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Autore: beat    15/12/2008    3 recensioni
Il ragazzo teneva gli occhi fissi sul volto del fratello.
Stava imprimendo nella sua mente quel momento.
La vittoria.
La vendetta finalmente compiuta.

{A questo mondo vi sono solo due tragedie.
Una è non ottenere ciò che si vuole, l'altra è ottenerlo.
Questa seconda è la peggiore, la vera tragedia}
Genere: Generale, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Altri, Sasuke Uchiha, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Nick Autore: beat
Titolo della fic: Tragedia
Personaggio principale: Sasuke Uchiha
Personaggi secondari: Suigetsu, Karin, Jugo, Itachi Uchiha, Sorpresa
Genere e avvertimenti: Generale, Drammatico, Introspettivo
Citazione usata

A questo mondo vi sono solo due tragedie:
una è non ottenere ciò che si vuole, l'altra è ottenerlo.
Questa seconda è la peggiore, la vera tragedia.


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Tragedia


“Insomma! Si può sapere perché ci dobbiamo fermare ogni due minuti?! Mi sono proprio stancata!”

“Nessuno ti costringe a stare con noi!”

“Nemmeno a te, se è per questo! Non sei di nessuna utilità per questa squadra!”

Il tono di voce dei due ragazzi si era alzato vertiginosamente con il proseguire della discussione.
Sasuke non si voltò nemmeno a guardare i due litiganti.

Stavano insieme solo da poche settimane e già era divenuta un'abitudine che Karin e Suigetsu litigassero per ogni piccolezza.
Soprattutto quando il ragazzo chiedeva di fermarsi per poter bere qualcosa.
Fatto che avveniva abbastanza di frequente.
Suigetsu continuava a ripetere che era per reidratarsi, ma Karin non ci voleva credere e continuava a sostenere che per il ragazzo fosse solo una scusa, per non ammettere che era un inetto, incapace addirittura a camminare per più di un'ora alla volta.

Sasuke di queste discussioni non se ne preoccupava neanche più, anche se ogni volta poco ci mancava che i due arrivassero alle mani.
Anche Jugo, il loro quarto e ultimo compagno, aveva presto capito che era meglio non immischiarsi in faccende che non lo riguardavano.

Mentre Karin e Suigetsu stavano arrivando ad usare insulti sempre più pesanti e sempre meno fini, il giovane Uchiha si concesse il lusso di staccare il cervello per qualche minuto.
Si erano fermati nel cuore di un fitto bosco e non avevano percepito nessuna presenza nel raggio di parecchi chilometri.
Per una volta, Sasuke poteva permettersi di abbassare momentaneamente la guardia.
Si sedette a terra, poggiando la schiena contro un secolare albero che troneggiava in quella piccola radura.
Chiuse gli occhi, cercando di escludere qualunque suono che non fosse il pacifico silenzio della foresta.
Certo, nemmeno lui poteva fare miracoli, con quei due che bisticciavano senza sosta, ma in quel momento non aveva voglia nemmeno di riprenderli.

Erano giorni che giravano a vuoto, senza essere riusciti a scovare la benché minima traccia del loro obiettivo.
E come aveva saggiamente fatto notare Suigetsu, erano anche tre giorni che Sasuke non dormiva.
Il moro aveva accolto quell'osservazione con la sua solita aria annoiata e profondamente distaccata.

Anche se in realtà si era stupito alquanto.

Perché ora che si era definitivamente liberato di Orochimaru, aveva sentito dentro di sé una nuova e prorompente energia.
Nel momento esatto in cui aveva finalmente distrutto il suo viscido maestro, si era come improvvisamente reso conto che ormai poteva fare quello che voleva.
Senza più problemi.

E quello che voleva era uccidere Itachi Uchiha.

Aveva subitaneamente organizzato la sua nuova squadra.
Tre elementi che gli sarebbero stati decisamente utili.
E insieme – anche se per le ragioni più disparate – avevano cominciato la ricerca di Itachi e Kisame.
Anche se non dimostrava apertamente i suoi stati d'animo, Sasuke dentro di sé era euforico.
L'eccitazione della caccia, la prospettiva dell'imminente successo della sua vendetta per un attimo gli avevano fatto scordare che anche lui era un essere umano, e come tale gli necessitavano ristoro e riposo.

Sasuke si lasciò andare in un lieve sospiro, quando un urlo particolarmente acuto di Karin lo distolse a forza dai suoi pensieri.
Aveva perso le ultime battute della discussione, ma in realtà la cosa non gli importava più di tanto.

