Una ragazza dai lunghi capelli castani sonnecchiava indisturbata su un piccolo divanetto.
I capelli le ricadevano sul dolce viso, mentre cercavano, invano, di coprire gli splendidi occhi chiusi dal sole.
Per sfuggire dai raggi mattutini si mosse con tale leggiadria che non sembrava neanche si fosse spostata di un millimetro.
Stanca di quel fastidioso calore che insisteva sulle sue gote si decise ad alzarsi. Si trascinò verso il bagno, si sciacquò il viso e si guardò allo specchio. Due occhi gelidi la fissavano intontiti. Dopo attimi che sembravano minuti decise di raggiungere la cucina e di stuzzicare qualcosa. Ma ovviamente, essendo arrivata solo la sera precedente, non trovò cibaria alcuna.
Si alzò ed optò per una sigaretta, seguita da una corsetta.
Appena uscì dalla porta, una brezza invernale la investì.
Perché avesse deciso di trasferirsi in una città dal tempo tanto imprevedibile, era un mistero. Ma d'altronde, lei era così. Misteriosa ed imprevedibile.
Aspirò, pensando a quanto triste fosse la sua esistenza. In quel momento non poteva far granché, né per se, né per la sua famiglia.
Una lacrima scese silenziosa. L'asciugò quasi subito, prima che toccasse le sue secche labbra, dovute al troppo fumo.
Si leccò le labbra, per inumidirle un poco e, con poca forza, lanciò il mozzicone a terra, guardandolo. Ci mise un po' a spegnersi, anche con il vento forte che stava soffiando.
Ella pensò a quanto quel mozzicone fosse simile a lei: così piccolo ed indifeso, sottile. Schiavo delle forze della natura, in balia del vento, perdente contro fuoco ed acqua, solo la terra lo accarezzava, gentile.
Si ridestò da quei pensieri così strani e rientrò in casa.
Aveva cambiato idea. Forse era meglio tornarsene in camera e farsi un ultima dormita prima di domani.
Cosa sarebbe successo domani?