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Autore: The Galway Girl    19/03/2015    1 recensioni
Gabrielle vive nella Parigi del fine 1800, è una ragazza semplice con un grande sogno: ballare al mitico Moulin Rouge. Un sogno impossibile, finché una scoperta (e un piccolo ricatto) la aiuterà a realizzarlo. Sarà così bello come se lo è sempre immaginato?
Genere: Commedia, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno

Maledetta pioggia” penso guardando fuori dalla finestra. Delle pozzanghere si sono create lungo la strada affollata di persone che sembrano non accorgersi che le gocce cadono pesanti dal cielo nuvoloso. Non ha fatto altro che piovere ultimamente,è il settembre più uggioso che abbia mai visto.

Un rumore sordo attira la mia attenzione e la voce tuonante di mia madre mi distoglie del tutto dai miei pensieri.

< < Gabrielle potresti aiutarmi con queste stramaledette borse se non è chiedere troppo? > > mi chiede col suo solito tono soave.

Le corro incontro e afferro uno degli innumerevoli sacchi che tiene pericolosamente in braccio.

< < Cosa c'è dentro tutte queste borse? > > le chiedo curiosa.

< < Vestiti che devo sistemare entro la fine della settimana > > mi risponde affannata.

< < Ti eri ancora incantata di fronte alla finestra? Ma quand'è che ti sveglierai? > > mi chiede con una nota di esasperazione nella voce.

< < Non mi ero incantata, stavo riflettendo > > rispondo innocentemente.

< < Riflettendo su cosa? > >

< < Su niente in particolare, pensavo. > >

< < Bé, è tempo che esci dal tuo mondo e cominci a darmi una mano. Sono mesi che cerco di insegnarti a cucire, ma non mi ascolti! > >

Mia mamma, Marie, è sarta di giorno e cameriera di sera, in una bettola maleodorante in cui sono stata solo una volta, prima di darmela a gambe dopo che un vecchietto dall'aria sospetta mi ha fatto l'occhiolino e il cenno di avvicinarmi.

< < Ma io non voglio fare la sarta > > dico quasi sussurrando per paura che mi senta.

< < E cosa vorresti fare allora? > > mi chiede lei, che a quanto pare ha sentito benissimo.

< < Guarda che prima o poi toccherà a te occuparti di Coralie, non posso aspettare che tu decida cosa vuoi fare della tua vita! > >

< < Lo so che prima o poi saremo solo lei ed io, e per allora avrò deciso cosa voglio fare, mi serve solo un po' di tempo > >  le rispondo, è quello che le dico ogni volta che affrontiamo questo discorso e certo non è la prima volta che succede.

< < Non metterci troppo, che i conti non si pagano da soli > >  mi dice uscendo sbattendo la porta.


Mentre cammino senza meta le parole di mia madre mi risuonano ancora in testa. So che prima o poi dovrò prendere una decisione e scegliere cosa voglio fare nella vita.

In fondo che scelta ho? Fare la sarta-barra-cameriera come mia madre? Sposarmi come ha fatto la mia amica Elyse?

Io non voglio queste cose, io voglio di più. Voglio brillare, fare qualcosa di unico. Dovrò pur avere qualche talento nascosto?

Spesso le persone mi ripetono che sono una ragazza particolare, quasi strana, anche Elyse lo dice, lei usa la parola “speciale”, ma io so che è solo un altro modo per dire che sembro pazza.

Ha smesso di piovere per fortuna ma le strade sono piene di pozzanghere. Ho appena camminato in pieno in una di esse e, mentre maledico me stessa e la mia goffaggine, un gruppetto di ragazze attira la mia attenzione. Sono cinque, alte, filiformi, i capelli perfettamente pettinati e acconciati e dei vestiti meravigliosi, simili a quelli che rammenda mia madre, ma dall'aria molto più costosa. Hanno scialli ricamati fermati con spille incastonate di pietre e dei bellissimi fermagli d'argento tra i capelli.

Camminano vicine e parlano fitto tra di loro, sorridendo e ridendo.

Mi chiedo dove stiano andando così ben vestite quindi decido di seguirle.

Nel tragitto non posso fare a meno di notare che tutti gli sguardi dei passanti si girano verso di loro, gli uomini notano quanto siano belle e le donne ammirano i vestiti e le pettinature.