“...e poi sei solo un idiota che.....”

“Karin”

“Sì, Sasuke?!”

La ragazza si era voltata verso di lui, interrompendo brutalmente a metà quello che stava urlando contro Suigetsu.
Al quale si dipinse immediatamente una smorfia sul viso, in un comico tentativo di imitazione dell'espressione adorante di Karin nei confronti di Sasuke.
Jugo gli lanciò uno sguardo perplesso, mentre Sasuke preferì ignorare diplomaticamente la cosa.

“Karin, è meglio se riposiamo tutti quanti” dichiarò con un tono gentile ma lapidario.

“Ma certo, Sasuke! Ottima idea!” commentò cinguettando Karin, che come al solito prendeva ogni singola parola di Sasuke come se fosse oro colato.

“Ma certo, Sasuke! Ottima idea!”


Suigetsu imitò talmente bene Karin – con un stridulo tono in falsetto – che anche Jugo questa volta si lasciò sfuggire un sorriso.
Cosa che non fece certo piacere alla ragazza.
Karin strinse i pugni, mentre il volto le si arrossò intensamente.

Odiava Suigetsu per principio, ma quando quel maledetto ragazzo strafottente osava prenderla in giro così apertamente, le montava dentro una rabbia cieca che la faceva esplodere.
E in quei momenti non importava che Sasuke fosse lì, che la guardava.

“Adesso basta! Mi hai proprio rotto! Ti sistemo una volta per tutte!!”

E senza perdere altro tempo prese a rincorrere Suigetsu che, ridendo a crepapelle, cercava di sfuggire alla sua furia omicida.
Jugo ridacchiò piano, come se non volesse che qualcun altro lo sentisse.
Sasuke invece si perse un attimo a fissare i suoi due compagni che si rincorrevano tra gli alberi.
Senza che potesse farci nulla, i suoi pensieri si diressero automaticamente verso il ricordo di una scena talmente simile da provocargli un brivido lungo tutta la spina dorsale.

Il ricordo di tre ragazzi – bambini – accampati in un bosco non troppo diverso.
Il ricordo un una scatenata ragazzina dagli assurdi capelli rosa che inseguiva, senza dargli tregua, un biondo casinista.
Il ricordo di un sorriso smisurato.
E, più fastidioso di ogni altro pensiero, il ricordo di lacrime amare che rigavano le abbronzate guance di Naruto.

Sasuke sobbalzò, ridestandosi immediatamente.
Ci mise qualche secondo a rendersi conto che doveva essersi addormentato.
Era calata la sera e il cielo era trapuntato di stelle.
Visto che era luna nuova, i piccoli lumicini che decoravano il cielo rifulgevano come non mai.
Sasuke si guardò attorno, come sempre all'erta per ogni evenienza.
I suoi compagni aveva preso esempio da lui ed erano tutti e tre profondamente addormentati.
Vide, a pochi metri di distanza, qualche pezzo di legno carbonizzato che poche ore prima dovevano essere stati un piccolo fuoco da campo. E poggiati poco lontano c'erano anche i resti della cena.
Qualcuno – probabilmente Karin – si doveva essere preoccupato di lasciare qualche cosa da mangiare anche a lui.
E qualcun altro – Suigetsu, ne era certo – era stato abbastanza furbo da impedire a Karin di svegliarlo per farlo cenare. Decisamente Sasuke aveva bisogno di dormire più di ogni altra cosa.
Fosse stato un minimo meno gelido nelle emozioni, Sasuke si sarebbe sentito lieto delle silenziose attenzioni che i suoi compagni gli stavano dimostrando.
Senza fare rumore, il ragazzo si alzò per raggiungere il cibo che gli avevano lasciato da parte.
Nulla di che, ma il suo stomaco gradì parecchio.
La notte era ancora lunga, ma Sasuke era sicuro che non sarebbe riuscito a riaddormentarsi.
E di certo non voleva correre il rischio di rivedere immagini che lo avrebbe di certo infastidito.


***


“Ma quanto diavolo ci sta mettendo?! Quella si lamenta tanto, ma quando è lei a far aspettare gli altri, la cosa le riesce anche troppo bene!”

“È via solo da un'ora” fece notare tranquillo Jugo.

“Non è una buona scusa!”

