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Autore: lullublu    19/03/2015    1 recensioni
Fabrizio Demon Spade viene condotto nella prigione dei Vindice per essere interrogato...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Daemon Spade, Nuovo Personaggio
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Donna- vindice 3 verde Quegli odiosi braccialetti d'acciaio che aveva ai polsi continuavano a tintinnare fastidiosamente, e le mani delle guardie che lo spingevano ad avanzare erano altrettanto odiose.
Eppure, Fabrizio continuava a camminare imperterrito verso la stanza degli interrogatori.
Anche se qualcuno aveva fatto il suo nome ai Vindice, era assolutamente certo di riuscire a farla franca... come sempre del resto.
Dopotutto, che prove avevano che lui avesse finto di far parte della famiglia di Giotto?
Credeva, ma comunque non si era fidato completamente, che dopo la sua collaborazione per catturare la famiglia Vongola la Chiesa l'avrebbe protetto, invece, quegli odiosi vescovi l'avevano ripudiato.
Ed ora si trovava in stato di fermo, in attesa dell'interrogatorio da parte dei Vindice, la polizia della mafia.
Arrivò alla stanza bianca e spoglia, e le guardie che l'avevano accompagnato lo spinsero costringendolo a sedersi di fronte alla scrivania.
"Che modi barbari" commentò in modo pacato senza girarsi neppure a dar loro uno sguardo.
Una delle guardie aprì la bocca per ribattere qualcosa ( e sembrava anche che volesse colpire Spade), ma di fronte all'espressione della Vindice Donna, si bloccò.
"Volete che chiuda la porta?" chiese invece l'altra guardia alla Vindice, e si sentì a disagio nel non comprendere quella smorfia impercettibile da parte delle sue labbra che aveva ricevuto come risposta.
Per non essere richiamato, decise di andarsene insieme al suo collega e lasciare Fabrizio da solo con Donna.
Socchiuse la porta e non potè evitare di sospirare.
Era una sua impressione, o quella stanza traboccava di tensione?
Dette un'occhiata al collega e si sentì in un certo modo sollevato nel notare che stava sospirando anche lui.
Bene, non era l'unico allora.
In quel momento, passò un altro dei 10 temibili Vindice, i più forti dell'intera organizzazione.
Era il Vindice blu, Reisi Munakata, anche detto 'Re blu'.
Come al solito portava la sua uniforme nera in perfetto ordine, non un particolare, non un capello fuori posto (forse era per questo che non andava d'accordo col Vindice grigio Antonio).
"Salve" li salutò formalmente.
"Salve" risposero entrambe le guardie in coro.
Anche se non era inquietante come Donna, anche Reisi incuteva un certo disagio.
"Sta interrogando quel Fabrizio?" chiese il Re blu, anche se già conosceva la risposta.
"Sì" annuì debolmente la prima guardia.
"Che Dio abbia pietà di lui" rispose brevemente Reisi per poi continuare a camminare per la sua strada.

