note: - seguito di Di inviti ed altre guerre, ma penso si possa leggere anche da sola.
- c'è un riferimento a Van Gogh e non lo so come ci sia finito, stavo scrivendo di Dioniso ed Arianna and then a wild Van Gogh appeared e nel mio headcanon la follia di Van Gogh è stata causata da Dioniso, dopo uno screzio (non meglio definito) che i due avevano avuto. Se pensate che io non ce la possa fare, state tranquilli che siamo in due (o in dippiù, dipende in quanti siete a pensarlo *cogita*).
- AVVISO: ci sono un sacco di giochi di parole di pessimo gusto con la parola "venire". Che sono di pessimo gusto lo so io e lo sapete anche voi, ma mi sembravano adeguati a Mr D. 
- spero di non essere andata troppo OOC, ho voluto lasciare un po' le acque sicure del fastidio che Mr D. prova per gli eroi e cercare di immedesimarmi in che cosa voglia dire essere costretto a stare tanto lontano da casa. Ci sono riuscita? Ho fallito? Staremo a vedere.
- so di dover rispondere a una marea di recensioni e prima o poi ce la farò, lo giuro, però vi amo tutti molto. <3
- la storia è betata (da me medesima) fino a 'na certa quindi segnalatemi qualsiasi errore/svista/strafalcione. 


 
Arrivederci sulla soglia
(della battaglia del Labirinto)
 
 
 
Dioniso non attende che il calore della pelle della donna e dei suoi baci abbia lasciato il suo corpo e che la nostalgia amara, che è stata la sua unica compagna per tutti quegli anni, torni a depositarsi nelle sue ossa, prima di chinarsi a raccogliere i suoi vestiti spiegazzati dal pavimento. Potrebbe farne ricomparire di nuovi, ma è a casa dopo anni e gli piace indugiare con gli occhi di sua moglie sulla schiena e il suo profumo sulla pelle.
Arianna lo guarda con occhi un po’ mesti e un po’ saldi. Non è figlia di Atena – e chi l’avrebbe mai voluta una delle figlie di Atena con tutti i loro drammi e le loro imprese? –, ma è sempre stata la più saggia tra loro due ed ha sempre saputo che lui aveva un compito, che, per Zeus!, non sarebbe mai dovuto venire in primo luogo.
- Devi andare – afferma Arianna, interrompendo i suoi pensieri che si sono incartati su quanto sia ingiusto che a Zeus non importi un bel niente del suo diritto di venire e quanto sia ipocrita un comportamento del genere da parte di suo padre. Come se tutto il suo regno non fosse stato costruito semplicemente sulla sua venuta.
- Hai fretta di cacciarmi dalla mia casa? – sogghigna in risposta, poi schiocca la lingua, scontento. – Non mi dire che dobbiamo tornare subito a discutere della tua fedeltà. –
Venire a discutere, pensa e si complimenta con se stesso: questo si che è un modo splendido di giocare con le parole, altro che i maledetti haiku di Apollo.
Ogni volta che suo fratello inizia a declamare una delle sue opere, Dioniso vorrebbe tagliarsi le orecchie come aveva fatto quel vecchio pittore olandese con cui era solito andare a bere, prima di quel piccolo, minimo, incidente che li aveva portati a separarsi in modo tutt’altro che amichevole perché c’erano cose che un dio poteva sopportare e altre per cui doveva punire i mortali, anche se fino ad allora erano stati di ottima compagnia.
Arianna scoppia a ridere e quel suono trillante è un balsamo per le sue orecchie turbate anche solo dal pensiero delle poesie di Apollo.
- Sei impossibile – afferma, scuotendo piano la testa.
 
 
 
Sulla porta, Dioniso si china a baciarle il naso ed Arianna corruga il volto in un’espressione che il dio, anche dopo tutti quei secoli, non riesce a non trovare adorabile.
- Bevi un bicchiere di vino in mio onore – ordina, più che domandare.
- Solo uno? – indaga lei, con un sorriso malizioso e una luce divertita negli occhi. – Sembra che la disintossicazione al Campo Mezzosangue stia funzionando davvero. Non l’avrei mai pensato possibile. –
Dioniso esala un ringhio frustrato, che fa scoppiare a ridere la moglie. La donna gli poggia una mano sul petto e si china a baciarlo con delicatezza – è solo uno sfiorarsi di labbra e Dioniso pensa che non è abbastanza, che potrebbe fermarsi per tutte le notti che gli restano da vivere e non sarebbe comunque abbastanza.
- Buono, buono – Arianna mormora contro le sue labbra per quietarlo e Dioniso borbotta qualcosa d’indistinto che forse è una maledizione a tutti gli eroi e a chi li ha inventati o forse è un verso d’assenso, un sì, sì, continua.
 
 
 
(Quando torna al Campo Mezzosangue e prende Percy Jackson da parte, Mr D. ha ancora sulla pelle il calore delle braccia di Arianna e dei suoi baci e nelle ossa la nostalgia per l’ennesimo figlio che ha perso.
Pensa: odio proprio gli eroi e: ho davvero bisogno di un bicchiere di vino.)
   
 
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