Karin si era allontanata dal gruppo dopo che erano arrivati nei pressi di un villaggio.
Le era toccato andare in perlustrazione in quanto, tra loro quattro, era la persona più anonima; quella con meno probabilità di venir scoperta e riconosciuta.
Solo che per i gusti di Suigetsu era via da troppo tempo, e il ragazzo stava cominciando a spazientirsi.

“Scommetto che è in giro a perdere tempo! Non c'è proprio da fidarsi di quella!”

“Di chi è che non ci si può fidare, razza di sirena venuta male?!”

Proprio in quel momento la ragazza era tornata...e come entrata in grande stile era piovuta giù dall'albero sotto il quale erano fermi i suoi compagni. Nemmeno da dire che aveva fatto in modo di cadere con precisione millimetrica sopra la testa di Suigetsu.

“Ma sei completamente impazzita?! Mi hai fatto male!”

“Tsk! Sai che me ne frega!”

“Ragazzi” li interruppe Sasuke “Non cominciate!”

“Sì, Sasuke!” cinguettò Karin “Come vuoi tu!”

Sasuke fece un millimetrico cenno con la testa, come risposta.

“Allora. Che hai scoperto?!” chiese stizzito Suigetsu, anticipando la domanda di Sasuke.

A Karin sarebbe certo piaciuto rispondergli male, come suo solito, ma un'occhiata ammonitrice di Sasuke le fece abbandonare immediatamente quell'idea.
Sospirando, cominciò a sciorinare tutte le impressione che aveva avuto dal sopralluogo.

“Nulla di che. È un villaggio misero, qualche centinaio di abitanti. Da quello che ho potuto vedere, non c'è nemmeno una guarnigione ninja a presidiarlo.”

“Un buco nell'acqua, allora?!” chiese sbuffando Suigetsu.

Karin si sistemò meglio gli occhiali sul naso, con aria particolarmente divertita.

“Non direi proprio, caro il mio Pesciolino.”

“Come mi hai chiamato?!?!”

“Suigetsu...”

“Tsk!”

“Karin, va avanti senza distrazioni!” ordinò perentorio Sasuke.

“Sì, certamente! Come stavo dicendo, non ci sono ninja, ma ho sentito i discorsi di due vecchiette che si lamentavano del fatto che in giro ci sono delle persone davvero troppo strane!”

“Karin, se hai intenzione di raccontarci ogni singolo pettegolezzo che hai sentito, dimmelo subito che vado a farmi un pisolino!”

“Suigetsu, sei davvero la persona più irritante che io abbia mai incontrato!”

“Karin...” Sasuke era al limite della pazienza.

“Sì, sì, scusa! Per farla breve – visto che non vi interessa la storia – meno di due giorni fa in questo bosco sono stati visti dei tipi loschi con delle strane mantelle nere decorate a nuvole rosse!”

Sasuke sentì un fremito scuoterlo per intero.
Finalmente una traccia. E anche abbastanza fresca.
Meno di due giorni.
Se non sospettavano di essere seguiti, di certo avrebbero potuto raggiungerli senza troppi sforzi.

“Da che parte sono andati?” chiese, quasi impaziente, Sasuke.

I suoi compagni non poterono non notare il suo improvviso interesse.

“Sasuke...potrebbero essere ovunque adesso...è meglio se non ti fai troppe illusioni..!” provò a dire Suigetsu.

Ormai aveva cominciato a capire come ragionava il ragazzo ed era praticamente certo che, ora che aveva quella traccia da seguire, non l'avrebbe mollata fino a quando non l'avesse portato al suo obiettivo...o finché non fosse andato a sbattere il naso contro un bel vicolo cieco.
E, come aveva previsto, Sasuke aveva liquidato il suo commento con un gesto secco della mano, per poi rivolgere tutta la sua attenzione su Karin.
Si sarebbe fatto dire tutto quello di cui aveva bisogno.
Anche a costo di interrogare ogni singolo abitante di quello scalcinato villaggio!


***


“Sasuke! Eddai! Fermiamoci!”

“Sasuke...questa volta ha ragione...!”

“Come sarebbe a dire 'questa volta'?!”

“Se avete fiato per discutere allora ne avete anche per continuare a correre!”

Suigetsu masticò un'imprecazione tra i denti.
Erano quasi ventiquattr'ore che correvano senza sosta.
Dopo che erano riusciti a scoprire da che parte si erano diretti i due dell'Akatsuki, Sasuke era partito in quarta e non li aveva fatti fermare mai.
Sembrava che il ragazzo avesse smesso di sentire la fatica: correva e correva, senza rallentare o sembrare stanco.
Era come pervaso da un senso di euforia che gli avrebbe permesso di proseguire la sua caccia, allo stesso ritmo, anche per una settimana intera!