Le misteriose ragazze continuano a sorridere e ridacchiare tra di loro, strappando anche qualche fischio di approvazione, quando a un tratto si fermano di fronte all'edificio più improbabile che abbia mai visto.

Che ci fa un mulino nel cuore di Parigi? C'è una scritta rossa “Moulin Rouge”.

Dev'essere questo il nuovo locale che verrà inaugurato fra poco. Ricordo che me ne parlò Elyse, lei e il marito andranno al primo spettacolo, a quanto pare ci saranno delle ragazze sul palco che balleranno tutta la sera di fronte al pubblico. Me lo ricordo bene, Elyse si è vantata per almeno mezz'ora di quanto questo posto sarà esclusivo e di quanto lei e il marito saranno fortunati ad avere i biglietti e di quanto sarà bellissimo il vestito che indosserà quella sera.

Le misteriose ragazze si guardano tra loro sistemandosi i capelli a vicenda prima di sparire all'interno dell'edificio.

Aspetto qualche minuto poi mi avvicino.

Sulle pareti sono affissi dei grandi manifesti dai colori accesi raffiguranti delle figure femminili che ballano.

Capisco solo ora che quelle ragazze devono essere le ballerine arrivate al Mulino per le prove generali.

Mi chiedo se sia possibile entrare ad assistere così spingo timidamente la porta ma noto che è chiusa.

Delusa, rimango lì a fissare l'edificio a lungo.

Una visione improvvisa di me, vestita splendidamente, con i capelli perfetti, sorridente e felice mi balena nella mente.

Voglio essere come loro, mi dico. Voglio camminare fiera per le strade di Parigi attirando tutti gli sguardi, mentre ragazze come me mi osservano invidiandomi.

Voglio diventare una ballerina del Moulin Rouge. L'idea mi balza in testa all'improvviso, ma non mi sembra un'idea stupida, anzi, non sono mai stata tanto sicura di qualcosa come in questo momento. Mia madre voleva che io prendessi una decisione sul mio futuro?

Ecco fatto ho deciso, so cosa farò nella vita.

Carica di entusiasmo per la mia decisione corro ad informarla.



< < Una ballerina? Ma sei impazzita? > > esclama mia madre appena apprende la notizia. < < Guarda che non si diventa ballerine da un giorno all'altro, servono anni di allenamento che tu non hai! > >

< < Ero sicura che non avresti approvato! Deridi ogni mia decisione! > > le dico arrabbiata.

< < E' ovvio, dato che tutte le decisioni che prendi sono una più ridicola dell'altra! Ma insomma! Ballare al Moulin Rouge! C'è qualcosa di più ridicolo di questo? > >

< < Non mi importa di quello che pensi! Ce la farò costi quel che costi! > > le urlo in faccia con decisione.

< < Ma insomma Gabi, ragiona. Le ballerine che lavorano lì dentro sono tutte delle professioniste, e tu non hai mai ballato in vita tua. Senza contare il fatto che sono super magre e molto alte,e tu non sei esattamente una giraffa. Sarai alta si e no un metro e sessanta! > >

< < Un metro e sessantadue > > preciso < < E sessantasei con gli stivaletti. Poi se mi faccio un bel chignon in testa arrivo facilmente al metro e settanta. > >

< < Presentarti al provino coi tacchi e un'acconciatura ridicola in testa non ti farà sembrare una ballerina, ma un pagliaccio > > mi deride mia madre.

< < Ridi pure, ti dico che ce la farò. E poi se non sono bella non è colpa mia, ma tua. I geni sono i tuoi, e di mio padre, che scommetto era un grassone coi baffi, e magari calvo! > >

< < Tuo padre non era grasso, e neanche calvo! > > mi risponde mia madre.

< < Si bé, non posso saperlo, dato che non so chi sia, e dato che tu non vuoi dirmelo continuerò a pensare che è un ciccione baffuto. > >



Non ho mai conosciuto mio padre. La mamma è rimasta incinta a diciotto anni, l'età che ho io adesso, di un uomo che non ha più voluto sentir parlare di lei, o meglio, di noi.

Il padre di Coralie invece era un marinaio inglese che si era divertito un po' durante il suo soggiorno a Parigi e poi era scappato più veloce della luce.

Non si può dire che mia madre abbia avuto molta fortuna con gli uomini, altra cosa che non le invidio affatto.

