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Autore: ludo22    20/03/2015    1 recensioni
Cosa si prova quando perdi i tuoi genitori a diciannove anni? C'è speranza per la tua povera anima martoriata?
In questa one shot provo ad entrare nei pensieri di Caroline durante il funerale di Liz
Personaggi: Caroline, Liz Forbes, Bill Forbes
Genere: Angst, Triste, Malinconico
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caroline Forbes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Non ho mai detto loro quanto bene gli volessi-, pensa Caroline, mentre accompagna il feretro verso la tomba della madre, e le viene quasi istintivo, buttare l'occhio verso quella del padre.
E ora non lo potrà fare mai più.
Non è mai riuscita, anche soltanto una volta, a sussurrarglielo all'orecchio quanto bene gli volesse, quanto fosse grata di essere figlia loro.
Caroline Forbes ha passato tutta la sua vita a sognare di andare via di casa, e ora che è costretta a farlo, le manca.

 

Le manca sua mamma.
Le manca quando Elena e Bonnie la chiamavano per uscire con loro a giocare con le bambole e lei, puntualmente, le diceva: -Prima finisci i compiti.- 
Le manca quando quella volta una sua insegnante si accorse che la firma sul suo diario non era la sua e la rinchiuse in casa per un mese. Anche quando aveva finito i compiti ed Elena e Bonnie la venivano a chiamare per giocare.
Le manca il suo sorriso.
Le manca quando venne a sapere che aveva saltato tutte le lezioni di ginnastica. Da allora, tutti i giorni, la accompagnava a lezione. Ha avuto giorni migliori.
Le manca quando non la mandava a scuola perché nevicava troppo per uscire di casa.
Le manca il modo in cui la chiamava -Caroline, è pronto, vieni.- Anche quando era diventata un vampiro e non necessitava più di cibo umano, Liz Forbes la chiamava per avvertirla che la sua sacca di sangue la aspettava sulla tavola.
Le manca quando la obbligò ad andare a scusarsi con un suo compagno di classe. -Ma ha iniziato lui.- Non ne volle sapere e le toccò chiedere scusa.
Ma soprattutto le manca quando, la sera prima dell'ultimo esame finale le disse: -Tu stasera non giochi.- Non poteva esimersi, era il capitano della squadra delle cheerleader. Tornò a casa alle cinque del mattino, con la coppa in mano. Liz era arrabbiatissima. Ma dopo due anni la coppa era ancora lì, sopra il piccolo televisore. Vicino, il diploma.
Le manca il suo tono di voce, quando la rimproverava di non essere troppo maniacale -Perché la vita è una, tesoro mio.- 

 

Caroline Forbes ha passato tutta la sua vita a sognare di andare via di casa, e ora che è costretta a farlo, le manca.

 

Le manca suo papà.
Le manca quando stava sempre dalla sua parte, ma se aveva torto, al confonto la madre non era niente.
Le manca quando, con un'occhiata, le faceva capire che -No, non lo puoi fare.-
Le manca il modo in cui, quando era bambina, gli chiedeva di darle l'ultima fetta di dolce e lui gliela lasciava sempre.
Le manca quando, ogni giorno, le ricordava delle sue responsabilità. -Devi essere un punto di riferimento anche per tua mamma.- le aveva detto una volta e Caroline aveva pensato che non era in grado di esserlo per se stessa, figurati se poteva esserlo per qualcun altro, ma aveva annuito e gli aveva detto -Va bene.-
Le manca quando le nascose il tamagochi.
Le manca la sua risata.
Le manca quando una volta durante una sessione di prove per una gara con le cheerleader dimenticò, o fece finta di dimenticare, la sua tuta e lui venne fino a scuola per portargliela.
Le manca, soprattutto, quando, una sera che era andata a dormire da lui e Steven e aveva sedici anni, era uscita -Vado a cena fuori con Elena e Matt- ed era rientrata alle sette del mattino, aprendo più piano che poteva la porta, e lui era lì, sveglio, che l'aspettava. Non c'erano state bisogno di dirgli bugie. Solo un -Siamo andati a ballare.- Alla 'cena' successiva c'era anche lui, era quella dei suoi diciassette anni, ed erano rimasti fino alle otto del mattino a chiacchierare.
Le mancano le sue lacrime.

 

Quando una persona è troppo dentro alle cose non ci pensa, si sente soffocare, ma quando ci ripensa, si rende conto della fortuna che ha avuto.
Perché, se le cose fossero andate in modo diverso, probabilmente non saremmo le persone che siamo oggi.

 

Per tutto quello che i suoi genitori hanno fatto per lei senza che lei se ne accorgesse, lei non è riuscita mai a dirgli quelle tre stupide parole.
Nemmeno all'orecchio.
Nemmeno per sbaglio o per scherzo.
Le piacerebbe poter tornare indietro nel tempo e dirgliele ancora e ancora e ancora e ancora.
Ma non può.
Così le sussurra al vento, e spera che, in qualche modo, giungano anche al loro orecchio.
-Vi voglio bene.- 

 

 

Nota dell'autrice

Mai stata più in imbarazzo nel pubblicare un mio scritto. Perché c'è così tanto di mio, qui dentro, che credo che potrei scoppiare a piangere se solo mi mettessi a rileggerlo.
Quindi nemmeno me lo beto da sola, lo pubblico. A chi piace bene, a chi no, no.

   
 
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