Solo che i suoi compagni non erano altrettanto d'accordo, e non era stata nemmeno la prima volta che gli avevano chiesto di fermarsi per riposare un po'.

Lanciandosi un'occhiata d'intesa, Suigetsu e Jugo accelerarono improvvisamente, sorpassando Sasuke per sbarrargli la strada.
Il ragazzo, troppo concentrato sui suoi pensieri, si accorse di quella manovra solo all'ultimo e fu per forza costretto a fermarsi, per non finire addosso ai suoi compagni.
Ma non evitò di lanciare loro un'occhiataccia, pregna di minaccia e avvertimenti.

“Che state facendo?!”

“Sasuke, siamo stanchi! Abbiamo bisogno di una pausa!”

Sasuke non rispose, si limitò a fissare con ostilità i tre che si erano schierati di fronte a lui, gli sguardi risoluti.

“Io non sono stanco!” sentenziò dopo qualche secondo di silenzio.

“Ma noi sì! E se vuoi che continuiamo a seguirti, dovrai concederci una tregua!”

Sasuke passò in rassegna i volti di ciascuno di loro. Erano risoluti nella loro decisione.
Ma lui lo era di più.

“Allora ci salutiamo qui!”

“Cosa?!”

Suigetsu aveva spalancato gli occhi e Karin aveva un'espressione altrettanto stupita e ferita.

“Sasuke, ma che dici?!”

“Se non ce la fate a seguirmi, rimanete pure indietro. Io andrò avanti!”

Fece per saltare verso l'albero successivo, ma Jugo gli si parò davanti, impedendogli la fuga.

“Jugo...”

“Sasuke, sei stato tu a dirci di seguirti. Noi abbiamo accettato, ma sei stato tu per primo a dire che avevi bisogno di noi. E adesso te ne vorresti andare da solo?!”

Sasuke lo fissò per lunghi attimi, valutando le possibili risposte e quello che avrebbero comportato.

“A quanto pare non siete stati utili come pensavo!”

“No, Sasuke! No!”

I richiami di Karin non sortirono alcun effetto.
Sasuke aveva spiccato un balzo e li aveva superati tutti.
Non si voltò verso di loro.
Il suo obiettivo era avanti.
Non si poteva permettere di guardare indietro.
Un piccolo angolo della sua mente si mise a protestare.
Jugo aveva ragione: era stato lui a chieder loro di seguirlo.
Aveva tradito la fiducia dei suoi compagni.
Di nuovo.

Sasuke scosse la testa, cacciando via quel pensiero.
Un sorrisetto amaro si fece largo sul suo volto: a quanto pareva, tradire era diventato un lato piuttosto caratteristico della sua persona.
Scacciando quegli scomodi pensieri, si concentrò sulla corsa.
Il suo obiettivo era vicino; lo sentiva.
E poi, a pensarci bene, la vendetta era il suo obiettivo.
Lo sapeva benissimo fin dall'inizio. Anche se aveva riunito una squadra, dei compagni, alla fine sarebbe stato solo lui a combattere contro Itachi.
Lui solo aveva il diritto di vedersela contro suo fratello.
Ripensare ad Itachi gli fece improvvisamente partire una nuova scarica di adrenalina.
Era vicino, se lo sentiva dentro.
La limpida certezza di essere vicino come non mai al suo obiettivo.
Strinse forte a pugno le mani, che avevano preso a tremare a causa dell'eccitazione sempre più forte.
Sì, questa volta ce l'avrebbe fatta!


***


Fu meno di tre ore dopo che Sasuke ebbe la certezza tangibile del suo successo.
Continuando a saltare da un albero all'altro, aveva notato i resti mal celati di un piccolo accampamento.
Il ragazzo saltò a terra per esaminare i resti.
Qualche pezzo di legno carbonizzato e le impronte di due persone.
Accovacciandosi a terra, Sasuke non poté non sentire che le ceneri emanavano ancora un lieve tepore.
Di nuovo le mani del ragazzo fremettero per l'impazienza.
Chiunque avesse acceso quel fuoco, non si doveva essere allontanato da molto tempo.
Sasuke esaminò con attenzione le tracce sul terreno: le impronte erano abbastanza chiare, e da quello che poteva intuire, chi le aveva lasciate non doveva avere alcuna fretta.