Non che io abbia mai avuto molto successo con i ragazzi.

Mi sono sempre considerata una ragazza piacevole, simpatica e di buona compagnia, ma evidentemente i ragazzi non la pensano allo stesso modo perché mi hanno sempre fuggita come la peste.

Non ho mai capito il perché.

Elyse mi ripete sempre che è perché io li spavento coi miei modi eccentrici e il mio desiderio di libertà.

< < Devi dar loro quello che vogliono, devi fare la bella statuina e annuire a tutto quello che dicono, è così che ho conquistato Jules. > >

Capirai che conquista” penso in silenzio ogni volta che tira fuori la storia di come ha conquistato Jules.

Non penso che avrò mai il coraggio di ammettere con la mia migliore amica, l'unica persona al mondo che sembra sopportarmi, che ritengo che il suo adorato maritino sia attraente quanto un pesce sbudellato al mercato di buon mattino.

Ho provato a frequentare dei ragazzi.

Una volta ho conosciuto un giovane piuttosto attraente che ho scoperto poi chiamarsi Elgar, che oltre ad essere molto bello era anche piuttosto gentile.

Un giorno lo aspettai all'uscita della fabbrica dove mi aveva detto di lavorare, fingendo ovviamente di essere passata di lì per caso, proponendogli di fare la strada fino a casa sua insieme. Lui accettò e parlammo un sacco, lui mi sorrideva e io ridevo in modo stupido come mi ha insegnato Elyse.

Giunti di fronte a casa lui sfoderò un altro dei suoi sensazionali sorrisi e mi disse: < < E' stato molto bello parlare con te, ma ora scusa, mia moglie mi aspetta. > >

E lì in mezzo alla strada, una strada che non conoscevo d'altronde perché avevo anche finto di abitare da quelle parti, il mondo mi crollò addosso. Mi sentii un'idiota totale, e mi dissi che probabilmente Elgar aveva pensato la stessa cosa. Da quel giorno evito accuratamente di passare di fronte a quella fabbrica.

Poi ci fu Gustav. Lo conobbi al mercato e rimasi subito colpita dai suoi capelli biondi. Erano talmente biondi che sembravano bianchi, così glie lo feci notare e lui mi guardò con aria interrogativa ma mi sorrise, così io carica attaccai a parlargli di qualsiasi cosa mi passasse per la mente, e lui continuava a guardarmi con quell'aria sognante e il sorriso sulla faccia. A un certo punto aprì la bocca per la prima volta in mezz'ora e... “Ich verstehe nicht”, fu quello che mi disse e che io non capii.

Quello che capii però era che mi ero imbarcata in un soliloquio con ragazzo tedesco o svedese che non aveva capito un accidenti di quello che avevo detto.

In effetti Gustav mi era sembrato un nome curioso per un parigino.

Sposati e stranieri, ecco il meglio che sono riuscita a trovare.

< < E' che non so come comportarmi con i ragazzi. E poi non sono esattamente una bellezza > >  ripeto sempre ad Elyse ogni volta che se ne esce col discorso uomini.

Penso di avere molte virtù, ma la bellezza non è una di quelle.

Non che io sia brutta, anzi. Sono normale, direi. Né troppo alta né troppo bassa, né grassa né un grissino. I miei capelli non sono molto curati, li tengo spesso legati in trecce o chignon che Coralie si diverte a farmi ogni mattina.

< < Ma la bellezza non c'entra! Se sai come presentarti e come sedurre un uomo sai tutto ciò che ti serve! > > mi dice sempre lei.

< < Bé io non so né come presentarmi,né come sedurre! > >

< < Te l'ho detto, sorridi e annuisci. Così conquisterai chiunque! > >

< < Ma io non voglio annuire. Voglio che un uomo si interessi a come sono fatta dentro, al mio modo di pensare e di vedere il mondo! > >

< < Fidati, Gabi, così finirai solo col diventare una vecchia zitella! Il tuo sorriso è l'unica cosa che deve interessare ad un uomo. > >

Sciocchezze!” è quello che penso, ma ogni volta mi limito ad "annuire" come dice lei e le do ragione.

Dentro di me rimango sicura che da qualche parte nascosto, ancora ignaro del suo destino c'è un ragazzo adatto a me che mi accetterà per quella che sono, anche se finora di lui, neanche l'ombra.














  
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