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Autore: Fujiko_Matsui97    19/03/2015    7 recensioni
-Sebastian, sei troppo tetro, vestito così di nero.-
I bambini sono capricciosi e lunatici oltre la norma, e nemmeno ad una creatura oscura e quasi arcaica è dato di comprenderli fino in fondo.
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Sebastian/Ciel
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(perchè di zuccherino fluff, in fondo, ne abbiamo bisogno. Un po' come il miele nel latte per Ciel.)
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Sebastian, sei troppo tetro, vestito così di nero.-

Lo aveva detto all'improvviso, senza ripensamenti né particolari inflessioni della voce.

Il demone, colto alla sprovvista, alzò un sopracciglio, studiando perplesso il broncio sostenuto del suo padroncino per una manciata di istanti, prima di distendere i lineamenti in un sorriso divertito:

-Oya, bocchan, non pensavo fosse un tipo tanto radioso da avere certi desideri...- fu vago, intuendo, anche se non ne capiva l'immediato motivo, quale fosse la richiesta del padrone: il cambiarsi d'abito.

Ma i bambini sono capricciosi e lunatici, e nemmeno ad una creatura oscura e quasi arcaica è dato di comprenderli fino in fondo.

Al sentire il suo prevedibile sarcasmo, il Conte immerse maggiormente il busto nell'acqua saponosa, reggendosi sui gomiti delicati che premevano sul bordo della vasca in ceramica.

Distolse lo sguardo, rapido e offeso, le narici sottili un po' dilatate dallo sdegno di uno sbuffo e distese maggiormente la gracile gamba destra, pallida anche se colpita dalla ormai poca luce solare, per permettere al suo maggiordomo di lavarla meglio.

Sebastian accarezzava la porzione di pelle con movimenti lenti e regolari delle dita, e se non fosse stato per il fatto che aveva già schiacciato di nascosto un pisolino nel pomeriggio, Ciel, complice anche lo sciabordare dell'acqua che accompagnava ogni colpo di spugna, si sarebbe senza dubbio addormentato in tutta quella calma.

Tuttavia, quel pomeriggio tardo era diverso dagli altri: sentiva una certa carica montare nel suo piccolo petto, ed era dato dalla certezza che il suo maggiordomo, colui che passava sempre ogni attimo in sua compagnia, era una presenza troppo macabra da sopportare.

Certo era un diavolo, e Ciel non si aspettava di sicuro che uscisse dalla sua stanza vestito da clown con tanto di naso rosso e giacca arcobaleno, ed era nonostante tutto una presenza affabile ed elegante per i visitatori; inoltre, il Conte non era mai stato un tipo incline alla gioia e ai colorati giochi dei bambini, ma era arrivato alla conclusione che, per il suo benessere e anche orgoglio personale, con il suo passato tempestoso non era il caso che ci fosse anche un nero e confuso con la notte servitore che vagasse nei corridoi a bloccargli perplesso il respiro e a negargli ancora di più il sorriso.

Gliel'aveva suggerito Elizabeth qualche giorno prima, con una delle sue lamentele riguardo l'ambiente troppo tetro e il cruccio perenne sul viso di Ciel: quella sera, però, per la prima volta i suoi insegnamenti e critiche capricciose erano state rivolte anche al suo maggiordomo, colpevole di “non mettere abbastanza in mostra il suo lato kawaii” con manti sgargianti di colori e sfumature che lo facessero assomigliare ad un pavone, più che ad un demone nella sua forma umana.

Eppure Ciel, rimuginandoci sopra e allontanando la vena di esagerazione che sempre sfuggiva dalle labbra sorridenti della ragazzina, aveva dovuto ammettere fra sé e sé che non aveva tutti i torti;

non volendo assolutamente cambiare il mobilio della casa che gli ricordava i giorni sereni con la sua famiglia, era ovvio che Sebastian fosse l'unico servitore di casa Phatomhive che ancora si ostinava ad agghindarsi nel più profondo scuro.

Senza contare che non solo voleva dare una lezione ad Elizabeth per aver osato mettere in dubbio la versatilità del suo maggiordomo, ma sarebbe stato anche a dir poco esilarante vedere l'espressione perplessa e imbarazzata di quel demone nell'essere allontanato da quel colore.