“Bene!” pensò esultate tra sé e sé.

Senza perdere ulteriore tempo, Sasuke riprese la caccia.
Questa volta corse a terra: dall'alto rischiava di non vedere bene le orme impresse nel terreno.
Corse con tutte le forze che gli erano rimaste.

Il cuore, di solito calmo e tranquillo, cominciò a battergli furiosamente contro il costato.
Era vicino.
Sempre più vicino.

Proseguì per una decina di minuti, prima di accorgersi che il paesaggio stava cambiando rapidamente.
Gli alberi divennero sempre più radi, il terreno più roccioso.
Sentì anche un fiume scorrere impetuoso in lontananza.

Fu solo grazie al suo istinto ninja particolarmente sviluppato che evitò il primo attacco.

Era talmente concentrato nei suoi pensieri che non aveva visto la pioggia di shuriken che gli stava arrivando contro.
Reagì d'istinto ed evitò le armi per un pelo.
Si mise subito il posizione di difesa, riparandosi velocemente dietro una roccia.
Aspetto qualche secondo prima di sporgere di pochissimo la testa, per vedere chi lo aveva attaccato.

Il cuore di Sasuke perse un battito.

Itachi era lì.
A venti metri da lui, rilassato, seduto su un'altra roccia.
E lo stava fissando dritto negli occhi.
Sasuke sentì un nuovo brivido lungo tutto il corpo.
Finalmente.
Senza pensarci, si spostò da dietro la roccia dietro cui si era riparato.
In piedi, fiero e deciso, a fissare di rimando il suo avversario.

“Avevate ragione, Itachi. Era proprio vostro fratello!”

Solo in quel momento Sasuke si accorse anche della presenza di Kisame.
Era poco dietro Itachi, e lo stava fissando con curioso interesse.

“È cresciuto parecchio dall'ultima volta che l'ho visto!”

“Kisame” lo richiamò seccamente Itachi.

Sasuke strinse i pugni: senza rendersene conto, anche lui aveva cominciato ad usare lo stesso tono di voce del fratello per richiamare all'ordine i suoi compagni.

“Lo so, lo so!” continuò Kisame, senza guardare oltre Sasuke “Quest'affare è una vostra prerogativa!”

Kisame si incamminò senza fretta verso la direzione da cui proveniva Sasuke.

“Allora mentre voi sistemate il vostro caro fratellino, io andrò alla ricerca dei suoi compagni. Devono essere da queste parti anche loro!”

Sasuke non si degnò di dirgli che i suoi 'compagni' erano parecchio più indietro.
In questo modo Kisame sarebbe rimasto impegnato un po', e non avrebbe interferito nel loro scontro.
Pochi secondi, infatti, ed era sparito.
Quando fu certo di non avvertirne più la presenza, Sasuke si rivolse apertamente al fratello.

“Finalmente” mormorò, anche se era sicuro che Itachi l'avesse sentito.

Per tutta risposta, questi sospirò.
Sasuke lo fissò, gli occhi che si assottigliavano.
Odiava il fratello, ma quello che più lo mandava in bestia era il suo comportamento supponente nei suoi confronti.

“Questa è l'ultima volta che ti permetto di prendermi in giro!” gridò il ragazzo, esasperato.

Itachi, inaspettatamente, sorrise a questa dichiarazione.
Sasuke non riuscì a comprenderne il motivo, ma sapeva che era solo un altro modo per farlo irritare.

“Quindi...sei davvero convinto che questa volta le cosa andranno come dici tu?!”

Sasuke sorrise: non ci doveva nemmeno provare a dargli torto.

“Sono cambiato. E sono decisamente più forte dell'ultima volta!”

Itachi di nuovo sorrise divertito.

“Ma sei più forte di me?!” chiese provocatorio.

Sasuke si lasciò ingannare e partì all'attacco.
Corse verso di lui, sfoderando la spada che portava legata alla cinta.
Il primo fendente non andò a segno, e anche i successivi colpirono il vuoto che Itachi lasciava al posto del suo corpo.
Si scambiarono qualche colpo, prima che Itachi ripristinasse le distanze.

“Quanta fretta!” disse, rimettendosi seduto sulla roccia dove stava prima che il fratello cominciasse ad attaccarlo “Sono anni che non ci vediamo e non ti fermi nemmeno per due chiacchiere?!”

Sasuke lo fissò ostile, cercando di reprimere i tremiti di rabbia che lo stavano scuotendo dentro.