Intanto nella stanza, anche se probabilmente non erano passati più di dieci minuti, Fabrizio iniziava a stancarsi.
Si era aspettato una scia di domande, un'interrogatorio senza esclusioni di colpo dove avrebbe potuto mostrare tutta la sua abilità nel fingere, ed invece... silenzio.
Donna rimaneva muta a fissarlo.
Fabrizio continuò a guardarle i capelli rossicci che non arrivavano alle spalle e quel viso anonimo dagli occhi grandi e vacui, era come guardare il nulla.
Ed anche un tipo paziente come lui stava iniziando ad agitarsi.
Perchè non parlava?
Perchè continuava a fissarlo?
Alla fine, anche se era una mossa azzardata, fu lui a parlare per primo.
"Sono accusato del tradimento verso la famiglia Vongola non è così? Vuole che le spieghi come stanno -realmente- le cose?" chiese ed aspettò.
Intrecciò le dita intorno al grembo chiedendosi come lei avrebbe reagito, ma nemmeno stavolta parve succedere nulla.
La guardò di nuovo e vide che lo sguardo di lei era ancora fisso nel suo.
E non una volta che avesse sbattuto le palpepre ...era un mostro.
Tuttavia, qualcosa anche se di dimensioni irrisorie, accadde.
Un leggero movimento della sua gamba, appena accennato, ma almeno era qualcosa.
'Nufufu sta iniziando a cedere', pensò Fabrizio e decise di continuare a parlare.
Spiegò come -in realtà-  fosse stato tutto un tranello di G (che ormai era morto e non avrebbe potuto ribattere) di far credere che fosse lui il traditore e di come lui fosse un caro e fedele amico di Giotto.
Recitò alla perfezione, accigliandosi ed addolorandosi nei momenti giusti del racconto.
"... ed ora sono qui" concluse teatralmente.
Lei per un attimo fermò la gamba e sembrò che stesse per parlare, ma subito riprese a fissarlo ed a muovere la gamba.
Fabrizio la fissò un attimo, ma tutto ciò che succedeva, era che quella gamba si muoveva sempre più velocemente ed insieme a lei, si muoveva anche la sedia su cui Donna era seduta e gli parve di veder tremare anche il pavimento.
Possibile che potesse provocare un terremoto soltanto muovendo quella gamba?
E nonostante ciò continuava a rimanere ferma e fissarlo.
La stanza tremava tutta intorno a loro, il lampadario sembrava che si dovesse staccare da un momento all'altro e lei era lì, ferma ad osservarlo in silenzio.
Fabrizio iniziava ad essere nervoso, confuso ed agitato.
Non capiva se l'avessero semplicemente messo nelle mani di una pazza per eliminarlo, o se per costringerlo a confessare tutto e marcire in prigione.
"Ho già detto tutto. Perchè non parli? Perchè non mi fai domande?".
Sbattè i pugni sulla scrivania, non era possibile che lei continuasse ad ignorarlo.
E quella gamba....gliel'avrebbe volentieri amputata... se solo avesse avuto il suo tridente.
Fu colpito da questo pensiero, senza la sua arma era completamente inutile.
Non era in grado di fare illusioni senza il tridente, non era ancora a quel livello.
E l'idea di marcire in prigione, se prima l'avrebbe turbato, adesso avrebbe fatto qualsiasi cosa per sfuggire a quel mostro.
In seguito, per molte sere avrebbe sognato quegli occhi e sarebbe stato preso dai brividi al ricordo.
"Sono colpevole" si sentì dire senza riuscire ad evitarlo "sono stato io a tradire Giotto e la sua stupida famiglia".
Raccontò la verità, spiazzato dalla sua prima sconfitta e ferito nell'orgoglio, raccontò tutto ciò che aveva fatto.
E nel mentre, con ancora quegli orrendi occhi a fissarlo e quella gamba a far tremare tutto, iniziò a piangere.
Lentamente, odiandole, sentì le lacrime calde pungergli gli occhi e bagnargli indecorosamente il viso.
La guardò con astio, impotente sotto il suo sguardo vuoto, chiedendosi mentalmente se fosse soddisfatta.
Inutile dire che Fabrizio non aveva mai pianto prima e nè in seguito l'avrebbe mai fatto.
Solo che adesso iniziava a percepire cosa l'aspettava e si chiedeva se ce l'avrebbe fatta a resistere.
Quella in fondo era la temibile prigione dei Vindice.
E dopo un tempo che gli parve interminabile, anche quel movimento di gamba cessò.
La stanza si fermò lentamente ritornò ad essere immobile e Fabrizio sentì la porta dietro di lui aprirsi ed apparire delle guardie a scortarlo in cella.
Nonostante il buon senso, si sentì grato di poter andarsene via da quella stanza.
Eppure lo sapeva, per lui: Fabrizio Demon Spade era solo l'inizio.



NDA: .....doveva essere una raccolta, ma ho solo un capitolo e fatico a pensarne altri quindi per ora lo pubblico come one shot.
Questa storia è, più o meno, collegata alla storia di Ponda, che se siete curiosi di sapere cosa sia la trovate nel mio profilo.
Fabrizio è Demon Spade...ma un po' personalizzato.. ed anche il rifermento alla morte di G fa parte di una storia che prima o poi pubblicherò...
per il resto...bye..

  
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