Sarebbe bastato ordinarglielo, no?

Non era così semplice, il problema sussisteva eccome: Ciel non aveva la benchè minima intenzione di rivelare apertamente quel desiderio al demone, dichiarando la sua curiosità nel vederlo vestito non di nero come al solito. Sarebbe stato come mostrare a carte scoperte l'umanità che tanto mirava a nascondere, ammettendo di voler scoprire qualcosa in più su Sebastian, del quale fingeva di non curarsi mai, sempre avvolto da quella punta di mistero che intrigava non poco il piccolo Lord.

Come fare allora?

Per giunta, era certo che Sebastian avesse compreso i suoi pensieri, ed era certo di salvarsi perchè mai e poi mai il suo padroncino, cosí orgoglioso, si sarebbe abbassato ad ordinargli apertamente una simile idiozia. Era forse una sfida sarcastica e silenziosa quella che il demone gli stava offrendo? Rimuginando ansioso, Ciel puntò capricciosamente i piedi una volta terminato il lavoro di Sebastian; questi, con un sorriso sornione che compariva davanti a quella scena, si alzò di poco per abbandonare la spugna nell'acqua e, con la mano ormai libera, afferrò il flacone più vicino, facendo scendere con un gesto morbido lo shampoo profumato.

Un delicato aroma di spezie arrivò pungente alle narici delicate del Conte, che udì l'acqua calda scrosciare di nuovo, stavolta perchè inserita in una bacinella dalle mani guantate di Sebastian; gli arrivò diretta e in poca quantità sulla testa, facendo gocciolare le sue ciocche scure prima che si ritrovasse a rabbrividire per la sensazione tiepida dello shampoo sulla cute, che il maggiordomo prese a massaggiare.

Fu allora che l'idea gli venne, rapida e geniale come un'illuminazione mentre fissava con sguardo perso nel vuoto le numerosissime bolle di sapone sul pelo dell'acqua, da cui riusciva a vedere la figura stilizzata e rimpicciolita dell'uomo.

In esse Sebastian era attraversato da numerose scie di luce leggera e colorata, rosea e arancione a tratti, azzurra e color del gelo talvolta.

-AH!- approfittò della dense gocce saponose che gli riempivano le tempie: gemette piano dal dolore, strizzando gli occhi con forza e portandosi rapido una mano a sfregarsi la palpebra destra mentre una smorfia gli contraeva i lineamenti perfetti.

Il demone, alle sue spalle, fissò la scena interrogativo, non allarmandosi più di tanto ma comunque offrendo il proprio servizio, come sempre dopotutto: -Qualcosa non va signorino?-

-Lo... lo shampoo... negli occhi. Dannazione, Sebastian, fa più attenzione!- protestò presuntuoso, continuando a toccarsi il viso ormai arrossato; l'uomo si spostò rapido al suo fianco, pensieroso e sospettoso, chiedendosi come fosse possibile l'aver “colpito” il signorino se era sempre stato attentissimo e premuroso.

Dopotutto, era pur sempre un diavolo di maggiordomo.

-Sono profondamente addolorato, my Lord. Vedrò di fare più attenzione, la prossima volta, ma ora lasci che rimedi...- ammise impassibile, lasciando sfuggire al ragazzino un mugugno di disapprovazione.

Raccolta un po' di acqua pura fra le mani a coppetta, si sporse col busto in avanti per avvicinarsi all'iride ferita di Ciel, che ebbe modo di sentire il respiro fresco del demone sulla pelle della guancia accaldata.

È il momento! Ma come diamine faccio a distrarlo?!

Forse poteva provare con quella cosa... ma sì, quel movimento buffo con la bocca che faceva sempre Grell quando vedeva Sebastian da lontano...

Ciel si voltò di scatto, posando le labbra morbide su quelle sottili del demone, chiudendo calmo gli occhi come se stesse dormendo, il cuore che batteva giusto un po' più rapido del normale.