“Non abbiamo niente da dirci. Sono qui solo per ucciderti, maledetto che non sei altro!”

Itachi chiuse un attimo gli occhi, sospirando di nuovo.
Sasuke avrebbe potuto attaccarlo in quel preciso momento, in cui era distratto.
Ma non lo fece.
Come al solito, anche se non lo faceva apposta, non riusciva ad ignorare il fratello.
Per cui – senza però abbassare la guardia – rinfoderò la spada, incrociando poi le braccia al petto.

“E allora?!” chiese seccato “Di che vorresti parlare?! Di come preferisci che ti finisca?!”

Itachi gli lanciò un breve, ma carica occhiata.
Sasuke però non riuscì a leggere che cosa stesse provando.

“Non sai proprio pensare ad altro?!”

“Come?!”

“Davvero il tuo unico pensiero è quello di far fuori tuo fratello?!”

Sasuke non rispose subito.
Sapeva perfettamente che la risposta era 'Sì', ma non capiva il perché di quella domanda.
E prima di rispondere, voleva essere certo di non cascare come al solito in uno dei giochetti malati di quell'odioso individuo.

“Perché me lo chiedi?!” domandò alla fine, dopo qualche minuto di silenzio.

“Voglio solo sapere che ti passa per la testa.” ammise senza vergogna Itachi.

Sasuke sbuffò.

“Vuoi davvero sapere che mi passa per la testa? Bene! Se proprio ci tieni, il mio unico pensiero è quello di poterti finalmente uccidere e liberare il mondo dalla tua infetta presenza!”

Itachi sollevò un sopracciglio, vagamente perplesso.

“Non pensavo che ti interessasse anche il resto del mondo!”

Sasuke fece un nervoso passo indietro.

“Allora, stai facendo un'opera per il bene di tutti, o è solo perché così TU non dovrai mai più avere a che fare con me?!” interrogò di nuovo l'Uchiha maggiore.

Sasuke digrignò i denti come risposta.

“Smettila di psicoanalizzarmi! Lasciami in pace!” e la mano destra andò verso l'impugnatura della spada.

Ma prima che potesse fare un solo altro movimento, Itachi alzò una mano, segno per fermarlo. Non aveva ancora finito di parlare.

“Sasuke...Tu vuoi uccidermi per quello che ti ho fatto, giusto?!” Itachi attese una risposta che non arrivò, per cui si limitò a proseguire il suo discorso “È la tua personale vendetta, e lo capisco che non lo stai facendo per una causa superiore. Ma quello che vorrei davvero sapere è...dopo?”

“Cosa?!” chiese perplesso Sasuke “Che intendi con 'dopo'?”

“Dopo che mi avrai ucciso...” un sorriso triste “Che intendi fare una volta che mi avrai ucciso?!”

Sasuke si bloccò.
Non ci aveva mai pensato.
Era sempre stato così concentrato nel raggiungere il suo obiettivo, che non si era mai soffermato su quello che avrebbe fatto dopo.
All'inizio forse, perché non era certo di poter sopravvivere.
Si sarebbe anche accontentato di morire insieme a lui nello scontro, nella migliore delle ipotesi.
Solo negli ultimi mesi, quando aveva finalmente capito di essere diventato più forte anche dello stesso Orochimaru, aveva cominciato a prendere in considerazione di poter sopravvivere allo scontro.
Ma mai si era chiesto che avrebbe fatto dopo.

E in quel momento non gli veniva in mente nulla.
Buio, vuoto nella sua testa.
Non riusciva ad immaginare niente dopo Itachi.
Sasuke si riscosse, stringendo convulsamente l'impugnatura della spada.

“Basta trucchetti” sibilò.

E partì di nuovo all'attacco.
Si era stufato di Itachi e del suo parlare.
Adesso non avrebbe più indugiato oltre.
Scattò, agile e rabbioso come un felino sulla preda.
Lo Sharingan attivo e lo sguardo famelico.
Sasuke concentrò tutte le sue energie nell'attacco.
Colpiva rapido e deciso, impegnando una passione che raramente aveva utilizzato.
Ed era talmente concentrato nell'attaccare, che non si rese subito conto che c'era qualche cosa che non andava.
Itachi era forte, sì.
Ma non lo ricordava...così.

Nei suoi ricordi di bambino, c'era il suo fratellone, il ninja più forte che avesse mai incontrato.
Una vera forza della natura.
Abile e preciso in qualunque movimento.
Sasuke non sapeva perché, ma l'Itachi che stava affrontando non assomigliava a quello dei suoi ricordi.
Di nuovo cercò di scacciare i pensieri fastidiosi che lo distraevano.
Tornò a concentrarsi sullo scontro.
Grazie allo Sharingan, Sasuke riuscì ad intuire come Itachi lo avrebbe attaccato, e riuscì ad anticiparlo.
La spada che teneva stretta nella mano andò a colpire veloce e sicura.

La lama penetrò in una gamba dell'avversario, e Sasuke avverti un brivido di piacere nel sentire un gemito di dolore provenire dal fratello.
Itachi fece leva con le braccia per terra, per avere la spinta necessaria ad allontanarsi quel che bastava per riprendere fiato.
Sasuke di nuovo sentì un piacevole brivido invadergli le membra.

Era più forte.
Adesso non aveva più alcun dubbio: era più forte di Itachi.

Forse era quello il motivo per cui Itachi gli era sembrato diverso dal ragazzo che ricordava. Allora era solo un bambino al primo anno di Accademia: più che comprensibile che trovasse il fratello – il ninja prodigio – molto, troppo più forte di lui.
Ma adesso anche lui era diventato forte.
L'odio a cui tanto si era aggrappato l'aveva finalmente ripagato dei tanti sacrifici: era diventato abbastanza forte da uccidere Itachi.

La sua vendetta non era più un fosco e nebuloso sogno.
L'improvvisa consapevolezza lo avea trasformato in una vivida e reale certezza.

Avrebbe vinto lui.

Itachi era accovacciato a terra.
Si teneva premuta la ferita alla coscia, che aveva preso a buttare sangue come una fontana.
Sasuke sorrise compiaciuto. Aveva beccato un'arteria.
E Itachi poteva essere forte quanto gli pareva, ma senza cure immediate nemmeno il tanto acclamato genio degli Uchiha sarebbe potuto sopravvivere con una ferita così grave.
Il sorriso di Sasuke si allargò ulteriormente, nel vedere l'espressione non più impassibile del tanto odiato fratello.
Su quella faccia fissa e imperscrutabile ora era dipinta un'espressione di dolore e...paura.
Era la prima volta che Sasuke vedeva la paura sul viso di Itachi.

“A quanto pare sono migliorato parecchio, non trovi?!” chiese Sasuke, il tono di voce sarcastico e cattivo.

Itachi non aveva smesso un attimo di fissarlo.

“Che c'è, fratellone?! Adesso non hai più voglia di parlare con me?!” lo schernì.

Per tutta risposta, Itachi si alzò con enorme sforzo e si gettò nuovamente contro Sasuke.
La ferita però era davvero troppo profonda.
Lasciò dietro di sé una larga chiazza di sangue, e anche l'attacco non sortì alcun effetto.
Sasuke lo evitò con estrema facilità e colpì il volto di Itachi con un potente pugno.
Il maggiore degli Uchiha finì a terra e Sasuke non aspettò un secondo di più.
Gli si sedette sullo stomaco, bloccandolo schiena a terra.

“Non fai più lo spaccone, eh, Itachi?!” ormai l'esaltazione si era impadronita di lui.

Mancava poco.
Mancava davvero poco.
Volevo godersi quel momento fino in fondo.
Gli occhi di Sasuke tornarono neri.
Fissò il fratello a lungo, prima di sollevare la spada sopra la testa.

“Per tutto il dolore che mi hai fatto subire...”

E colpì.
Sentì la lama che superava senza difficoltà la pelle, i muscoli, le ossa.
Fino a tranciare il cuore.
Il corpo sotto si sé fu scosso da una violenta convulsione.
Itachi trattenne a stento un urlo di dolore.
Rossi schizzi di sangue colpirono il viso di Sasuke.

Il ragazzo teneva gli occhi fissi sul volto del fratello.
Stava imprimendo nella sua mente quel momento.

La vittoria.

La vendetta finalmente compiuta.
La mano di Itachi andò automaticamente ad afferrare il braccio di Sasuke.
Un ultimo appiglio.
Sasuke glielo concesse.
Sarebbe rimasto lì fino al suo ultimo rantolo.

Incredibilmente, sul viso di Itachi si dipinse un sorriso.
Un sorriso strano, che Sasuke non gli aveva mai visto.

“Se...sei con...contento...ora?!” biascicò, in un ultimo sprazzo di vita.

“Sì” ammise Sasuke, gli occhi che gli brillavano di una luce crudele.