Sapevano di cioccolato, e di qualche altra crema che aveva sicuramente preparato come dessert per la cena di quella sera; il demone, avvertendo la mano di Ciel ghermirlo per la cravatta, rimase ad occhi sbarrati a quel contatto improvviso che senza dubbio lo aveva colto non poco di sorpresa: le labbra del signorino erano caldissime, forse a causa del vapore nella stanza, ma nonostante tutto la sua bocca era fresca e donava sollievo.

Poteva avvertirne un leggero retrogusto amaro dato dal sapone, ma fu consapevole nell'ammettere che gli dava tutto fuorchè fastidio, in quella situazione inspiegabile.

Ciel si staccò da lui senza esitazioni ma con calma studiata, il respiro un po' inquieto e il rossore sulle guance che cercava ancora di capire se fosse del tutto per l'afa di quella stanza.

Tuttavia, non ebbe tempo di pensarci: riuscendo a scorgere sul volto, dell'ormai a qualche centimetro, demone, delle tracce di puro stupore quale occhi sbarrati e labbra semichiuse, i suoi tratti si distesero nel più furbo dei ghigni, le iridi maliziose.

Diede appena il tempo a Sebastian di notare quello sguardo e di sbattere perplesso le palpebre prima che, approfittando del momentaneo effetto-sorpresa, con uno strattone alla cravatta lo tirasse verso il basso, cogliendolo impreparato e, così, non permettendogli nessuna resistenza che in altre circostante avrebbe certamente usato, avendo la meglio sul signorino.

Un sonoro e rimbombante splash echeggiò in ogni angolo del bagno sotto lo sguardo stupito del sole che osservò la scena con un certo interesse prima di andare a dormire dietro le colline londinesi.

Sebastian, il viso coperto d'acqua e i capelli incollati alle guance, emerse dall'acqua interamente coperto di schiuma, l'espressione sconvolta sul volto mentre Ciel si metteva una mano sulle labbra per non scoppiargli a ridere in faccia a quella visione del suo maggiordomo, sempre composto e perfetto, ora a dir poco sconvolto.

-Direi proprio che il bianco ti dona, Sebastian.- affermò dispettoso sorridendo, compiaciuto nell'osservare tutto quel nero dei suoi vestiti coperto bellamente da lattea e invadente schiuma.

Era davvero una fortuna che volesse i suoi bagni sempre pieni di profumate bolle in cui specchiarsi.

Il maggiordomo, compresa tutta la faccenda grazie a quella sentenza, ricompose la sua espressione, uscendo dalla vasca in cui era stato trascinato e sospirando rumoroso: -Aah, accidenti signorino, i miei vestiti... adesso mi toccherà cambiarli.-

Inutile dire che Ciel Phatomhive non aveva mirato ad altro per tutto quel tempo.

Si issò in piedi e, dandogli le spalle, afferrò un asciugamano mentre si avviava ed usciva dalla porta, facendo comparire sul viso sottile quel sorriso divertito che aveva nascosto per tutto quel tempo al Conte.

Quest'ultimo osservò la scena con gusto, divertito da matti, prima di sospirare e rilassarsi nella vasca: l'acqua per terra e le asciugamani fradice che addobbavano il bagno erano a dir poco un disastro, ma aveva raggiunto il suo scopo, era riuscito a vedere il suo maggiordomo coperto di un colore che non fosse quel maledettissimo e noioso nero, e questo bastava perchè ne fosse valsa decisamente la pena.

Sorrise rilassato godendosi il ticchettio delle gocce, prima di aggrottare la fronte ad occhi chiusi nell'avvertire la scottante verità: -Non dirmi che mi ha lasciato qui tutto insaponato..?-

Un silenzio imbarazzante fece da sfondo a quella domanda sussurrata, prima che Ciel ringhiasse poco contento della risposta e preparasse l'ugola a dovere per l'urlo estremo che seguì:

-MEY RIN!!! Portami delle asciugamani pulite... e del thè. SUBITO!-

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

La la la... l'ho scritta, finalmente l'ho scritta e...tanti auguri a me!^^ canticchia

Insomma, avevo solo bisogno di un po' di tenerezza, voi no?

 

 

 

-FM.

   
 
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