“Adesso...che farai...adesso?!” chiese Itachi, la voce sempre più un sussurro.

Sasuke abbassò un attimo lo sguardo.
Dannazione.
Ancora quella domanda.
E ancora non aveva una risposta.

“Che diavolo ti interessa, eh?!”

Itachi provò a ridacchiare, ma ciò gli causò solo altre convulsioni.
Respirava a fatica, con tutto il sangue che aveva in gola.

“Hai ottenuto...quello che...volevi...Sasuke...ti...ti prego...torna a casa...!”

Sasuke si immobilizzò.
Cosa?
Aveva capito bene?!
Itachi gli stava chiedendo di tornare a casa...a Konoha?
Ma che razza di scherzo era mai quello?!

“Che...che diavolo stai blaterando?!” gli urlò addosso.

Itachi si sforzò di tenere le palpebre aperte.
Guardò Sasuke negli occhi, anche se lo vedeva sfocato a causa delle lacrime che avevano cominciato e rigargli le guance.

“Torna a casa...!”

Un sorriso.
Inappropriato.
Inadatto.

Il sorriso di un'altra persona.

Nel momento stesso in cui il cuore smise di battere, tutto il corpo tremò senza vita.
E tornò al suo vero aspetto.
Sotto di lui, non c'era più Itachi.
Non c'era più il corpo dell'odiato fratello.
C'era un altro corpo.
Completamente diverso.
Solo in quel momento Sasuke riuscì a mettere insieme tutti i pezzi.

Il perché Itachi gli era sembrato così diverso.

Il perché aveva vinto così facilmente.

Il perché di tutti quei discorsi senza senso.

Il perché di quelle lacrime.

Il perché di quel sorriso.

Quel caldo e luminoso sorriso.

Sasuke fissò inorridito il cadavere di Naruto steso sotto di sé.
Le guance abbronzate.
L'espressione serena nonostante tutto.
Il suo sorriso.
Che diavolo aveva da sorridere anche in quel momento?!
Sasuke provò un'immensa rabbia.

Rabbia per non aver capito l'inganno.
Per non aver riconosciuto chi aveva davanti.

E profonda tristezza per il vuoto che adesso sentiva nel cuore.

Era riuscito a compiere la sua vendetta.
Aveva ucciso Itachi.
Ma non era lui.
Aveva ottenuto una vendetta fittizia.
Quel che aveva ottenuto era stato di strappare la vita non all'uomo che odiava, ma al fratello mancato che sperava disperatamente che Sasuke – un giorno – tornasse a casa.

Quello stupido di Naruto che per l'ennesima volta lo aveva ostacolato nella sua vendetta.

Quello stupido che per l'ennesima volta aveva provato a convincerlo a tornare a casa.

Quel maledetto stupido che si era fatto ammazzare, soltanto perché lui – folle Sasuke – avesse la soddisfazione di essere riuscito nel suo intento.
Uccidere Itachi.

Sasuke, però, non l'aveva ucciso.

Ma nella sua mente sarebbe per sempre rimasta impressa l'immagine di quel volto che si trattiene a forza per non mostrare il dolore che gli si stava provocando.
L'immagine della sua vittoria.
Sasuke sapeva bene che non è vero niente, ma lo stesso quell'immagine non ne voleve sapere di lasciarlo in pace.

Sapeva di non aver ucciso Itachi.
Ma era come se lo avesse fatto.

Aveva finalmente ottenuto quello che voleva.
Ha avuto la sua vendetta.

Al prezzo della vita del suo migliore amico.



Perché?
Che senso ha tornare a casa adesso?



A questo mondo vi sono solo due tragedie.
Una è non ottenere ciò che si vuole, l'altra è ottenerlo.
Questa seconda è la peggiore, la vera tragedia.




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Angolo dell'Autrice:

Questa fiction doveva partecipare al concorso "Aforismi di Oscar Wilde", solo che detto concorso è stato poi annullato.
Peccato. ^^"

[EDIT] Questa fiction partecipa al [Challenge multifandom] Il ritratto di Dorian Gray & Wilde
indetto da Frozen.
Purtroppo però questa storia partecipa solo grazie ad uno strappo alla regola, in quanto il contest prevedeva infatti che fosse obbligatorio utilizzare una delle otto ambientazioni proposte. Cosa che la mia storia non ha.
Per cui ringrazio Frozen per avermi lo stesso permesso di partecipare, nonostante tutti i disagi che ho causato! XD


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat




   
 
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